mercoledì 12 settembre 2012

Eroi del legittimismo : Magín Ferrer (1792-1853)



Magín Ferrer y Pons nasce il 18 ottobre 1792 a Barcellona e fin dal 1807 veste l'abito dei mercedari, l'ordine religioso dedicato a Santa Maria della Mercede, fondato sei secoli prima dal francese San Pietro Nolasco per la liberazione degli schiavi cristiani dai musulmani. Seminarista, frequenta in modo irregolare gli studi a causa della guerra contro l'Impero francese (1808-1814), al termine della quale, grazie a un naturale talento per gli studi e alla notevole intelligenza, partecipa a dei concorsi e può insegnare col grado di presentado de cátedra, ossia assistente. Intorno al 1820 è nominato rettore e reggente agli studi del collegio mercedario di Tarragona, e nel corso della sua carriera diverrà esaminatore del Consiglio Reale degli Ordini Religiosi e di vari vescovadi, nonché amministratore delle diocesi di Solsona e Búrgos.

Per nulla traumatizzato dalle vicende belliche, P. Magín compie fin dalla giovinezza le scelte culturali e politiche cui resterà fedele fino alla morte: tra le sue prime (2) pubblicazioni va registrata La morte del giusto condanna la vita dell'indolente (3), un'orazione funebre del 1824 occasionata dalle esequie di alcuni ecclesiastici fedeli alla monarchia spagnola e perciò perseguitati dai francesi.

Tuttavia, per assistere alla prima presa di posizione politica pubblica, occorre attendere il 1827, quando al religioso mercedario viene affidata la direzione del periodico "El Diario de Tarragona", del quale monta personalmente la tipografia nel suo convento e nella quale egli stesso lavora (4). La vittoria sui francesi di Re Fernando VII (1784-1833) aveva portato la restaurazione di un rigido assolutismo fatto di offese alla Chiesa, di leggi simoniache e sacrileghe, di proibizioni della pubblicazione delle Bolle pontificie, di favore verso gli afrancesados, cioè i simpatizzanti della Rivoluzione francese del 1789, e di noti massoni. Nel 1827, all'inevitabile reazione del mondo Ispanico tradizionale - detta degli apostolicos perchè caratterizzati dalla fedeltà alla Cattedra Apostolica - il Re risponde marciando, il 23 settembre di quell'anno, sulla principale delle regioni ribelli, appunto la Catalogna. E' la Seconda Guerra Civile spagnola (1827) e Padre Magín, dalle colonne del suo giornale, dà consapevolezza e consistenza dottrinale agli slogan degli insorti, quali "Religione, Re e Inquisizione", contro "massoni, carbonari e comunardi" (5). L'insurrezione viene presto soffocata ma lascia un'impronta profonda, che si manifesterà sei anni dopo con la sollevazione militare politica tradizionalista della Prima Guerra Carlista
(1833-1839).

Padre Ferrer non partecipa attivamente a questa guerra - lavora infatti alla redazione di un dizionario spagnolo-catalano (6) -, ma nel 1839 pubblica La Questión dinastica (7), in cui prende decisa posizione a favore del pretendente al trono Don Carlos María Isidro di Borbone (1788-1855), noto anche come Don Carlos V, da cui prende il nome il movimento politico - culturale noto come carlismo. Nell'opera egli definisce la pragmática sanción - con cui Fernando VII aveva abolito, nel 1830, la secolare legge salica, che consentiva soltanto ai maschi di salire sul trono - null'altro che "un foglio insignificante e ridicolo" (8). Lo scritto sarà ristampato trent'anni dopo e costituirà una delle principali fonti dottrinali di tutte le successive rivendicazioni legittimistiche (9), influenzando le prese di posizione degli stessi pretendenti al trono (10) e il pensiero politico del carlismo, al punto che uno dei suoi massimi esponenti, Antonio Aparisi y Guijarro (1815-1872), pubblicherà un libro con lo stesso titolo (11).

Dopo la sconfitta carlista e i massacri di religiosi compiuti nel 1835 dal governo liberale, padre Ferrer diviene simbolo dell'intransigenza nelle rivendicazioni cattoliche e tradizionaliste pubblicando, nel 1841, un pamphlet (12) contro il Ministro di Grazia e Giustizia in difesa di Papa Gregorio XVI (1831-1846), che gli vale il titolo di Maestro in Teologia, mentre contemporaneamente traduce dal francese e pubblica anche un'opera del protonotario apostolico M. Menghi - d'Arville, Anuario de María o el verdadero siervo de María santísima (13), in onore della madre di Dio, cui fu sempre devotissimo.

Due anni dopo, dà alle stampe il Compendio de la historia del derecho de la Iglesia en España en orden a su libertad e independencia del poder temporal (14) in cui - senza tralasciare il sostegno a Don Carlos, che egli continuerà a considerare come l'unico modo per il ritorno alla piena libertà religiosa (15) - critica i principi liberali che regolano i rapporti tra Chiesa e Stato.

Nel 1843 vede la luce l'opera principale del pensatore catalano, Las Leyes Fundamentales de la Monarquía Española, según fueron antiguamente, y según conviene que sean en la época actual (16), un trattato di storia e filosofia del diritto che occupa un ruolo chiave nella formazione della dottrina politica carlista (17). In esso, padre Ferrer segnala che le leggi "[...] inizialmente non sono opera del legislatore, perché provengono dai costumi, dalle consuetudini e dagli usi dei popoli; di modo che quando è necessario scriverle come leggi fondamentali, è perché sono già previamente scritte nel cuore degli abitanti del paese" (18). Tali leggi fondamentali possono essere ridotte a cinque principi molto generali ma inalterabili, il primo dei quali riguarda la necessità della monarchia "assoluta": "Il Re riunisce in sé, e deve essenzialmente riunire, i tre poteri, legislativo, esecutivo e giudiziario, la cosa si spiega più brevemente dicendo che il Re detiene in modo esclusivo tutto il potere per governare il regno" (19). L'aggettivo "assoluto" non è, tuttavia, da intendersi nel senso dell'assolutismo o del regalismo, cioè di un potere dispotico o arbitrario, ma viene utilizzato dal dotto mercedario in contrapposizione alle monarchie costituzionali dell'epoca (20), come si evince dalla successiva quarta legge e dal passo seguente: "Si tolga il potere assoluto al monarca: a chi lo si da nel sistema rappresentativo? Secondo la legge, che diventa illusoria col solo volerlo, si da alle Cortes, verso le quali è responsabile il governo; ma in realtà, chi sempre detiene il potere supremo è il Capo di Gabinetto. E come opera costui per conservare il potere? Guadagnando la maggioranza delle Cortes" (21). La seconda legge fondamentale della monarchia, concerne l'ereditarietà, personificata in una famiglia concreta e regolata da una specifica legge di successione: "La successione nel regno è radicata nella famiglia reale ed è ereditaria: essendo peculiare dell'autorità sovrana del monarca lo stabilire, d'accordo con i maggiorenti del paese, le regole che si dovranno tener presenti in ordine alla scelta di alcuni rispetto ad altri, tra quelli che hanno diritto alla successione". Basandosi sulla considerazione secondo cui l'unità religiosa di Spagna è "[...] l'unica legge che può dirsi fondamentale in tutta l'estensione del termine […] l'unica a non aver sofferto alcuna alterazione" (22), espone la legge relativa al cattolicesimo: "Gli spagnoli uniti sotto una sola testa, che è il re, lo sono pure con i vincoli dell'unica vera religione, che è quella cattolica, apostolica e romana: di modo che così come è considerato estraneo alla società colui che non vuole essere soggetto al suo re, neppure è considerato spagnolo quegli che non vuole confessare la religione professata esclusivamente nella società spagnola" (23). Al quarto posto è un sistema di governo basato sulla legge naturale e nel rispetto della libertà dei cittadini: "Benché il potere sovrano e assoluto risieda essenzialmente nel re, questi deve esercitarlo nella regola del rispetto della legge naturale, delle regole della giustizia e sana prudenza, rispettando e difendendo la proprietà, la sicurezza e la libertà dei suoi vassalli, e non operando contro i legittimi usi e costumi del paese, che formano in un qualche modo il carattere peculiare della società spagnola, e costituiscono le sue leggi fondamentali consuetudinarie" (24). La quinta e ultima delle leggi fondamentali del regno prevede la consultazione del popolo da parte del Re attraverso due istituzioni principali, un consiglio reale e le Cortes (25), le quali - essendo consultive - non incorrono nei rischi del Parlamento che il mercedario ha sotto gli occhi: "L'aula delle Cortes è la scuola nella quale tutto il mondo può imparare l'insubordinazione, perché vi si sente parlare perfino in modo indecente e svergognato contro il governo; infatti, i deputati non si limitano a esaminare i grandi problemi da cui dipende la salute dello Stato ma, scendendo ai più minuziosi e irrilevanti, chiedono al governo il perché della nomina a usciere d'un ufficio di chi non ha merito per esserlo. Questo funesto spirito di ribellione legale, passa con l'esempio dei deputati ai giornalisti, che si dicono direttori dell'opinione pubblica" (26).

Nel 1844 (27) vede la luce la Impugnaciòn crítica (28), sulle relazioni tra Chiesa e Stato in Spagna, scritta in polemica col vescovo delle Canarie, mons. Judas José Romo (1779-1855), uno dei pochi che erano riusciti a conservare le proprie funzioni nella loro diocesi durante la reggenza di María Cristina di Borbone (1806-1878). Costui, nella sua prima opera, pubblicata nel 1842, argomentava che la malconcia Chiesa spagnola doveva accettare la propria situazione ed adattarvisi. Un passaggio divenuto famoso di tale scritto è il seguente: "La ragione detta che, prescindendo dai diritti travolti per sempre e, per così dire, sommersi in fondo al mare, ci si deve accontentare di salvare quelli che, galleggiando a riva, sono ancora suscettibili di essere recuperati" (29). La risposta di Ferrer è tipica della posizione carlista: "[…] i diritti della Chiesa non sprofondano mai in fondo al mare, e giammai decadono finchè non decade la Chiesa stessa, che non verrà meno fino alla consumazione dei secoli. La forza bruta può impedire l'esercizio dei diritti; può mancare la persona o la corporazione ecclesiastica che eserciti tali diritti in qualità di amministratore o depositario; ma i diritti, essendo spirituali o in relazione con lo spirituale, sono una proprietà della Chiesa che nessuna forza esterna può gettare in fondo al mare e che si potranno dire perduti solo se la Chiesa voglia volontariamente perderli, vale a dire voglia rinunciare ad essi" (30). Il successo dell'opera è tale che, nel 1845, Padre Magín pubblica un secondo volume, di taglio prettamente dottrinale, la Historia del derecho de la Iglesia en España en orden a su libertad e independencia del poder temporal (31). Al di là della polemica contingente, il pensatore tradizionalista cerca una nuova forma alla collaborazione tra trono e altare, che fonda sempre sul principio per cui "né la Chiesa può prescindere dalla felicità temporale dello Stato, né lo Stato deve prescindere dalla felicità eterna, né porre ostacoli al suo conseguimento" (32), perché "[...] i mali che ne deriverebbero alla Chiesa e allo Stato sarebbero incalcolabili, se la prima non appoggiasse con la sua salutare influenza le leggi del secondo […] e se lo Stato non appoggiasse con la forza della sua autorità le decisioni della Chiesa […]" (33). Tuttavia, al contrario di molti suoi colleghi, non rimpiange il Secolo XVII, il Siglo de Oro, ma giunge a formulare un regime di collaborazione che conserva grande attualità: "[...] lo Stato non può penetrare nella Chiesa per controllare i provvedimenti che questa prende, se non quando esulano dalla sfera spirituale; e neppure la Chiesa può penetrare nello Stato per proporgli leggi e misure che questo giudichi conveniente emanare per la prosperità temporale del paese" (34).

Anche le opere successive riguardano il tema della libertà religiosa dei cattolici: sempre del 1845 è la traduzione dal francese di un opera di Pierre-Louis Parisis (1795-1866), vescovo di Langres, Exámen sobre si la Iglesia ha usurpado al Estado, ó si el Estado ha usurpado á la Iglesia (35), mentre nel 1847 vede la luce la Carta en defensa del derecho de la libertad del Clero (36), scritta in difesa della libertà di scelta delle proprie letture da parte del clero.

Il momentaneo attenuarsi della persecuzione liberale, l'abdicazione di Don Carlos a favore del figlio,
Carlos Luis de Borbón (1818-1861) che prenderà il nome di Carlos VI, e l'attesa per il matrimonio di quest'ultimo con la regina Isabel II (1830-1904), che avrebbe riconciliato la Spagna, probabilmente inducono il religioso ad attenuare l'impegno politico. Così, P. Ferrer trascorre gli ultimi di vita (37) in qualità di segretario dell'Arcivescovo di Búrgos, mons. Cirillo Alameda y Brea (1781-1872), e direttore della Librería religiosa di Barcellona. La morte, avvenuta a Madrid il 16 aprile 1853, lo raggiunge al completamento di una nuova traduzione de L'imitazione di Cristo (38), uno dei classici cristiani di ogni tempo, attribuito al sacerdote renano Tommaso da Kempis (1380 ca. - 1471).

David Botti
29 aprile 2000
festa di Santa Caterina da Siena



Per approfondire

: vedi Francisco Elías de Tejada y Spinola (1917-1978) (a cura di), "Il carlismo", trad. it. Edizioni Thule, Palermo 1972. Roberto Gavirati, "Il carlismo", in Idis, Istituto per la Dottrina e l'Informazione Sociale, "Voci per un "Dizionario del pensiero forte"", a cura di Giovanni Cantoni, con presentazione di Gennaro Malgieri, Cristianità, Piacenza 1997, pp. 89-94; ma, soprattutto, vedi Alexandra Wilhelmsen, La formación del pensamiento político del Carlismo (1810-1875), Actas, Madrid 1995.

Note:

1) Le scarsissime notizie bio-bibliografiche, sono tolte da M. R. P. FR. JOSÉ ANTONIO GARÍ Y SIUMELL, historiador general de la orden mercedaria y socio correspondiente de la Real Academia de Buenas Letras de Barcelona, Biblioteca mercedaria, ó sea Escritores de la Celeste, real y militar órden de la merced, redención de cautivos, con indicación de sus obras, tanto impresas como manuscritas, su patria, títulos, dignidades, hechos memorables, época y provincia en que florecieron y murieron; Imprenta de los herederos de la viuda Pla., Calle de la Princesa, Barcelona, 1875. GUMERSINDO PLACER LOPEZ, mercedario, Bibliografía mercedaria, tomo primero, A-F, Segunda edición, Edita Revista Estudios, Madrid 1968. Gli estratti di questi volumi sono stati gentilmente forniti da P. Stefano de Praia, della Curia Generalizia dei mercedari di Roma. Nessun riferimento ho trovato in LUIS SÁNCHEZ AGESTA, Historia del Constitucionalismo Español, Madrid 1984, 4.a ed. I due libri di MANUEL RODRÍGUEZ CARRAJO, Doctrina fuerista de Magín Ferrer (1963), La revolución de las clases medias durante el siglo XIX (1967), dati come inerenti a P. Ferrer dalla Historia de la litertura hispanica, non sono presenti in alcuna biblioteca. Il testo di JOSÉ MANUEL CUENCA TORIBIO, Apertura e integrismo en la Iglesia decimonónica, Sevilla, Diputación Provincial de Sevilla, 1970, è presente solo nella Biblioteca del Congresso U.S.A.

2) La prima opera a stampa di cui si ha notizia nella Bibliografía mercedaria è il Discurso en la apertura del Aula pública de la Constitución, en cumplimiento del decreto de Su Magestad, día 12 de mayo de 1820 - Impr. en Barcelona, Manuel Tejero, 1820.

3) La mort dels justs condemna la vida dels dolents. Oració funebre que en las exequias que alguns Eclesiastícs, que el lo temps de la Revolució tengueren que fugir a Fransa per la sua fidelitat a Deu e al Rey, reunits á altres Ecclesiastícs y seculars que per la mateixa fidelitat sufriéren la oppressió mes amarga y dolorosa, celebraren en lo día 6 de Matg de 1824 en la Iglesia de San Ramon Nonat del Ordre dels fiels realistas que en la época de la tiranía y despotisme constitucional foren víctimas de la impietat dels revoluzionaris; Digué lo R. P. Lector Fr. Magín Ferrer Religios del matex Orde y Convent. Cervera, En la Imprenta de la Réal y Pontificia Universitat per Bernard Pujol. Any de 1824.

4) "Col solo aver visitato una volta una tipografia, montò in convento una piccola stampa, ed egli stesso componeva e tirava come un tipografo", dice il P. Placer. E il P. Garí gli fa eco: "P. Magín aveva montato nel suo convento una tipografia, nella quale egli stesso lavorava".

5) GABRIEL ALFEREZ, Historia del Carlismo, Editorial Actas, Madrid 1995, p. 40.

6) Diccionario Castellano-Catalán, con una colecciòn de 1670 refranes, un tomo en 8°; por F.M.F.P. y M.M., Barcelona: imprenta y librería de Pablo Riera, 1839. II ed. 1847; nonché Diccionario Catalán-Castellano, con una colecciòn de 1670 refranes, un tomo en 8°; por F.M.F.P. y M.M., Barcelona: imprenta y librería de Pablo Riera, 1839. II ed. 1854. Precedentemente aveva prodotto un Elogio funebre que en las solemnes exequias tributadas por el M. Iltre. Ayuntamiento de la Ciudad de Tarragona a la gloriosa memoria de S. M. la Reina Católica de España Doña María Josefa Amalia de Sajonia, dijo el 2 di junio de 1829, el R. P. Magín Ferrer; Tarragona Antonio Verdaguer, 1829. Sempre nel 1839 pubblica sotto pseudonimo una Historia política y militar de Napoleón Bonaparte, puesta en su verdadero punto de vista; con el nombre de Fortian José Pons. Un tomo en 8°. Por D. Fortián José Pons, Barcelona: imprenta y librería de Pablo Riera, 1839.

7) Questo è il titolo dell'edizione del 1869, mentre quello originale è Examen de las leyes, dictámenes y otros documentos de los hechos historicos, cáusas y razones que el Gobierno usurpador y las llamadas Cortes de 1834 alegaron para apoyar el pretendido derecho de la Infanta Doña Isabel al trono de España, y excluir de la sucesión de la Corona al Sr. D. Carlos V. Parte primera, Perpiñan, J - B Alzine, 1839. (Esta obra se publicó primeramente en forma de artículos, en "La España").

8) Cit. in F. Suárez, La pragmatica sanción, p. 235, cit. in Miguel Artola Gallego, La España de Fernando VII, volume XXXII della Historia de España, fundada por Ramón Menendez Pidal y dirigida por José María Jover Zamora, Espasa-Calpe, Madrid 1983, p. 928.

9) Cfr. MELCHOR FERRER, DOMINGO TEJERA Y JOSÉ ACEDO, Historia del Tradicionalismo Español (Ediciones Trajano y Editorial Católica Española, S.A., XXX tomos, 1941-1979), cit. in ALEXANDRA WILHELMSEN, La formación del pensamiento político del Carlismo (1810-1875), Actas, Madrid 1995, p. 163 e p. 211.

10) Cfr. A. Wilhelmsen, op. cit., p. 390 per Carlos V e p. 472 per Carlos VI.

11) Ibid., p. 573.

12) La alocución de papa Gregorio XVI vindicada de las declamaciones hipócritas y calumniosas en el Manifiesto publicado por D. José Alonso, ministro de Gracia y Justicia de España; un tomo en 8° mayor. Primiero la escribió en lengua francesa y la publicó en Tolosa por Agustin Manavit, impresor, año 1841. Esta alocuciòn fué hecha en Consistorio secreto de 1 de marzo 1841 - Un vol. en 8°, XX - 98 pàgs. Dello stesso anno è la Historia de la última época de la vida política y militar del Conde de España y de su asesinato, escrita bajo el nombre de Félix Ramon Traserra y Fábrega. Un tomo. Va añadida al fín por apéndice (n° 1) la relación de deposición y asesinato del Conde, tal como se acaba de publicar en el periódico titulado Revue des deux mondes, por el D. Félix Ramon Traserra y Fábrega, Barcelona, imprenta y librería de Pablo Riera, calle del Hospital, número 14, 1841.

13) La tradujo del francés al español. Dos tomos en 8°. Aprobado en Roma y presentado a la Santidad de Gregorio XVI, por M. Menghi - D'Arville, Protonotario Apostólico. Traducido al español por el P. Magín Ferrer M., Barcelona, imprenta y librería de Pablo Riera, calle del Hospital, número 14, 1841.

14) Compendio de la historia del derecho de la Iglesia en España en órden á su libertad é independencia del poder temporal y de las relaciones de este con el de la Iglesia para el arreglo de las materias eclesiásticas; seguido de varias anotaciones para aclarar algunos puntos de la misma, por el R. P. Magín Ferrer, de la Orden de Nuestra Señora de la Merced. Maestro en Sagrada Teología, Regente de Estudios del Colegio de San Pedro Nolasco de Tarragona, Examinador Sinodal del Real Consejo de las Ordenes y de varios Obispados. Dos tomos en 8° mayor; Barcelona. Imprenta y Librería de Pablo Riera, calle nueva de San Francisco, número 9. 1843.

15) Cfr. Manuel Revuelta y González, Religión y formas de religiosidad, in Menendez Pidal, vol. XXXV/1, La época del romanticismo (1808-1874), p. 242.

16) Por el R. P. Fr. Magín Ferrer, de la Orden de Nuestra Señora de la Merced, Maestro en Sagrada Teologia, Regente de Estudios del Colegio San Pedro Nolasco de Tarragona, Examinador Sinodal del Real Consejo de las Ordenes y de Varios Obispados. Dos tomos en 8° mayor. Barcelona. Imprenta y Librería de Pablo Riera, calle nueva de San Francisco, n° 9. 1843.

17) Wilhelmsen, op. cit. p. 328

18) Las leyes fundamentales..., I, pp. XV-XVI, cit. in Wilhelmsen., p. 338 (tutte le citazioni da Las leyes fundamentales..., sono prese da questo volume). Nell'introduzione al secondo volume afferma che "La Costituzione fondamentale del Regno fu piuttosto un risultato naturale del carattere e costumi spagnoli e degli accadimenti dei secoli, che opera di legislatori" (Ibid., II, pp. V-VI).

19) Ibid., II, pp. 79-80

20) "Il mercedario Magín Ferrer scrisse Las leyes fundamentales, in cui si mostra favorevole di quella che chiama monarchia assoluta, cosa per la quale fu tacciato di essere un estremista, ma in realtà non fu mai partigiano di un potere dispotico o arbitrario ma, al contrario, affermava la sottomissione del re alle leggi ed usanze preedenti, così come alle norme morali e religiose in quanto primordiali, perché il monarca è sempre soggetto alla legge divina e alle sue conseguenze". (Alferez, op. cit., p. 117)

21)
Las leyes fundamentales..., II, p. 59.

22)
Impugnación crítica, I, p. 154, in A. W., p. 340

23) Las leyes fundamentales..., II, p. 93

24) Ibid., II, p. 94

25) Ibid, II, pp. 6-74, pp. 92-96

26) Ibid., II, p. 61

27) Sempre nel 1843 aveva pubblicato Sobre la conducta religiosa y política del Excmo. e Ilmo. Don Fr. Juan José Tejada, obispo de Solsona, durante el tiempo que permaneció bajo la dominación del Gobierno usurpador (Este MS, en folio es una bellísima defensa de la buena reputación de dicho señor, contra la maligna impostura de algunos calumniadores. Barcelona. Imprenta y Librería de Pablo Riera, calle nueva de San Francisco, n° 9. 1843) e Los santos Angeles (Este libro lo tradujo del francés al español, un tomo en 16° mayor; Barcelona, Imp. y Libr. de Pablo Riera, calle Nueva de San Francisco, 1844).

28) Impugnaciòn crítica de la obra titulada: "Independencia constante de la Iglesia hispana y necesidad de un nuevo Concordato, escrita por el ilustrísimo señor Obispo de Canarias"; un tomo 8° mayor; Barcelona, Imp. y Libr. de Pablo Riera, calle Nueva de San Francisco, 1844. Dos vols. En 8°; esta primera parte consta de 164 págs

29) Tratto da Independencia costante de la Iglesia hispana y necesidad de un nuevo concordato con Roma del vescovo Romo, citato da Ferrer in Impugnación crítica, I, 25, in A.W. p. 342

30) Ibid., I, p. 26, in A.W. p. 342

31) Historia del Derecho de la Iglesia en España en orden a su libertad é independencia del poder temporal, y de las relaciones de este con el de la Iglesia para el arreglo de las materias eclesiásticas; o sea Segunda Parte de la Impugnación crítica de la otra titulada: "Independencia constante de la Iglesia hispana y necesidad de un nuevo Concordato". Por el R. P. Magín Ferrer, de la Orden de Nuestra Señora de la Merced, Maestro en Sagrada Teologia, Regente de Estudios del Colegio San Pedro Nolasco de Tarragona, Examinador Sinodal del Real Consejo de las Ordenes y de Varios Obispados. Barcelona, Un tomo en 8° mayor, Imprenta y Librería de Pablo Riera, calle nueva de San Francisco, n° 9. 1845.

32)
Impugnación crítica..., I, p. 161, in A.W., p. 341

33)
Ibid., I, p. 162, in A.W., p. 341

34) Ibid., I, 161-162; in A.W. p. 341.

35) La libertad de la Iglesia. De las Usurpaciones. Examen sobre si la Iglesia ha usurpado al Estado, ó si el Estado ha usurpado a la Iglesia, por el Ilmo. Sr. Obispo de Langres. Traducción del francés al español. Un tomo en 8° mayor; Barcelona: Imp. de H. os. de P. Riera, 1845.

36) Carta en defensa del derecho de la libertad del Clero para proveerse de libros del rezo divino de donde y como mejor le convenga, contra un artículo que se publicó en la "Censura" del mes de mayo del año 1847, un cuaderno en 8° mayor. Barcelona. Imprenta y Librería de Pablo Riera, calle nueva de San Francisco, n° 9. 1847.

37) Nel 1847 aveva pubblicato una breve Carta dirigida al ilustrísimo señor Obispo de Canarias (por el Padre Fray Magín Ferrer, de la Orden de Nuestra Señora de la Merced;) en la cual se denuncia como altamente injuriosa á S. I. un libro (que se ha dado al público con el título) titulado: Cartas del Obispo de Canarias al Censor de su libro: Independencia de la Iglesia hispana", Barcelona. Imprenta y Librería de Pablo Riera, calle nueva de San Francisco, número 9. Un foll. De 30 págs. (12 x 18,5), en rústica. Firme este escrito el P. Ferrer, en Tolosa, 12 agosto 1847. Del 1852 è un Tratado de las reglas de la Iglesia vigente sobre cargas de misas, condonación y dispensas de localidad de las mismas. Impr. En Barcelona, Pablo Riera, 1852.

38) Kempis: Imitación de Cristo, puso un Prólogo del traductor, lo tradujo nuevamente del latín con la traducción del P. Nieremberg corregida, y añadió al fin un Breve ejercicio del cristiano. Un vol. de 384 págs. (8 x 12,5). Barcelona: Imprenta y Librería de Pablo Riera, calle nueva de San Francisco, n° 17. 1854.


Scritto da:

Il Principe dei Reazionari