mercoledì 28 agosto 2013

La Massoneria nella Guerra di Secessione Americana.



 

La massoneria, come ben sappiamo ,  ha sempre ricoperto un ruolo preminente nello scoppio delle rivoluzioni , delle sovversioni sociali , e delle guerre che hanno cambiato (in peggio) il mondo. Questa presenza settaria la si trova in tutti gli eventi più incisivi della storia così detta "moderna" : dalla Rivoluzione Francese del 1789 a quella del luglio 1830 ; dal "Risorgimento italiano" alla I Guerra Mondiale ecc... ecc.... fino ad oggi.
Tra questi incisivi eventi storici che videro la massoneria come "burattinaio" non manca la Guerra Civile Americana : e come potrebbe essere altrimenti ? Come potrebbe  mancare all'appello la nazione massonica per eccellenza? Là , dove la setta trovò terra fertile...
Personalmente , in questo preciso evento storico , ho sempre difeso e ammirato il Sud , gli Stati Confederati d'America,  con i giovani che si arruolavano a migliaia per difendere la loro casa , la loro terra; giovani che lottarono fino all'ultimo al fianco dei valorosi  soldati delle Due Sicilie deportati a New Orleans e inquadrati nell'esercito confederato. Però, da amante della verità , ho voluto approfondire e divulgare alcuni aspetti poco conosciuti i quali evidenziano non solo il ruolo della massoneria nordista ma anche quello della massoneria del Sud nella secessione e nella guerra che ne seguì.
La Guerra di Secessione Americana , dietro le quinte , lontano dai campi di battaglia macchiati dal sangue di valorosi soldati, non fu nulla più che uno scontro tra due tipi di massoneria : una del Sud , di stampo conservatore , e l'altra del Nord , di stampo liberal-progressista.
In questa "cornice" di intrighi spicca al Sud un oscuro personaggio che coloro i quali sono addentro le questioni  massoniche conosco molto bene: Albert Pike.


File:Albert Pike - Brady-Handy.jpg
Albert Pike
Nato nel 1809 a Boston, Albert Pike divenne uno degli avvocati più famosi del Sud. Egli parlava e scriveva 16 lingue. Entrato in massoneria nel 1850, nel 1859 divenne Gran Maestro del Rito Scozzese Antico ed Accettato, e cioè il Capo supremo della Massoneria americana» .                 
Albert Pike è uno degli individui fisicamente e moralmente più repellenti della storia americana. Orribilmente obeso (pesava più di 140 chili), Pike era conosciuto nel suo Stato dell’Arkansas come un professionista di satanismo. Le sue note tendenze sessuali includevano il sedersi a gambe divaricate su un trono fallico, eretto nel bosco, con intorno una masnada di prostitute, con le quali consumava cibo e liquori, fino a completo stordimento. (...).

Negli anni 50 dell'800, Pike entrò in politica diventando una delle voci più sguaiate e intolleranti della retorica razzista. (...). Nel 1858, infatti, Pike, insieme ad undici collaboratori, pubblicò una circolare che chiedeva l’espulsione di tutti i negri e i mulatti dall’Arkansas, citando “l’indolenza e bestialità della loro razza degradata”, “la loro immoralità, pigrizia e sudiciume” e chiamando l’africano un essere “insignificante e depravato simile ad un animale”.
Dal 1858 al 1860, Albert Pike creò un Supremo Consiglio del Rito Scozzese estendendolo, per la prima volta, su tutto il Sud degli Stati Uniti» .
Alcuni anni prima, nel 1854, uno stretto collaboratore di Albert Pike, un certo Judah Benjamin, creò i “Cavalieri del Circolo d’Oro” (“Knights of the Golden Circle”). Le prime operazioni di questi “Cavalieri” consistettero nell’addestramento paramilitare di terroristi in tutta l’America Centrale, con lo scopo di provocare una guerra tra gli Stati Uniti e la Spagna , che governava quella zona. La fase successiva fu l’organizzazione di un colpo di Stato negli Stati Uniti che doveva coincidere con l’elezione del presidente  rosacrociano Abramo Lincoln, nel 1860.
Eletto Lincoln, Albert Pike, dalla sua posizione di Capo della Massoneria americana, diresse l’insurrezione della massoneria del Sud che , scontrandosi con i progetti di quella del Nord , condusse  alla Guerra di Secessione americana (1860-1865).                  
La Carolina del Sud, sede del Consiglio Supremo della Massoneria di Pike, dichiarò la secessione il 20 dicembre 1860, subito dopo l’elezione di Lincoln voluta dalla massoneria del Nord.
Lo stesso giorno, i leader della “Giovane America” di Mazzini, del Mississippi, chiesero le elezioni e ottennero la secessione.
In Florida, il senatore David Yulee, esponente di spicco della “Giovane America” fece votare la secessione, il 22 dicembre.
In Alabama furono gli esponenti di spicco dei “Cavalieri del Circolo d’Oro” a dirigere la secessione del 24 dicembre.
In Georgia, la secessione del 2 gennaio 1861 fu pilotata da Robert Toombs, l’amico più caro di Albert Pike, divenuto poi membro del Consiglio Supremo.
In Louisiana, fu John Slidell, intimo di Judah Benjamin, creatore dei “Cavalieri del Circolo d’Oro” e Pierre Soulé della “Giovane America” a dirigere il voto di secessione del 7 gennaio 1861.
Nel Texas, il governatore Sam Houston , apertamente unionista , rifiutò il voto di secessione dichiarandolo "illegale". Allora, migliaia di “Cavalieri del Circolo d’Oro”, armati, deposero Houston e, in febbraio, fecero votare la secessione.
Gli oppositori governativi alla secessione riportarono vistose vittorie in Virginia, Carolina del Nord, Tennessee, Arkansas, Missouri, Kentucky, Maryland e Delaware.
La sconfitta dell’Arkansas creò un imbarazzo personale ad Albert Pike che, all’udire la notizia della sconfitta, si precipitò nello Stato per arringare i delegati: «Le cose sono giunte a tal punto che voi avete solo una possibilità: o voi uscite dall’Unione volontariamente, o sarete cacciati fuori. La Carolina del Sud vi trascinerà fuori...».
Pur avendo votato di rimanere nell’Unione, vista la pesante presenza di filo-unionisti,   la Carolina del Nord, la Virginia , il Tennessee e l’Arkansas furono trascinati nella Guerra di secessione dagli uomini di Albert Pike .
Durante la Guerra di Secessione, Pike fu brigadiere generale delle truppe sudiste e comandava un esercito costituito da indiani di ben otto tribù. Al suo comando, queste truppe commisero massacri d’una crudeltà e ferocia tale che addirittura l’Inghilterra, in lizza con la Francia di Napoleone III a divenire alleata della Confederazione, minacciò  di intervenire “per ragioni umanitarie”. Il Presidente confederato Jefferson Davis, allora,  prese provvedimenti contro Albert Pike intimandogli di disperdere l’esercito indiano. Dopo la guerra, per i suoi crimini efferati, Pike fu giudicato colpevole di tradimento da una Corte Marziale e imprigionato. Il presidente americano Andrew Johnson, massone subordinato di Albert Pike, però, il 22 aprile 1866, lo graziò, mentre la stampa americana mantenne, per ben nove mesi, un silenzio totale su questa notizia».
Nel dicembre 1865, il generale Albert Pike, insieme al generale John J. Morgan e ad un ristretto gruppo di ufficiali sudisti, trasformava, nella cittadina di Pulaski del Tennessee, i “Cavalieri del Circolo d’Oro” nei “Cavalieri del Ku Klux Klan” (KKK), (in greco kuklox significa “cerchio” o “circolo”), i razzisti del Sud degli Stati Uniti, che conosciamo ancora oggi con i loro cappucci bianchi e le croci di fuoco.
Si noti bene che Albert Pike è l'unico  brigadier generale confederato al quale venne eretto un monumento nella capitale federale Washington, D.C. : monumento voluto dalla massoneria che governa gli U.S.A. .

Statua nella Judiciary Square, di Washington, D.C.
 
 
Come potete aver ben compreso , la presenza massonica fu radicata e ben presente nel contesto della Guerra Civile Americana ( sia al Nord che al Sud). Questo però non sminuisce, e non deve sminuire, l'eroismo di quei giovani del Sud che sacrificatisi per difendere la loro terra rimarranno per sempre degli eroi: essi erano alieni agli intrighi della setta e alle nefandezze di alcuni dei loro superiori ; tutt'al più essi ebbero la sola colpa di essere vittime della medesima macchinazione massonica.
 
 

 Fonte:
 
14 Cfr. Juri Lina, “Architects of deception”, Referent Publishing, Stoccolma 2004, p. 196.
15 Cfr. Anton Chaitkin, “Treason in America ”, New Benjamin Franklin House, New York 1985, pp. 234-235.
16 Idem, pp. 237-246.
17 Cfr. Juri Lina, “Architects of deception”, Referent Publishing, Stoccolma 2004, p. 196.
18 Cfr. W. Guy Carr, “Pawns In The Game”, Cpa Pubblisher, p. XV.        
 
 
 Scritto da:

Presidente e fondatore dell'A.L.T.A. Amedeo Bellizzi.