Fonte: http://www.recuperanti.it/
(m.d.) - Non c’è libro che tenga, film fedeli o meno alla realtà, quanto la memoria di un uomo. Di ciò che ha vissuto, delle persone che ha incontrato, della storia che ha segnato la sua pelle. Il dramma del primo conflitto mondiale ormai è per noi solo un avvenimento che abiamo studiato a scuola e che ci sembra tanto lontano. Eppure abbiamo incontrato chi tutto questo l’ha visto con i propri occhi, qualcuno che è nato in un’epoca a noi difficilmente immaginabile, in un paese che negli anni ha cambiato amministrazione tante volte. Non si parla di sindaci ma di imperi, regni e repubbliche diverse. Uno di questi era Teofilo Gillarduzzi, l’ultimo Kaiserjäger tirolese rimasto dopo la scomparsa nel 2002 del trentino Adolfo Giovannini, e tra i 4 dell’intero esercito austroungarico assieme ai polacchi Karol Marek, Jerzy Pajaczkowski e Franciszek Karwowski, morti tutti lo stesso anni di Teofilo, il 2005, rispettivamente il 7 febbraio (all’età di 105 anni), 12 aprile (109 anni) e 10 dicembre (111 anni).
Riportiamo l’articolo scritto su Il Gazzettino il giorno della sua scomparsa, ricordandoci che, come recita un antico proverbio africano, ogni anziano che muore, è una biblioteca che brucia.
Riportiamo l’articolo scritto su Il Gazzettino il giorno della sua scomparsa, ricordandoci che, come recita un antico proverbio africano, ogni anziano che muore, è una biblioteca che brucia.
Cortina perde Teofilo
l’uomo dei tre secoli
Combatté la Grande guerra con l’Austria
da Il Gazzettino del 12 novembre 2005
Cortina d’Ampezzo - Cortina è orfana di Teofilo Gillarduzzi, l’uomo dei tre secoli, nato nell’Ottocento, vissuto nel Novecento, approdato al Duemila. Il 6 settembre 1999. quando compì cent’anni, disse divertito che voleva vedere il nuovo millennio, ma quello vero, nel 2001, non quello più vicino, il primo gennaio 2000. Il Signore l’ha accontentato e gli ha permesso di vivere, un mese fa, l’ultima grande emozione. II 3 ottobre scorso ha accolto a Cortina l’arciduca Otto d’Asburgo, il figlio primogenito di Carlo I, l’ultimo imperatore d’Austria Ungheria; assieme sono saliti su una carrozza, trainata da cavalli lungo le vie del paese, per seguire la celebrazione della messa, un anno dopo la proclamazione del Beato Carlo da parte di Giovanni Paolo II.
«Teofilo è il simbolo di una Cortina che non c’è più - commenta il giovane sindaco Giacomo Giacobbi - e noi ci sentiamo orfani perché ormai eravamo abituati ad avere la sua presenza, in tanti momenti festosi della nostra comunità. Con il suo dinamismo, con la sua energia, con la sua irrefrenabile attività era il simbolo della vita e dell’ottimismo».
Per l’ultimo compleanno Teofilo Gillarduzzi ricevette gli auguri del Presidente della Repubblica, ma erano scritti in tedesco, firmati da Heinz Fischer, Bundespräsident dell’Austria.
«Quanto potrà ancora raccontare, alle giovani generazioni, lei che ha vissuto in modo così drammatico la triste fine dell’impero austroungarico», gli scrisse.
Nato il 6 settembre 1899 da una famiglia contadina di Lacedel d’Ampezzo, Teofilo perse presto il padre e iniziò a lavorare da bambino. Quando le sorti della Prima guerra mondiale si stavano già mettendo male per gli imperi centrali, fu arruolato nel Landsturm Canonier des Gebirgs Artilerie Regiment, l’artiglieria da montagna. Combatté gli ultimi mesi del conflitto, partecipò alla battaglia sul Piave, di fronte a tanti altri Ragazzi del ‘99, che portavano un’altra divisa.
«Teofilo è il simbolo di una Cortina che non c’è più - commenta il giovane sindaco Giacomo Giacobbi - e noi ci sentiamo orfani perché ormai eravamo abituati ad avere la sua presenza, in tanti momenti festosi della nostra comunità. Con il suo dinamismo, con la sua energia, con la sua irrefrenabile attività era il simbolo della vita e dell’ottimismo».
Per l’ultimo compleanno Teofilo Gillarduzzi ricevette gli auguri del Presidente della Repubblica, ma erano scritti in tedesco, firmati da Heinz Fischer, Bundespräsident dell’Austria.
«Quanto potrà ancora raccontare, alle giovani generazioni, lei che ha vissuto in modo così drammatico la triste fine dell’impero austroungarico», gli scrisse.
Nato il 6 settembre 1899 da una famiglia contadina di Lacedel d’Ampezzo, Teofilo perse presto il padre e iniziò a lavorare da bambino. Quando le sorti della Prima guerra mondiale si stavano già mettendo male per gli imperi centrali, fu arruolato nel Landsturm Canonier des Gebirgs Artilerie Regiment, l’artiglieria da montagna. Combatté gli ultimi mesi del conflitto, partecipò alla battaglia sul Piave, di fronte a tanti altri Ragazzi del ‘99, che portavano un’altra divisa.
«Gli Italiani cantavano che lo straniero non avrebbe passato il fiume, ma io sì che lo passai. Poi finirono le munizioni e terminò la guerra, cosi tornai a casa a piedi».
Si sposò, mise su famiglia, intraprese l’attività di albergatore, con le sorelle, all’Argentina di Pocol, contribuì alla crescita turistica di Cortina. Mantenne per tutta la vita la grande passione per la caccia, vissuta come momento di immersione nella natura, di contatto con le montagne, con la vita dei boschi. Ogni anno, per la sua festa di compleanno, i cacciatori d’Ampezzo, abito verde di loden, cappello con il pennacchio di pelo di camoscio, gli hanno donato un tabellone decorato per il bersaglio, all’usanza tirolese, salutandolo a modo loro. Lo faranno anche oggi, alle 15, in processione al funerale, con la SchützenKompanie d’Ampezzo che gli renderà onore con la bandiera. Per l’ultima volta, tutti assieme, alzeranno il saluto all’uomo del bosco: «Weidman Heil, Teofìlo».
Marco Dibona