mercoledì 1 maggio 2013
Gli insegnamenti di Pio XII: valido scudo davanti agli attacchi alla nobiltà ( Estratto dall'opera di Plinio Corrêa de Oliveira "Nobiltà ed élites tradizionali analoghe nelle allocuzioni di Pio XII al Patriziato ed alla Nobiltà romana")
Non è impossibile che alcuni lettori appartenenti alla nobiltà si domandino che beneficio possano trarre dalla lettura di questo studio. Infatti, penseranno, la maggior parte di questi insegnamenti non li abbiamo forse già ricevuti nell'àmbito venerato del focolare paterno, ricco di tradizioni di alto significato formativo e morale? Non li abbiamo già praticati per tutta la vita, con gli occhi levati al nostalgico esempio dei nostri antenati?
È ben vero che forse non era tanto chiara nel loro animo l'inestimabile radice religiosa di questi doveri, né il loro fondamento nei documenti pontifici. Tuttavia - domanderanno ancora - in che cosa ci porterà un vero arricchimento dell'anima il conoscere tutto questo, se quello che custodivamo come preziosa eredità domestica è stato finora sufficiente per dare alla nostra vita un orientamento insieme genuinamente aristocratico e genuinamente cristiano?
Un aristocratico che, avanzando queste motivazioni, giudicasse inutile lo studio degli immortali testi di Pio XII sulla nobiltà romana - così validi per tutta la nobiltà europea - dimostrerebbe di essere superficiale tanto nello spirito quanto nella formazione religiosa.
L'integrità morale del cattolico, o si fonda sulla conoscenza lucida e amorevole degli insegnamenti della Chiesa e nella radicata adesione ad essi, oppure manca di serio fondamento, rischiando di crollare da un momento all'altro, soprattutto nel periodo turbolento e saturo di incitamenti al peccato e alla rivoluzione sociale dell'attuale società post-cristiana.
Contro le seduzioni e le pressioni di questa società, la soave e profonda influenza della formazione domestica non basta, se non viene sostenuta dagli insegnamenti della Fede e dall'osservanza effettiva dei Comandamenti, come pure dalla pratica assidua dei doveri di pietà e dal ricorso frequente ai Sacramenti.
In questa prospettiva, è necessariamente di grande incoraggiamento per il vero aristocratico cattolico sapere che il suo modo tradizionale di pensare, sentire ed agire, proprio in qualità di aristocratico, trova ampio e stabile fondamento negli insegnamenti del Vicario di Cristo. Questo è tanto più sicuro in quanto il nobile, nell'epoca di democratismo neopagano in cui vive, va soggetto a incomprensioni, contestazioni e perfino sarcasmi talvolta così insistenti da potersi esporre alla vile tentazione di vergognarsi di essere nobile. Ne nascerà facilmente la speranza di sottrarsi a questa situazione scomoda abbandonando tacitamente o espressamente la sua condizione nobiliare.
Gli insegnamenti di Pio XII al riguardo, che qui pubblichiamo e commentiamo, gli faranno in questa emergenza da scudo validissimo davanti agli ostinati nemici della nobiltà, giacché costoro sono obbligati a riconoscere che il nobile fedele a se stesso, alla Fede ed alle sue tradizioni non è uno stravagante che ha elucubrato per proprio conto le convinzioni e lo stile di vita che lo caratterizzano. Tutto questo gli deriva da una fonte immensamente più alta, da un'ispirazione immensamente più universale rappresentata dall'insegnamento tradizionale della Chiesa cattolica.
Questo insegnamento, è possibile che sia odiato dagli oppositori della nobiltà. Tuttavia non è loro possibile degradarlo a semplice categoria di elucubrazione individuale fatta da uno stravagante paladino donchisciottesco di un mondo che fu e non potrà più esistere.
Tutto questo non persuaderà forse il contestatore, ma imporrà alla sua offensiva un calo di disinvoltura e di forza d'impatto, il che è polemicamente molto vantaggioso per l'apologista della nobiltà e delle élites tradizionali.
Questo vale soprattutto se il detrattore della classe nobiliare sia un cattolico o - proh dolor! - un sacerdote.
Nella tragica crisi in cui si dibatte la Chiesa - alla quale allude Paolo VI impiegando l'espressione "autodemolizione" e affermando di avere la sensazione che il "fumo di Satana è penetrato nel tempio di Dio".
"Riferendosi alla situazione della Chiesa di oggi, il Santo Padre afferma di avere la sensazione che 'da qualche fessura sia entrato il fumo di Satana nel tempio di Dio"'(Omelia "Resistite Fortes in Fide", 29/6/72, in Insegnamenti di Paolo VI, Tipografia Poliglotta Vaticana, 1972, vol. X, p. 707). - Non è difficile che ciò avvenga e che un'offensiva contro la nobiltà, come pure contro altre élites tradizionali e addirittura non tradizionali, pretenda di basarsi su passi della Sacra Scrittura. In questa circostanza, è molto importante per il nobile, come per i membri di ogni altra élite, appoggiarsi all'insegnamento di Pio XII e anche dei suoi predecessori e successori, mettendo l'oppositore nella situazione di confessare il suo errore, o di porsi in esplicita contraddizione con gli insegnamenti pontifici citati in questo studio.