Il concetto di Stato è complesso, però il termine non è usato sempre in uno stesso senso: alcuni intendono piuttosto l’autorità, il potere, il governo; altri piuttosto l’organismo sociale, la nazione.
Si può dire che lo Stato consta dell’autorità come elemento formale e della moltitudine come elemento materiale.
Di qui una definizione approssimativa dello Stato come unione stabile di famiglie e di individui in un determinato territorio, sotto la stessa autorità, allo scopo di procurare il bene comune.
Il concetto di Nazione importa unità di razza e di storia, che può mancare in uno Stato politicamente costituito.
Varie e contrastanti sono le opinioni intorno all’origine dello Stato come società civile e intorno alla natura dello Stato come autorità suprema.
- Contrattualismo (Hobbes, Rousseau): la società civile ha origine da un contratto o convenzione degli uomini primitivi, i quali, spinti dal desiderio di eliminare lotte individuali e disordini, avrebbero rinunziato alla pienezza della libertà privata sottoponendosi a una volontà generale impersonata nello Stato sovrano. Questa concezione è fantastica, senza fondamento storico.
- Assolutismo: lo Stato è tutto e l’individuo è per lo Stato. Tale concetto domina già nel Paganesimo e vi aderiscono, in diversa misura, Platone eAristotile. Ma l’Assolutismo si è affermato nell’età moderna, con le teorie idealistiche di Hegel e dei suoi seguaci, che presentano lo Stato come divino, come religione, come volontà assoluta, che assorbe la vita e la libertà della persona umana: è la Statolatria a sfondo panteistico, che è usata a sostegno dei regimi totalitari, dispotici, di recente esperienza (clicca qui per approfondimenti). Siffatte teorie, che ritornano alle deprecate concezioni pagane, restano confutate se non altro dalle pessime conseguenze.
- Liberalismo: in armonia coi principi della rivoluzione francese, esso afferma la sovranità del popolo e la perfetta uguaglianza dei cittadini nell’esercizio dei propri diritti. Lo Stato (autorità), delegato del popolo, ha il compito di mantenere l’ordine pubblico e di regolare con la legge l’accordo e l’equilibrio delle libertà. È la teoria dello Stato gendarme, cui ha contribuito anche Kant, che separando morale e diritto, lascia la prima all’autonomia della ragione individuale, e l’altro alla tutela dello Stato piùnegativa però che positiva. Agnostico politicamente ed economicamente lo Stato liberale è agnostico anche di fronte al problema religioso e alla Chiesa.
- Positivismo: appoggiandosi alle teorie evoluzionistiche, spiega l’origine e la natura dello Stato alla stregua del naturale sviluppo di un organismo, senza influsso di principi immutabili o di volontà libera, ma secondo una legge deterministica.
Queste e altre teorie, pur avendo qualche lato e qualche affermazione vera, peccano tutte di esagerazione: o troppo alla natura o troppo alla libera volontà, o troppo all’autorità dello Stato o troppo all’individuo. Ma il peccato più grave è quello dell’Assolutismo, che fa dello Stato un Moloch, a cui deve immolarsi la personalità umana, che è sacra. È strano che anche le correnti democratiche, come il Socialismo, s’ispirino a questa concezione, attribuendo allo Stato diretta e immediata ingerenza negli interessi e nella vita privata degli individui.
Quanto al problema della religione, tutte queste teorie sono o deficienti o erronee, perché suggeriscono o il disinteresse dello Stato (Liberalismo) o l’assorbimento della religione nella vita stessa dello Stato dichiarato divino, etico, religioso (Assolutismo idealistico) o l’aperta persecuzione oeliminazione d’ogni religione positiva specialmente della Chiesa Cattolica (Comunismo e Socialismo atei).
Contro sifatte dottrine, che hanno dato frutti amari nel campo politico sociale, sta la dottrina cristiana con le sue classiche tradizioni, coi suoi principi umani e divini, attinti alla ragione e alla Rivelazione. All’età nostra questa dottrina è stata riassunta, illustrata e proclamata da Leone XIII, specialmente nelle Encicliche Immortale Dei, Libertas e Rerum novarum, da Pio XI nellaQuadragesimo anno e da Pio XII in discorsi di grave contenuto dottrinale (clicca qui per approfondimenti).
Da questi e da altri documenti del Magistero Ecclesiastico si ricavano queste linee fondamentali della dottrina cristiana intorno alla società civile, allo Stato e ai suoi rapporti con la Chiesa:
- La società ha origine naturale come la famiglia, perché l’uomo, naturalmente socievole (Aristotile) non può bastare a se stesso, ma ha bisogno dell’aiuto organizzato dei suoi simili per poter sviluppare le sue attitudini e conseguire il suo fine. Essendo naturale la società ha per autore Dio stesso.
- Il fine della società e dello Stato è il bene comune di ordine temporale,distinto e superiore al bene privato. A tal fine appartiene la tutela giuridica, che difenda i diritti e assicuri la giustizia nei rapporti dei sudditi, e l’assistenza o aiuto alle iniziative private economiche, industriali, culturali ecc. Nel perseguire il bene comune lo Stato non deve impedire, anzi deve facilitare ai cittadini il conseguimento del fine soprannaturale (proprio della società religiosa), a cui ogni uomo è destinato.
- L’autorità dello Stato viene da Dio; il popolo con la sua volontà, esplicita o implicita, ha solo il compito di designare la persona o il soggetto dell’autorità.
- Attesa la subordinazione oggettiva del fine temporale dell’uomo al fine soprannaturale, è evidente che la Chiesa, come la società religiosa, istituita da Dio appunto per il fine soprannaturale, non solo non può dipendere dallo Stato, ma anzi esige che lo Stato sia ad essa subordinatoindirettamente, evitando d’ingerirsi nelle cose spirituali spettanti alla Chiesa o di legiferare e agire nelle cose temporali in modo da impedire comunque l’esercizio dell’autorità religiosa sui fedeli e la pratica della religione nei fedeli stessi.
- Lo Stato ha il dovere di riconoscere e di professare la religione, perché esso deriva e dipende da Dio come la famiglia e l’individuo. Conseguentemente lo Stato ha il dovere, a rigore di logica e di diritto, di difendere la Chiesa Cattolica e di proibire gli altri culti. In linea prudenziale può tollerarli.
- La Chiesa in uno Stato che di fatto non segue questi principi, ad evitare conflitti, stipula il Concordato, che consiste in un contratto bilaterale di diritti e di doveri, salvo sempre il principio della superiorità della Chiesa.
Tratto da Dizionario di Teologia Dommatica, 1952, Piolanti, Parente, Garofalo, Editrice Studium Roma.
Ulteriori approfondimenti (tratti da questo mio vecchio articol0 – vedi note contenute): CHE COS’È UNO STATO? CHE COS’È UN GOVERNO?
Secondo la dottrina cattolica ricordata da San Tommaso D’Aquino – qui “esaltato”- la Potestà umana viene da Dio, pertanto l’uomo che esclude gli ordini di una Potestà, oggi diremmo di un Governo in uno Stato, resiste all’ordine di Dio stesso; tuttavia un Governo che non opera secondo le leggi di Dio, non “appartiene” propriamente a Dio, quindi alla Potestà adulterata di quel tale Governo iniquo corrisponde un’Autorità presumibilmente usurpata e comunque di “iniquo agente”.
La legge umana intanto ha natura di legge, in quanto si uniforma alla retta ragione: e in tal senso deriva evidentemente dalla legge eterna. Ma quando si scosta dalla ragione, codesta legge è iniqua: e allora non ha natura di legge, ma piuttosto di violenza. – Tuttavia anche la legge iniqua, per quell’aspetto che salva le apparenze di legge, e cioè per il potere di colui che la emana, ha una derivazione dalla legge eterna: poiché, a detta di San Paolo, “ogni potestà viene da Dio”.
Attenzione, qui l’Aquinate non vuol presentare assolutamente un concetto meramente formalistico della legge, egli ha intenzione di denunciare le “iniquità legalizzate” che sconvolgono le Nazioni ed attirano i castighi di Dio, unitamente agli “uomini iniqui” che sono “agente nel legiferare”.
Dalla legge eterna non può provenire niente di iniquo, poiché «eterna è quella legge secondo la quale è giusto che tutte le cose siano ordinate in massimo grado», tuttavia certe leggi umane sono inique, secondo Isaia (10,1): «Guai a coloro che fanno leggi inique»; non ogni legge proviene dalla legge eterna.Essendo dunque la legge eterna criterio di governo esistente nel governante supremo, è necessario che tutti i criteri di governo che sono nei governanti inferiori derivino dalla legge eterna. Di conseguenza tutte le leggi, nella misura in cui partecipano della retta ragione, derivano dalla legge eterna. E per questo sant’Agostino dice, nel primo libro del De Libero Arbitrio che «nella legge temporale niente è giusto e legittimo, se non quanto gli uomini hanno derivato dalla legge eterna».
GOVERNO, SOCIETÀ, STATO, NAZIONE
SOCIETÀ – Unione di persone che si propongono un fine comune, obbligandosi a valersi dei medesimi mezzi necessari per conseguirlo. La natura specifica di ogni Società umana dipende dal FINE voluto dai suoi membri. Ora, tutte le Società possibili sono derivazioni particolari delle tre originarie fondate sulla natura: coniugale, familiare e civile, attraverso le quali l’individuo tende al pieno sviluppo delle sue energie nell’appagamento di tutte le esigenze relative al grado di evoluzione culturale raggiunto. Nelle attuali condizioni storiche, il Cristianesimo aggiunge alla Società civile quella eminentemente religiosa: la Chiesa fondata da Cristo come strumento di realizzazione di valori che integrano e trascendono tutti quelli d’ordine esclusivamente naturale, umano.
Sostanzialmente quando un gruppo di persone o più famiglie si uniscono in una Società naturale, si suole parlare di Nazione; le famiglie unite e coscienti della loro unità di origine, religiosa, linguistica (quasi sempre), tradizionale, culturale, di costumi, ecc … intendono, appunto costituitisi inNazione, difendere, conservare e sviluppare questo importante patrimonio di valori.
Tuttavia dobbiamo fare distinzione fra Nazione e Stato. PerStato intendiamo quella Società civile, confinata in un determinato territorio, che ha una definita Autorità la quale provvede a legiferare e garantire gli interessi temporali della Società civile medesima, ovvero che vuole uno specifico regime di Governo. Uno Stato, a prescindere dalle persone che compongono la Nazione, si prefigge un dato FINE e lo difende.
Ecco dunque, seguendo gli insegnamenti delineati dal sommo san Tommaso, arriviamo al FINE di uno Stato; il FINE è il bene in virtù del quale l’agente si adopera; quando il FINE dell’agente coincide oggettivamente con quello della natura, della retta ragione, allora si può dire che è buono e quindi l’azione che produce è moralmente corretta, è degna del buon Governante o buon padre di famiglia. Ne viene, come visto, che non potrà mai esserci una legittimazione di un’azione di Governo in sé assolutamente disonesta, questo perché – come ricorda Romani 3,8 – è contraria al BENE-FINE.
Logica conclusione: Lo Stato ha il dovere di riconoscere e di professare la religione, perché esso deriva e dipende da Dio come la famiglia e l’individuo. Conseguentemente lo Stato ha il dovere, a rigore di logica e di diritto, di difendere la Chiesa Cattolica e di proibire gli altri culti. In linea prudenziale può tollerarli. Lo Stato deve necessariamente dotarsi di leggi moralmente cristiane, deve aderire alla fede, onde evitare conseguenze disastrose che, mediante l’adozione di leggi inique, si manifestano tangibilmente e conducono alla sfiducia, all’oppressione, alle ingiustizie, etc.
Ricerca e digitalizzazione a cura di CdP Ricciotti - Fonte: http://radiospada.org/