lunedì 27 maggio 2013

Pietas per Dominique Venner

 
 
Che si può dire ancora su Dominique Venner? Innanzi tutto epochè riguardo al gesto che ha posto fine alla sua vita. Non spetta all’uomo avere parole di condanna e che la nostra pietà di uomini lo accompagni verso la pietà assoluta. E questo soprattutto di fronte ad una mancanza totale di pietà e di rispetto da parte di un oceano di progressisti, uomini sedicenti liberi che accusandolo di essere un predicatore di odio distillano in loro stessi il germe più puro dell’odio stesso. Basta farsi un giro in rete per vedere con quanta superficialità e con quanta crudeltà si apostrofa la dipartita di Venner , senza ovviamente avendo coscienza alcuna di chi fosse , da parte di individui che nella vita si professano come la parte più libera e umana del mondo o come la migliore gioventù. I cosiddetti “buoni “ insomma si trasformano in iene affamate di cadaveri appena cade uno che i giornali, per comodità e per volontà di trascinare il fatto nell’attualità , sottolineano essere un anti-gay. Ovviamente una sciocchezza e da notare come questa particolarità sia presente con decisione solo nelle agenzie Italiane. Nemmeno quelle Francesi arrivano colorare tanto la vicenda. Perché essere contrari alla legge Taubira , non significa affatto essere anti-gay in quanto uomini e donne ma essere piuttosto contrari ad una mercificazione e relativizzazione di istituzioni fondamentali. Una sottigliezza che i più preferiscono ignorare. E tutto sommato è un diritto credere che una legge non sia cosi brillante, senza per questo essere additati o strumentalizzati . Dominique Venner non era quindi un anti-gay come dicono certi titoli , ma uno storico. Uno di quelli veri, che scava alla ricerca di documenti mai pubblicati. Autore di oltre cinquanta pubblicazioni e di centinaia di articoli. Fondatore della Nouvelle revue d’histoire . Esperto riconosciuto di marxismo internazionale. Un intellettuale vero, che a differenza di tanti colleghi che nascono e muoiono in ambienti accademici , è stato anche uomo d’azione, combattente delle OAS . Da decenni lontano da ogni tentazione di partecipazione politica. Eppure questo ultimo tragico atto della sua vita è una qualcosa di strettamente politico, dove politica significa soprattutto azione. Un suicidio che non può non ricordare il seppuku di Mishima . Un atto finale che per il “samurai” Giapponese era un recupero di una tradizione culturale dimenticata ricollocata nel suo tempo proprio come denuncia della perdita delle radici. Ma la tragica morte di Venner in realtà ricorda più Drieu La Rochelle e quella morte volontaria che ha un sapore più disperato, più drammatico di un uomo incapace di rassegnarsi a veder perdere l’Europa nel mare del relativismo dei valori e della mercificazione della dignità dell’uomo e del trionfo del degrado. Un concetto difficile da cogliere. Probabilmente discutibile certo, magari appunto d’altri tempi, ma che non dovrebbe lasciare indifferenti alla riflessione. L’amico De Benoist parla di lui cosi : ” Nel suo universo interiore non c’era posto per i cancan, per la derisione, per le liti di una politica politicante che giustamente disprezzava. Perciò era rispettato. Cercava la tenuta, lo stile, l’equanimità, la magnanimità, la nobiltà di spirito, talora fino all’eccesso. Termini il cui senso sfugge a chi guarda solo i giochi televisivi” Venner nella sua lettera testamento parla di una Europa che arriva da lontano , dall’antica Grecia, passando per tradizioni sedimentate dalla storia nelle popolazioni . trascinandosi nella meta finale della chiesa a immortalare indelebilmente l’uomo nella sua completezza . Ed è proprio il silenzio della cattedrale di Notre Dame che Venner decide di rompere , come luogo simbolico di grandezza dello spirito. Un simbolo in qualche modo di resistenza. Insomma che altro dire ancora, epochè e pietas per Dominique Venner.
 
Federico Franzin
 
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