“È certa invece la sua appartenenza alla loggia della “Vittoria” di Napoli, fondata nel 1774 all’obbedienza della Gran Loggia Nazionale “Lo Zelo” di Napoli da Massoni aristocratici vicini alla regina Maria Carolina d’Asburgo Lorena (1752-1814). L’Alfieri compare alcuni anni dopo, al numero 63 dell’elenco nel Tableu des Membres de la Respectable Loge de la Victoire à l’Orient de Naplesin data 27 agosto 1782, con il nome di “Comte Alfieri, Gentilhomme de Turin”. La sua affiliazione alla loggia di Napoli fu sicuramente favorita dai frequenti soggiorni in quella città e soprattutto dall’importanza che Napoli accrebbe nei confronti della massoneria, dal momento che i Savoia,di lì a poco chiusero ogni attività massonica in Piemonte (1783), costringendo il conte Asinari di Bernezzo, capo della massoneria italiana di rito scozzese, a cedere la carica proprio al principe Diego Naselli di Napoli. Durante il periodo dell’affiliazione, Alfieri si cela per la sua corrispondenza ai confratelli sotto lo pseudonimo di conte Rifiela. Con il sopraggiungere in Europa dei venti rivoluzionari che sfoceranno poi nella rivoluzione francese, l’Alfieri prese le distanze dalla massoneria, forse perché essa accentuò l’impegno giacobino, antimonarchico, anticlericale, o forse anche per quel suo aspetto caratteriale indipendente fino all’ossessione, divenendo così un “massone in sonno”. Nella satira di Le imposture si scaglierà contro i suoi vecchi confratelli apostrofandoli come “fratocci” che imbambolavano gli adepti per farne creature proprie, ingenuo piedistallo per i furbi.”
Qui la satira decimaquinta:
Fonti:
- Vittorio Gnocchini, L’Italia dei Liberi Muratori. Brevi biografie di Massoni famosi, Roma-Milano, Erasmo Edizioni-Mimesis, 2005, p. 9.
- R. Marchetti. Vittorio Alfieri, fratel massone in «Il Platano», anno VII, Asti, 1982.
- Vittorio Alfieri, Satire, Le imposture
(http://radiospada.org/)