domenica 28 settembre 2014

CARATTERE SATANICO DELLA RIVOLUZIONE (Estratto dell'opera di mons. Delasuss "Il Probblema dell'ora presente", Tomo II°) .




Joseph de Maistre
Quello che apparisce a prima vista nella Rivoluzione, quello che de Maistre vide e vi segnalò fin dal giorno che si pose a considerarla, e quello che noi vediamo nell'ora presente con maggiore evidenza, è l'Anticristianesimo, o più radicalmente, l'Ateismo. La Rivoluzione consiste essenzialmente nella ribellione contro Dio e nella negazione stessa di Dio. Suo ultimo fine è sottrarre l'uomo e la società all'autorità di Dio. La parola Libertà, nella sua bocca non ha altro significato.
La Rivoluzione si chiama da sé "il radicalismo". Essa si dà il mandato di frugare nell'opera di Dio fino al punto dove si trovano le sue radici, per coglierla a questo punto, strapparla e sbarazzarne il mondo.
Nulla di somigliante erasi ancora tentato sopra la terra.
Il paganesimo, al principio, avea radunate tutte le sue forze per impedire al cristianesimo di stabilirsi nel mondo.
In appresso, le eresie aveano fatto l'impossibile per alterare la sua essenza dopo ch'erasi stabilito e che era cresciuto.
Il protestantesimo si era lusingato di dividerlo in due separando dalla Chiesa metà dell'Europa.
Ma la Rivoluzione si mostra più decisa: sono le radici della pianta divina che si propone d'estirpare.
I pagani s'erano opposti, - gli eresiarchi avevano alterato, - i protestanti si erano separati, - i rivoluzionari, da veri figli di Satana, vogliono estirpare.(1)
Questo radicalismo era stato segnalato anticipatamente da Gius. de Maistre.
"Ciò che distingue la Rivoluzione francese, e che ne fa un avvenimento unico nella storia, si è che essa è malvagia radicalmente; nessun elemento di bene conforta l'occhio dell'osservatore: è il più alto grado di corruzione conosciuto; è la impurità pura. In qual pagina della storia troverassi una quantità così grande di vizi che agiscono insieme sul medesimo teatro? Quale intreccio spaventevole di bassezza e di crudeltà! Che profonda immoralità! Qual oblio d'ogni pudore!" Meno la crudeltà, che per il momento si appaga di far spargere lagrime, il quadro rimane vero alla distanza di un secolo. "Senza dubbio, la Rivoluzione francese ha percorso un periodo i cui momenti non si rassomigliano; ma il suo carattere generale non è punto variato e fin nella culla fe' conoscere quello che dovea essere". "Vi ha nella Rivoluzione un carattere satanico che la distingue da tutto ciò che si è veduto e forse da tutto che si vedrà. Essa è satanica nella sua essenza".(2) 
Pio IX

Pio IX, nella sua Enciclica dell'8 dicembre 1849, con maggiore autorità disse: "La Rivoluzione è ispirata da Satana medesimo; suo fine è distruggere da capo a fondo l'edificio del cristianesimo e ricostruire sulle sue rovine l'ordine sociale del paganesimo".
Parlando della Convenzione, una delle fasi del governo rivoluzionario in Francia, de Maistre additava Satana che la presiedeva in persona. "Io veggo il nemico del genere umano sedere al governo e convocare tutti gli spiriti mali in questo nuovo Pandemonio; odo distintamente il rauco suon della tartarea tromba: veggo tutti i vizi della Francia accorrere all'appello e non so se scrivo un'allegoria".(3) L'allegoria è viva di nuovo sotto i nostri occhi. L'odio satanico che animava i Convenzionali, lo udiamo ruggire nel Palazzo Borbone ed anche nel Lussemburgo.(4) Oggi come allora "molti dall'odio del cristianesimo trapassarono sino all'odio contro il suo divino Autore. Essi l'odiano veramente come si può odiare un nemico vivente".(5)

Questo soprattutto ci obbliga a dire che la Rivoluzione è satanica. Satana è il nemico di Cristo, a cui porta un odio inestinguibile. Ei vede in Lui l'umanità, - una natura tanto inferiore alla sua - elevata alla partecipazione della divinità, partecipazione così intima da formare l'unità personale. Egli disse fra sé che se quest'onore, veramente infinito doveva attribuirsi ad una creatura, quest'onore spettava a lui, il più bello degli angeli, il più sublime degli spiriti creati. 
Egli invidiò l'Uomo-Dio, lo detestò fin dal momento che se lo vide proposto alle sue adorazioni; e si sforza di trasfondere quest'odio nel cuore di quelli dei quali il Verbo incarnato s'è fatto fratello.
Fino al secolo XVIII, non avea osato di proporre direttamente l'odio. Avea trovato un Ario per negare la consustanzialità del Verbo con Dio Padre, altri eretici per alterare in vari sensi la verità rivelata intorno al Cristo, ma il Cristo rimaneva oggetto di ammirazione e d'amore pel bene che avea fatto all'umanità.
Infine egli trovò Voltaire, e per mezzo di lui poté dare a tutta una sètta sparsa su tutti i punti del globo, questa parola d'ordine: "Schiacciamo, schiacciate l'infame!".
Grazie alla Framassoneria, la razza di coloro che odiano il Cristo non ha cessato di riprodursi da Voltaire in poi; e molto meno ha cessato di essere alla testa degli affari. Ed anche allora che n'era allontanata, conservava, mercé la stampa, la direzione dello spirito pubblico. In piena Ristaurazione, il 5 settembre 1818 de Maistre scriveva ad Obry: "Satana è felice come un re, e come non esserlo, poiché tutto si fa per lui, lo si segue e lo si imita? Aggiungiamo che i suoi delegati operano come lui: non vi manca nulla".(6) 

Antoine Blanc de Saint-Bonnet

Dopo i nostri disastri del 1870-1871 de Saint-Bonnet segnalava particolarmente uno di quegli atti, per i quali questi "delegati", hanno meglio espresso i sentimenti, da cui, sono animati. "La Francia", diceva egli, "lavora da un secolo ad escludere da tutte le sue istituzioni Colui, al quale ella deve Tolbiac, Poitiers, Bouvines e Denain, vale a dire, Colui da cui ripete il suo territorio e la sua esistenza! Per dimostrargli tutto il suo odio, per fargli l'ingiuria di cacciarlo dalle mura delle nostre città, aizza, dal 1830 in poi, una stampa empia a prender di mira il giorno della festa di questo "Cristo che ama i Franchi", di Colui che si fece "Uomo per salvare l'uomo, che si è fatto Pane per nutrirlo". E conchiude: "E la Francia dimanda, qual'è la causa delle sue sventure!".
Senza dubbio, vi furono nel corso del secolo XIX, dei momenti in cui Satana dovette chiedere a se stesso se la reazione non si accentuasse contro la sua opera di odio. Ma ben presto poté rassicurarsi e ridere di nuovo. Oggidì, nei giorni della separazione della Chiesa e dello Stato, l'inferno vede i suoi affari in tale prosperità, che si tiene sicuro di un trionfo vicino e così completo che pari non poté mai ambire.
All'odio di Cristo quale non erasi veduto mai, né si poté creder possibile in seno al cristianesimo, si aggiunse la ribellione diretta contro Dio, ribellione che il paganesimo non ha punto conosciuta. Egli aveva lasciato alterarsi nello spirito umano la nozione della divinità; avea attribuito il carattere divino alle creature, ma non si è mai levato contro Dio.(7)
È ciò che si scorge al giorno d'oggi. "La Rivoluzione è la lotta tra l'uomo e Dio; e dev'essere il trionfo dell'uomo su Dio". Ecco ciò che dichiarano quelli i quali dicono che nell'ora presente si tratta di sapere chi la vincerà della Rivoluzione o della Contro-rivoluzione.
"Sebbene in ogni tempo ci sieno stati degli empi", osserva G. de Maistre, "non vi fu mai, prima del XVIII secolo, una insurrezione contro Dio".(8) Egli ne fa risalire l'origine ai protestanti. "Il cattivo
principio regna in Europa da tre secoli. E desso che nega tutto, che scuote tutto, che protesta contro tutto; sulla sua fronte di bronzo è scritto: No".(9)
Or fanno quattro secoli, che il grido di protesta è stato lanciato contro il cielo. Il tempo non gli ha fatto perder nulla della sua rabbia, tutt'altro. Nei giornali, nei clubs, nel Parlamento stesso scoppiano grida di rivolta contro Dio, grida veramente sataniche - lo vedemmo in tutta la prima parte di quest'opera, - dappertutto e tutti i giorni, con un'impudenza che si fa d'ora in ora più balda. Perciò, B. de Saint-Bonnet non disse troppo quando affermava che "il tempo presente non può essere paragonato se non a quello della ribellione degli angeli".
Ecco dove noi siamo.
De Maistre, de Bonald, Donoso Cortes, Blanc de Saint-Bonnet ed altri senza numero s'accordano nel dire: "Il mondo non può durare in questo stato".
O egli è presso alla sua fine, nell'odio di Dio e del suo Cristo che l'Anticristo renderà più generale e più violento; o egli è alla vigilia d'una delle più grandi misericordie che Dio abbia mai fatto in questo mondo.
Noi dobbiamo esaminare le probabilità che si presentano per far credere ad una di queste conclusioni a preferenza dell'altra.
 
 

Note:

(1) Vedi Joseph Lemann, La Religion de Combat.
(2) Œuvres complètes de J. de Maistre, t. I, p. 51, 52, 55, 303. 
(3) Ibid., t. I, p. 52.
(4) Parlamento e Senato (Nota del trad.).
(5) Œuvres complètes de J. de Maistre, t. I, p. 305.
(6) Œuvres complètes de J. de Maistre, t. I, XIV, p. 148.
(7) In una delle sue lettere a d'Alembert, Voltaire assegna per carattere speciale a Domilaville di "odiare Iddio", e di adoperarsi a farlo odiare. Egli è perciò che scriveva a lui più spesso e con maggiore intimità che a tutti gli altri suoi adepti. Dopo la morte di questo sciagurato, fallito e separato dalla sua moglie, Voltaire scriveva al medesimo: "Io compiangerò Domilaville per tutta la mia vita. Io amava l'intrepidezza del suo cuore. Egli avea l'entusiasmo di S. Paolo (cioè tanto zelo per distruggere la religione, quanto S. Paolo per istabilirla): era un uomo necessario".
(8) Œuvres complètes de J. de Maistre, t. I, p. 303.
(9) Ibid., t. VIII, p. 373.