di CdP Ricciotti. - http://radiospada.org/
Nel precedente mini dossier sul “fine teologo” J. Ratzinger avevamo dimostrato come, secondo lui, «Cattolici e Musulmani adorano lo stesso Dio. La Chiesa stima i credenti musulmani» e molto altro (clicca qui). L’elenco completo dei nostri articoli riguardanti l’inventore del “papato emerito” lo trovate qui. Proseguiamo con il viaggio nel magico mondo di J. Ratzinger e dell’Islam.
Sala Clementina, Venerdì, 22 dicmebre 2006, J. Ratzinger dice (qui laversione inglese, qui quella italiana):
«La mia visita in Turchia mi ha concesso la possibilità di mostrare anche pubblicamente i miei rispetti per la Religione Islamica, un rispetto, per di più, che il Concilio Vaticano Secondo (cf. Dichiarazione Nostra Aetate, n. 3) ci ha mostrato come un’attitudine che è interamente giusta».
Nella versione italiana, come al solito, le parole vengono tradotte diversamente; il rispetto per la Religione Islamica da «interamente giusto», diventa «atteggiamento doveroso».
In perfetta continuità conciliare, J. Ratzinger si dichiara pubblicamente prono alla falsa religione della setta di Maometto, rilancia il contenuto del tremendo documento Nostra Aetate, e parla di attitudine «interamente giusta». Non esiste alcuna rottura (o ermeneutica della discontinuità) fra lateologia vaticanosecondista e quella di J. Ratzinger, così come è stato puntualmente dimostrato in numerosi altri nostri scritti (li trovate qui).
Dunque, apprendiamo chiaramente e «pubblicamente» da J. Ratzinger, che tutti i Santi, i Pontefici, i Dottori e gli eruditi cattolici del passato, nonché tutti i comuni fedeli (come noi), condannando «pubblicamente» la setta dei maomettani e la loro dottrina, sarebbero stati «interamente ingiusti, disonesti, malvagi, mascalzoni» (il contrario di «giusti»). Nella versione italiana, gli stessi avrebbero avuto un «atteggiamento arbitrario, indebito, illegittimo, ingiusto, inadatto, inadeguato» (il contrario di «doveroso»).
Conference Room della “Diyanet”, Ankara, Martedì, 28 novembre 2006, J. Ratzinger dice (qui la versione inglese, qui quella italiana):
«[…] estend[o] i miei saluti a tutti i leader religiosi della Turchia, specialmente al Gran Muftis di Ankara ed Istanbul. Nella sua persona, signor Presidente, saluto tutti i Musulmani in Turchia con particolare stima ed affezionato riguardo».
In italiano si parla di «affettuosa considerazione» e di «sentimenti di stima» per i «musulmani della Turchia» e per i loro «leader religiosi». Sentimenti di stima per burocrati islamici e per leader della teocrazia coranica, ovvero satanica? Forse J. Ratzinger non sa cosa significa provare «sentimenti di stima», secondo i canoni della teologia morale della Chiesa. Un vero caso di colpevolezza da ignoranza vincibile (sic!).
Successivamente, in pubblico disprezzo alla Regalità Sociale di Cristo, J. Ratzinger si compiace con gli astanti perché in Turchia c’è stata «una ragguardevole fioritura islamica […] nelle istituzioni». J. Ratzinger dovrebbe ripassare la Quas primas, Lettera Enciclica sulla regalità di Cristo, d. 11 m. dicembre a. 1925, Pio PP. XI (clicca qui).
Aula Paolo VI (auto-esaltazione conciliare del modernista democristianoMontini), Mercoledì, 6 dicembre 2006, Udienza Generale, J. Ratzinger sostiene (qui la versione inglese, qui quella italiana):
«Ho pertanto avuto l’occasione propizia per rinnovare i miei sentimenti di stima nei confronti dei musulmani e della civiltà islamica. Ho potuto, nel contempo, insistere sull’importanza che cristiani e musulmani si impegnino insieme per l’uomo, per la vita, per la pace e la giustizia, ribadendo che la distinzione tra la sfera civile e quella religiosa costituisce un valore e che lo Stato deve assicurare al cittadino e alle comunità religiose l’effettiva libertà di culto. Nell’ambito del dialogo interreligioso, la divina Provvidenza mi ha concesso di compiere, quasi alla fine del mio viaggio, un gesto inizialmente non previsto, e che si è rivelato assai significativo: la visita alla celebre Moschea Blu di Istanbul. Sostando qualche minuto in raccoglimento in quel luogo di preghiera, mi sono rivolto all’unico Signore del cielo e della terra, Padre misericordioso dell’intera umanità. Possano tutti i credenti riconoscersi sue creature e dare testimonianza di vera fraternità!».
Il “fine teologo” del modernismo, che ammette e nega più volte un concetto anche all’interno dello stesso scritto (clicca qui), «rinnova i sentimenti di stima nei confronti dei musulmani e della civiltà islamica»; si lancia in un manifesto antropocentrismo senza eguali: «cristiani e musulmani si impegnino insieme per l’uomo, per la vita, per la pace e la giustizia» (per la vera pace, quella cristocentrica (Concezione religiosa per la quale ogni atto della vita umana individuale e collettiva deve essere incentrato in Cristo come fonte di insegnamento e di grazia), studiare questo documento]. Adesso condanna ciò che altrove aveva lodato: «ribadendo che la distinzione tra la sfera civile e quella religiosa costituisce un valore»; precedentemente si era pavoneggiato davanti i burocrati e teocrati musulmani incensando: «la ragguardevole fioritura islamica […] nelle istituzioni». Non si comprende se sia favorevole o meno alle teocrazie islamiche ed alle leggi coraniche che regolano quelle nazioni che lui tanto loda.
In piena continuità con l’eretico documento Dignitatis Humanae (clicca qui), J. Ratzinger afferma: «lo Stato deve assicurare al cittadino e alle comunità religiose l’effettiva libertà di culto» (in questo caso: garantita libertà, anche in foro esterno e nelle legislazioni, ad un falso culto). In questo mio vecchio documento ho elencato alcune delle principali condanne della Chiesa a codeste circoscritte affermazioni: «Sulla Dignitatis Humanae e sulla libertà religiosa».
Ratzinger ammette di aver pregato nella moschea, «in quel luogo di preghiera» (che secondo la Chiesa è invece un tempio della setta maomettana votato al maligno), «l’unico Signore del cielo e della terra», per testimonianza massonico – mondialista di «vera fraternità!».
Alla prossima puntata …