- di Davide Consonni - http://radiospada.org/
Nota di Radio Spada:
Ad un passo dalla Santa Pasqua di Resurrezione e a perpetua memoria dei Pontefici che alzarono la sacra voce contro la setta massonica, Radio Spada si lancia nella pubblicazione della versione integrale de “Della Massoneria: quel che è, quel che fa, quel che vuole”, opuscolo antimassonico oggi divenuto rarissimo e praticamente introvabile; il quale venne pubblicato e propagandato in forma anonima dalla Civiltà Cattolica in sei edizioni a partire dal 1885. Chiaramente quest’opuscolo nacque sulla scia dei moti di spirito antimassonico sprigionati dalla pubblicazione dell’Enciclica Humanum Genus nel 1884, le edizioni dell’opuscolo successive alla prima non mancarono di rammentare anche la pubblicazione dell’Enciclica antisettaria Inimica Vis del 1892. L’edizione che verrà ripubblicata da Radio Spada in tre puntate è la quinta, pubblicata nel 1896 in contemporanea al Primo Congresso Antimassonico di Trento, consta di 90 pagine suddivise in tre Dialoghi Popolari e di diverse Appendici ricche di documenti. Il merito indiscutibile di questo opuscolo si poggia sul fatto che vuol essenzialmente esser fruibile da tutti, i tre dialoghi contenuti espongono lucidamente, con maniera semplice e diretta, la sostanza dell’iniqua setta massonica.
Ad un passo dalla Santa Pasqua di Resurrezione e a perpetua memoria dei Pontefici che alzarono la sacra voce contro la setta massonica, Radio Spada si lancia nella pubblicazione della versione integrale de “Della Massoneria: quel che è, quel che fa, quel che vuole”, opuscolo antimassonico oggi divenuto rarissimo e praticamente introvabile; il quale venne pubblicato e propagandato in forma anonima dalla Civiltà Cattolica in sei edizioni a partire dal 1885. Chiaramente quest’opuscolo nacque sulla scia dei moti di spirito antimassonico sprigionati dalla pubblicazione dell’Enciclica Humanum Genus nel 1884, le edizioni dell’opuscolo successive alla prima non mancarono di rammentare anche la pubblicazione dell’Enciclica antisettaria Inimica Vis del 1892. L’edizione che verrà ripubblicata da Radio Spada in tre puntate è la quinta, pubblicata nel 1896 in contemporanea al Primo Congresso Antimassonico di Trento, consta di 90 pagine suddivise in tre Dialoghi Popolari e di diverse Appendici ricche di documenti. Il merito indiscutibile di questo opuscolo si poggia sul fatto che vuol essenzialmente esser fruibile da tutti, i tre dialoghi contenuti espongono lucidamente, con maniera semplice e diretta, la sostanza dell’iniqua setta massonica.
INTRODUZIONE
Dopo la Enciclica Humanum Genus, che il 20 Aprile 1884 il Papa Leone XIII ha pubblicato contro la massoneria, è nato in molti il desiderio di conoscere o far conoscere, con forme brevi e popolarmente chiare, quello che sia questa setta, la quale arretica il mondo, quello che faccia e quello che voglia. Può servire a quest’uopo il presente opuscolo, composto di quattro dialoghi, che appunto contengono le notizie, i fatti, i documenti e la spiegazione delle dottrine massoniche, più utili a sapersi, da chi ama vedere con buon fondamento la grande e provvida sapienza del Capo della Chiesa, nello smascherare di nuovo e proscrivere una congrega si perniciosa. In un particolare Appendice poi si aggiungono altre cose che, a conferma delle già dette, il medesimo Sommo Pontefice ha esposte, nella sua nuova enciclica del 15 ottobre 1896, indirizzata specialmente agli italiani; ed alcuni altri recentissimi documenti, che mettono in piena luce l’empietà e la nequizia della setta stessa. Chiunque ha zelo pel bene inseparabile della religione e dell’Italia procuri spargerlo, quanto più può, fra ogni ordine di persone; e sia persuaso che ne avrà merito non piccolo agli occhi di Dio.
DIALOGO INatura, fine, origine e svolgimento storico della Massoneria
Poco dopo che il Santo Padre Leone XIII ebbe pubblicata la sua Enciclica Humanum Genus, a nuova e più ragionata riprovazione e condanna della massoneria, accadde che, in un compartimento del treno, il quale va ogni mattina da Roma a Napoli, si trovarono insieme due viaggiatori, ambedue al primo aspetta di buona condizione. L’uno, tutto vestito di nero, teneva in mano un bel volume, con la copertina ornata di fregi ad uso del medio evo; l’altro, vestito di grigio, aveva accanto a sé un fascio di giornali, da leggere per passatempo. Mossosi il treno, quello vestito di nero, non si curando di appiccare il ragionamento coll’ignoto compagno, si mise a sfogliare le belle pagine del suo libro. Ma quello vestito di grigio, avvistosi forse che l’altro avea c’era d’uomo con cui di potean barattare quattro parole, appena data una scorsa a due o tre dei suoi giornali, cominciò, verso la stazione di Albano, a tastarlo, prima colla scusa della pioggia che veniva giù a catinelle, e poi con quella delle elezioni politiche del Belgio, riuscite così trionfanti pe’ cattolici, e in ultimo con quelle di certe irose minacce che si leggevano in alcuni fogli d’Italia, contro i così detti clericali. Il vestito di grigio non tardò ad accorgersi, che avea da fare con uno tutto di un pezzo e tutto di un colore spiccato; come il vestito di nero subito erasi addato, che l’altro garbatissimo signore era di animo simile all’abito, cioè veramente grigio; mezza tinta che a ragione è sempre di moda. Dopo alcune botte e risposte, il grigio uscì finalmente a dire: – Io amo essere franco: appartengo per opinione politica, ad un piccolissimo gruppo d’uomini; a quello voglio dire dei sinceramente cattolici e dei moderatamente librali. Come cattolico, io non posso l’ultimo atto del Papa Leone XIII, in apparenza contro la Massoneria, ma in realtà contro il Liberalismo. Per altro, come liberale, mi sia lieto soggiungerle, che lo credo atto inopportuno e non degno della mente sì accorta e savia di Papa Leone XIII. Oh che bisogna c’era di stuzzicare il vespaio con questa Enciclica, che ha fatto poco rumore nel campo della Rivoluzione, ma ha suscitate collere tremende, sebbene occulte, in chi ne regge le fila e ne governa i moti?
Il nero - mi rallegro molto, signore, di questa sua professione di fede politico-religiosa, ma mi meraviglio ch’ella non vegga quanto facci a cozzo con sé stessa; giacchè per voler essere moderatamente liberale, ella è costretta a ceder del suo cattolicismo il meglio;vale a dire la piena sommessione della sua mente, non solo alla verità, ma all’opportunità ancora di un atto magistrale del Capo della Chiesa, che solo ha grazia di stato, per veder chiaro ciò che le conviene o non le conviene.
Il grigio - ciòè, mi sarò spiegato male. Io non sono punto frammassone, mi preme che ella lo sappia subito. Ho contrastato quindici anni con persone a me molto care, per tenermi libero e non dare il nome a nessuna società massonica. Non discorro adunque per ispirito partigiano: ma, premesso ciò, credo di non mancare al mio ossequio di cattolico verso il Papa, deplorando, non dal lato religioso ma dal alto politico ed umano, gli effetti della sua ultima Enciclica.
Il nero - E perché questo?
Il grigio - Perché, a dirgliela come la sento, il Papa ha battuto in breccia, con cannoni da ottanta, un castello di cartapesta. Ecco tutto.
Il nero - Oh mi perdoni, ma questa è grossa! La massoneria un castello di cartapesta? Non ha detto ella testè, che tutti i capi della Rivoluzione si son risentiti fieramente dell’atto papale e ne covano secreto, ma profondo dispetto?
Il grigio - Si è vero. L’ho detto: non perchè la massoneria sia quella rocca fortissima della Rivoluzione, che si spaccia e l’atto Papale fa credere: ma perché sotto il velame della massoneria, il Papa Leone ha trafitto al vivo e nel cuore la civiltà moderna, creata dal Liberalismo e dalla Rivoluzione.
Il nero - Dunque Liberalismo, Rivoluzione e Massoneria fanno tutta una cosa; poiché non si può ferir questa, senza ferire insieme l’uno e l’altra.
Il grigio – No, signore, non fanno tutta una cosa. Alla odierna massoneria si dà troppa importanza, appunto perché si pretende di identificarla con la Rivoluzione. Or che ha che fare con la Rivoluzione una società di mera beneficenza e cultura, qual è la Massoneria? Forse nei tempi andati, un cento anni fa, si poteva sospettare che la Massoneria avesse legami stretti colla Rivoluzione, per l’aria di secretezza misteriosa che affettava. Ma al presente, divenuta com’è società pubblica, e quando si mostra apertamente col carattere suo proprio, il volerla elevare alla potenza dimotrice edirettrice della Rivoluzione è un assurdo ridicolo: e questo è l’inconveniente nel quale io cattolico, deploro che sia incorso il sapientissimo Leone XIII.
Il nero – E lei, signore, ha il coraggio di sfilarmi tutte queste corbellerie con tanta disinvoltura? Sappia, per sua regola, che io da venticinque anni mi diletto nel fare studi intorno alle sette moderne; che io leggo quanti più posso libri nostrani e stranieri, che si pubblichino in questa materia; e che Dio mi ha dotato di una memoria egregia. Ella pertanto, col parlar meco della società massonica, senza appensarsene, entrain casa mia: e si figuri se io posso tollerare che vi entri di questo passo! Vede il bel volume che tengo in mano? Questo è in francese, ma uno dei più recenti, che si sieno dati in luce sopra tale argomento: è intitolato “Il secreto della Massoneria”, ha per autore Mons. Fava, vescovo di Grenoble; e prova appunto tutto il contrario di ciò che dianzi vostra signoria asseriva.
Il grigio – Insomma, veniamo alle corte, che cosa intende ella per Massoneria?
Il nero – Intendo quello che è; vale a dire una società secreta, d’uomini di tutte le condizioni, che, sotto specie di beneficenza e di cultura, ha per fine la distruzione del Cristianesimo, in quanto ordinamento sociale e in quanto religione. Ond’è propriamente una società politico religiosa, e nient’altro che politico religiosa. Il resto è polvere da gittare agli occhi dei sempliciani.
Il grigio – Ma come può dirsi secreta una società che vive ed opera sotto la piena luce del mezzogiorno?
Il nero – Adagio, signore. Dove può, vive in pubblico e finge di operare alla pubblica luce. Ma sempre per altro è secreta. Il secreto, dicono le sue costituzioni, è il primo segno caratteristico dell’Ordine: tanto che questa setta, non solo dà il nome di profani a tutti indistintamente coloro che non sono in essa iniziati, e di mondo profano alla massa degli uomini estranei a’ suoi giuramenti; ma vuole giurato il secreto e lo ritiene inviolabile nel suo seno, fra i membri ascritti ad un gradi superiore, verso i membri ascritti ad un grado inferiore; così che gli avanzamenti , nel suo corpo, procedono di grado in grado, perché procedono di secreto in secreto. “Il secreto dei riti è indispesabile, per effettuare l’idea massonica”; si legge nel Bollettino Ufficiale della Massoneria Italiana, ricostituita dopo il 1859; “La nostra associazione è secreta”; e vi soggiunge che, non solo le forme arcane dell’Ordine, ma ancora il suo modo di azione deve rimaner secreto. Lo stesso dica della Massoneria negli altri paesi, ed in specie nella Francia, ov’è regnante e governante, non che pubblica. Eppure la Costituzione della Gran Loggia simbolica del 1880, prescrive ed impone tutti i secreti di rito.
Il grigio – Comincio ad accorgermi che ella ne sa davvero più di me. Io già parlo di queste cose, per ciò che ho inteso dire; non avendole mai studiate di proposito. Mi dica un poco, che pensa ella delle origini di questa associazione, che si dà per antica quanto Noè?
Il nero – Fino ai nostri tempi, è stata usanza dei massoni fingere che la lor setta avesse l’origine tra le più cupe tenebre dei secoli andati. Era un’arte ciarlatanesca, per accattarle credito tra gl’ignoranti. L’han fatta nascere chi tra le pagode dell’India, chi dai templi di Menfi e di Eliopoli, chi da quello di Salomone: altri men iperbolici e favolosi gliel’hanno cercata nelle nefandità elusine della Grecia, o nel culto infame di Osiride e d’Iside, o in altrettali immondezze, le quali unicamente provano quanto sozze ed empie sieno le tendenze del suo mistero. Non pochi autori savii e cristiani, stante la somiglianza delle enormezze e delle turpitudini sue con quelle dei Gnostici, de’ Manichei, degli Albigesi e d’altri settari dell’età di mezzo, son caduti nell’errore di assegnare alla Massoneria un’origine più antica che non ha.
Il grigio – Rammento di aver letto, non senza ridere, un giornale francese, pel resto molto ben fatto, il quale sosteneva che la Massoneria ebbe a padre Caino.
Il nero – Meglio era darle addirittura Lucifero! Se non che altro è che tra le sette, componenti la Chiesa di Satana, sieno affinità e parentele di errori e di spirito, ed altro che una determinata setta s’immedesimi perciò con altre diverse che l’hanno preceduta. Se ciò non fosse, si potrebbe dar ragione al giornale, che asseverava la massoneria nata da Caino; giacché da questo maledetto fratricida si originò la città del male che, sotto l’influsso di Satana, sempre ha perpetuato il suo regno fra gli uomini. Le ricerche più accurate e lo studio dei documenti autentici dimostrano invece con certezza, che questa setta, in quanto è la società segreta che vive ed opera coll’organismo, colle leggi coi mezzi e pel fine che oggimai tutti conosciamo, non rimonta più là di 168 anni addietro. Essa formalmente e stabilmente fu costituita da Free Thinkers, o Liberi Pensatori inglesi di Londra, l’anno 1717, e la sua prima combriccola pigliò il nome di Gran loggia Unita d’Inghilterra . Ciò dimostrano tutti i più diligenti storici, che non trascurano nessuna delle prove addotte dal Findel, dal Lefranc, dal Ragin e dal Deschamps.
Il grigio – Possibile che la Massoneria sia cosa tanto moderna?
Il nero – Tant’è: né contro i fatti lampanti valgono le ciurmerie delle fole. Ma quello che più mette conto di osservare si è, che le Costituzioni generali della setta, pubblicate in Londra sei anni dopo, cioè nel 1723, contengono una pagina, che è la quintessenza dello spirito massonico. In sostanza vi si ripudia ogni morale da Dio rivelata; l’uomo nella figura di Noè, vi è sostuito a Gesù Cristo ed alla sua Chiesa, come fonte di ogni moralità; tutte le religioni vi sono predicate indifferenti; l’umanità vi si mette sopra le nazioni, che essa deve confondere in uno con sé medesima; ed i membri dell’Ordine vi hanno la promessa del favore comune, per tutto ciò che imprenderanno contro i governi. Inoltre l’ultimo articolo degli Ordinamenti generali decreta, che niun uomo al mondo abbia autorità di metter mano in quelle Costituzioni o cambiarne una sillaba, soggiungendo che “ogni Gran Loggia ha bensì il diritto di migliorare gli Statuti antichi e di farne dei nuovi, ma non mai quello di mutare i principi, i quali debbono rimanere saldi in perpetuo e diligentemente osservati”. Or questi principi sono asuffucienza indicati nella pagina che ho testè citata. Vede, signor mio, come l’origine stessa di questa setta ce ne svela la natura? Viene da atei, che tali sono i pretesi liberi pensatori, e fino dà suoi cominciamenti rigetta la divinità del Cristianesimo e favorisce le congiure contro i Poteri Cristiani: e dell’abbattimento dell’uno e degli altri forma il termine del suo lavoro. Tale fu sin dalle fasce la così innocente e filantropica società dei fratelli massoni.
Il grigio – di grazia, donde presero essi questa qualificazione di massoni, ovvero muratori?
Il nero – dall’arte muratoria. I fondatori della setta essendosi proposto di formare uan società, la quale avesse a fine la distruzione3 degli ordini religiosi e sociali allora esistenti, e la ricostruzione dei medesimi su principi di natura affatto diversa, stimarono quell’arte acconcissima a simboleggiare l’impresa, e la scelsero in loro servigio. Onde i muratori di quei dì lavorando uniti in confraternite, o corpi, essi ne pigliarono i regolamenti, ed applicandoli alla nuovo lor setta, chiamarono Tempio dell’umanità, Tempio della virtù, l’opera intorno a cui i nuovi confratelli doveano affaticarsi col senno e con la mano. Ecco d’onde è venuto il titolo che si danno, ed il simbolico linguaggio di cui fanno uso tutt’ora, nei rituali e nei scritti loro.
Il grigio – poffarbacco! Si vede che ella è dottor laureato in iscienza massonica. Ma e come questa società si diffus’ella dall’Inghilterra nel continente? Allora le comunicazioni tra paese e paese non erano quali oggi sono.
Il nero – pian piano,gl’Inglesi la portarono primain Francia, e per merito specialmente del Voltaire, che fu ricevuto massone in Londra verso il 1728, tanto vi si sparse che in breve le logge si contarono a centinaia; brigandosi a moltiplicarvele (sempre sotto specie di ricreativa beneficenza) quella genia d’increduli che, preso dal Voltaire il motto d’ordine: schiacciamo l’Infame (e l’infame era Gesù Cristo o la sua Chiesa) coll’appellativo di filosofi, pervertivano a furore il popolo nel costume e nella fede. Tali furono il D’Alembert, il Rousseau, il Diderot e via via. Quindi si formò quell’orrenda congiura, a ruina del trono e della religione, che terminò poi negli eccidii e nelle catastrofi del 1793. Ed è notabile che il volterrianesimo massonico era da per tutto secondato dai giansenisti, infettanti allora clero, magistratura e nobiltà francese.
Il grigio – e tutti questi filosofi erano massoni?
Il nero – niun dubbio. La magnifica storia delle società secrete, stampata dal Deschamps, di cui è ora sotto i torchii la sesta edizione con nuovi documenti, ci scopre tutta la tela della congiura che si venne tessendo, per più di sessant’anni, e nella Francia e nell’Italia e nella Spagna e nella Germania; tela che poi riuscì alla terribile Rivoluzione, la quale mise a soqquadro l’Europa intera, dal 1789 al 1815. L’infernale lavorio della setta massonica, rinfiancata dall’Illuminismo del Weishaupt, vi si tocca con mano, non che si veda. Nella Spagna poi, nel Portogallo ed altrove la massoneria già si piantò dagl’Inglesi, quasi al tempo stesso che nella Francia.
Il grigio – e nell’Italia?
Il nero – da varii documenti sappiamo, che viaggatori pure inglesi vi approdarono, per seminarvi la setta, pochissimi anni dopo la sua fondazione in Londra. Per quanto si ricava dalle memorie più autentiche la prima loggia italica, o certo una delle primissime fu eretta in Firenze, dove l’anno 1733 si coniò una medaglia ad onore del suo Gran Maestro, il duca di Middlesex. Qualche anno appresso fu introdotta nella Savoia, nel Piemonte, nella Sardegna, e forse ancora avanti che nella Sardegna, fu stabilita in Roma; essendovi del 1742 già più logge, le quali decretarono quell’anno una medaglia ad onore di uno dei capisetta di Londra.
Il grigio – di modo che la massoneria, per noi italiani, è cosa tutta straniera, tutta inglese e francese. Non è così?
Il nero – così per l’appunto.
Il grigio – Ma i governi d’allora, non avean occhi per vedere il malanno che si annidava loro nel seno?
Il nero – li avevano; e per qui primi tempi non dormirono. In brev’ora la setta, null’ostante la sua segretezza, cominciò a dare così mal saggio di sé ed a mostrarsi così perniciosa all’ordine pubblico, civile, morale e religioso, che il Papa Clemente XII il 12 Aprile 1738, levò la voce e solennemente la condannò, mettendone in guardia i Principi e gli Stati; condanna che poi fu riconfermata il 18 maggio 1751 da Papa Benedetto XIV. E questa doppia condannazione pontificia, accompagnata da censure ecclesiastiche per coloro che si arrolavano nella setta, ad un cattolico, quale vostra signoria si protesta, deve servir di regola per argomentarne la intrinseca malvagità: perocché non è presumibile che due Papi, pel corso di tredici anni, si siano ingannati nel dare un giudizio sì autorevole e formale di una società clandestina, e nel denunziarla per empia e sovversiva dell’ordine cristiano. E ciò tanto più, che sei altri Papi, fino a Leone XIII, hanno di poi confermato quel giudizio. Cosicchè, nel giro di un secolo e mezzo, già ben otto Sommi Pontefici hanno condannata per reprova la Massoneria.
Il grigio – capisco, la cosa divien chiara.
Il nero – alla Santa Sede tennero dietro i governi, i quali severamente la proscrissero e vietarono. Già l’olanda, la Baviera e la Toscana aveano antivenuta nel bandirla la condanna di Papa Clemente XII. Seguirono poi la Svezia chela volle interdetta sotto la pena di morte, l’Imperatore Carlo che la proibì nei Paesi Bassi; e poscia i Re di Napoli, di Spagna, di Portogallo, di Polonia e persino la Porta Ottomana. Il che dimostra che, a dispetto de’ suoi settarii secreti, la reità delle dottrine e la pravità dei maneggi della massoneria vennero a notizia di chi era più interessato a frenarne la propagazione. Anzi a questo proposito ricordo l’editto, non già di uno stato cattolico ma di uno protestante, qual era Danzica, i cui magistrati severamente interdissero le logge massoniche, perché (sono le precise parole dell’editto) miravano ad annientare il cristianesimo ed a surrogarvi al religione naturale. Tanto, fino da allora, la setta fu ben ravvista per quella che era!
Il grigio – bene sta. Ma tuttavia, con tutti i loro editti e decreti, i governi non cavarono un ragno dal buco.
Il nero – che vuole signore? Tutti, eccetto la Santa Sede, furono traditi da chi meno il doveva. Non andò molto e le corti Borboniche di Francia, Spagna e Napoli, e quelle di Portogallo e poi di Vienna ebbero la disgrazia di eleggersi a ministri capi matricolati della setta. Tali furono i Choiseul, i Pombal, gli Aranda, i Tanucci, che cospirarono, per prima cosa, a cacciare i Gesuiti dagli Stati, per toglier così loro di mano l’educazione della gioventù: ed al tempo stesso alienarono, quanto poterono, gli animi dei sovrani dalla Santa Sede, perché meglio si accostassero a coloro che si adoperavano a schiacciare l’Infame; non avvertendo que’ poveri principi che, sotto il nome di infame, non s’intendeva meno l’altare di Cristo che il loro trono reale. Si aggiunga che Federico II di Prussia si fece gran promotore e patrono della setta, in tutti i paesi germanici; e che il giansenismo le dava gagliardamente di spalla. La corruzione poi diffusa dalle logge e la licenza eran tali, che snervavan gli spiriti e disponevanli ad imbeversi del veleno irreligioso, che era a tutti propinato in mille e mille libri e libercoli, i quali, massivamente dalla Francia, si spandevano per tutta Europa.
Il grigio – adunque è storicamente accertato, che la grande Rivoluzione di Francia e lo sconquasso che ne seguì da per tutto, fu opera ed effetto della Massoneria?
Il nero – E che dubbio, signor mio? Non solamente è fatto accertatissimo e provatissimo, ma è il vanto che continuamente si danno i massoni, negli scritti o discorsi loro. Per citargliene uno ricordo che il Monde Maconnique, periodico ufficiale della setta, anni sono, chiamava “Santo contagio della verità uscito dal Tempio massonico, lo spirito che si appiccò al mondo profano e produsse la magnifica esplosione del 1789, la quale fece scrivere nel diritto pubblico i principii che i massoni da lungo tempo professano” [Ann. 1863, pag. 145]. Il frammassone Giovanni Robinson, secretario dell’Accademia di Edimburgo, pubblicò nel 1797 un libro intitolato: “Prove delle congiure contro tutte le religioni e tutti i governi d’Europa, ordite nelle società secrete degli Illuminati ed ei massoni” nel quale confessa di esser stato per cinquant’anni testimonio della satanica pervicacia con cui si era tentato, col pretesto di propagare la filosofia e la luce, di scalzare dai fondamenti ogni istituzione religiosa e di abbatter ogni stato; aggiungendo che “gli uomini i quali aveano più partecipato alla Rivoluzione Francese erano massoni e di loro disegni erano stati conceputi a norma dei principi massonici, ed eseguiti coll’aiuto della massoneria”. Ed il celebre conte d’Haugwitz, il quale aveva occupato un posto cospicuo nel Capitolo degli Alti gradi della setta, l’anno 1822, nella Memorie che presentò ai sovrani riuniti in Congresso a Verona, ov’egli avea accompagnato il Re di Prussia, scrisse in termini espliciti: “Io son rimasto fermamente convinto, che il dramma cominciato nel 1789, la Rivoluzione Francese, il regicidio con tutti gli orrori suoi, non solo erano stati risoluti allora dalla Massoneria, ma erano effetto delle sue leghe e de’ suoi giuramenti”. Che più? Tutti i recenti autori di trattazioni o storie massoniche, il Jouaust, il Rebold, il Blanc e simili, tutti si accordarono in dire che la forma repubblicana, non qualunque, ma quella che fu vista in Francia su la fine del secolo passato, è il principio fondamentale della massoneria in politica, come il culto della Dea Ragione, allora in Francia surrogato a quello del Dio dei Cristiani, ne è il termine in religione.
Il grigio – o cospetto! Io non l’avrei mai creduto!
Il nero – né la sola rivoluzione demagogica, col suo regicidio, colle sue stragi, colle sue demolizioni delle chiese, colla sua abrogazione del culto cattolico, colle sue guerre per fondare repubbliche in Italia, e colla sua cattura del Papa Pio VI, ma lo stesso impero napoleonico fu impresa della setta, la quale, per salvarsi dagli immensi pericoli dello scompiglio da essa eccitato, costituì il Bonaparte suo capo e suo strumento; ond’egli soleva denominar se stesso la rivoluzione, la quale, scrisse il Bazot nel suo codice dei frammassoni: “Si assoggettò al despotismo di lui, per diventare sovrana (pag 183)”. E le vittorie di costui, in Italia e in Germania, non furon tutte da ascrivere a pregio de’ suoi militari talenti e delle sue armi: ma in gran parte ancora ai tradimenti, che i generali massoni ebbero l’ordine di eseguire, per facilitare le conquiste di lui. Di fatto, lui regnante ed imperante, la setta si allargò oltre misura e nella nostra Penisola e nella Spagna e nel Belgio, e godè ogni sua grazia. Se non che allora quando Napoleone, dimentico dei patti, cercò di farsi della massoneria uno strumento di dominazione, la fortuna gli voltò le spalle, ed egli cadde appunto, perché la setta il tradimento suo punì coi tradimenti.
Il grigio – quanti misteri nella storia moderna eh?Il nero – son misteri che il tempo sempre più scopre, agli occhi di chi studia la setta ne’suoi tortuosi aggiramenti. Questa, precipitato che fu Napoleone dall’altezza del potere, dopo l’assetto europeo del 1815, si rannicchiò ne’ suoi covi e mutò quasi da per tutto forme estrinseche col nome di Carboneria: dico forme estrinseche, perocchè le forme essenziali ed i principii della sua costituzione, come abbiam veduto, non si possono mutare. Essa preparò i moti del Piemonte e delle Due Sicilie, nel 1821; essa eccitò le insurrezioni francesi, che nel 1830 riuscirono al detronamento di Carlo X ed all’esaltazione di Luigi Filippo; essa, nel 1831, accese il fuoco della ribellione contro il Papa nelle Romagne, dove il famigerato Lord Byron avea piantati più nidi settarii, ch’egli non avesse capelli in capo. Essa finalmente apparecchiò l’eccidio del Sonderbund nella Svizzera, la seconda repubblica in Francia, e condusse tutti i rivolgimenti italiani e germanici che hanno reso memorando il 1848. La giovane Italia del Mazzini, che allora fu a un pelo di rimaner vincitrice nella nostra Penisola, altro non era se non che un ramo genuino del tronco massonico, e dipendeva in tutto dai capi occulti della grande congrega di Londra, e sopra gli altri dal Palmerston, così detto Oriente degli Orienti.
Il grigio – io sempre ho ritenuto per fermo che, dopo le nostre pazzie del ’48 e del ’49, e dopo lo stabilimento d’un Regno liberale nel Piemonte, l’era delle congiure settarie fosse cessata in Italia; poiché la causa nazionale era stata presa in mano dallo Stato regolare d’un Re legittimo, qual era Vittorio Emanuele.Il nero – oh, quanto vostra signoria andrebbe errata, se così pensasse! Deve anzi dirsi che allora cominciò più davvero, coll’innalzamento di Luigi Bonaparte al trono imperiale di Francia. Questo avvenimento, col così detto colpo di Stato che lo precedè, fu consentito, o meglio voluto dalla massoneria, perché così piacque al Palmerston. Pochi giorni dopo quel Colpo famoso, Luigi Bonaparte, già iniziato da giovane ai misteri della Carboneria in Italia, adunò in Parigi un secreto Congresso dei più autorevoli caporioni settarii; e v’intervenne anche il Mazzini. Il Mocquard, secretario particolare del Bonaparte, spedì le lettere d’invito, che contenevano questa semplice frase: “Per assettare gli affari d’Italia”. Ivi si risolvè di concedere la dittatura e l’Impero al Bonaparte, col patto espresso che, sotto la vigilanza di Lord Palmerston, egli avrebbe impiegate le forze tutte della Francia, a servizio della rivoluzione. Or questo fu il principio di nuove congiure fra noi.Il grigio – saranno state congiure ignote al Governo piemontese.Il nero – ignote dic’ella? Congiure che esso dirigeva e regolava da padrone. Tutte le sette massoniche d’Italia avean rannodate le fila in Torino; e di là veniva l’impulso al movimento negli altri paesi. Londra e Parigi mandavan colà gli ordini e gli avvisi, e di colà partivano tutte le istruzioni, tutti gli aiuti, e tutto il denaro che all’impresa occorreva. E quando il conte di Cavour ebbe afferrato il potere, fu costituito egli capo e reggitore della setta massonica in tutta la Penisola: egli lasciava che il Mazzini si scapricciasse, poiché molto ben sapeva che costui era tenuto a guinzaglio dal Palmerston, e intanto le braverie mazziniane gli giovavano a meglio persuadere il mondo profano, che una sola via di salute rimaneva all’Italia: darla tutta in mano al Re di Piemonte, dalla setta fregiato allora, per antifrasi, del bel titolo di Re Galantuomo. La setta si venne collegando con nome di associazione nazionale, né per allora ebbe altro lavoro da condurre innanzi, se non quello di facilitare l’unione dei varii Stati, e in ispecie dei Pontificii, al Piemonte, non appena la fortuna delle armi napoleoniche avesse costretta l’Austria a ritirarsi dalla Lombardia. Roma era la meta finale dell’impresa, perché coll’occupazione di Roma si mirava a dare quell’acciacco alla Chiesa Cattolica, che è il termine notissimo della massoneria. E questo si venne facendo, col ricostituir la setta in forma anche pubblica, dopo che nel 1859 il Bonaparte ebbe vinta, Dio sa come, l’Austria. E di fatto i primi fondatori di Logge, in Genova, Livorno, Torino, furon settarii francesi, calati fra noi coll’esercito di Napoleone. Così due anni dopo, ciò fu dal 1861, la massoneria diventò pubblica istituzione, che potè ragunarsi in Congressi, stampare il suo Bollettino e godere in Italia liberà maggiore che la Chiesa.Il grigio – evviva lei, signor mio, che in un paio d’ore mi ha insegnate più cose, che non avrei imparate studiando trenta volumi in un anno!
Il nero - mi rallegro molto, signore, di questa sua professione di fede politico-religiosa, ma mi meraviglio ch’ella non vegga quanto facci a cozzo con sé stessa; giacchè per voler essere moderatamente liberale, ella è costretta a ceder del suo cattolicismo il meglio;vale a dire la piena sommessione della sua mente, non solo alla verità, ma all’opportunità ancora di un atto magistrale del Capo della Chiesa, che solo ha grazia di stato, per veder chiaro ciò che le conviene o non le conviene.
Il grigio - ciòè, mi sarò spiegato male. Io non sono punto frammassone, mi preme che ella lo sappia subito. Ho contrastato quindici anni con persone a me molto care, per tenermi libero e non dare il nome a nessuna società massonica. Non discorro adunque per ispirito partigiano: ma, premesso ciò, credo di non mancare al mio ossequio di cattolico verso il Papa, deplorando, non dal lato religioso ma dal alto politico ed umano, gli effetti della sua ultima Enciclica.
Il nero - E perché questo?
Il grigio - Perché, a dirgliela come la sento, il Papa ha battuto in breccia, con cannoni da ottanta, un castello di cartapesta. Ecco tutto.
Il nero - Oh mi perdoni, ma questa è grossa! La massoneria un castello di cartapesta? Non ha detto ella testè, che tutti i capi della Rivoluzione si son risentiti fieramente dell’atto papale e ne covano secreto, ma profondo dispetto?
Il grigio - Si è vero. L’ho detto: non perchè la massoneria sia quella rocca fortissima della Rivoluzione, che si spaccia e l’atto Papale fa credere: ma perché sotto il velame della massoneria, il Papa Leone ha trafitto al vivo e nel cuore la civiltà moderna, creata dal Liberalismo e dalla Rivoluzione.
Il nero - Dunque Liberalismo, Rivoluzione e Massoneria fanno tutta una cosa; poiché non si può ferir questa, senza ferire insieme l’uno e l’altra.
Il grigio – No, signore, non fanno tutta una cosa. Alla odierna massoneria si dà troppa importanza, appunto perché si pretende di identificarla con la Rivoluzione. Or che ha che fare con la Rivoluzione una società di mera beneficenza e cultura, qual è la Massoneria? Forse nei tempi andati, un cento anni fa, si poteva sospettare che la Massoneria avesse legami stretti colla Rivoluzione, per l’aria di secretezza misteriosa che affettava. Ma al presente, divenuta com’è società pubblica, e quando si mostra apertamente col carattere suo proprio, il volerla elevare alla potenza dimotrice edirettrice della Rivoluzione è un assurdo ridicolo: e questo è l’inconveniente nel quale io cattolico, deploro che sia incorso il sapientissimo Leone XIII.
Il nero – E lei, signore, ha il coraggio di sfilarmi tutte queste corbellerie con tanta disinvoltura? Sappia, per sua regola, che io da venticinque anni mi diletto nel fare studi intorno alle sette moderne; che io leggo quanti più posso libri nostrani e stranieri, che si pubblichino in questa materia; e che Dio mi ha dotato di una memoria egregia. Ella pertanto, col parlar meco della società massonica, senza appensarsene, entrain casa mia: e si figuri se io posso tollerare che vi entri di questo passo! Vede il bel volume che tengo in mano? Questo è in francese, ma uno dei più recenti, che si sieno dati in luce sopra tale argomento: è intitolato “Il secreto della Massoneria”, ha per autore Mons. Fava, vescovo di Grenoble; e prova appunto tutto il contrario di ciò che dianzi vostra signoria asseriva.
Il grigio – Insomma, veniamo alle corte, che cosa intende ella per Massoneria?
Il nero – Intendo quello che è; vale a dire una società secreta, d’uomini di tutte le condizioni, che, sotto specie di beneficenza e di cultura, ha per fine la distruzione del Cristianesimo, in quanto ordinamento sociale e in quanto religione. Ond’è propriamente una società politico religiosa, e nient’altro che politico religiosa. Il resto è polvere da gittare agli occhi dei sempliciani.
Il grigio – Ma come può dirsi secreta una società che vive ed opera sotto la piena luce del mezzogiorno?
Il nero – Adagio, signore. Dove può, vive in pubblico e finge di operare alla pubblica luce. Ma sempre per altro è secreta. Il secreto, dicono le sue costituzioni, è il primo segno caratteristico dell’Ordine: tanto che questa setta, non solo dà il nome di profani a tutti indistintamente coloro che non sono in essa iniziati, e di mondo profano alla massa degli uomini estranei a’ suoi giuramenti; ma vuole giurato il secreto e lo ritiene inviolabile nel suo seno, fra i membri ascritti ad un gradi superiore, verso i membri ascritti ad un grado inferiore; così che gli avanzamenti , nel suo corpo, procedono di grado in grado, perché procedono di secreto in secreto. “Il secreto dei riti è indispesabile, per effettuare l’idea massonica”; si legge nel Bollettino Ufficiale della Massoneria Italiana, ricostituita dopo il 1859; “La nostra associazione è secreta”; e vi soggiunge che, non solo le forme arcane dell’Ordine, ma ancora il suo modo di azione deve rimaner secreto. Lo stesso dica della Massoneria negli altri paesi, ed in specie nella Francia, ov’è regnante e governante, non che pubblica. Eppure la Costituzione della Gran Loggia simbolica del 1880, prescrive ed impone tutti i secreti di rito.
Il grigio – Comincio ad accorgermi che ella ne sa davvero più di me. Io già parlo di queste cose, per ciò che ho inteso dire; non avendole mai studiate di proposito. Mi dica un poco, che pensa ella delle origini di questa associazione, che si dà per antica quanto Noè?
Il nero – Fino ai nostri tempi, è stata usanza dei massoni fingere che la lor setta avesse l’origine tra le più cupe tenebre dei secoli andati. Era un’arte ciarlatanesca, per accattarle credito tra gl’ignoranti. L’han fatta nascere chi tra le pagode dell’India, chi dai templi di Menfi e di Eliopoli, chi da quello di Salomone: altri men iperbolici e favolosi gliel’hanno cercata nelle nefandità elusine della Grecia, o nel culto infame di Osiride e d’Iside, o in altrettali immondezze, le quali unicamente provano quanto sozze ed empie sieno le tendenze del suo mistero. Non pochi autori savii e cristiani, stante la somiglianza delle enormezze e delle turpitudini sue con quelle dei Gnostici, de’ Manichei, degli Albigesi e d’altri settari dell’età di mezzo, son caduti nell’errore di assegnare alla Massoneria un’origine più antica che non ha.
Il grigio – Rammento di aver letto, non senza ridere, un giornale francese, pel resto molto ben fatto, il quale sosteneva che la Massoneria ebbe a padre Caino.
Il nero – Meglio era darle addirittura Lucifero! Se non che altro è che tra le sette, componenti la Chiesa di Satana, sieno affinità e parentele di errori e di spirito, ed altro che una determinata setta s’immedesimi perciò con altre diverse che l’hanno preceduta. Se ciò non fosse, si potrebbe dar ragione al giornale, che asseverava la massoneria nata da Caino; giacché da questo maledetto fratricida si originò la città del male che, sotto l’influsso di Satana, sempre ha perpetuato il suo regno fra gli uomini. Le ricerche più accurate e lo studio dei documenti autentici dimostrano invece con certezza, che questa setta, in quanto è la società segreta che vive ed opera coll’organismo, colle leggi coi mezzi e pel fine che oggimai tutti conosciamo, non rimonta più là di 168 anni addietro. Essa formalmente e stabilmente fu costituita da Free Thinkers, o Liberi Pensatori inglesi di Londra, l’anno 1717, e la sua prima combriccola pigliò il nome di Gran loggia Unita d’Inghilterra . Ciò dimostrano tutti i più diligenti storici, che non trascurano nessuna delle prove addotte dal Findel, dal Lefranc, dal Ragin e dal Deschamps.
Il grigio – Possibile che la Massoneria sia cosa tanto moderna?
Il nero – Tant’è: né contro i fatti lampanti valgono le ciurmerie delle fole. Ma quello che più mette conto di osservare si è, che le Costituzioni generali della setta, pubblicate in Londra sei anni dopo, cioè nel 1723, contengono una pagina, che è la quintessenza dello spirito massonico. In sostanza vi si ripudia ogni morale da Dio rivelata; l’uomo nella figura di Noè, vi è sostuito a Gesù Cristo ed alla sua Chiesa, come fonte di ogni moralità; tutte le religioni vi sono predicate indifferenti; l’umanità vi si mette sopra le nazioni, che essa deve confondere in uno con sé medesima; ed i membri dell’Ordine vi hanno la promessa del favore comune, per tutto ciò che imprenderanno contro i governi. Inoltre l’ultimo articolo degli Ordinamenti generali decreta, che niun uomo al mondo abbia autorità di metter mano in quelle Costituzioni o cambiarne una sillaba, soggiungendo che “ogni Gran Loggia ha bensì il diritto di migliorare gli Statuti antichi e di farne dei nuovi, ma non mai quello di mutare i principi, i quali debbono rimanere saldi in perpetuo e diligentemente osservati”. Or questi principi sono asuffucienza indicati nella pagina che ho testè citata. Vede, signor mio, come l’origine stessa di questa setta ce ne svela la natura? Viene da atei, che tali sono i pretesi liberi pensatori, e fino dà suoi cominciamenti rigetta la divinità del Cristianesimo e favorisce le congiure contro i Poteri Cristiani: e dell’abbattimento dell’uno e degli altri forma il termine del suo lavoro. Tale fu sin dalle fasce la così innocente e filantropica società dei fratelli massoni.
Il grigio – di grazia, donde presero essi questa qualificazione di massoni, ovvero muratori?
Il nero – dall’arte muratoria. I fondatori della setta essendosi proposto di formare uan società, la quale avesse a fine la distruzione3 degli ordini religiosi e sociali allora esistenti, e la ricostruzione dei medesimi su principi di natura affatto diversa, stimarono quell’arte acconcissima a simboleggiare l’impresa, e la scelsero in loro servigio. Onde i muratori di quei dì lavorando uniti in confraternite, o corpi, essi ne pigliarono i regolamenti, ed applicandoli alla nuovo lor setta, chiamarono Tempio dell’umanità, Tempio della virtù, l’opera intorno a cui i nuovi confratelli doveano affaticarsi col senno e con la mano. Ecco d’onde è venuto il titolo che si danno, ed il simbolico linguaggio di cui fanno uso tutt’ora, nei rituali e nei scritti loro.
Il grigio – poffarbacco! Si vede che ella è dottor laureato in iscienza massonica. Ma e come questa società si diffus’ella dall’Inghilterra nel continente? Allora le comunicazioni tra paese e paese non erano quali oggi sono.
Il nero – pian piano,gl’Inglesi la portarono primain Francia, e per merito specialmente del Voltaire, che fu ricevuto massone in Londra verso il 1728, tanto vi si sparse che in breve le logge si contarono a centinaia; brigandosi a moltiplicarvele (sempre sotto specie di ricreativa beneficenza) quella genia d’increduli che, preso dal Voltaire il motto d’ordine: schiacciamo l’Infame (e l’infame era Gesù Cristo o la sua Chiesa) coll’appellativo di filosofi, pervertivano a furore il popolo nel costume e nella fede. Tali furono il D’Alembert, il Rousseau, il Diderot e via via. Quindi si formò quell’orrenda congiura, a ruina del trono e della religione, che terminò poi negli eccidii e nelle catastrofi del 1793. Ed è notabile che il volterrianesimo massonico era da per tutto secondato dai giansenisti, infettanti allora clero, magistratura e nobiltà francese.
Il grigio – e tutti questi filosofi erano massoni?
Il nero – niun dubbio. La magnifica storia delle società secrete, stampata dal Deschamps, di cui è ora sotto i torchii la sesta edizione con nuovi documenti, ci scopre tutta la tela della congiura che si venne tessendo, per più di sessant’anni, e nella Francia e nell’Italia e nella Spagna e nella Germania; tela che poi riuscì alla terribile Rivoluzione, la quale mise a soqquadro l’Europa intera, dal 1789 al 1815. L’infernale lavorio della setta massonica, rinfiancata dall’Illuminismo del Weishaupt, vi si tocca con mano, non che si veda. Nella Spagna poi, nel Portogallo ed altrove la massoneria già si piantò dagl’Inglesi, quasi al tempo stesso che nella Francia.
Il grigio – e nell’Italia?
Il nero – da varii documenti sappiamo, che viaggatori pure inglesi vi approdarono, per seminarvi la setta, pochissimi anni dopo la sua fondazione in Londra. Per quanto si ricava dalle memorie più autentiche la prima loggia italica, o certo una delle primissime fu eretta in Firenze, dove l’anno 1733 si coniò una medaglia ad onore del suo Gran Maestro, il duca di Middlesex. Qualche anno appresso fu introdotta nella Savoia, nel Piemonte, nella Sardegna, e forse ancora avanti che nella Sardegna, fu stabilita in Roma; essendovi del 1742 già più logge, le quali decretarono quell’anno una medaglia ad onore di uno dei capisetta di Londra.
Il grigio – di modo che la massoneria, per noi italiani, è cosa tutta straniera, tutta inglese e francese. Non è così?
Il nero – così per l’appunto.
Il grigio – Ma i governi d’allora, non avean occhi per vedere il malanno che si annidava loro nel seno?
Il nero – li avevano; e per qui primi tempi non dormirono. In brev’ora la setta, null’ostante la sua segretezza, cominciò a dare così mal saggio di sé ed a mostrarsi così perniciosa all’ordine pubblico, civile, morale e religioso, che il Papa Clemente XII il 12 Aprile 1738, levò la voce e solennemente la condannò, mettendone in guardia i Principi e gli Stati; condanna che poi fu riconfermata il 18 maggio 1751 da Papa Benedetto XIV. E questa doppia condannazione pontificia, accompagnata da censure ecclesiastiche per coloro che si arrolavano nella setta, ad un cattolico, quale vostra signoria si protesta, deve servir di regola per argomentarne la intrinseca malvagità: perocché non è presumibile che due Papi, pel corso di tredici anni, si siano ingannati nel dare un giudizio sì autorevole e formale di una società clandestina, e nel denunziarla per empia e sovversiva dell’ordine cristiano. E ciò tanto più, che sei altri Papi, fino a Leone XIII, hanno di poi confermato quel giudizio. Cosicchè, nel giro di un secolo e mezzo, già ben otto Sommi Pontefici hanno condannata per reprova la Massoneria.
Il grigio – capisco, la cosa divien chiara.
Il nero – alla Santa Sede tennero dietro i governi, i quali severamente la proscrissero e vietarono. Già l’olanda, la Baviera e la Toscana aveano antivenuta nel bandirla la condanna di Papa Clemente XII. Seguirono poi la Svezia chela volle interdetta sotto la pena di morte, l’Imperatore Carlo che la proibì nei Paesi Bassi; e poscia i Re di Napoli, di Spagna, di Portogallo, di Polonia e persino la Porta Ottomana. Il che dimostra che, a dispetto de’ suoi settarii secreti, la reità delle dottrine e la pravità dei maneggi della massoneria vennero a notizia di chi era più interessato a frenarne la propagazione. Anzi a questo proposito ricordo l’editto, non già di uno stato cattolico ma di uno protestante, qual era Danzica, i cui magistrati severamente interdissero le logge massoniche, perché (sono le precise parole dell’editto) miravano ad annientare il cristianesimo ed a surrogarvi al religione naturale. Tanto, fino da allora, la setta fu ben ravvista per quella che era!
Il grigio – bene sta. Ma tuttavia, con tutti i loro editti e decreti, i governi non cavarono un ragno dal buco.
Il nero – che vuole signore? Tutti, eccetto la Santa Sede, furono traditi da chi meno il doveva. Non andò molto e le corti Borboniche di Francia, Spagna e Napoli, e quelle di Portogallo e poi di Vienna ebbero la disgrazia di eleggersi a ministri capi matricolati della setta. Tali furono i Choiseul, i Pombal, gli Aranda, i Tanucci, che cospirarono, per prima cosa, a cacciare i Gesuiti dagli Stati, per toglier così loro di mano l’educazione della gioventù: ed al tempo stesso alienarono, quanto poterono, gli animi dei sovrani dalla Santa Sede, perché meglio si accostassero a coloro che si adoperavano a schiacciare l’Infame; non avvertendo que’ poveri principi che, sotto il nome di infame, non s’intendeva meno l’altare di Cristo che il loro trono reale. Si aggiunga che Federico II di Prussia si fece gran promotore e patrono della setta, in tutti i paesi germanici; e che il giansenismo le dava gagliardamente di spalla. La corruzione poi diffusa dalle logge e la licenza eran tali, che snervavan gli spiriti e disponevanli ad imbeversi del veleno irreligioso, che era a tutti propinato in mille e mille libri e libercoli, i quali, massivamente dalla Francia, si spandevano per tutta Europa.
Il grigio – adunque è storicamente accertato, che la grande Rivoluzione di Francia e lo sconquasso che ne seguì da per tutto, fu opera ed effetto della Massoneria?
Il nero – E che dubbio, signor mio? Non solamente è fatto accertatissimo e provatissimo, ma è il vanto che continuamente si danno i massoni, negli scritti o discorsi loro. Per citargliene uno ricordo che il Monde Maconnique, periodico ufficiale della setta, anni sono, chiamava “Santo contagio della verità uscito dal Tempio massonico, lo spirito che si appiccò al mondo profano e produsse la magnifica esplosione del 1789, la quale fece scrivere nel diritto pubblico i principii che i massoni da lungo tempo professano” [Ann. 1863, pag. 145]. Il frammassone Giovanni Robinson, secretario dell’Accademia di Edimburgo, pubblicò nel 1797 un libro intitolato: “Prove delle congiure contro tutte le religioni e tutti i governi d’Europa, ordite nelle società secrete degli Illuminati ed ei massoni” nel quale confessa di esser stato per cinquant’anni testimonio della satanica pervicacia con cui si era tentato, col pretesto di propagare la filosofia e la luce, di scalzare dai fondamenti ogni istituzione religiosa e di abbatter ogni stato; aggiungendo che “gli uomini i quali aveano più partecipato alla Rivoluzione Francese erano massoni e di loro disegni erano stati conceputi a norma dei principi massonici, ed eseguiti coll’aiuto della massoneria”. Ed il celebre conte d’Haugwitz, il quale aveva occupato un posto cospicuo nel Capitolo degli Alti gradi della setta, l’anno 1822, nella Memorie che presentò ai sovrani riuniti in Congresso a Verona, ov’egli avea accompagnato il Re di Prussia, scrisse in termini espliciti: “Io son rimasto fermamente convinto, che il dramma cominciato nel 1789, la Rivoluzione Francese, il regicidio con tutti gli orrori suoi, non solo erano stati risoluti allora dalla Massoneria, ma erano effetto delle sue leghe e de’ suoi giuramenti”. Che più? Tutti i recenti autori di trattazioni o storie massoniche, il Jouaust, il Rebold, il Blanc e simili, tutti si accordarono in dire che la forma repubblicana, non qualunque, ma quella che fu vista in Francia su la fine del secolo passato, è il principio fondamentale della massoneria in politica, come il culto della Dea Ragione, allora in Francia surrogato a quello del Dio dei Cristiani, ne è il termine in religione.
Il grigio – o cospetto! Io non l’avrei mai creduto!
Il nero – né la sola rivoluzione demagogica, col suo regicidio, colle sue stragi, colle sue demolizioni delle chiese, colla sua abrogazione del culto cattolico, colle sue guerre per fondare repubbliche in Italia, e colla sua cattura del Papa Pio VI, ma lo stesso impero napoleonico fu impresa della setta, la quale, per salvarsi dagli immensi pericoli dello scompiglio da essa eccitato, costituì il Bonaparte suo capo e suo strumento; ond’egli soleva denominar se stesso la rivoluzione, la quale, scrisse il Bazot nel suo codice dei frammassoni: “Si assoggettò al despotismo di lui, per diventare sovrana (pag 183)”. E le vittorie di costui, in Italia e in Germania, non furon tutte da ascrivere a pregio de’ suoi militari talenti e delle sue armi: ma in gran parte ancora ai tradimenti, che i generali massoni ebbero l’ordine di eseguire, per facilitare le conquiste di lui. Di fatto, lui regnante ed imperante, la setta si allargò oltre misura e nella nostra Penisola e nella Spagna e nel Belgio, e godè ogni sua grazia. Se non che allora quando Napoleone, dimentico dei patti, cercò di farsi della massoneria uno strumento di dominazione, la fortuna gli voltò le spalle, ed egli cadde appunto, perché la setta il tradimento suo punì coi tradimenti.
Il grigio – quanti misteri nella storia moderna eh?Il nero – son misteri che il tempo sempre più scopre, agli occhi di chi studia la setta ne’suoi tortuosi aggiramenti. Questa, precipitato che fu Napoleone dall’altezza del potere, dopo l’assetto europeo del 1815, si rannicchiò ne’ suoi covi e mutò quasi da per tutto forme estrinseche col nome di Carboneria: dico forme estrinseche, perocchè le forme essenziali ed i principii della sua costituzione, come abbiam veduto, non si possono mutare. Essa preparò i moti del Piemonte e delle Due Sicilie, nel 1821; essa eccitò le insurrezioni francesi, che nel 1830 riuscirono al detronamento di Carlo X ed all’esaltazione di Luigi Filippo; essa, nel 1831, accese il fuoco della ribellione contro il Papa nelle Romagne, dove il famigerato Lord Byron avea piantati più nidi settarii, ch’egli non avesse capelli in capo. Essa finalmente apparecchiò l’eccidio del Sonderbund nella Svizzera, la seconda repubblica in Francia, e condusse tutti i rivolgimenti italiani e germanici che hanno reso memorando il 1848. La giovane Italia del Mazzini, che allora fu a un pelo di rimaner vincitrice nella nostra Penisola, altro non era se non che un ramo genuino del tronco massonico, e dipendeva in tutto dai capi occulti della grande congrega di Londra, e sopra gli altri dal Palmerston, così detto Oriente degli Orienti.
Il grigio – io sempre ho ritenuto per fermo che, dopo le nostre pazzie del ’48 e del ’49, e dopo lo stabilimento d’un Regno liberale nel Piemonte, l’era delle congiure settarie fosse cessata in Italia; poiché la causa nazionale era stata presa in mano dallo Stato regolare d’un Re legittimo, qual era Vittorio Emanuele.Il nero – oh, quanto vostra signoria andrebbe errata, se così pensasse! Deve anzi dirsi che allora cominciò più davvero, coll’innalzamento di Luigi Bonaparte al trono imperiale di Francia. Questo avvenimento, col così detto colpo di Stato che lo precedè, fu consentito, o meglio voluto dalla massoneria, perché così piacque al Palmerston. Pochi giorni dopo quel Colpo famoso, Luigi Bonaparte, già iniziato da giovane ai misteri della Carboneria in Italia, adunò in Parigi un secreto Congresso dei più autorevoli caporioni settarii; e v’intervenne anche il Mazzini. Il Mocquard, secretario particolare del Bonaparte, spedì le lettere d’invito, che contenevano questa semplice frase: “Per assettare gli affari d’Italia”. Ivi si risolvè di concedere la dittatura e l’Impero al Bonaparte, col patto espresso che, sotto la vigilanza di Lord Palmerston, egli avrebbe impiegate le forze tutte della Francia, a servizio della rivoluzione. Or questo fu il principio di nuove congiure fra noi.Il grigio – saranno state congiure ignote al Governo piemontese.Il nero – ignote dic’ella? Congiure che esso dirigeva e regolava da padrone. Tutte le sette massoniche d’Italia avean rannodate le fila in Torino; e di là veniva l’impulso al movimento negli altri paesi. Londra e Parigi mandavan colà gli ordini e gli avvisi, e di colà partivano tutte le istruzioni, tutti gli aiuti, e tutto il denaro che all’impresa occorreva. E quando il conte di Cavour ebbe afferrato il potere, fu costituito egli capo e reggitore della setta massonica in tutta la Penisola: egli lasciava che il Mazzini si scapricciasse, poiché molto ben sapeva che costui era tenuto a guinzaglio dal Palmerston, e intanto le braverie mazziniane gli giovavano a meglio persuadere il mondo profano, che una sola via di salute rimaneva all’Italia: darla tutta in mano al Re di Piemonte, dalla setta fregiato allora, per antifrasi, del bel titolo di Re Galantuomo. La setta si venne collegando con nome di associazione nazionale, né per allora ebbe altro lavoro da condurre innanzi, se non quello di facilitare l’unione dei varii Stati, e in ispecie dei Pontificii, al Piemonte, non appena la fortuna delle armi napoleoniche avesse costretta l’Austria a ritirarsi dalla Lombardia. Roma era la meta finale dell’impresa, perché coll’occupazione di Roma si mirava a dare quell’acciacco alla Chiesa Cattolica, che è il termine notissimo della massoneria. E questo si venne facendo, col ricostituir la setta in forma anche pubblica, dopo che nel 1859 il Bonaparte ebbe vinta, Dio sa come, l’Austria. E di fatto i primi fondatori di Logge, in Genova, Livorno, Torino, furon settarii francesi, calati fra noi coll’esercito di Napoleone. Così due anni dopo, ciò fu dal 1861, la massoneria diventò pubblica istituzione, che potè ragunarsi in Congressi, stampare il suo Bollettino e godere in Italia liberà maggiore che la Chiesa.Il grigio – evviva lei, signor mio, che in un paio d’ore mi ha insegnate più cose, che non avrei imparate studiando trenta volumi in un anno!
Con questo dire il treno fu dentro la stazione di Ceprano; e i due nostri passeggeri ne scesero, per isgranchire le gambe e rinfrescarsi.