sabato 25 maggio 2013

IL PIANO SVELATO PER ORDINE DEI PAPI (Estratto dell'opera di mons. Delasuss "Il Probblema dell'ora presente", Tomo I°) .




Ecco, secondo Alfredo Nettement, in qual maniera la Carboneria venne introdotta in Francia. Tre giovani, Dugied, Beslay e Joubert, che aveano dovuto esulare dalla Francia dopo la cospirazione del 19 agosto 1821, furono ammessi in una delle Vendite del Carbonarismo in Italia. Di ritorno in Francia, convocarono una riunione d'intimi alla loggia degli Amis de la Vérité. Essi fecero conoscere il meccanismo ingegnoso e terribile di queste Vendite, che lavorano nell'ombra, senza conoscersi, per uno scopo comune, e messe in relazione in una maniera misteriosa col potere supremo, da cui veniva la direzione. Sentito ciò, gli Amici della Verità convennero che ciascuno dei presenti fondasse una Vendita.(1)
Il mistero in cui avvolgevasi il Carbonarismo, oggidì è scoperto. Le carte dell'Alta Vendita vennero in possesso della S. Sede sotto il pontificato di Leone XIII che le fece deporre negli archivi del Vaticano. Per qual via vi sono esse arrivate? È forse per la conversione d'un congiurato? o per un felice colpo di mano della polizia romana? Non si sa.


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Papa Leone XIII
 

In qual modo di là sono esse venute a cognizione del pubblico, tanto almeno che si possa conoscere qual fu l'organizzazione dell'Alta Vendita, il cómpito che le fu assegnato, e i mezzi adoperati per compiere la sua missione? Eccolo.
Il papa Gregorio XVI, sgomento della raddoppiata attività che osservava nelle società segrete, e vedendo il pericolo che i loro maneggi faceano correre alla società civile e religiosa, volle, pochi giorni prima della sua morte, svelarli a tutta l'Europa. Perciò egli mise gli occhi su Crétineau-Joly. Il 20 maggio 1846, gli fece scrivere dal cardinal Lambruschini che venisse a Roma per un progetto di alta importanza. Lo storico della Compagnia di Gesù stava per imbarcarsi ad Ancona per un viaggio in Oriente. Vi rinunciò e tosto recossi dal S. Padre. Gregorio XVI gli commise di scrivere la Storia delle Società segrete e delle loro conseguenze. Gli fece consegnare, per questo lavoro, dal cardinal Bernetti, vecchio segretario di Stato, i documenti che possedeva, e l'accreditò presso le Corti di Vienna e di Napoli affinchè ottenesse da esse altri documenti deposti nei loro Archivi segreti.


Papa Gregorio XVI
 

Crétineau-Joly recossi dapprima a Napoli ed ivi seppe dal re la morte del Papa. Pio IX succeduto a Gregorio XVI confermò allo storico il mandato che avea ricevuto dal suo predecessore. Egli si recò a Vienna, bene accolto dal principe di Metternich; ma gl'impiegati della cancelleria austriaca, per istinto rivoluzionario o per altri motivi, si prestarono mal volentieri alle sue ricerche. Intanto, il conte Enrico de Bombelles, francese d'origine ed aio del giovine arciduca, dipoi imperatore Francesco Giuseppe, avendo saputo il motivo del suo soggiorno a Vienna, gli offerse i suoi servigi. In tutta la sua carriera diplomatica egli si era occupato delle società segrete, che avea vedute all'opera in Italia, in Polonia, in Russia. Dietro documenti egli rivelò allo storico, congiure di tal natura, che gli potè dire: "Divulgate con coraggio questi misteri. Sarà questo il maggior servigio che mai, forse, sia stato reso alla civiltà. Ma voi non arriverete fino al termine. Se il pugnale dei carbonari non vi arresta sul cammino, state pur certo che vi saranno dei principi interessati a condannarvi al silenzio".


 Papa Pio IX
 
 

Il primo di questi principi fu Carlo Alberto, re dì Sardegna, il quale, per ambizione, erasi inscritto, fin da giovane, alle società segrete. Crétineau-Joly narra nelle sue Mémoires, pubblicate in parte dall'abate Maynard - è qui che attingiamo queste rivelazioni - l'intervista quanto segreta altrettanto drammatica che egli ebbe a Genova col re, il quale gliela avea con insistenza richiesta. Crétineau non volle promettergli il silenzio, che gli fu domandato. Allora il re si rivolse al Papa. Pio IX si era dato premura di conoscere subito i documenti raccolti ed avea fatto dire allo storico di recarsi al più presto in Roma. Quando ricevette la lettera del re, ne fu scosso. Tuttavia disse a Crétineau di recarsi a Napoli. Là s'imbattè in un carbonaro, di nome Cocle, che tutto poteva sull'animo del re. Egli era sacerdote, erasi anzi fatto religioso e si era guadagnato in modo la confidenza del sovrano che era divenuto suo confessore. Per sua istigazione Ferdinando pure scrisse al Papa. Da una nota rimessa il 4 dicembre 1857 al cardinale Antonelli, risulta che, il 21 dicembre 1846, Crétineau fu ricevuto in udienza da Pio IX. Il Papa gli disse che la sua carità di padre e il suo dovere di principe si opponevano alla pubblicazione d'una storia che, nelle circostanze presenti, poteva offrire più d'un pericolo. Crétineau chinò il capo.

Carlo Alberto di Savoia-Carignano , re dì Sardegna dal 1831 al 1849.
 


Nel 1849, mentre il Papa era a Gaeta, il cardinal Fornari, Nunzio a Parigi, impegnò lo storiografo a riprendere il suo lavoro, e gli mostrò un dispaccio del cardinal Antonelli, il quale diceva che il Papa non avea per nulla vietato di comporre la Storia delle Società segrete, che solamente ne avea giudicata inopportuna la pubblicazione nel 1846-1847 ; ma, visto che le circostanze erano cambiate, ora credeva utile che l'opera fosse continuata.
Crétineau si rimise al lavoro; ma un'altra volta egli ne fu interrotto da una lettera di Mons. Garibaldi, il quale gli diceva che dopo il servizio che il Governo di Luigi Bonaparte avea reso alla S. Sede, nel 1850, non si poteva dar libero corso ad un libro in cui questo allievo delle società segrete verrebbe rivelato come tale. 
L'opera era quasi compiuta, in parte anche stampata; l'abate Maynard disse di averne vedute le bozze di stampa. Crétineau indispettito la gettò alle fiamme. L'Histoire des Sociétés secrètes, che tanto lume avrebbe proiettato nei bassi fondi delle rivoluzioni che agitano l'Europa, era distrutta.
Nulladimeno, molti di quei documenti che aveano servito a comporla, o copie di essa, erano rimasti tra le mani dello storico. Egli ne fece entrare alcuni nella Histoire du Sonderbund ed altri nel libro intitolato: L'Eglise romaine en face de la Revolution. Nella prima dì queste opere Crétineau-Joly fu ingiusto, anzi crudele nelle sue espressioni verso Pio IX, circa la condotta che il Pontefice avea creduto dover tenere in quel deplorevole affare. La grand'anima di Pio IX gli perdonò. E quando, nell'ottobre 1858, lo storicò si recò a Roma portandovi il secondo lavoro, parte in bozze di stampa, parte in manoscritto, ebbe la gioia di vederlo letto, approvato ed applaudito in Vaticano. Dopo la sua pubblicazione, Mons. Fioramonti, segretario delle Lettere latine, dichiarò ufficialmente che tutti
i documenti pubblicati erano autentici e che egli li aveva collazionati. Poco dopo, Pio IX indirizzò allo storico, per la seconda edizione del suo libro, un Breve in cui gli diceva: "Caro figlio, voi avete acquistato particolari diritti alla nostra riconoscenza, allorchè, due anni or sono, avete formato il progetto di comporre un'opera di fresco terminata e di nuovo licenziata alla stampa, per mostrare, con documenti, questa Chiesa romana sempre esposta all'invidia e all'odio dei tristi, in mezzo alle rivoluzioni politiche del nostro secolo sempre trionfanti" (25 febbraio 1861).
Si mossero dei dubbi sulla sincerità storica di Crétineau-Joly. Non spetta a noi di prenderli qui in esame. La dichiarazione del segretario delle Lettere latine e il Breve di Pio IX, stampati in testa al volume in pieno regno del S. Pontefice, sono una garanzia della perfetta fedeltà dei documenti inseriti nel libro: L'Eglise Romaine en face de la Révolution.
Non è dunque senza ragione che Claudio Jannet abbia detto di questo libro nella sua introduzione all'opera del p. Deschamps: Les Sociétés secrètes et la société: "Nessun documento storico offre maggiori garanzie di autenticità". (P. CVI). Se occorresse una nuova prova di sincerità, la si troverebbe nell'uso che la Civiltà cattolica fece di questi documenti, sotto gli occhi del Papa, nel 1879. Si può anche aggiungere che Luigi Blanc inserì nella sua Histoire de dix ans alcune lettere d'un membro dell' Alta Vendita, Menotti, lettere dirette il 29 dicembre del 1830 e il 12 luglio 1831 ad uno de' suoi compagni di congiura, Misley,(2) e pubblicate da Crétineau-Joly.


File:F. Becchetti - ritratto di Ciro Menotti - litografia - 1875-1899.jpg
Ciro Menotti
 
 

I documenti da lui inseriti nel libro: La Chiesa romana in faccia alla Rivoluzione, sono le Istruzioni segrete date all'Alta Vendita, e alcune lettere che i membri di questa Vendita si scambiarono fra loro. Nulla può meglio far conoscere la costituzione della framassoneria, la sua maniera di operare, lo scopo a cui tende e i mezzi che adopera per raggiungerlo oggi come nel 1820.
Metternich, che, nella sua corrispondenza, parla a più riprese dell'azione direttrice esercitata dall'Alta Vendita su tutti i moti rivoluzionari dell'epoca, scrive in una lettera indirizzata il 24 giugno 1832 a Newmann, a Londra, che l'Alta Vendita è la continuazione della Società degli Illuminati, "che ha preso successivamente, secondo le circostanze e i bisogni del tempo, le denominazioni di Tugendbund, di Burschenschaft, ecc.". Certamente nessuno potè essere meglio informato di lui.
Le società segrete dell'Illuminismo e dell'Alta Vendita si sono esse trasformate e perpetuate fino ai nostri giorni sotto un'altra forma, e sotto altri nomi? Chi potrebbe dirlo, neppure fra i framassoni e fra i Grandi Orienti? Ma, come ognuno può assicurarsi, quello che avviene sotto i nostri occhi è evidentemente la continuazione di ciò che si fece nei due periodi precedenti.
 
Note

(1) Histoire de la Restauration, t. VII, p. 684

(2) Histoire de dix ans, t.II. p. 292 et suiv., 5e édit, 1846.