di
Giuseppe Quartucci
"Lega Nord per l’indipendenza della Padania".
E’ scritto proprio così. E’ una formazione politica che propaganda dagli anni 90 l’indipendenza di un territorio a cui è stato dato il nome di Padania e che ha fatto della denigrazione del Sud la sua carta vincente. C’è qualcuno che si meraviglia? No, tutto normale, tanto normale che alcuni milioni di elettori meridionali (che ancora credono nelle vecchie contrapposizioni ideologiche di destra e sinistra) hanno contribuito a portarla al governo. Per fare cosa? Leggi. Ma leggi a favore di chi? Anche per migliorare le condizioni del Sud? Volete scherzare? Vedrete che adesso si calmeranno, pensava qualcuno a Sud. Il signor Berlusconi li saprà tenere a bada. Beh, dopo circa venti anni la Padania rimane ancora un obiettivo non raggiunto. Visto che avevamo ragione? Siamo ancora uniti sotto il tricolore. Peccato che in questi anni il Sud è stato continuamente depredato; si, ma per il bene del Paese. Volete qualche esempio? Che ne dite dell’authority per l’alimentazione che in un primo tempo avevano fatto finta di assegnarla a Foggia e poi, alla stretta finale, viene data a Parma, o dei fondi stanziati per la costruzione del ponte sullo stretto, progetto sbandierato per venti anni da Berlusconi per buttare fumo negli occhi del popolo babbione meridionale che ci ha creduto, ma che nell’affannarsi a discutere se tale opera fosse stata utile al Sud hanno pensato bene di dirottare altrove? Dove? Vi dice niente Expo 2015 a Milano? Probabilmente, lì. Per questo non si è discusso neanche un po’. “E’ una questione di immagine per l’Italia e i benefici ricadranno su tutto il Paese” è la parola d’ordine, salvo poi specificare l’intenzione (per fortuna rifiutata dall’Europa) che i materiali di costruzione delle varie opere non potevano richiedersi a ditte distanti più di 350 Km da Milano, come dire facciamo lavorare solo ditte del nord. Ma il mio comune del preappennino dauno che vede le porte delle case chiudersi per non riaprirsi più, che immagine pensate che possa riceverne e che benefici potranno mai ricadervi? O i fondi FAS destinati al Sud e dirottati a Nord, o il progetto sull’alta velocità che taglia completamente mezzo Paese, o l’Alenia di stanza a Napoli che acquista la piccola Aermacchi e, guarda caso, sposta la sede a Nord e tutto questo con i leghisti che ci omaggiano continuamente di considerazioni educate di stampo oxfordiano come Napoletani topi di fogna, Vesuvio lavali col fuoco. Che faccio, continuo? Qualcuno adesso obietterà che se fosse andata la sinistra al governo questo non sarebbe successo. Niet! Anche la sinistra è stata al governo e la linea di condotta è stata identica, solo meno declamata perché non aveva la Lega al suo fianco. E’ stata all’opposizione, ma neanche una parola sulla condizione di squilibrio tra Nord e Sud se non di circostanza.
Pino Aprile, l’autore di “Terroni” ha il merito di aver portato al grande pubblico quelle verità scomode che hanno segnato l’origine dello Stato Italiano e che la storiografia ufficiale, cane fedele del potere politico ed economico, ha tenuto ben nascoste. Ha saputo spiegare la condizione del nostro Sud, i comportamenti umani segnati da una condizione di acquisita minorità, in maniera scientifica; ha saputo risvegliare l’orgoglio di appartenenza, ha fatto emergere un sentimento di rabbia per ciò che il nostro popolo ha subito in quel risorgimento piombatogli addosso come un tornado lasciando dietro di sé morte, distruzione e miseria, e che continua a subire da 152 anni relegato in una condizione di colonia interna. Da neoborbonico e borbonico ringrazio Pino per tutto questo, ma quando lui dice di credere ad un cambiamento delle persone ed avere finalmente un Paese unito che cresca insieme ed in armonia, allora svesto gli abiti neoborbonici e mi chiedo se è realistico quanto dice, cioè se la convinzione di un padano abituato da decenni a considerarci “terùn, affricani, marocchini, sporchi e puzzolenti (mi sto annusando l’ascella per capire com’è l’odore di un terrone), ladri, mafiosi, incivili e, quando ci va bene, furbi e sfaticati”, tramandando queste convinzioni ai figli e ai figli dei figli, possa mai svanire e considerarci suoi fratelli e soprattutto se noi meridionali dopo aver conosciuto la verità potremo mai essere disposti a dimenticare tutto, a fidarci di chi è stato ed è per noi Caino? Mi chiedo se il Nord è disposto a perdere il suo predominio economico per far progredire il Sud, se è disposto ad una equa distribuzione delle risorse, a non fare asso pigliatutto delle offerte degli italiani per la ricerca sui tumori, di Telethon, di 30 ore per la vita continuando a lasciare gli ospedali del Sud in condizioni da terzo mondo. Mi chiedo se il potere nord massonico è disposto a non avere più politici meridionali asserviti ad esso e che contano come il due di picche lasciando ad essi, come fumo negli occhi, quelle alte cariche dello Stato le cui funzioni non si scostano molto da quella di un vigile urbano. No, Pino, io non credo al tuo speranzoso ottimismo, non credo nella redenzione di chi ha interesse a tenerci costretti in una camicia di forza per continuare a farci vivere di briciole. Con l’attuale crisi sentiamo dire che vanno fatte ripartire le attività produttive, che significa ancora una volta dedicare gli sforzi al solo nord lasciando il sud in agonia.
Il sangue dei miei progenitori versato a tradimento, la miseria in cui è stato ridotto il mio popolo, la fuga dei giovani dalla propria terra ai quali a volte è lasciata la sola alternativa tra il difendere quello Stato che non ti ha saputo dare un futuro e l’affiliarsi a cosche malavitose, guardie e ladri, l’uno contro l’altro, meridionali entrambi, lo sradicamento delle radici, delle tradizioni, lo smembramento delle famiglie (qualche mese fa mia madre ha perso la sorella emigrata in Canada e l’ultima volta si erano viste trenta anni prima) sono vive nella mia mente e quel dolore lo sento mio. Per questo, penso che il Sud abbia una sola possibilità di salvezza. Tornare ad essere uno Stato libero ed indipendente, rischiando qualcosa, è vero, ma libero dal suo carnefice.
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