<<“#Diecicomandamenti, ormai le cose serie si ascoltano solodai comici”: è sintetizzato in un tweet del rabbino capo di Roma, Riccardo Di Segni, il plauso quasi unanime che anche le comunità ebraiche italiane – e i rabbini in particolare – tributano a Roberto Benigni per il suo show televisivo sui Dieci Comandamenti. L’apprezzamento per lo spettacolo del comico toscano (andato in onda su Rai1) arriva da molte voci importanti del mondo israelitico. A partire proprio dal rav Riccardo Di Segni, talmudista di fama internazionale. “Sono rimasto piacevolmente stupito – scrive il punto di riferimento della comunità romana – dalla quantità di messaggi midrashici che sono passati e dal modo in cui è stato presentato il Talmud. Si vede – aggiunge in un intervento rilanciato da ‘Moked’, portale d’informazione ebraico – che Benigni si è preparato a fondo, attingendo in modo significativo da libri e testi ebraici”. “Roberto Benigni ha colto appieno il senso dello Shabbat (il sabato ebraico, giorno di riposo settimanale, ndr)”, fa eco rav Roberto Della Rocca, direttore del Dipartimento educazione e cultura dell’Unione delle comunità ebraiche italiane (Ucei). “La linea è quella dell’esegesi rabbinica, si vede che ha studiato”. Anche il preside delle scuole ebraiche di Roma, Benedetto Carucci Viterbi, sottolinea i molteplici riferimenti, più o meno espliciti, ai ‘midrashim’, le parabole scritte dai vari maestri talmudici, che aiutano nell’interpretazione e comprensione degli episodi biblici. “Mi è piaciuto molto, l’ho trovato ricco di spunti interpretativi ebraici”, insiste. Un’opinione fuori dal coro è invece quella espressa dal rabbino capo di Padova e consigliere Ucei, Adolfo Locci. “Sui social network ho letto espressioni di meraviglia e fierezza da parte di vari correligionari. Ci voleva davvero uno show televisivo – polemizza Locci – perché si sentisse il bisogno di affermare il proprio orgoglio ebraico, con tutto quello che è stato prodotto in millenni di tradizione orale?”. Il rabbino di Padova critica quindi il fatto che Benigni non abbia indicato le fonti del monologo: “Non citare il Talmud, il Midrash, la tradizione rabbinica … è a mio modo di vedere un tentativo di appropriazione” cristiana del testo biblico.>>