giovedì 8 agosto 2013

La Monarchia e le sue degenerazioni (Monarchia Assoluta e liberale) - (Parte 21°).



 
 
 

Alessandro I di Russia
Lo zar massone



Alessandro I di Russia
Alessandro I di Russia.
Alessandro I di Russia fu allevato nell'atmosfera di "libero pensiero" della corte della nonna paterna, Caterina II di Russia detta "la Grande". Egli fu imbevuto dei principi illuministici di Rousseau e Voltaire, dal suo tutore svizzero, Frédéric-César de La Harpe

, istruito a proposito dalla nonna di Alessandro che , nonostante non soppresse la Compagnia di Gesù e non perseguitò l'Ordine  in Russia come era la linea dei "filosofi francesi" del XVIII Secolo , era donna di intrigo perverso affascinata dagli scritti dei sofisti e di altri esponenti settari dell'epoca dei "lumi". Ella era una donna furba e si preoccupò personalmente che il nipote fosse educato con tali principi.
Alessandro I  sale al Trono Imperiale scavalcando il corpo assassinato del padre il 23 marzo 1801. Autocrate e "giacobino" ,  mistico , emozionabile, impressionabile, ben intenzionato ed egoista, come la nonna Caterina II,  Alessandro I , in principio , decise di voler giocare una parte importante, nello scenario mondiale, e si lanciò, con tutto l'ardore della gioventù, nello sforzo di mettere in pratica le sue idee politiche definibili con il termie "ibride": tendenzialmente inclini a mescolare i due estremi politici dell'epoca; il giacobinismo e i principi della rivoluzione con l'assolutismo.

Mentre mantenne ai loro posti i ministri a lui fedeli , che avevano servito sotto il padre, come primo atto del suo regno costituì un comitato segreto, chiamato, non a caso viste le sue simpatie e la sua educazione, "Comitato di salute pubblica" , costituito, tra gli altri, da suoi amici: Viktor Gavovic Kočubej, Nikolaj Nikolaevic Novosil'cev, Pavel Aleksandrovic Strogonov e Adam Cartorskij, per disegnare lo schema delle  riforme interne. Il liberale Mikhail Speranskij divenne uno dei più intimi collaboratori dello zar . I suoi obiettivi, ispirati dalla sua ammirazione per le istituzioni inglesi, ne caratterizzarono le azioni politiche.
Alessandro I ,  affiliato  alla massoneria  ,  durante il periodo napoleonico dapprima fu nemico del "Rivoluzionario Imperatore" ma ne divenne per un periodo alleato quando lo  incontrò a
Tilsit, il 25 giugno 1807.



Alessandro, abbagliato dalle folli idee di Napoleone e sopraffatto dalla sua apparente generosità, si mostrò  "completamente vinto". L'"imperatore francese" sapeva bene come fare appello all'esuberante immaginazione del suo nuovo amico. Egli propose, allo zar, di dividersi il governo del mondo: come primo passo, gli lasciò il possesso dei principati danubiani e mano libera con la Finlandia, ed in seguito gli promise che, quando i tempi sarebbero stati maturi, i due imperatori dell'est e dell'ovest avrebbero spinto i turchi fuori dall'Europa e marciando , attraverso l'
Alessandro I di Russia
(1812).
Asia, per conquistare l'India. Un simile programma risvegliò, nella mente impressionabile di Alessandro, un'ambizione che fino ad allora non aveva conosciuto, tant'è che il suo interesse per le sorti dell'Europa fu dimenticato: egli affermò, all'ambasciatore francese, "Cos'è l'Europa? Dov'è se non dove siamo noi?".
L'annessione dell'
Oldenburg alla Francia aggiunse  un altro motivo di attrito personale, tra Napoleone e Alessandro , in quanto il Duca spodestato era lo zio di Alessandro, mentre la politica del "blocco continentale" provocava gravissimi danni al commercio estero della Russia, al punto da rendere da sola impossibile il mantenimento dell'alleanza con la Francia. Questo insieme di contrasti culminò, nell'estate del 1812
, con l'invasione della Russia, da parte di Napoleone.
La guerra russo-francese, del 1812, fu un punto di svolta, nella vita di Alessandro I , ed i suoi orrori, di cui si sentiva  responsabile, contribuirono a sbilanciare la sua mente. Quando Napoleone attraversò i confini russi, con la Grande Armée, Alessandro proclamò la guerra patriottica, in difesa della terra dei padri e, mentre Mosca bruciava , dichiarò che la sua anima aveva trovato l'illuminazione ed aveva compreso, per rivelazione divina, che la sua missione era quella di  pacificare l'Europa. Cercò di placare la sua coscienza, corrispondendo con i propugnatori di una rinascita evangelica nel continente e cercò, nelle sue mistiche compagnie , presagi e consigli.
Fu  in quel periodo che Alessandro I venne avvicinato , diventandone intimo conoscente, da un mistico personaggio, Barbara Juliane von Krudener:
Barbara Juliane von Krudener (1764-1824) era la figlia del Generale von Vietgoff, sposò nel 1782 il diplomatico Russo Alexius Constantin Krudener. Rimasta presto vedova nel 1803 scrisse un'autobiografia romanzo d'amore, Valerie, che ebbe un grande successo in tutta Europa , dal momento che rispecchiava i gusti e le aspirazioni del tempo. Stabilitasi per un certo periodo a Parigi , frequentò assiduamente M.me de Stael e Chteaubriand. La lettura di Swedenborg e di Stiling , la convertirono ad una sorta di pietismo mistico che influenzò lo stesso Alessandro I di cui divenne il consigliere spirituale. Accompagnò lo zar al Congresso di Vienna , influenzandolo notevolmente nella sua decisione di dar vita ad una Santa Alleanza di tutti i popoli. Definì Napoleone , di cui predisse anche il ritorno dall'Elba, l'"angelo degli abissi", al quale contrapponeva Alessandro, visto come l'"angelo bianco", benefattore dell'umanità che salva l'Europa dal male, nonostante anch'egli fosse un massone di "pasta" simile allo stesso Napoleone. A partire dal 1816 si diede alla predicazione dei suoi insegnamenti tra il sud della Germania e la Svizzera , fondando un centro ed esercitando un fortissimo ascendente sulle popolazione dalle quali fu considerata una guaritrice. Ben presto le sue idee, o per meglio dire le sue visioni, cominciarono a far breccia anche nella vita politica , insospettendo le autorità che, considerandola alla fine un'agitatrice, la rimpatriarono in Russia. Si spense qualche anno più tardi quasi povera e dimenticata da tutti.
Napoleone si riferiva ad  Alessandro I definendolo uno scaltro bizantino, e chiamandolo il "Talma del Nord", in grado di recitare qualsiasi parte. Per Metternich egli era , specie nei primi cinque anni di Restaurazione,  un pazzo, che deve essere assecondato. Lord Castlereagh, massone , scrive di lui, a Lord Liverpool, altro massone ,  dandogli credito di grandi qualità, ma aggiungendo che è sospettoso ed indeciso. Tali appellativi, datigli da molte note persone dell'epoca,  sembrarono essere graditi dall'Imperatore.



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Alessandro I di Russia
Il 26 settembre 1815 i sovrani europei  aderirono alla Santa Alleanza , eccetto il Papa, avverso ad un'alleanza che univa assieme Sovrani che rappresentavano non solo l'incompatibilità tra eresia protestante , scisma ortodosso e Chiesa Cattolica ma anche  la setta massonica che egli aveva condannato l'anno precedente con un'enciclica.  Il Principe-Reggente del Regno Unito, che, affiliato alla massoneria londinese come tutta la famiglia reale Inglese , non aveva intenzione di appoggiare tale iniziativa che sforava dai suoi interessi e da quelli delle Camere inglesi (Egli firmò "per figura" nel suo ruolo di Reggente di Hannover), il Regno Unito temeva anche  che questa alleanza nascondesse la volontà della Russia di avere mano libera nei Balcani e quindi la possibilità che questa si aprisse uno sbocco nel Mediterraneo.
Il regno di Alessandro I vide anche alcuni tentativi di abolizione della servitù della gleba che però non andarono mai in porto a causa dei forti contrasti con l'aristocrazia e la difficolta di applicazione di questa riforma.
Tuttavia, sebbene l'abolizione completa fosse fallita, tranne che nei paesi baltici, in quegli anni migliorò  la condizione dei servi dal momento che lo zar estese a tutti i sudditi il diritto di acquistare terra, ridusse i canoni feudali e le corvée sebbene confermò il diritto dei padroni di trasmettere i servi ai propri discendenti, di esiliarli in Siberia.


A partire dal 1818, la visione politica dello zar Alessandro, iniziò a mutare: infatti, una cospirazione rivoluzionaria-settaria tra gli ufficiali della guardia imperiale e poi un tentativo di rapimento, mentre si stava recando al Congresso di Aix-la-Chapelle (sventato dai cavalieri del fedelissimo amico Fabian Gottlieb von Bellingshausen), scossero le fondamenta della sua visione del liberalismo.
Lo zar modificò  quasi del tutto il suo punto di vista nelle questioni di politica interna  e, sebbene permise a Nikolai Novosiltsov di preparare un secondo progetto di costituzione, ben presto cambiò posizioni anche in questo.
 Metternich contribuì a condurre lo zar dalla via del liberalismo a quella del conservatorismo assolutista. La conversione fu, in ogni caso, lenta: infatti, benché allarmato dalle agitazioni rivoluzionarie che in Germania erano culminate con l'assassinio (23 marzo 1819) del drammaturgo August von Kotzebue, agente dello zar, Alessandro approvò la protesta del settario Castlereagh, contro la politica di Metternich "governi alleati contro i popoli", come formulata nel decreto di Carlsbad, del luglio 1819, e deprecò ogni intervento in Europa a supporto di ciò che considerava " coalizioni, il cui solo obiettivo sia l'assurda pretesa del potere assoluto".
In seguito lo zar dichiarò di credere in:

« [...]libere istituzioni anche se non in quelle minate dalla debolezza così come dall'età, né in contratti che legano i leader popolari ai loro sovrani, né in costituzioni concesse in circostanze difficili per oltrepassare una crisi. La libertà dovrebbe essere limitata nei suoi giusti confini. Ed i limiti della libertà sono i principi dell'ordine »

L'apparente trionfo del disordine, che segnò le rivolte di Napoli e Piemonte, combinate con l'aumento di sintomi rivoluzionari in Francia, Germania e persino in Russia, completarono la conversione ai principi conservatori del confuso  Alessandro I.
Nella solitudine della piccola città di Troppau, dove, nell'ottobre 1820, si riunirono i potenti d'Europa, Metternich trovò finalmente la strada per far comprendere allo zar quale fosse la via da intraprendere.
Infatti, se in gennaio lo zar aveva proposto una  utopica libera confederazione degli stati europei, simboleggiata dalla Santa Alleanza, intesa come fratellanza tra i popoli, e proponendo la costituzione di una forza armata internazionale allo scopo di garantire l'applicazione della legge in opposizione alla politica del diritto d'intervento negli stati sovrani, ad Ottobre il cancelliere poté, con continui colloqui, convincerlo dei mali del liberalismo fino a affermare, rassegnato, a Metternich:

« Tu non hai nulla da rinnegare, ma io si!.» »

Alessandro I di Russia
(1825).
Il 19 novembre, con la firma del protocollo di Troppau, lo zar accettò il principio dell'intervento allo scopo di mantenere lo status quo e la pace in Europa.

Nell'autunno 1825, con la motivazione ufficiale di far cambiare clima all'imperatrice, la cui salute declinava velocemente , lo zar e la corte si trasferirono a sud dove già veniva concentrato il grosso dell'esercito russo in risposta al continuo peggioramento delle relazioni diplomatiche con l'Impero Ottomano.
Ritiratosi Taganrog, Alessandro si trasferì insieme alla moglie in una modesta abitazione: il 17 novembre, di ritorno da una visita in Crimea, si ammalò di raffreddore che però degenerò in tifo. Si spense il 1º dicembre dello stesso anno tra le braccia della moglie.


 
 
 
 
 


Nicola I di Russia
Lo zar conservatore




File:Nicholas I by George Dawe.jpg
Nicola I di Russia.
Alla morte dello zar Alessandro I , nel dicembre del 1825 , ascese al Trono il fratello di quest'ultimo , Nicola,  con il nome di Nicola I di Russia. Al momento della sua ascesa al Trono Nicola si trovò così a dover raccogliere un’eredità molto pesante in seguito alla scomparsa di Alessandro (morto senza lasciare figli) ed alla rinuncia alla Corona da parte del fratello Costantino. Dovette affrontare da subito il tentativo di colpo di stato militare dei Decabristi, principalmente ufficiali  massoni corrotti e infedeli della guardia imperiale che non intendevano riconoscere il nuovo zar e chiedevano una svolta in senso liberale. Il golpe venne sedato (dato che non trovò nessun appoggio nella popolazione, segno della lealtà del popolo russo verso il suo legittimo sovrano) e i responsabili giustamente processati e condannati.
Questa esperienza rafforzò ancora di più in Nicola una profonda avversione per tutto ciò che era costituzionale e liberale, dato che aveva capito fin troppo bene il tipo di persone che stavano dietro a queste idee sovversive ; da quel momento decise che mai avrebbe permesso che la setta provocasse ulteriori disastri in Europa e che l’avrebbe combattuta con ogni mezzo, all’interno e all’estero: fu così che Nicola I di Russia divenne il più grande conservatore del suo tempo, e forse uno dei più grandi della storia. Personalmente era un uomo di rigida e coerente moralità, era stato educato in ambienti militari e aveva ricevuto poca preparazione alla vita politica ed ai problemi connessi con la gestione dello Stato; ciononostante si dimostrò, come abbiamo detto, un grande sovrano. In politica interna perseguì un giusto rafforzamento del suo potere personale, dato che per combattere gli intrighi della setta, che si annidavano ovunque, non c’era altra soluzione possibile.  Per questo la propaganda liberaleggiante de salotti buoni della borghesia europea lo definì (ovviamente in tono spregiativo) "il gendarme d'Europa". Nella realtà ciò significava solo che era un accanito nemico della setta e perciò questa cercò di screditarne la memoria e l’immagine in ogni modo. Nonostante le buone intenzioni di Nicola I , egli continuò sulla strada dell'assolutismo alla "Pietro il Grande" senza rivedere quel passaggio istituzionale che rappresentava un nodo focale nel problema delle Russie.



Nicola I di Russia
Nicola I di Russia.
Nicola I fondò la Terza Sezione, che aveva il compito di controllare la vita e l'operato dei sudditi, quasi tutti però delle classi elevate, quelle classi dove la setta trovava i suoi discepoli : essa interveniva sulle manifestazioni di pensiero, soprattutto di tendenza liberaleggiante, com’era ovvio che fosse dato che erano sempre fonte di disordine e destabilizzazione dello Stato. E in ogni caso questo non fu affatto un ostacolo alla vivacità culturale della Russia del tempo: basta pensare a nomi come Dostoevskij, Gogol', Puškin e Turgenev. In una Russia che versava, all'epoca, in condizioni sostanzialmente buone, questo stato di cose produsse un fortissimo disagio, soprattutto presso le classi più elevate, che erano come abbiamo detto le più controllate. Erano infatti i ricchi borghesi o certi aristocratici infatuati dal liberalismo i più infedeli: questo perché per il popolo lo Zar era il padre e protettore, l’unico che garantisse un sistema che in fondo tutelava i ceti inferiori, mentre i ricchi borghesi e nobili erano famelici affamati potere per natura, e l’autorità dello Zar poneva un freno alla loro rapacità.
 
In politica estera scelse di erigersi a paladino dell'ordine e del legittimismo, appoggiando incondizionatamente ogni legittimo governo e sovrano, e in ciò risiede la sua grandezza. Intervenne più volte in Europa, nell'ambito della Santa Alleanza, fondata dal fratello, e dei successivi accordi di Troppau, per reprimere moti settari come nel 18301831 in Polonia o nel 18481849 in Ungheria, quando inviò 200.000 soldati contro la repubblica ungherese del settario Lajos Kossuth, mantenendo una fedele amicizia con il suo vicino più importante, l’Impero d'Austria.

 Appoggiò invece le  rivendicazioni  slave di libertà nei Balcani, in quanto giustificate dalla politica russa di opposizione all'Impero Ottomano, secolare nemico dell’Impero e dell’Europa, come nel 18281829 quando aiutò la Grecia nella sua lotta per l’indipendenza, seppur tiepidamente, dato che sapeva bene che l’ispirazione della rivolta, pur legittima in linea di principio, era comunque ispirata per buona parte dalle logge massoniche europee e infatti vi parteciparono massoni notori come lord Byron o Santorre di Santarosa.
Tutti gli interventi russi nella regione ebbero sempre come obiettivo finale il controllo degli
Stretti ed il conseguente accesso russo al Mar Mediterraneo, vitale per un miglioramento dell’economia del Paese .


Nicola I di Russia nelle vesti di generale d'esercito,
 in un ritratto di Franz Krüger.
Proprio perseguendo questo obiettivo Nicola I giunse a scontrarsi contro gli interessi particolaristici anglo-francesi di mantenimento dello "status quo" nei confronti dell'Impero Ottomano, scontro che sarebbe sfociato nell’infausta guerra di Crimea, conclusasi in modo purtroppo negativo per la Russia pochi mesi dopo la morte dello zar. La Guerra di Crimea, operazione massonica internazionale volta a potenziare gli Stati preda del settarismo, ovvero Gran Bretagna, Francia e Piemonte, contro l’ultimo baluardo dell'assolutismo , la Russia di Nicola I, ormai troppo scomoda per i piani della setta, ebbe un ulteriore effetto deleterio: quello di dividere le due maggiori potenze legittimiste, Russia e Austria. Infatti il pur giustificatissimo rifiuto di Francesco Giuseppe di partecipare alla guerra venne visto come un tradimento da Nicola I, dopo che questi aveva fedelmente sostenuto l’alleato austriaco nel reprimere la rivolta settaria ungherese; la divisione fra queste due grandi potenze, funzionale al piano settario e da esso consapevolmente ricercata, sarà uno dei motivi principali dello scoppio della Prima Guerra Mondiale e del conseguente crollo dei due ultimi Imperi.

Nicola I morì il 2 marzo 1855, nel bel mezzo della Guerra di Crimea. Dopo aver preso un semplice raffreddore sul campo si rifiutò di ritirarsi dalla battaglia per essere curato e riprendersi e morì di polmonite.


 
Continua...



Fonte:

Wikipedia

Le Grandi Famiglie d'Europa : I Romanov . Mondadori.

  • Phillips, Alexander I (tsar) on Encyclopaedia Britannica, Cambridge University Press, 1911.
  • Tim Chapman, Imperial Russia, 1801-1905, Routlege, 2001. ISBN 978-0-415-23110-7
  • Nolan, J Chatal, The Greenwood Encyclopedia of International Relations: S-Z. The Greenwood Encyclopedia of International Relations, Greenwood Publishing Group, 2002. ISBN 978-0-313-32383-6
  • Jean Henry e Johann Heinrich Schnitzler, "Chapter I. Character of Alexander I". Secret History of the Court and Government of Russia Under the Emperors Alexander and Nicholas, R. Bentley, 1847.
  • Stella Ghervas, Réinventer la tradition. Alexandre Stourdza et l'Europe de la Sainte-Alliance, Parigi, Honoré Champion, 2008. ISBN 978-2-7453-1669-1.
  • Alan Palmer, Alexander I: Tsar of War and Peace, New York, Harper and Row, 1974.
  • Georges Lefebvre, Napoleone, Bari, Editori Laterza, 2009. ISBN 978-88-420-5902-8
  • Henri Troyat, Alessandro I, Milano, Biblioteca Storica Il Giornale, 2001. (ISBN non esistente)
  • Jean Tulard, Napoleone, Milano, Rusconi libri, 1994. ISBN 88-18-70091-X


  • Scritto da:

    Il Presidente e fondatore dell'A.L.T.A.  Amedeo Bellizzi.