sabato 20 dicembre 2014

R.P. Giovanni Perrone: Perversione intellettuale del protestantesimo.

 

 

 

R.P. Giovanni Perrone d.C.d.G.

Da: L'Apostolato cattolico e il proselitismo protestante, ossia l'Opera di Dio e l'opera dell'uomo, vol. II, Genova 1862 pag 491-522.

Capo XVIII.

Il proselitismo protestante si manifesta per opera dell'uomo considerato nei suoi effetti di perversione intellettuale.

Di quella guisa che il natural frutto dell'apostolato è la conversione delle anime, così per la ragion de' contrarii la perversione è il frutto naturale dei proselitismo protestante specialmente tra cattolici, di cui sopra tutto parliamo. Perversione intellettuale, perversione morale, perversione sociale, la quale ci studieremo di far vedere in questi ultimi capi, perchè dal pessimo frutto si conosca la malignità dell'albero che li produce.
E per cominciare dalla perversione intellettuale, lungo sarebbe il tener dietro alle massime erronee, alle perverse dottrine, ai falsi dettami che si spargono dai proselitisti a pervertire la mente dei cattolici: mi contenterò di guardar la cosa logicamente soltanto nel principio del libero esame, che è l'articolo fondamentale predicato dal proselitismo, e fonte inesausta di perversione intellettuale. A conoscere appieno una siffatta perversione convien volgere il pensiero ai due estremi, o come dicon le scuole, al termine a quo e al termine ad quem, cioè allo stato dal quale vien ritratto il cattolico, ed allo stato al quale vien ridotto in forza della ribellione alla legittima autorità della Chiesa pel principio di indipendenza, di libertà, di esame individuale. Siccome appunto a ben conoscere la bell'opera della conversione giova più che altro il confronto de' due termini estremi, così pure si conosce l'opera della perversione intellettuale.
In forza adunque del principio di libero esame, qual è la mutazione che si opera nell'intelletto? Che cosa si dà in cambio della religione cattolica? Che cosa si sostituisce? All'autorità si sostituisce l'anarchia; alla fede si sostituisce il dubbio od opinione individuale sempre ondeggiante; alla unità si sostituisce la divisione, la confusione, il caos; all'appagamento della mente e del cuore si sostituisce il vuoto tormentoso e spaventevole; all'insegnamento positivo la negazione assoluta; al soprannaturale il naturale; allo spirituale il materiale; a Dio l'ateismo. Tali sono i punti che abbiamo a percorrere e svolgere brevemente affin di far conoscere di quanta perversione intellettuale sia di sua natura capace quel malaugurato principio che si predica dal proselitismo.
L'antagonismo il più riciso che nel protestantesimo si sostituisce all'autorità della Chiesa cattolica è il libero esame. In questa libertà di esame assoluta e libera da ogni freno conceduta alla ragione individuale di ciascuno consiste il principio costitutivo ed essenziale del protestantesimo, senza cui non vi saria protestantesimo al mondo. Ora in questo fermissimo principio sta racchiuso come nel finto vaso di Pandora quanto vi ha di male in distruggimento della vera religione. Muove questo principio da un orgoglio senza misura; qualunque uomo dotto o ignorante, perito o imperito, rozzo o scienziato, e per fin la donnicciuola del trivio si estolle al di sopra di tutta la Chiesa, di tutti i pontefici, di tutto l'episcopato, di tutti i Padri, di tutti i dottori, di tutti i concilii, di tutte le età, di tutti i secoli per costituirsi giudice supremo e senz'appello della intiera rivelazione data da Dio, del vero senso della medesima, delle verità che in essa vi si contengono. Per questo libero esame ognuno è indipendente da ogni altro, assoggetta la parola di Dio alla propria ragione, ne ammette quello che gli arride, rigetta quanto a lui non piace, modifica ciò che ad esso non attalenta. Per questo libero esame non vi ha errore, non istravaganza, non assurdità, che chi lo segue non possa abbracciare e professare come verità incontrastabile, evidente ed assoluta. Il libero esame è distruggitore di ogni Chiesa possibile, e perfin della idea della medesima, ed è il generatore e distruggitore ad un tempo di ogni eresia [1] ed il fattore del più compiuto individualismo in materia di religione, e per cui ogni uomo vien pienamente isolato da tutti gli altri fatti centro e fine a sè stesso. E però la più compiuta anarchia degli spiriti e delle menti viene a pigliar il luogo dell'autorità e dell'ordine voluto da G. C. nella Chiesa sua, come in primo luogo si disse. E pure nulla ho tampoco toccato dei mali che dal libero esame e dalla interpretazione privata ne possono provenire, e che di fatto in mille maniere ne son dimanati e ne dimanano tuttora, perchè mio disegno qui non è che di segnalare questo sistema considerato in sè stesso e nella sua natura, prescindendo da quanto può da esse di male cagionarsi [2].
Che poi alla fede si sostituisca il dubbio od opinione individuale, non è che un corollario contenuto e racchiuso nel suo teorema, cioè nel principio del libero esame. La fede teologica di cui parliamo è quell'adesione ferma e inconcussa sovrannaturale, che l'intelletto e la volontà in virtù della grazia prestano e donano alle verità da Dio rivelate, e che per tali con certezza infallibile riconosce. Ora può ben essere, che quegli il quale professa il protestantesimo sia nella disposizione, se così si voglia, a credere le verità rivelate da Dio; poichè la stessa retta ragione detta doversi prestar fede alla verità essenziale, che è Dio, ed a quanto da esso si manifesta; ma che abbia certezza che tali e tali, che queste e non altre sieno le verità da Dio rivelate, con tal certezza sino a formare un atto di fede per chi fa professione di protestantesimo non è possibile, ripugna, è una contraddizione in termini.
E qui come ognun vede, parlo della sintesi delle verità rivelate, e non già solo di qualcuna in particolare, che si trovasse, come suoi dirsi, a galla ed a fior d'acqua manifestata in chiari termini nella Scrittura [3]. Or che non possa aversi la necessaria certezza da far atto di fede per chi fa professione di protestantesimo, e che anzi ripugni l'averlo rispetto alla sintesi delle verità rivelate, e di quelle specialmente, che in modo più o meno oscuro son rivelate, si fa manifesto dal detto poc'anzi intorno al principio del libero esame. Imperocchè ad aver certezza siffatta, che escluda ogni dubbio possibile ci vuole, e si richiede indispensabilmente un'autorità infallibile. Quindi o convien di forza che il protestante il quale cerca, distingue, vaglia, ed in fine estrae e formola queste verità dalla Bibbia tenga sè stesso, ossia la sua ragione individuale per infallibile, ovvero che rinunzii per sempre alla richiesta certezza per credere alcunchè di fede. Ma chi è mai che abbia tanto di coraggio d'attribuire a sè solo quella infallibilità che egli niega alla Chiesa tutta, e che abbia tanto di ardire per tener come ingannati e fallibili quanti da sè dissentono sian ceti, sian persone? che spinga tant'oltre il suo privato giudizio da preferirlo a quello di ogni altro, fino a condannarlo di errore e di eresia? L'uomo rifugge a tanta enormezza [4]. Ne conseguita adunque, che dovendosi il protestante professare ingenuamente fallibile e soggetto ad errore, debba al tempo stesso di necessità vacillare nel dubbio e nella incertezza di aver sì o no accertato il vero su tanti articoli quanti son quelli nei quali ei dissente dalla Chiesa cattolica, che colla sua imponente autorità è sempre in atto di accusarlo di errore, e di colpevole errore, perchè da lui voluto. Dubbio in vero desolante, dubbio che il debbe tenere in una agitazione perpetua, come quegli che combatte in notte buia nell'immenso oceano tra le onde accavallate e furibonde, che il gettano tra scogli e punto senza numero ad infrangersi senza riparo [5].
Così ancora è corollario racchiuso nel suo teorema, che nel sistema o principio del protestantesimo si sostituisca alla unità la divisione, la confusione e il caos. Non richiedesi gran levatura di mente a conoscere il vero di un tale enunciato, poichè la cosa parla da sè. E infatti essendo ciascun de' protestanti il foggiatore della propria credenza, questa dev'essere tanto varia, quanto variano i cervelli degli uomini, ognun de quali ha il proprio modo di concepire e di vedere. Di qua quella divergenza infinita di sette, quante se ne contano nel protestantesimo. Queste sette poi riposano tutte sul grand'albero della Bibbia, e come già disse un protestante di gran nome fra' suoi a guisa di tanti uccelli, cominciando dall'aquila, l'amica del sole, fino alla nottola e al barbaggiano, [= barbagianni, N.d.R.] amanti della notte, mandano tutti assieme canti, urli e strilli da straziarne le orecchie [6]. Chi del medesimo obbietto afferma, chi niega, chi dubita; chi il dice vero, chi falso, chi assurdo; chi lo pronunzia bianco, chi rosso, chi nero; e ciò poco men che su d'ogni articolo, su d'ogni punto religioso rivelato, giurando gli uni trovarsi aperto nella Bibbia, affermando gli altri non avervene vestigio, sentenziando altri a loro posta trovarsi precisamente l'opposto. Allo stesso individuo avvien non di rado, che più non ravvisi oggi nella sua Bibbia quello per cui jeri nella ferma sua convinzione era disposto a dare la vita. Queste dissenzioni non versan già solo su punti, direi, meno principali, ma eziandio, anzi principalmente su quelli che i protestanti non ha guari si piacquero di chiamar fondamentali, quali sono la Trinità, la divinità di G. C., l'incarnazione, il peccato originale, la giustificazione, che ora i protestanti medesimi nella massima parte delle loro sette raffazzonate dal razionalismo rigettano con isdegno [7].
Almeno nelle loro assemblee, che ad imitazione de' cattolici han preso a convocare si accordassero i protestanti in una professione di fede a tutti comune. Tutt'altro in esse si ottenne, ancorchè non pochi di essi il tentassero, e lo bramassero ardentemente, per così rispondere ai cattolici, che lor rinfacciavano l'assoluta impotenza del convenire in una professione di fede positiva a tutti comune. Si celebrarono di tempo in tempo adunanze numerosissime in parecchi paesi protestanti, alle quali da tutto parti, si recarono i più famigerati ministri del puro Vangelo, e i rappresentanti di ciascuna setta, tanto che non si peritarono di decorarle del pomposo titolo di concilii ecumenici [8]. Or bene, allorchè si venne a proporre l'adottazione di una qualche formola comune di fede, eccitossi immantinente in quelle numerose congreghe una lotta perfetta, e chi gridava a gola non esser più questo il tempo delle confessioni, o professioni di fede, ma che tutte doveansi rimandare del pari ai pregiudizii de' vieti riformatori; chi le proclamava altamente una flagrante contraddizione col principio essenziale del protestantesimo; chi protestava come oltraggiosa alla ragione ogni formola positiva obbligatoria; chi la diceva sorgente feconda di nuove scissure, e divisioni, e che in vece di unire, cotal formola avrebbe separato [9].
Ma pur conveniva ad ogni costo sottrarsi dalla vergogna, che lor ne tornerebbe presso le proprie greggie qualor non avessero seco riportata una qualche tessera di comune credenza. Molti per tal motivo insistevano sulla convenienza ed anzi necessità di una formola qualunque; parecchie se ne proposero, niuna però gradiva, e niuna di queste venne accettata. Infine per trarsi d'imbarazzo, ecco lo spediente a che si appigliarono nell'ultima assemblea di Berlino; si convenne in adottare la confessione di Augusta come la più antica, sebbene raffazzonata a diverse epoche per ben dieci volto, colla espressa condizione però, che ella non fosse per veruno obbligatoria, che niuno fosse astretto ad attenersi ad essa, e che ognuno l'adattasse alla propria udienza, e che di più tanto il pastore quanto la greggia la pensassero come più fosse in piacere a tenore della propria convinzione [10]. Ossia, ciò che torna allo stesso, non poterono, come non possono senza una flagrante contraddizione colla professione del libero esame, convenire in una fede, ma si dovette come si deve nel protestantesimo lasciare che ogni individuo creda, o diciam meglio, pensi ed opini come più gli attalenta. Ciò che tanto vale quanto il dire che non è possibile nel protestantesimo fede alcuna propriamente detta, niuna unità, e che il tutto si risolve nel sostituire ad essa il caos, il disordine, e buja notte [11].
Nè è men vero, che per la dottrina protestante all'appagamento della mente e del cuore si sostituisca il vuoto più tormentoso e spaventevole, poichè questo ancora è un altro corollario racchiuso nello stesso teorema. Di fatto se il libero esame ingenera, come abbiam visto, l'incertezza, se non ha nè può avere che una mera opinione, o semplice dubbio, non può essere a meno, che quegli il quale trovasi in tale stato non provi dentro di sè, se ben vi rifletta, e non senta tutto il vuoto della mente e del cuore fatti per la verità e per l'amore. La sola verità è l'oggetto della umana mente e senza cui non è appagata, nè trova riposo; alla verità tende la mente con tutto l'impeto e con tutte le forze, e finchè non la trovi si agita, si muove, ne va in traccia, è sempre inquieta, è tormentata, ed in istato di violenza [12], nè il cuore, ossia la volontà può aderire a quanto le si oppone.
Può ben essere che il protestante si persuada di star nella verità, ma conosce al tempo stesso, che questa non è che una sua persuasione al tutto subbiettiva, non è che uno stato psicologico, il quale può essere il prodotto di una dolce ed effimera illusione della quale non ha guarentigia, non sicurezza, e della quale non può render ragione a sè stesso. Non appena egli rinviene da quella ebbrezza momentanea, che tosto conosce e sente di non trovarsi nello stato normale di quiescenza pel possesso della verità [13]. L'autorità, e l'autorità sola infallibile è quella che può accertare un tal possedimento nell'argomento di cui trattiamo. E di fatto trattasi di verità poste al di là della umana ragione, che non son tratte dal proprio fondo, ma di verità rivelate da Dio, e intorno alle quali lo smucciare [= sdrucciolare N.d.R.] è facilissimo e pigliare abbaglio qualor questa infallibile verità non venga a nome dello stesso Dio rivelatore in soccorso di lei. Di qui ne consegue, che il cattolico avente per guida e maestra la Chiesa di Dio trovasi mai sempre nella sicurezza di posseder la verità, e quindi trova il suo riposo e la sua pace, mentrechè il protestante per la ragion de' contrarii trovasi nella incertezza, nel dubbio e però nel vuoto che affligge, e che tormenta, perchè contrario alla natura dell'essere razionale, come un corpo fuori del centro [14].
Ho detto oltracciò, che un cosifatto vuoto è spaventevole, ed ognuno facilmente ne intende la ragione, che è il trattarsi di verità dalle quali pendono gli eterni nostri destini. Ondechè è impossibile, che il protestante riconcentratosi in sè stesso, e seriamente riflettendo sullo stato suo, sulla incertezza in cui vive, non provi ansietà e angustie intorno al suo avvenire. Non può dissimulare a sè medesimo, che quanto prima dovrà presentarsi a Dio per render conto di sè e della sua credenza contraria all'insegnamento di una Chiesa che parla in nome di Dio, e che ha con sè tutti i motivi di credibilità che la fan riconoscere, come il vero cristianesimo, l'opera di Dio data a maestra per insegnare le verità da lui rivelate. Colà nulla più valgono le illusioni fittizie, le convinzioni di partito, cade ogni velo, e se l'errore non è stato invincibile, la perdita è senza riparo.
Ma procedendo oltre, affermai sostituirsi nella dottrina protestante all'insegnamento positivo la negazione assoluta. Affinchè una siffatta affermazione non paja una esagerazione, e per conseguente perda ogni suo valore, mi è d'uopo ripigliar la cosa dai suoi inizii. Rammento pertanto al lettore, che il libero esame nel principio protestante è pieno ed assoluto in quanto al suo oggetto; è universale per tutti, e insieme individuale per ciascuno, che voglia essere vero protestante e non di puro nome. In quanto è pieno ed assoluto si stende a tutte e singole le verità rivelate, ed anzi alla rivelazione stessa che contiensi nella Bibbia. In quanto è universale si stende a tutte le nazioni, a tutti i popoli della terra; in quanto è individuale convien che intraprendasi da ciascuno il quale voglia render ragione a sè stesso del perchè così creda e non altrimenti; del perchè creda questi articoli, e ricusi di credere agli altri che dalla Chiesa propongonsi a credere come rivelati; anzi secondo Lutero stesso così deve farsi per render conto della sua fede a Dio stesso [15].
Da questo premesse, ecco com'ora provisi la verità della precedente affermazione. Cominciam dall'oggetto dell'esame; se questo è pieno ed assoluto per forma che debba stendersi a tutte e singole le verità rivelate, compresavi ancora la rivelazione in quanto nella Bibbia contiensi, si fa manifesto, che niuna verità rivelata va esente dal dubbio, e allorchè quegli che esamina non può formarsi la sua convinzione, che talune di esse sieno contenute nella rivelazione, o almeno nel senso nel quale vengono intese e formolate, può rigettarle ad una ad una. Così infatti han praticato e praticano omai tutte le sette del protestantesimo, il quale perciò divenne ognor più negativo sino al più crudo razionalismo col rigettare tutto il soprannaturale. Chi volesse fare il raffronto di una con l'altra setta emanata dal luteranesimo l'una dopo l'altra, vedrebbe come la posteriore ha costantemente un minor numero di articoli di credenza della precedente, divenendo così ognuna di esse sempre più negativa col portare in fronte il marchio più profondo del protestantesimo che è la negazione. Laonde percorrendo il ciclo delle verità rivelate, forse una non se ne troverà che abbia retto al martello demolitore del privato esame [16].
Or come al deposito delle rivelate verità appartiene eziandio il canone di libri divinamente ispirati, cioè l'intiera Bibbia, di qui è che la negazione di questi libri percorse il medesimo stadio. Da principio pochi libri sia del vecchio sia del nuovo Testamento furono dal protestantesimo primitivo eliminati dal sacro canone, cioè quei che diconsi deuterocanonici. Poscia si venne ai protocanonici, e come abbiam veduto poi anzi, l'un dopo l'altro o furon negati, o almeno richiamati in dubbio. Quindi facendosi il computo de' libri tolti or da intiere sette or dall'uno o dall'altro protestante critico scomparisce l'intiera Bibbia [17]. Nulla è a dire della ispirazione di questi sacri libri, attesochè sia cosa ora a tutti nota negarsi questa da una gran parte di protestanti, ed ultimamente, come si è a suo luogo notato, dallo Schèrer già professore in Ginevra vien essa tolta di botto, ponendo a base del suo nuovo sistema, non avere i sacri libri altro valore, che di monumenti storici [18].
Ed ecco con ciò provato rigorosamente come nella dottrina protestante all'insegnamento positivo di tutte e singole le verità rivelate, che per la Chiesa cattolica propongonsi a credere a tutti i fedeli si sostituisca la negazione assoluta proveniente dal principio costitutivo del protestantesimo, che è la libertà di esame. Dopo ciò credo inutil cosa lo stendermi a dimostrare, che se un tal principio di sua natura universale, per tutti insieme, ed individuale per ciascuno si mettesse di fatto in opera da tutti e da ciascuno, nulla omai resterebbe di cristianesimo positivo. Che se il protestantesimo si è costituito, si è dilatato, ed ha gittate ferme radici nelle masse, egli è unicamente perchè esso operò in pratica a ritroso del suo insegnamento teoretico [19].
Non vi ha che un passo a fare per convincere chicchessia della verità della seguente affermazione, che per la dottrina protestante si venga a sostituire al soprannaturale il naturale. Di essa si hanno tante pruove quanti sono i razionalisti, i quali dato di colpo alla ceppaja dell'albero, non solo niegano tutto il soprannaturale nei libri sacri, tutti i misteri, tutti i dommi, tutti i miracoli, tutti i vaticinii, ma considerano inoltre la Scrittura tutta qual parte della umana ragione. In G. C. più non ravvisano che un uomo straordinario, che un saggio, che un filosofo di prim'ordine dalla divina provvidenza suscitato per istruire il mondo in una sana morale. Ravvisano un uomo, che si accomodò al bisogni del tempo, e seppe prevalersi delle dottrine giudaiche per viemmeglio inculcare le sue massime e di un futuro risorgimento, e di un futuro gudizio, di una felicità futura e di una futura punizione per quelli i quali non si acconciassero ai suoi insegnamenti [20]. Nel costoro sistema i miracoli e gli avvenimenti soprannaturali non sono che puri miti di un fondo storico o poetico adornati colla viva immaginazione di chi li propose. Le profezie più non sono che il prodotto di una fervida fantasia, dell'entusiasmo, e se si vuole, del genio che prevede nel passato l'avvenire [21]. Nè lo stesso divin Salvatore va esente da questo sistema sterminatore. Nè solo son mitiche le sue origini nel concepimento, nella sua nascita, ma si trova il mito nel corso intiero di sua carriera, nel risorgimento, nella sua salita al cielo, sicchè di lui nell'ardita ed empia opera dello Strauss non resta che una finzione ben condotta senza la realtà del fondo storico [22].
Or che tutto questo processo sia effetto del principio protestante del privato esame, e che esca, dirò così, dalle sue viscere è agevole il raccoglierlo. E di vero, sottomettendosi per esso la Bibbia alla interpretazione privata della ragione, questa accetta o rigetta quanto si affà al suo intendimento. Qualor s'imbatta in alcun tratto ch'ella non intende perchè al di sopra di sua portata, o che si opponga ad alcuni suoi stravolti dettami cerca tosto di farlo armonizzare con essi livellandolo od abbassandolo finchè altro più non vi vegga, che un comune enunciato. Or poichè tutto il sovrannaturale, come il suo stesso nome il significa, è di sua natura eccedente l'umana ragione, di qui è che ella tutto d'un tratto il cancella, vi passa sopra come con una spugna, e lo fa scomparire senza lasciarvene traccia.
Per tal modo si spiega perché il razionaliamo abbia penetrato cotanto addentro nelle masse del protestantesimo, e specialmente nella classe dei dotti, e lo abbia invaso per forma, che ben può dirsi averlo come trasformato in sè. Con ogni verità devesi affermare che il protestantesimo ed il razionalismo sieno nati ad un parto stesso; perchè sebbene la veste esterna, il mantello, la copertura con cui il protestantesimo si presentò sulla scena del mondo fosse il soprannaturalismo spinto anche al di là de' suoi giusti limiti, pure lo spirito latente e l'anima informatrice del medesimo era un pretto razionalismo. Quest'è l'assoggettamento pieno della Bibbia alla interpretazione della ragione individuale [23]. Da principio pochi se ne avvidero, ma a poco a poco questo spirito animatore qual verme latente e corrosivo si aprì il varco, e si appalesò al di fuori, e fece sì orrendi progressi, che ora ha guastato tutto il corpo, e divenuto padrone del campo si sostituì all'elemento sovrannaturale del quale non ha lasciata che una lieve traccia, ed una reminiscenza come oggetto di storia.
Rimane per ultimo a dire alcuna cosa intorno alla sostituzione dell'ateismo a Dio qual effetto di questo stesso principio del protestantesimo, che è la libertà di esame. E qui vogliamo prima di tutto avvertire, che trattiamo piuttosto dell'ateismo pratico, anzichè del teoretico o specolativo: sebbene questo ancora nel senso in cui lo esporremo possa aver luogo. Tutti or convengono non poter darsi l'ateismo specolativo per cui taluno si persuada non esistere Dio, poichè ognuno porta con seco tante pruove della esistenza di Dio quanti ha capelli in capo, mentre niun de' mortali è da tanto di formare un sol capello, tuttochè lo possa per analisi sciogliere ne' suoi sette componenti. Non è però così allorchè trattasi di ateismo pratico, cioè di quell'ateismo per cui l'uomo vive come se non vi fosse Dio alcuno. Questo non è che troppo frequente, e ciò scorgesi in tutti gl'increduli ed empii di professione o per principio.
Ed eccoci aperto l'adito a provar l'ultimo assunto del sostituirsi per la dottrina protestante a Dio l'ateismo. Imperocchè il protestante pel libero esame assoggettando alla sua ragione la rivelazione assoggetta a sè Dio medesimo, talchè non abbia a tenersi per vero se non quanto dalla propria ragione come tale si approva. Dal che ne scende per natural conseguente, che l'uomo in tal sistema si rende indipendente da Dio. Negandosi anzi pel razionalismo la rivelazione stessa in quanto contiensi nella Bibbia, quale i razionalisti proclamano l'opera della umana ragione, scuotono con ciò ogni timore de' suoi giudizii, fanno sè stessi centro e fine di ogni loro operazione, nè tengono altra regola che la loro ragione, e così si costituisce il vero ateismo pratico. Dall'avere il razionalismo, che come abbiam veduto è parte del protestantesimo, proclamata la Bibbia opera della umana ragione, si toglie quell'apparente antilogia, come esser possa che pel libero esame si scenda all'ateismo, mentre questo esame versa intorno al senso della rivelazione data da Dio? Chiamai quest'antilogia apparente, perchè se non esiste più vera divina rivelazione e ad essa si è sostituita l'opera dell'uomo, è manifesto che non si tratta più dell'esame della rivelazione, ma del dettato della ragione umana.
Non si può spiegare d'altra guisa il determinarsi che fa il cattolico ad abbandonare la Chiesa per farsi proselito di un insegnamento che lo emancipa da Dio per non seguir che sè stesso. E parlo, come ognun vede di chi attesamente a ciò si determina, e non già di chi non conosce nè cattolicismo nè protestantesimo, o che a ciò si risolvono per sollevar le loro indigenze. Nel resto non si può spiegare altramente quella simpatia, affinità ed alleanza che professano quanti sono i libertini, i settarii e gl'increduli per il protestantesimo, qual di comune accordo difendono e promuovono a tutto loro potere, coll'osteggiare per l'altra parte il cattolicismo cui hanno in uggia perchè esige la necessaria sommessione della mente e del cuore a Dio fonte e principio di ogni autorità. E però con gran ragione fu detto: Non vi è che l'ateismo che possa entrare in un cuore da cui è uscito il cattolicismo [24].
Nè solo questo ateismo pratico viene a Dio sostituito nell'insegnamento protestante, ma inoltre, come insinuai, l'ateismo eziandio speculativo, in quanto si contiene nel panteismo. Ben so, che i panteisti non vogliono essere computati tra gli atei propriamente detti, perchè a lor modo professano un Dio, qual confondono coll'universo. Anzi nell'ultimo lor periodo insegnano esser la monade o l'idea che si distingue dal dualismo, si decompone, si svolge nelle varie forme, ed è in un perpetuo ed incessante transito, e si forma di mano in mano nella natura [25]. Ma qui non trattasi del nome, si tratta della cosa. Un Dio qual ci vien proposto nel panteismo o antico o ammodernato impersonale, soggetto a necessità, a svolgimento, per fermo non è il vero Dio qual deve ammettersi dal cristiano, cioè libero creatore dell'universo e da questo onninamente distinto; non è il vero Dio che governa e regge con paterna provvidenza in peculiar modo le umane sorti, e tutto conduce fortemente e soavemente al fine propostosi ne' suoi due ordini naturale e soprannaturale. E per conseguente in fondo il panteismo non è che un ateismo mascherato, checchè ne dicano i suoi partigiani.
Or questo ateismo è quello, che spesso deriva dall'insegnamento protestante col surrogare sè a Dio e l'autorità della propria ragione a quella di Dio. Sostituzione per la quale l'uomo o abbassa Dio a sè o agguaglia sè a Dio o s'immedesima con Dio manifestantesi in supremo grado nella ragione dell'uomo, o com'essi parlano, colla incarnazione del verbo nell'umanità [26]. Di fatto troviamo che dai protestanti tedeschi specialmente trasse l'origine questo moderno panteismo, da Kant, da Fichte, poscia da Shelling e infine da Hegel che lo condusse al perfezionamento ed ebbe tanta voga in Prussia tra i protestanti. Lo Schleiermacher lo portò sul pulpito e ben molti altri ne fecero tema dei loro discorsi e delle loro concioni. Si diffuse colla rapidità del fulmine, ed invase gran parte de' loro ministri o pastori.
Questi son quei medesimi che col piglio di un orgoglio esagerato distinsero la religione dei filosofi da quella dei non filosofi ossia del popolo e del volgo. A questo confessarono esser tuttora necessaria una religione positiva quale si trova nel cristianesimo e nella Bibbia, una dottrina formulata con cui intrattenersi, come i fanciulli intorno a un blocco di neve; non però così è da pensarsi da' filosofi, i quali hanno in sè tutto il potere e la capacità di foggiarsi mediante la sola ragione una religione ben più alta e più perfetta che non è quella del cristianesimo. Questi guardano con occhio di pietà coloro che non son pur anco giunti a tanta altezza, e che han tuttora bisogno di una religione positiva [27]. Dal che ben si scorge la verità della nostra affermazione, cioè che per la dottrina protestante si viene a sostituire a Dio persin l'ateismo pratico, non che lo speculativo.
Qui pervenuti noi possiamo ormai stringere il nostro discorso. Non solo pel proselitismo che con tanto impegno si fa presso i cattolici, alla dottrina, che si cerca di schiantare e svellere dalle menti e dai cuori, non si dà un compenso e un qualche equivalente che possa in qualche modo contrabilanciarne la perdita, ma in quella vece non si lascian loro che disfacimenti e rovine. Egli è manifesto dal fin qui esposto, che colla nuova predicazione i propagatori del protestantesimo altro non fanno se non sostituire all'autorità l'anarchia del pensiero, un'autonomia piena ed assoluta della ragione, e quel che è necessario a seguirne, alla fede ferma e inconcussa si sostituisce il dubbio tormentoso, ondeggiante, o se così piace, una semplice opinione individuale soggetta mai sempre ad errore ed inganno. A questa sostituzione ne tengon dietro ben molte altre quali abbiamo enumerate e provate; vale a dire, che in cambio della unità si metta la divisione, la confusione e il caos su d'ogni articolo per la divergenza delle opinioni e del linguaggio per cui uno non intende più l'altro, e cozzano e si combattono a vicenda come in uno steccato. Lo stesso dicasi dello spaventevole vuoto che tien luogo dell'appagamento pieno, che solo può dare il cattolico insegnamento alla mente e al cuore collo riempierne la capacità ed appagarne i desiderii, le tendenze e le brame. Nè altramente è a dirsi della negazione assoluta che sostituiscesi all'insegnamento, positivo; del naturale che si sostituisce al soprannaturale, del materiale allo spirituale, dell'ateismo a Dio [28].
Tutti questi punti che noi abbiam chiamati corollarii contenuti e racchiusi nel principio protestante come nel suo teorema sono innegabili, nè ponno da chiunque abbia fior di senno, e sia capace di un serio ragionamento, disconoscersi. Ebbene, con qual coraggio, con qual coscienza si può fare un sì abbominevole proselitismo, che cagiona tanta perversione intellettuale, che mena tanto guasto, e mette sulla via della perdizione tante anime, le quali trovansi nella via della salute con tanta tranquillità, con tanta pace e semplicità? Com'è possibile, che senza pudore e rimprovero interno per vil guadagno, per impegno di setta, e si intraprenda e si copra col nome di propagazione del regno di Dio? Ah no, non si può pensare senza lagrime al guasto orrendo che si mena tutto dì da una fazione di scellerati; fazione che ha per concorrenti quanti sono i nemici dichiarati di Dio e del suo Cristo; fazione che è capitanata da tutti i miscredenti di ogni colore, da tutti gli addetti alle sette segrete, delle quali giova pure sperarlo sono agenti tanto ciechi che cooperano alla distruzione del cattolicismo, ossia della Chiesa di Dio. Forse una gran parte di questi materiali strumenti nol sospettan pure, ma intanto per l'opera loro il male si propaga, si dilata l'incendio e guai a quelli che ne son la cagione, e guai ancora ai materiali cooperatori! L'ira di Dio li minaccia e il castigo sta loro per rovesciarsi sul capo.

N.B. la nota 26 di questo testo: «... il panteismo moderno [parte] dall'idea che è identica colla realità, la quale esce da sè stessa per contemplarsi e diventa idea per sè, poscia si manifesta nel mondo e per la storia ritorna in sè, all'idea in sè, ma colla sperienza e la cognizione di sè stessa, ed è la consumazione delle cose, o il compimento di Dio. L'incarnazione del verbo in G. C. è il momento in cui l'identità di Dio e dell'uomo si è manifestata alla coscienza umana, è in G. C., l'uomo perfetto, che la divinità è arrivata alla coscienza di sè stessa, ed ha detto per la prima volta a sè stesso: Io sono io.
Il sacrifizio di G. C. per la sua morte, non è già il mezzo della risurrezione dell'umanità con Dio, ma è l'atto pel quale l'idea dopo di essersi manifestata nel finito, rientra in sè stessa e fa dire all'uomo rientrante per la volontà nel gran tutto, e perdentesi nella identità assoluta: vivo jam non ego. [Cfr. Gal. II, 20: «E vivo non già io, ma vive in me Cristo...»]
La giustificazione è una identificazione dello spirito umano con lo spirito divino che è il tutto e la perfezione della scienza. Ella è adunque la scienza che salva; per essa solamente si acquista la vera pietà, che consiste in astrarsi da sè medesimo, a spogliarsi di sè per ritornare nell'assoluto; imperocchè la personalità o il male è ciò che ci separa da Dio. L'io è la radice del peccato, ed il peccato non può esser distrutto se non per l'assorbimento dell'io finito nell'io infinito, del fenomeno nell'idea, dell'uomo in Dio.
Così la filosofia tedesca, ultima espressione della filosofia umana, ha travestita la parola rivelata, e parodiato il cristianesimo; e, cosa ammirabile, tutti gli sforzi della speculazione trascendentale non han terminato che in un triste commentario del domma cristiano.
Tale è l'ultimo stadio a cui pervenne il protestantesimo col suo principio dell'esame privato!»



NOTE:

[1] Questi due attributi di generatore e di distruggitore di ogni eresia che si assegnano allo stesso soggetto, cioè al libero esame, parrebbero cozzar fra di sè, ma considerati ognuno sotto il suo rispetto convengono a maraviglia. Il libero esame ingenera le eresie per la parte materiale; assorbe e distrugge tutte le eresie nel loro formale. Non vi è stata mai alcuna eresia nella Chiesa, che non sia provenuta dall'opposizione della ragione individuale all'insegnamento della Chiesa. Per l'altro lato, posta la verità del sistema del libero esame, e tolta l'autorità della Chiesa, non può più aver luogo niuna eresia formale, più non essendovi chi la possa giudicare come tale. Quindi a ragione fu detto, che il protestantesimo pel suo principio costituente è l'assorbimento di ogni eresia.
[2] Ognun sa che la Bibbia è pura in sè stessa, proscrive tutti i vizii, promuove tutte le virtù. Ma la Bibbia individuata in ciascuno non è così. Qual guarentigia si può avere, che un interprete spesso ignorante e passionato intenderà la Bibbia nel senso divino che ella ha e non nel senso perverso che le possono affiggere le passioni? Chi ci assicura, che il visionario [non le] attribuisca le aberrazioni del suo sconcertato cervello, e che in nome di Dio, come il calzolaio Giorgio Fox [abbia] trasformato in profeta, in organo dello Spirito Santo, chiunque ha i griccioli della febbre, o le convulsioni nervose? — Che un Metodista per lo stesso principio ci persuada che fattici saltatori, galoppanti o abbajatori, sarem giustificati dopo di aver saltato ed abbajato fino a perder la lena? Ma meno male. Peggio sarebbe se un qualche Munzer o Gio. di Leyde venissero a dirci che G. C. ha portata la spada, e che per ristabilire il regno di Dio bisogna scannare tutti i magistrati, tutti i nobili, tutti i ricchi. — Come pure se una profetessa del genere di Margherita Peter chiedesse vittime in nome della Bibbia, e determinasse la sua famiglia a lasciarsi immolare ossia strozzare da lei in onor di Cristo. Ved. Relation des atrocités commises dans le canton de Zurich, Genève, 1825. Or questi ed altri simili pressochè innumerevoli fatti sono stati e sono tuttora gli effetti del libero esame, giacchè ognun legge la Bibbia a traverso di un prisma, e trova la sua convinzione in quello stesso che lo condanna.
[3] Come sarebbero a cagion di esempio la passione e morte del divin Redentore, il suo risorgimento od ascensione al cielo. E pur non di meno non mancarono tra gli eretici antichi e moderni di quelli che questi stessi articoli negassero.
[4] Tralasciando ancora l'orgoglio smisurato, che si appiatta in tal sistema, vi ha una illusione manifesta. Il protestante ci dice: — Io credo alla parola di Dio, io non mi sottometto che a lei. — Ma gli si risponde: Quando voi leggete la Bibbia è egli Dio che vi dice ciò ch'egli intende per la sua parola, ovvero siete voi che fate dire a Dio ciò che voi intendete? Conchiudendo la vostra lettura non dite voi: Ecco ciò che io giudico che Dio ha voluto dire, ed ecco ciò che io credo? Dunque voi non vi sottomettete alla Bibbia, ma a quello che voi intendete nella Bibbia. Non è Dio che vi parla, ma voi fate parlar Dio.
[5] G. C. dice a tutti: ascoltate la Chiesa. Il protestantesimo dice: Non ascoltate che voi solo nella intelligenza della Bibbia: e ciascun colla Bibbia si arma contro tutti, e tutti si armano contro ciascuno. Ben s'ebbe ragione Bossuet di dire che il partigiano di questo sistema — N'adore que ses inventions; appelle Dieu tout ce qu'il pense — Orais. funèb. de la Reine d'Angleterre.
[6] Così il Vinet nell'op. L'église et les confessions de foi, pag. 29.
[7] Fra innumerevoli altre prove di quanto qui si afferma riferirò quanto leggesi nell'Univers, 25 déc. 1844 — Le 29 mai dernier la société des Amis protestants s'est assemblée à Coeten. Elle s'est hautement déclarée contre les dogmes du Péché original, de la rédemption, de la divinité de J. C., contre sa miraculeuse conception et nativité, et enfin contre la divinité et authenticité des Écritures; on y a très-conséquemment proposé l'entière suppression du symbole des Apôtres. Le pasteur Vislicenus de Halle, s'est prononcé avec la plus grossière énergie contre toutes les vérités fondamentales de la foi chrétienne. Le jour du naufrage universel du protestantisme en Allemagne et de sa dissolution finale en une incrédulité absolue parait donc être arrivé. — Ved. anche il baron de Starck, Entretiens philosophiques, pag. 144;. Gregoire, Histoire des sectes, intorno ai protestanti moderni dai quali mostrasi negata la Trinità, la divinità di G. C., il peccato originale. Di Ginevra la cosa è notoria, sarebbe abusare del tempo in volerlo provare.
[8] Il concilio celebratosi in Berlino sul principio del 1846 fu detto ecumenico per esser composto di 30 membri rappresentanti i 22 governi o Chiese protestanti. Il presidente fu un laico, il dott. Bethmann. Il segretario fu scelto dal governo di Prussia a cui fu aggiunto il dott. Grossemann catechista di Lipsia ed uno de' corifei del razionalismo sassonico. Prima d'incominciarsi fu formulata questa decisione: — Le proposizioni della conferenza non imporranno ai governi ch'ella rappresenta veruna obbligazione, nè tampoco un dovere morale di riconoscerle o di conformarvisi. — Intorno alla fede si cercò di evitare dal toccar ciò ch'essi chiamano il materiale della dottrina. Si dichiarò il valore de' libri simbolici colla condizione, che per essi non sia portato il menomo pregiudizio alla libertà di fede e di coscienza degl'individui.
[9] Dopo una lunga discussione sulle confessioni divergenti e la confessione di Ausbourg il dott. Althauss del principato di Lippe ricordò le parole di Lutero: — Noi dobbiamo divenire e restar coraggiosi e liberi, e non lasciare spaventar lo spirito della libertà, ma noi dobbiamo a dispetto di ogni opposizione giudicar tutto ciò che contiene la Scrittura, seguendo la nostra intelligenza rischiarata dalla nostra fede. Incontrasi dell'eresia? Che ella sia vinta, come si conviene, dalla parola di Dio. — E si conchiuse di considerare i libri simbolici come l'espressione temporaria di una fede, che non è più, e che non può obbligare veruno. —
[10] Eppure una così larga professione incontrò non poche opposizioni e proteste, le quali provocarono una specie di circolare, o di enciclica a tutti i protestanti pubblicata nel Journal de Francfort, nell'agosto del 1846, nella quale tra le altre cose leggonsi le seguenti: — Dans ces derniers temps, il s'est manifesté des tendances qui inspirent à tous ses amis les inquiétudes les plus sérieuses.... Nous voulons rester protestants, nous voulons maintenir le principe vital du protestantisme, qui n'est autre chose que la liberté d'examen, de conviction en matière religieuse et le développement progressif et illimité de sa forme et de sa doctrine. — Che bel risultato! Ved. l'Ami de la relig., 16 nov. 1848, e 23 déc. 1848.
[11] Lo stesso Vinet tuttochè fanatico per l'unità del protestantesimo dovette infin confessarlo: — On nous parle, dice egli, d'unité, le catholicisme seul, dit-on, possède l'unité; le protestantisme en est privé; certes, je le crois bien; il a pour principe la liberté; il en résout par conséquent à la diversité — presso il Baudry. La religion du cœur, pag. 315.
[12] Ciò è quello che ben espresse s. Agostino, tract. XXVI, in Jo., con quelle parole: — Quid fortius desiderat anima, quam veritatem? —
[13] Lo stesso protestante Schérer, che ben conosceva sè e i suoi, nell'op. La critique et la foi, si lasciò sfuggire l'espressione di una inquietezza vaga chiedendo: — Quel est celui d'entre nous qui ne renferme pas dans son sein des simples doutes? — pag. 47, seg.
[14] Questa è la ragione per cui tanti coscienziosi protestanti stanchi di un tale stato di agitazione e di dubbii che del continuo li tormentano, si danno alla perfine alla seria ricerca della verità cattolica, e vinti gli ostacoli di ogni maniera, che lor si attraversano, l'abbracciano; ovvero tanti abjurano almeno in punto di morte; altri che non hanno avuto tanto coraggio mostrano in quel punto orribili inquietezze e agitazioni. Ved. Mebner, Fin de la controverse religieuse; the end of the religion's controverse; e nell'altra opera Lettres to a Prebendary, Londra, 1815, ed. VI, lett. VI, pag. 246, seg. e lett. IX. Può vedersi ancora su questo argomento quanto ne ha scritto nell'op. Il protestantesimo e la regola di fede, tom. III, cap. XII, § 1. Il protestante alla morte — § 2. Il cattolico alla morte.
[15] Le cui parole presso il Cochleo nell'art. 115 sono queste: — Capite hoc evangelium, quia neque papa neque conciliis, neque ulli hominum commissum est, ut constituat et concludat quid sit fides. Ideo debeo dicere, Papa, tu conclusisti cum conciliis, nunc habeo ego judicium, an acceptare queam nec ne. Quare? Quia non stabis pro me quando debeo mori. — Ved. Bellarm., De verbo Dei, lib. III, cap. III.
[16] Con gran ragione scriveva il conte de Maistre nell'op. Du Pape, liv. II, ch. 5: — Si le protestantisme porte toujours le même nom, quoique sa foi ait immensément variée, c'est que son nom étant purement négatif, et ne signifiant qu'une renonciation du catholicisme, moins il croira plus il protestera, plus il sera lui-même. Son nom devenant tous les jours plus vrai, il doit subsister, jusqu'au moment où il périra, comme l'ulcère périt avec le dernier atome de chaire vivant qu'il a dévoré. — Ciò che a capello si accorda con quel che scrisse già s. Paolo degli eretici de' suoi tempi, II Tim. II, 17, Sermo eorum ut cancer serpit.
[17] Ecco come parlò il Quinet dei protestanti sotto questo rispetto: — Je vois, tous les jours des hommes qui, ayant commencé par rejeter la Genèse, puis les Évangiles, puis les saints Pères, puis l’Église, puis la suite entière de l'histoire sacrée, si bien qu'à la fin, toute leur tradition c'est bornée à eux-mêmes. — Ed. Quinel, Allemagne et Italie, II, 396.
[18] Tale, come abbiamo altrove riferito, è il sistema novissimo dello Schèrer il quale nell'op. cit. La critique et la foi, rigettò di un sol tratto tutta la teopneuzia, ossia la ispirazione divina dei libri santi, non ebbe difficoltà di scrivere: — La croyance à l'inspiration ne s'appuie sur rien; et je suppose que l'inspiration soit un fait acquis, en est-on plus avancé? Nullement, car quels sont les écrits inspirés? Alla qual questione egli dimostra che il protestante non può dar veruna risposta. Dunque per esso e pei suoi seguaci detti non teopneusti, la Scrittura non ha che un valore istorico.
Ma qual valore storico ponno mai conservare quel libri de' quali lo stesso autore scrive: — La valeur des Évangiles ne consiste pas dans la pensée religieuse, mais dans l'importance des faits historiques rapportés. Quelques épîtres ont usurpé une valeur idéale; l’épître de Jude fait usage de fables et de livres apocryphes; l'apocalypse a vu ses prédictions démenties par les faits? — La crit. et la foi, pag. 17-18.
Per ultimo Strauss ha tolto ai medesimi il valore degli stessi fatti storici. Che rimane dopo ciò della Scrittura e della sua ispirazione?
[19] Cioè si è sostituita in pratica contro la teorica un'autorità ad un'altra autorità, come a più riprese abbiamo dimostrato, l'autorità dei concistorii e dei ministri a quella del Papa, dei concilii e dei vescovi. Ved. Il protestant. e la regola di fede, tom. I, cap. II, art. 2 e 3.
[20] Oltre ai documenti che di ciò ci somministra il baron de Stark nel suo Convito di Teodulo, pag. 117-133, dai quali apparisce essere stato G. C. chiamato per sin filosofo ateo; [Johann August Freiherr von Starck (1741-1816), Theoduls Gastmahl, oder über die Vereinigung der verschiedenen christlichen Religions Societäten (Anon.) Frankfurt am Main 1809. N.d.R.] se n'ha una piena raccolta in un intiero vol. in 4° cioè nell'op. di Amand Sainte, autor protestante, Hist. du rationalisme. E però è inutile il qui recar testimonianze in particolare.
[21] In questa foggia sono distese tutte le istituzioni teologiche del Wegscheider, le quali, come più innanzi abbiamo notato, servono di testo classico nella maggior parte delle università protestanti. Ved. pure Ranolder, Hermeneutica biblica catholica, ecc., par. III, De interpretatione mythica.
[22] Ved. Chassay, Défense du Christianisme historique, Allemagne, tre volumi in 8.°, Paris, 1851. — Come pure del medesimo, Le Christ et l'Évangile — Item:— Le docteur Strauss et ses adversaires en Allemagne.
[23] Ved. nel nostro trattat. De vera religione, part. II,, prop. VII, e nel tratt. De Locis theol., part. III, cap. III, art. II, prop. II.
[24] Il n'y a que l’athéisme qui puisse entrer dans un coeur d'où le catholicisme est sorti... Presso Mons. Rendu nell'op. Du commerce des consciences.
[25] Per le diverse forme dal panteismo oltre al Gerdil nella dissert. Della esistenza di Dio e della immaterialità delle nature intelligenti, tom. II, opp., ediz. rom., pag. 785, segg. — Cadworth, Systema intellect., cap. IV, § 25. I. Imre, Amicum foedus rationis cum experientia, Pestini, 1827, par. I. [János Imre (1790-1832), Amicum foedus rationis cum experientia, seu philosophia crisi recentissima deducta. N.d.R.] Cosmologia, part. I, § 6, e part. III. Theolog. cap. I, § 1. Galuppi Saggio della conoscenza ed altri molti; tra i più recenti Maret. Essai sur le Pantheisme. Specialmente nella sec. ediz. Ott. [Auguste Ott (1814–1903) N.d.R.] Hegel, et la philosophie allemande, ou exposé et examen critique des principaux systèmes de la philosophie allemande, depuis Kant, et spécialement depuis Hegel, Paris 1844.
[26] Partendo il panteismo moderno dall'idea che è identica colla realità, la quale esce da sè stessa per contemplarsi e diventa idea per sè, poscia si manifesta nel mondo e per la storia ritorna in sè, all'idea in sè, ma colla sperienza e la cognizione di sè stessa, ed è la consumazione delle cose, o il compimento di Dio. L'incarnazione del verbo in G. C. è il momento in cui l'identità di Dio e dell'uomo si è manifestata alla coscienza umana, è in G. C., l'uomo perfetto, che la divinità è arrivata alla coscienza di sè stessa, ed ha detto per la prima volta a sè stesso: Io sono io.
Il sacrifizio di G. C. per la sua morte, non è già il mezzo della risurrezione dell'umanità con Dio, ma è l'atto pel quale l'idea dopo di essersi manifestata nel finito, rientra in sè stessa e fa dire all'uomo rientrante per la volontà nel gran tutto, e perdentesi nella identità assoluta: vivo jam non ego.
La giustificazione è una identificazione dello spirito umano con lo spirito divino che è il tutto e la perfezione della scienza. Ella è adunque la scienza che salva; per essa solamente si acquista la vera pietà, che consiste in astrarsi da sè medesimo, a spogliarsi di sè per ritornare nell'assoluto; imperocchè la personalità o il male è ciò che ci separa da Dio. L'io è la radice del peccato, ed il peccato non può esser distrutto se non per l'assorbimento dell'io finito nell'io infinito, del fenomeno nell'idea, dell'uomo in Dio.
Così la filosofia tedesca, ultima espressione della filosofia umana, ha travestita la parola rivelata, e parodiato il cristianesimo; e, cosa ammirabile, tutti gli sforzi della speculazione trascendentale non han terminato che in un triste commentario del domma cristiano.
Tale è l'ultimo stadio a cui pervenne il protestantesimo col suo principio dell'esame privato!
[27] In una corrispondenza dei 18 luglio 1841 dalle rive del Reno tra le altre cose si riferisce che i dotti di Berlino van dicendo al popolo: — Vous avez encore besoin d'une religion révélée, d'un culte extérieur, de cérémonies, vous, disent-ils, c'est très-bien, nous comprenons parfaitement l'état dans lequel vous vous trouvez, car nous y étions aussi; mais vous en sortirez, peut-être, si vous pénétriez plus avant dans les études philosophiques, si la lumière de la science éclaire encore votre raison. —
[28] Come quest'atroce accusa di ateismo inflitta alle dottrine del protestantesimo potrebbe ad alcuni parere esagerata e che dovrebbe al più esser ristretta ad alcuni individui, così ci è d'uopo di rafforzarla con qualche documento. Tra i tanti che se ne potrebbero addurre mi starò pago di una corrispondenza in data dei 21 febb. 1844 da Berlino all'Univers. Ora in essa leggesi: — L'almanach des adresses de cette année contient pour la première fois, l'annonce d'une association formulée pour la propagation de la philosophie Hégélienne, sous la présidence de M. Macheineke, pasteur de l'église évangélique, c'est-à-dire officielle du royaume. Cette société tient ses séances régulières tous les 15 jours, et quelque fois plus souvent. Les objets de ses délibérations, ainsi que de ses résolutions, consignés dans des procès-verbaux très-détaillés, deviennent la matière des publications du journal philosophique de la société, dont le 1.r volume doit paraître à la grande fête de Pâques à Leipzig. Il faut espérer, dit à ce sujet une feuille allemande, que le congrès philosophique, auquel sont appelés touts les adeptes des doctrines d'Hegel, développera une activité qui convaincra le monde que cette philosophie est devenue une puissance capable de produire des grands et salutaires effets. Or, la base de cette philosophie est de nier Dieu, en ne le regardant que comme produit d'une cause, sans personnalité, sans conscience d'elle-même, et dont le développement successif s'est personnifié dans l'homme: en sorte que toute théologie ne doit plus être que l'anthropologie, et que l'adoration du premier être se transforme en rigoureuse anthropolâtrie; c'est-à-dire en un culte que l'homme se rend à lui même. Que peut-on penser du christianisme de la Prusse et du Nord de l'Allemagne, où de si affreuses doctrines comptent des millions d'adeptes, lors qu'une société qui se forme pour exercer son apostolat, place à sa tête un pasteur, dit évangélique, qui depuis longtemps est décoré du prédicat de conseiller au consistoire supérieur de l'évangélisme prussien, et qui, présidant aux obsèques du père du culte philosophique s'écrie sur sa tombe: Hélas! Notre Christ est mort!
Tralascio ben molti altri simili documenti per non eccedere in lunghezza.