Parroco di Louroux-Béconnais, durante la Rivoluzione Francese. Si rifiutò di giurare la costituzione civile del clero e cominciò ad esercitare clandestinamente il ministero sacerdotale. Mentre si preparava a celebrare una Messa, fu catturato e, ancora rivestito dei paramenti Sacri, condotto alla Ghigliottina. Martirologio Romano: Ad Angers in Francia, beato Natale Pinot, sacerdote e martire: parroco, durante la rivoluzione francese, mentre si preparava a celebrare la Messa, fu arrestato e, rivestito per scherno con i paramenti sacri, fu condotto al patibolo come all’altare del sacrificio. | ||||
Mi racconta don Cesare Beccarla di un antico sacerdote fossanese, in grado di scrivere una corposa biografia di santi e beati pur con pochissimi dati a sua disposizione, come nel caso del beato Bartolomeo da Cervere. Ben lontano dall’imitarlo, mi sentirei comunque di sfidare costui, e anche tanti altri agiografi di fama, a scrivere una “vita” del beato Natale Pinot, di cui praticamente tutto si ignora eccetto i dati biografici fondamentali, perché nulla ha scritto, parlato ancor meno, limitandosi a versare il suo sangue per Cristo. Ma è stato proprio questo suo santo silenzio ad attirare l’attenzione ed a farlo inserire in questa nostra “vetrina”, che negli ultimi sedici anni ha incluso tanti e tali colossi di santità, la cui vita è risultata praticamente non condensabile nelle canoniche 28 righe richieste dalla redazione. Problema che non esiste per Natale Pinot, la cui vita si può riassumere nell’essere stato un buon prete, un uomo umile e dalla carità grande, che a 47 anni preferisce morire piuttosto che rinunciare a Gesù: tutto qui, e scusate se è poco! Nasce ad Angers nel 1747, uno dei 16 figli di un umile tessitore, ma si ignora la data della sua ordinazione, che qualcuno colloca nel 1771, quando cioè ha compiuto 24 anni. Classico “curato di campagna”, viene assegnato come viceparroco nelle varie parrocchie dei villaggi vicini, ma non è uno sprovveduto nè un sempliciotto. Anzi, a diversità di tanti suoi confratelli contemporanei, che a malapena conoscono le principali preghiere del buon cristiano, don Natale è preoccupato di perfezionare la sua cultura e le sue conoscenze. Si iscrive all’università di Angers, dove si laurea (diciamo così) in lettere e scienze a 41 anni, e già questo è una felice eccezione; ma don Natale si distingue anche per via del suo cuore tenero e dei sentimenti paterni, che egli dimostra in pieno quando viene nominato cappellano dell’ospedale di Angers, meglio conosciuto come l’ospedale “degli incurabili”. Uno dei pochi testimoni che si ebbe cura di sentire dopo la morte, ricorda che don Natale “rispettava i malati come un santo e li accarezzava come un padre” e possiamo immaginare di quante carezze avessero bisogno quei malati, ammassati nelle corsie fetide, praticamente abbandonati a se stessi, senza medicine e con pochi alimenti. E il cappellano, per non limitarsi a parole di consolazione, li soccorre per quello che può, raccattando aiuti dai benefattori, ma soprattutto destinando loro, quasi per intero, il compenso che gli spetta. E’ forse per questo suo amore preferenziale per i poveri che il vescovo lo destina parroco di Louroux-Beconnais, conosciuta come la parrocchia dei miserabili e nella quale i confratelli non vogliono andare. Lui, invece, si trova perfettamente a suo agio: si sente, ed è realmente, il “primo povero della parrocchia” e nel suo servizio pastorale si ispira a San Martino di Tours, spogliandosi di tutto per aiutare gli altri. Quando arriva la rivoluzione francese e gli chiedono di giurare sulla Costituzione civile del clero, rifiuta decisamente, ma senza clamore, com’è nel suo stile. Si sente appena in dovere di spiegare le sue ragioni ai parrocchiani il 27 febbraio 1791, dopo la messa. Prima che però apra bocca viene contestato duramente dal sindaco, presente in chiesa, mentre i parrocchiani si schierano dalla sua parte. Ne nasce un parapiglia che si conclude con l’arresto di don Natale, ma il tribunale di Angers lo assolve, semplicemente perché “non ha parlato” e preso posizione contro la Rivoluzione. Gli tolgono però la parrocchia e lo sostituiscono con un prete “gradito” alle autorità. Per don Natale inizia così il periodo della clandestinità in cui il lavoro non manca, dato che sono tanti i preti che giurando sulla Costituzione si sono staccati dal Papa e sono diventati scismatici. Autore: Gianpiero Pettiti Uomo e prete tranquillo, chiamato a incarichi modesti ad Angers, dove è nato, e dove è arrivato al sacerdozio nel 1771, a 24 anni. Dopo l’ordinazione è stato per un decennio collaboratore di vari parroci nella regione, e solo nel 1781 gli hanno dato un posto fisso: cappellano nell’ospedale di Angers, addetto agli “incurabili”. Sette anni a contatto con vicende di povertà e abbandono. Poi, la nomina a parroco nel paese di Louroux-Béconnais. In questo centro a 27 chilometri da Angers, padre Noël continua a vivere umilmente, e di lui non si ricordano imprese o detti risonanti. Un’esistenza sottovoce, com’erano i suoi discorsi nell’ospedale di Angers, agli “incurabili”. Però si ricorda una piccola “riforma” sua, a favore di altra gente dalla voce fioca: fin dal primo momento, egli destina ai poveri del paese la maggior parte della sua rendita come parroco. Non c’è altro da segnalare sul conto di lui, uomo e prete delle piccole cose, delle parole sommesse. Nulla, fino alla rivoluzione francese del 1789; anzi, fino al 12 luglio del 1790, quando si vara in Francia la Costituzione civile del clero, che tende a fare di ogni sacerdote in cura d’anime uno stipendiato governativo legato da giuramento. Ogni parroco, per conservare il posto, deve assoggettarsi alla legge e giurare. Oppure dimettersi. Il parroco Pinot non va a giurare. Il sindaco insiste, impone il giuramento, e lui rifiuta. Destituito da parroco con espulsione immediata, lui rimane ugualmente lì. Ma si direbbe che ci resti ancora in silenzio: non risultano solenni proteste sue contro il sopruso, come accade in molti casi simili. Lui sta zitto, ma non se ne va, finché nel marzo 1791 viene ad arrestarlo la Guardia nazionale. Finisce sotto processo ad Angers con accuse di cospirazione contro lo Stato e ribellione alle sue leggi. Ma non ci sono prove, non una parola o un gesto suo da ribelle, sicché ad Angers lo assolvono. C’è subito un altro processo a Beaupréau, in appello; e un’altra assoluzione. Così, eccolo libero, ma espulso dalla sua parrocchia: e dovrà fare di nascosto il supplente altrove per quasi due anni: il lavoro non manca, con tanti parroci destituiti. Giugno 1793: padre Pinot ricompare inaspettato a Louroux-Béconnais, insieme a una truppa di contadini male armatie peggio vestiti, ma per il momento vittoriosi. Sono i Vandeani suoi conterranei, in rivolta armata contro la Repubblica; e si chiameranno poi “Armata cattolica e reale”. Ma in verità il 3 marzo di quel 1793 la ribellione in Vandea contro la Repubblica non è esplosa per motivi religiosi o dinastici, bensì perché il Governo di Parigi ha ordinato un nuovo arruolamento forzoso di 300 mila uomini nell’esercito. L’insurrezione viene poi stroncata col terrore e padre Noël ritorna clandestino, ma un delatore lo fa arrestare. Nel febbraio 1794, eccolo condannato a morte “per fanatismo religioso”, senza accuse specifiche. E va alla ghigliottina in Angers, facendosi per una volta vedere e ascoltare: lui così poco “visibile”. Compare ai piedi della ghigliottina indossando i paramenti liturgici. Sale a celebrare il sacrificio di sé stesso, con le parole latine di quando iniziava la Messa: «Introibo ad altare Dei» (Salirò all’altare di Dio). Papa Pio XI lo ha beatificato nel 1926. Il museo parrocchiale di Louroux-Béconnais, presso Angers, conserva cimeli e ricordi della sua vita. Autore: Domenico Agasso
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