ALESSIO MARIA LÉPICIER
de' Servi di Maria, Professore di Teologia Dogmatica nel Pont. Collegio Urbano, Roma
Da: Del miracolo, sua natura, sue leggi, sue relazioni con l'ordine soprannaturale, trattato filosofico-teologico, Roma 1900 pag. 138-156.
CAPO NONO.
DIFFERENZA TRA LE OPERE ANGELICHE ED I MIRACOLI.
Potere dell'angelo sopra la materia. — Differenza tra lo opere degli angeli e le opere miracolose. — Come le opere angeliche possono confondersi con il miracolo. — Si propone una difficoltà — Scioglimento della difficoltà. — Mezzi di cui si servono i maghi ne' loro incantesimi.§ I. Dal fatto che le sostanze spirituali non sono capaci di fare miracoli, non ne segue che le opere da loro prodotte non siano meravigliose agli occhi dell'uomo, e talvolta così sorprendenti, da indurre in errore, se fosse possibile, anche gli stessi eletti [1]. Poichè il potere delle sostanze angeliche sorpassa di gran lunga le forze nostre, ed eccede considerevolmente qualunque virtù che noi conosciamo in questo mondo.
Difatti, la natura corporale, abbiamo detto, è sottoposta quanto al moto locale alla virtù angelica, e precisamente per mezzo del moto locale, gli angeli possono far uso d'infiniti mezzi naturali, tra i quali sono anche i semi corporali; e per tali mezzi possono perfino contrapporre alle opere divine opere magiche di un'efficacia apparentemente non minore [2]. Di questi mezzi naturali essi si servono come d'istrumenti; e siccome l'istrumento, oltre alla virtù propria, riceve pure qualche cosa dalla virtù dell'agente principale, come quando la sega viene adoperata per formare un banco, essa riceve qualche cosa della virtù dell'artefice, onde si dice che con essa l'artefice ha fatto il banco, così, questi istrumenti, sotto l'azione delle sostanze angeliche che se ne servono per i loro scopi, producono effetti assai più alti di quelli che da se soli potrebbero mai produrre.
Così leggiamo che ai segni che faceva Mosè per virtù dell'Altissimo a fine di liberare dalla schiavitù egiziaca il popolo ebreo, i maghi ne contrapponevano altri, compiuti per mezzo di maleficî e d'incantazioni, ossia per la virtù diabolica [3].
Sarà dunque cosa opportuna l'indicare in questo capo in che consista la differenza tra i veri miracoli e le opere angeliche, ed il mostrare fin dove queste possano avere somiglianza con il miracolo, sciogliendo per ultimo una difficoltà per cui potrebbe ad alcuno sembrare che la materia corporale obbedisca al comando dell'angelo quanto al suo mutamento sostanziale.
§ II. Anzitutto fa d'uopo chiamar alla mente la grande differenza che passa tra il modo con cui i miracoli vengono fatti, e quello con cui compionsi le opere meravigliose che non sono veri miracoli.
Questa differenza, come chiaramente risulta da quello che abbiamo fin qui esposto, consiste in ciò che, mentre nei miracoli Iddio è quello che opera immediatamente, le opere magiche, invece, sono sempre prodotte per mezzo di qualche causa seconda, benchè questa non sempre apparisca.
Nel miracolo dunque, Iddio opera quale agente sufficiente e adequato; e benchè qualche volta ammetta l'istrumentalità di qualche creatura, massime ragionevole, come si dirà nel capo seguente, tuttavia, questa creatura o causa seconda che sia, non è necessaria, ma vien solo adoperata da Dio per pura sua bontà, nè essa agisce secondo la sua virtù naturale, ma solo quale istrumento elevato sopra la sua natura con virtù speciale comunicatale direttamente da Dio; mentre le opere meravigliose che non sono miracoli, sono fatte da cause seconde naturalmente atte a produrre quei determinati effetti, siano queste cause seconde visibili o invisibili, operino senza istrumenti, come quando gli angeli trasportano i corpi da luogo a luogo, oppure servendosi di mezzi a noi forse sconosciuti, ma non per questo meno adequati a produrre, quali strumenti, questi effetti meravigliosi, sotto l'azione di agenti principali, come sono appunto gli stessi angeli.
Onde se gli effetti prodotti così da Dio e dai demoni, nella sostanza sono simili, nel modo però con cui vengono prodotti, sono assai diversi; ed è appunto questa differenza la causa per cui gli uni sono miracoli, e non lo sono gli altri.
Così, a mo' d'esempio, mentre per un mutamento sostanziale la verga di Mosè si cangiava, sotto l'azione immediata di Dio, in serpente, le acque in sangue ed in rane, l'aria in cavallette e la luce in folte tenebre, simili effetti venivano pure prodotti dai maghi di Faraone, però mediante i semi di queste cose, od altri proporzionati elementi, i quali dalla virtù angelica venivano radunati ed applicati in favorevoli condizioni [4]. E come Iddio mandava immediatamente da sè il fuoco, ora sopra l'altare di Elia per confondere i profeti di Baal [5], ora sopra le impudiche città di Sodoma e di Gomorra, per raderle dalla faccia della terra [6], così pure il demonio, ma servendosi di opportuni mezzi, mandava fuoco dal cielo [7], ed eccitava nell'atmosfera un violento turbine, per consumare la famiglia di Giobbe con le sue gregge, e distruggere la casa di lui.
Onde gli effetti meravigliosi prodotti dal demonio dipendono sempre, come da propri principi efficienti, da cause seconde, mentre i veri miracoli non dipendono se non da Dio solo. E se Iddio qualche volta degnasi di servirsi di istrumenti nel fare i miracoli, come quando restituisce la salute per mezzo di una qualche reliquia, allora è egli stesso che comunica a tale istrumento una virtù del tutto superiore alla natura sua, come si dirà al capo seguente.
Ora Iddio, abbiamo detto, è causa universalmente e semplicemente nascosta all'uomo nella vita presente; invece, le cause seconde, siano pure spirituali e di alto grado come gli angeli, non ci sono semplicemente nascoste; perciò rimane che i miracoli da Dio fatti sono veri miracoli; mentre le opere meravigliose degli angeli, quantunque insolite, non sono veri miracoli, appunto perchè prodotte da quelle che sono cause proprie e proporzionate di cotali effetti, cause da noi conoscibili, benchè accada che non tutti le conoscano, ed anche presso i dotti rimanga assai da sapersi intorno alle leggi della natura, alla virtù delle cause seconde.
Sant'Agostino espresse egregiamente questa differenza quando disse che «Magi faciunt miracula per privatos contractus, boni christiani per publicam iustitiam, mali christiani per signa publicae iustitiae» [8]. Degno di esser riportato è il commentario di san Tommaso sopra queste parole. «Semplicemente parlando, egli dice, diconsi miracoli, quelle opere che si fanno fuori dell'ordine di tutta quanta la natura creata. Ma perchè non tutta la virtù della natura creata ci è nota, perciò quando alcuna cosa vien fatta fuori dell'ordine della natura creata a noi nota per una virtù creata da noi non conosciuta, per riguardo a noi, quella cosa è un miracolo. Così dunque quando i demoni fanno alcune cose con la loro propria virtù naturale, queste cose diconsi miracoli, non già semplicemente, ma per riguardo a noi, e così i Maghi fanno dei miracoli per mezzo dei demonî; e si dice che vengon fatte queste opere meravigliose per contratti privati, perchè qualunque virtù della creatura nell'universo è come la virtù di una qualche persona privata nella città. Perciò, quando un Mago fa qualche cosa per un patto fatto con il demonio, questo è come se venisse fatto per un qualche contratto privato. Al contrario, la giustizia divina è in tutto l'universo come la legge pubblica nella città; onde i buoni cristiani, per quanto fanno dei miracoli in virtù della divina giustizia, diconsi fare dei miracoli per la giustizia pubblica. Quanto poi ai cristiani cattivi, dicesi che fanno dei miracoli per i segni della giustizia pubblica, come sono appunto quelli che talvolta compiono per mezzo dell'invocazione del nome di Cristo, oppure dell'amministrazione di qualche sacramento». [9]
§ III. Ma la gravità del tema richiede che ci soffermiamo alquanto più a lungo a considerare da criteri intrinseci la diversità che passa tra i veri miracoli e le opere meravigliose fatte per mezzo dei demoni.
Anzi tutto fa d'uopo rammentare quel che abbiamo detto di sopra [10], cioè che a Dio solo appartiene il fare miracoli, come a Colui cui è sottoposta tutta intera la natura delle cose — la materia con la forma, e l'essere in quanto essere. Quindi nessuna creatura, sia anche la suprema tra le più alte, può produrre da sè il miracolo, sia quel di prima, di seconda od anche di terza classe, poichè ogni agente creato richiede nella sua azione che il soggetto su cui agisce sia in potenza al termine; e trattandosi in particolare delle sostanze angeliche, queste inoltre non hanno da per se alcuna efficacia onde poter produrre le forme delle cose sensibili [11].
Però se gli angeli non hanno la virtù d'indurre a loro piacimento forme sensibili nei corpi, ossia di muovere la materia alla forma, hanno però, come pure abbiamo detto, una stragrande efficacia sopra i corpi quanto al moto locale di essi; ed in virtù di questo potere, possono agire, per modo di arte, allo scopo di produrre meravigliosi effetti, adoperando opportunamente e con somma maestria le cose naturali che sanno esser proporzionate ai detti effetti, onde giungere ai loro fini.
Ed in primo luogo sappiamo da san Paolo esser l'atmosfera nostra tutta quanta ripiena, e, per così dire, infestata da spiriti maligni. «Non est nobis colluctatio, egli scrive agli Efesii [12], adversus carnem et sanguinem, sed adversus principes et potestates, adversus mundi rectores tenebrarum harum, contra spiritualia nequitiae in coelestibus»; per le quali parole, secondo la comune sentenza dei Dottori, intendesi che questo nostro pianeta è pieno di maligni spiriti, i quali possono suscitarvi tempeste, turbini, lampi, tuoni, ed altri simili fenomeni; oppure cagionare sulla terra eccessivi freddi, calori tropicali, inondazioni, pestilenze, sterilità, malattie e molti altri generi d'infortunii; oltrechè è la loro occupazione prediletta incitar gli uomini al peccato, per quindi precipitarli per sempre nell'inferno.
Arrogi che essi hanno intorno alla natura ed alle sue leggi una conoscenza più penetrativa assai di quello abbia il più esperto fisico; sanno di quali elementi sono composti i corpi; conoscono perfettamente le proprietà dei loro elementi, e sanno a precisione quali combinazioni si richieggano per produrre determinati effetti, come pure possono facilmente discernere la virtù medicinale di alcune piante dalle proprietà nocive di altre [13].
Posseggono inoltre, in virtù della loro nativa superiorità sopra la materia, il potere di agire immediatamente sopra gli umori del corpo umano, sopra il sangue, ed in genere sopra tutto il sistema nervoso, eccitando in esso emozioni violente e per mezzo di queste, cagionando profonde alterazioni nel corpo umano; possono ancora agire sopra la fantasia umana, e così trasmutarla, Iddio permettendolo, da far talora apparire, sì nel sonno che nella veglia, come vere e reali, cose che per altro non hanno alcuna oggettività.
E non solo l'angelo ha il potere di alterare il sistema nervoso e modificare la fantasia dell'uomo, ma egli può anche muovere l'appetito sensitivo, eccitando in esso, per mezzo degli spiriti vitali, forti passioni, le quali poi possono dare origine a generosi slanci verso il bene, o a gagliardissime tentazioni verso il male, secondo che questi moti provengono o dagli angeli di luce, o da quelli di tenebre.
«Natura corporalis, dice san Tommaso [14], spirituali naturaliter obedit ad motum localem; unde et diabolus omnia illa causare potest, quae ex motu locali corporum inferiorum provenire possent, nisi virtute divina reprimatur. Quod autem aliquae formae repraesententur imaginationi, sequitur quandoque ad motum localem: dicit enim Philosophus in libro de Somno et Vigilia [15], quod cum animal dormierit, descendente plurimo sanguine ad principium sensitivum, simul descendunt motus sive impressiones relictae ex sensibilium motionibus quae in sensibilibus speciebus conservantur, et movent principium apprehensivum, ita quod apparent, ac si tunc principium sensitivum a rebus ipsis exterioribus immutaretur; unde talis motus localis spirituum, vel humorum procurari potest a daemonibus, sive dormiant, sive vigilent homines; et sic sequitur, quod homo aliqua imaginetur.
Similiter etiam appetitus sensitivus concitatur ad aliquas passiones secundum quemdam determinatum motum cordis et spirituum: unde ad hoc etiam diabolus potest cooperari; et ex hoc quod passiones aliquae concitantur in appetitu sensitivo, sequitur, quod et motum sive intentionem sensibilem praedicto modo reductam ad principium apprehensivum magis homo percipiat: quia, ut Philosophus in eodem libro [16] dicit: Amantes modica similitudine in apprehensionem rei amatae moventur: contingit etiam ex hoc, quod passio est concitata, ut id quod proponitur imaginationi, iudicetur prosequendum; quia ei, qui a passione detinetur, videtur esse bonum id, ad quod per passionem inclinatur: et per hunc modum interius diabolus inducit ad peccandum.»
[ ... «Gli esseri corporei obbediscono a quelli spirituali quanto al moto locale. Perciò il demonio, se non è tenuto a freno dalla virtù di Dio, è in grado di causare tutto ciò che può derivare dal moto locale dei corpi inferiori. Ora, la rappresentazione di certi fantasmi nella immaginativa talora dipende dal moto locale. Scrive infatti il Filosofo, che "quando l'animale dorme, con l'affluire del sangue verso il principio sensitivo, affluiscono anche i moti", cioè le impressioni lasciate dagli oggetti sensibili conservate nelle immagini sensitive, "e muovono il principio conoscitivo", così da apparire come se il principio conoscitivo venisse alterato in quel momento dalle cose esterne. Perciò codesto moto locale degli spiriti e degli umori può essere procurato anche dai demoni, sia in chi dorme, sia in chi veglia: e di qui nasce che uno immagini determinate cose.
Parimente, in forza di certi moti del cuore e degli spiriti, l'appetito sensitivo viene eccitato a determinate passioni. Perciò il demonio può contribuire anche a questo. E per il fatto che nell'appetito sensitivo sono eccitate certe passioni, avviene che uno percepisce di più il moto o la tendenza sensibile che preme nella maniera suddetta sul principio conoscitivo; poiché, come dice il Filosofo, "chi ama è mosso, da ogni piccolo indizio, a ripensare alla cosa amata". E dal fatto che la passione è eccitata deriva anche che viene giudicato degno di esecuzione quanto l'immaginazione presenta: poiché a chi è in preda a una passione sembra bene quello cui la passione inclina. E in questo modo il demonio può indurre interiormente al peccato.» N.d.R.]
Aggiungasi ancora che gli angeli hanno una conoscenza penetrativa della condotta, del carattere, delle disposizioni degli uomini, che essi fanno conghietture assai esatte, che indovinano spesso, e che ancora qualche volta possono annunziare quel che deve accadere in certe determinate circostanze, onde il loro nome di demonî, Daïmones, ossia conoscitori, e si avrà una idea, benché inesatta, del potere che posseggono, sopra la materia, ed anche sopra gli uomini, le sostanze separate.
In due maniere dunque le opere angeliche possono sembrar meravigliose e così confondersi con il miracolo: prima, in quanto che, benchè non siano miracoli, tuttavia sono opere reali, la cui causa l'uomo non è capace di rintracciare [17]; secondo, in quanto che sono apparenze affatto soggettive senza alcuna realtà oggettiva, e queste sono semplici allucinazioni, simili a quelle che talvolta vengono prodotte da un grande agitamento nell'uomo, come quando si trova in istato di febbre o di isterismo.
Difficile non è scoprire con il tempo la falsità di queste vane apparenze; e come la medicina ha rimedi efficaci per curare gli allucinati, così la teologia mistica somministra saggie norme per il discernimento degli spiriti.
Quanto alle opere meravigliose reali fatte dal demonio, esse non possono mai esser paragonate ai miracoli di prima o di seconda classe; però possono esser paragonate ai miracoli di terza classe, benchè non siano tali realmente. Non possono essere paragonate ai miracoli di prima o di seconda classe, perchè il demonio non ha alcun potere sopra l'ordine universale della natura, ne può ridurre soggetti a forme a cui questi non sono in alcun modo in potenza, oppure posseggono una contraria disposizione: quindi il demonio non può far sì che il sole retroceda, o che un morto venga resuscitato. Possono però le opere diaboliche essere paragonate ai miracoli della terza classe, perchè il demonio, appunto per mezzo degli strumenti di cui egli dispone, può agire fuori del corso della natura particolare al quale siamo avvezzi, e quindi produrre in qualche soggetto degli effetti, ai quali questo soggetto sia, sì, in potenza naturale, ma in un modo a noi sconosciuto.
Nè dobbiamo noi tralasciar di osservare che, potendo il demonio agire direttamente sopra il corpo umano, ed in speciale sopra il sistema nervoso, non gli è difficile suscitare nell'uomo nuove malattie, con disturbare il corso naturale del sangue o degli umori: basta poi che cessi la sua malvagia influenza, e tosto vien restituita la sanità, ciò che agli incauti sembra miracolo, ma in realtà non lo è [18].
In conclusione, il grande criterio intrinseco per discernere i veri miracoli, quelli cioè fatti per opera di Dio, dalle opere meravigliose fatte per opera del demonio, oppure, per mezzo di lui, fatte dai cattivi, è questo, che solo Iddio ha un assoluto potere sopra tutta quanta la sostanza delle cose, e quindi solo Egli può immediatamente muovere qualunque materia a qualunque forma; mentre il demonio, quale agente finito, non ha un assoluto potere sopra la sostanza delle cose; onde non può immediatamente muovere la materia a qualunque forma, ma abbisogna di servirsi dei mezzi naturali proporzionati agli effetti che intende di produrre.
E quindi, tanto il demonio, quanto gli strumenti di cui egli si serve, non operano oltre alla propria sfera, la quale è ristretta ai limiti del proprio ordine nel quale essi si trovano; mentre quando Iddio opera qualche miracolo, Egli opera qual causa universale, che non è ristretta ad un ordine speciale, ma abbraccia nella sua comprensione tutti gli ordini delle cose; e se Egli si serve di istrumenti nel compire i miracoli, come nel capitolo seguente si dimostrerà di proposito, allora questi istrumenti, nel produrre quegli effetti meravigliosi, non agiscono se non in virtù di una mozione ricevuta da Dio; la qual mozione eleva talmente siffatti istrumenti, da far loro produrre effetti che non potrebbero mai produrre sotto la mozione di un agente creato, sia pure questo la più alta fra le sostanze angeliche.
§ IV. Ma, dirà taluno, non vi è ripugnanza che l'angelo possa immediatamente muovere la materia a qualunque forma. Poichè, se la materia obbedisce agli agenti contrari nella natura, con più di ragione potrà ella obbedire al comando delle sostanze separate. Difatti, queste hanno virtù maggiore di quelli, e son capaci di effetti assai più rilevanti e più sorprendenti. Onde non dovrebbe sembrare impossibile che avvenisse nelle cose inferiori qualche effetto, come per esempio, di sanità, senza che vi fosse di mezzo l'azione di qualche agente corporeo, ma il solo volere, o come dice san Tommaso [19], sola apprehensio dell'angelo.
E perchè dubitare di questo, si aggiungerà, mentre vediamo che bastano talvolta i moti dell'anima nostra, massime quando l'apprensione di questa sia molto forte e sentita, per produrre nel corpo gravi turbamenti e talvolta anche fortissime agitazioni? Non vediamo noi, che l'uomo, sotto l'impulso della collera, subito s'infiamma; agitato dalla vergogna, arrossisce; oppresso dal timore, diventa febbricitante; sollevato dalla speranza, si rasserena; sorpreso dall'annunzio di lieta come d'infausta notizia, si smarrisce e perfino ponesi a repentaglio la sua vita; e mentre egli camminerà sicuramente su di una trave posta in basso, è certo di cadere se questa trave viene alzata qualche metro dal suolo — segni tutti che la materia corporale obbedisce al comando o all'apprensione dell'anima umana.
E se la materia obbedisce all'apprensione dell'anima, molto più ciò succederà quando l'anima sia forte nella sua apprensione e libera dal rallentamento della carne, e quando da altra parte il corpo sia facilmente suscettivo d'impressione, come vediamo che l'anima malvagia dei fattucchieri esercita una tale influenza sopra i bambini da recar loro con la fascinazione un danno notabile. Ora, fortissimo è nella sua apprensione l'intelletto di qualunque sostanza angelica, essendo da ogni materia libera: sarà dunque ad essa possibile agire immediatamente sopra la materia e cangiarla, movendola, a qualunque forma ed ecco tutti i fenomeni miracolosi spiegati per opera delle sostanze angeliche, senza che sia necessario ricorrere alla onnipotenza divina; per cui il fare dei miracoli, si conchiuderà, non è opera propria di Dio, ma questo potere può appartenere di diritto ancora alla natura angelica.
§ V. Però non è nuova una tale spiegazione delle opere meravigliose che si succedono nella natura. Avicenna [20], secondo riferisce san Tommaso [21], avea già avuto ricorso a questi principi per ispiegare le opere meravigliose che compionsi nella natura. Ed era questa spiegazione in armonia con tutto il suo sistema, poiché non ammetteva altro che una sostanza separata, dalla quale sarebbero provenute nelle cose inferiori, tutte le forme sostanziali, mentre gli agenti corporali non avrebbero fatto altro che disporre la materia a ricever l'impressione dell'agente separato; talchè, secondo lui, questa sostanza separata, questo intelletto agente, avrebbe potuto muovere immediatamente qualunque materia a qualunque forma.
Ma Avicenna era lungi dal vero, come lo sono tutti coloro i quali attribuiscono all'angelo il potere di trasmutare immediatamente la materia. Ripetiamolo: le sostanze separate non possono immediatamente mutare i corpi, o, come dice san Tommaso, muovere la materia alla forma. Poiché primieramente fa d'uopo che tra l'agente e l'effetto vi sia un'abitudine di somiglianza, poiché «omne agens agit sibi simile». Onde le forme che sono nella materia, non sono se non da agenti, la cui forma è pure nella materia. Oppure se sono da un agente che è senza materia, è necessario che questo agente sia tale, che abbia potere anche sopra la materia, come abbiamo detto che a Dio solo appartiene. E appartiene a Dio solo precisamente perchè a Lui, come a causa universale, è sottoposto l'essere delle cose in quanto che essere, e non già in quanto che è questo o quell'essere: onde tanto la materia quanto la forma è subordinata al potere di Dio solo.
Inoltre, l'apprensione della mente, od il moto della volontà non bastano da sè soli, a mutare il corpo anche congiunto; ma l'anima abbisogna del concorso di una qualche affezione o passione, come d'ira, di gaudio, di desiderio, o cosa simile. Ma questa passione non è disgiunta da un determinato moto del cuore, il quale in ultima analisi si riduce ad un moto locale. Onde i mutamenti fisici, i disturbi, le convulsioni, i tremiti e gli altri fenomeni che nell'uomo si succedono all'apprensione della mente, si devono finalmente ripetere dal moto locale del cuore.
«Or dunque la sostanza spirituale creata, diremo con san Tommaso, non può di propria virtù indurre alcuna forma nella materia corporale, come sarebbe se questa obbedisse alla sostanza spirituale creata in modo da ridursi in atto di qualche forma, al comando di essa; che se la materia riducesi in atto di qualche forma sotto l'influsso della sostanza spirituale, ciò non è se non per causa del moto locale di qualche corpo. Poiché la sostanza spirituale creata ha questo nella sua virtù, che il corpo le obbedisce per riguardo al moto locale; però movendo localmente qualche corpo, può adoprare alcuni principî naturalmente attivi per produrre alcuni effetti; come il fabbro nell'arte sua adopra il fuoco per rammollire il ferro. Ma questo non è miracoloso propriamente parlando. Onde rimane fermo che le sostanze spirituali create non valgono a far miracoli di propria virtù» [22].
§ VI. Vi sono alcuni però, i quali pretendono di spiegare con sufficienza le alterazioni, i cambiamenti sostanziali, in una parola, tutti gli effetti meravigliosi operati dagl'indovini, dagli stregoni, dai fattucchieri, oppure, per mezzo di essi, dai demoni, con l'uso delle parole, dei suoni, delle figure, dei caratteri, dei segni misteriosi di cui questi si servono nei loro incantesimi.
È noto qual uso la cabala dei giudei facesse di queste cose, massime nei tempi che seguirono i due o tre primi secoli del cristianesimo, come pure nell'età di mezzo, allo scopo di sfruttare l'oro dei cristiani, speculazione adottata non senza successo dai ciarlatani moderni. Le società segrete hanno pure le loro parole fatidiche, ed i riti eleusini non vengono compiuti senza l'uso di voci magiche o di segni misteriosi, cose dagli adepti tenute come sacrosante, e alle quali si attribuisce una virtù straordinaria.
Non è da dire fin dove giunga, in queste superstiziose pratiche, la frode, l'inganno, la mala fede; pure dei fatti straordinari, pienamente autenticati, vengono talvolta operati per mezzo di tali voci o di tali misteriosi segni. Hanno forse queste cose la virtù di produrre meravigliosi fenomeni, e non è quindi il potere di fare miracoli cosa comunicabile alla creatura, anziché propria di Dio?
No, queste voci, queste parole, questi segni non possono essere la causa adeguata dei fenomeni meravigliosi che ad essi si attribuiscono; e benchè possano esser mezzi nella produzione di cotesti effetti, tuttavia non tolgono che il vero miracolo sia opera di Dio solo, e che quindi tali opere, meravigliose sì, ma non miracolose, non sorpassino la virtù creata delle cause seconde.
Di fatti, la parola non è se non un segno del concetto intellettuale: onde essa non ha la virtù di produrre alcun effetto, se non per causa dell'intelletto o di colui che proferisce tale parola, o di colui al quale la parola stessa è diretta. L'intelletto di Dio, per la sua parola o per il suo Verbo, produsse tutte quante le cose create: «Dixit et facta sunt» [23]; invece il servo, per quella parola che riceve nel suo intelletto, eseguisce i comandi del padrone: «Dico huic: Vade, et vadit» [24].
Ora, le parole proferite, per esempio, dagl'indovini, quando pretendono di guarire qualche malattia ribelle all'arte della medicina o cosa simile, non possono aver la loro efficacia dall'intelletto di colui che le proferisce, poiché la scienza o conoscenza umana non è cagione delle cose, ma bensì viene da esse cagionata. Onde bisogna che la virtù di produrre questi effetti venga dall'intelletto di colui al quale queste parole, queste voci sono dirette.
Ed è appunto quello che succede ogni qual volta gli stregoni, gl'indovini od i maghi producono, per mezzo di certe parole, e lo stesso dicasi di qualunque segno convenzionale, cose meravigliose, come per esempio una guarigione quasi istantanea, la rivelazione di certi segreti, l'annunzio di cose distanti, la manifestazione di tesori nascosti, oppure ancora la conoscenza e l'uso di qualche lingua straniera, e via discorrendo.
In realtà, queste parole, queste voci, queste figure, questi gesti non sono altro, che segni convenzionali, per mezzo dei quali i fattucchieri e gl'indovini invocano i demoni con i quali sono legati con i vincoli di patto personale; e sono appunto questi spiriti di tenebre, spiriti decaduti sì, ma però sempre puri spiriti, perspicacissimi e potentissimi, quelli che producono per tali mezzi, a loro conosciuti, quegli effetti meravigliosi, che a molti paiono miracoli, appunto perchè della virtù angelica non conoscono l'estensione ed il potere. Ed è così che queste parole, questi segni misteriosi, in se privi di senso ed inetti, servono come di mezzo nella produzione di certe opere straordinarie, le quali sembrano a prima vista sorpassare l'ordine della natura creata, ma che in realtà non eccedono la virtù della creatura.
Quanto alle figure o ai caratteri di cui fecero uso i maliardi antichi, che adoprano pure i prestigiatori moderni, e nei quali alcuni vorrebbero ravvisare una segreta virtù per produrre i meravigliosi effetti, osserveremo in particolare esser queste cose corpi matematici, i quali, come non possono patire in alcuna maniera, così sono privi di ogni principio di efficienza [25].
Ne vi è maggior ombra di verità nell'opinione di coloro, i quali attribuiscono all'influenza degli astri il potere di cambiare le cose naturali, al punto d'imitare i miracoli fatti da Dio e dai santi suoi.
Nel medio evo si annetteva una stragrande importanza allo studio dell'influenza dei corpi celesti sopra la natura umana e sopra gli effetti mondani in genere, studio innalzato allora al grado di scienza, sotto il nome di Astrologia giudiziaria. Si insegnava che le stelle, trovandosi in certe posizioni, e previo l'uso di alcune erbe adoprate allo scopo di preparare la materia a ricever l'influenza della virtù del corpo celeste, erano sufficienti per produrre fenomeni meravigliosi simili ai miracoli: onde, dall'osservazione degli astri, si professava di ricavare la conoscenza di cose segrete, la rivelazione del futuro, la virtù di operare cose insolite, come sarebbe il rendersi invisibile, il togliere ad un animale la facoltà locomotiva o restituirgliela, l'aprire usci ermeticamente chiusi, il trasportare corpi da luogo a luogo, e cose simili. Il libro dei sogni, dai giuocatori del lotto con tanta ansietà studiato, rappresenta in qualche maniera gli sforzi fatti dagli astrologhi antichi per decifrare il futuro.
Or dunque, affettando un grande sfarzo di scienza, quei maliardi pretendevano, dal moto degli astri, di sentenziare con sicurezza intorno alle cose future non meno che a quelle presenti; e dal momento della nascita dei bambini prendevano argomento per formolare i loro pronostici intorno alle qualità morali, alla fortuna, all'avvenire o alla durata della vita di essi [26]. Il soggetto poi su cui esercitavano di preferenza i loro aruspici era la persona stessa del Sommo Pontefice o i suoi congiunti [27].
Affini all'astrologia giudiziaria erano in quel tempo la Geomanzia, l'Idromanzia, l'Aeromanzia, la Piromanzia, l'Onomanzia, la Chiromanzia, la Necromanzia — arti che pretendevano di conoscere, giudicare ed annunziare le cose nascoste o future, con l'osservare i segni sia nella terra, nelle pietre, sulle legna, ecc.; sia nell'acqua; sia nell'aria; sia nel fuoco; sia nei sogni; sia nelle mani; ovvero con l'evocare le anime dei defunti. Abusando dei riti e dei sacramenti della Chiesa, offrivano a certi caratteri convenzionali preci ed incenso, si fabbricavano anelli, specchi, boccette che riempivano di acqua, allo scopo, come dicevano, di imprigionarvi il demonio; accendevano candele anche benedette, e sotto l'ispirazione del genio, questi prestigiatori esercitavano i loro incantesimi.
Come ognuno vede, a ragione siffatte stregonerie, sifatti sortilegi furono condannati dalla Chiesa, poiché importano un patto, per lo meno implicito con il demonio, non potendo le cause assegnate, materiali quali sono, cagionare effetti spirituali come sono quelli di sopra nominati, benchè non si neghi che gli astri esercitino una certa influenza sui corpi terrestri, e massime sulla nascita delle piante; ma questa influenza, dagli astrologhi esagerata all'eccesso intorno alle cose materiali, veniva a torto portata fuori dei naturali limiti della natura stessa delle cause in questione [28].
Le superstizioni, gli incantesimi del magnetismo, dell'ipnotismo della suggestione, quali vengono praticati oggigiorno, non sono che una sostituzione sotto diversi nomi e con diversi fenomeni, delle stregonerie antiche; e, come partecipano della malizia di quelle, così pure ad essi se ne devono estendere le condanne della Chiesa [29].
Così pure, benchè il Signore, per speciale disposizione della sua Provvidenza, e per i suoi scopi santissimi, ordini, anche abbastanza spesso, che le anime dei defunti appariscano ai viventi ora sotto una forma, ora sotto un'altra, il che senza dubbio è un vero miracolo, tuttavia tutte quelle evocazioni di spiriti che hanno luogo ogni giorno nelle adunanze spiritistiche, non sono miracoli, ma soltanto sono l'opera degli angeli decaduti, i quali, anche all'insaputa dei morti che fingono di rappresentare, formano nell'aria quelle sembianze, senza dubbio allo scopo di ingannare gli incauti, e di trascinarli, per questo mezzo, nell'abisso dell'eterna perdizione [30].
Da questo possiamo inferire che, per quanto le opere angeliche siano meravigliose, tuttavia non possono mai giungere alla dignità di miracolo. Onde potrà ben un mago, per virtù angelica, cangiare in serpe una verga, produrre rane vive, o mutare in sangue l'acqua dei fiumi, tutto come faceva Mosè per virtù divina, nondimeno le opere di Mosè saranno veri miracoli, perchè prodotte immediatamente da Dio, che nell'operare non abbisogna di alcun soggetto; quelle invece dei maghi rimarranno cose naturali, perchè formate da semi naturalmente mossi alle proprie forme.
E se questi stessi angeli delle tenebre, per mezzo di falsi cristi o di falsi profeti, dicansi pure partigiani del mesmerismo, del magnetismo, dell'ipnotismo o della suggestione, giungeranno a fare «signa magna et prodigia», talchè ci si dica : «Ecce in deserto est, ecce in penetralibus», noi seguiremo il consiglio evangelico, non crederemo a loro [31], ma bensì a san Tommaso che ci dice: «Nulla virtus terminata potest facere miraculum, hoc enim solius Dei est» [32].
NOTE:
[1] Marc. XIII. 22.[2] I. Part. Quaest. CXIV. a. 4.
[3] Exod. c. VII. e segg.
[4] Cf. 1. III. C. Gent. cap. 103.
[5] 3 Reg. XVIII. 38.
[6] Gen. X. 24.
[7] Job. I. 16.
[8] L. LXXXIII. Qq. q. 79.
[9] «Miracula simpliciter loquendo dicuntur, ut dictum est, cum aliqua fiunt praeter ordinem totius naturae creatae. Sed quia non omnis virtus naturae creatae est nota nobis, ideo cum aliquid fit praeter ordinem naturae creatae nobis notae per virtutem creatam nobis ignotam, est miraculum quoad nos; sic igitur cum daemones aliquid faciunt sua virtute naturali, miracula dicuntur, non simpliciter, sed quoad nos: et hoc modo Magi per daemones miracula faciunt: et dicuntur fieri per privatos contractus, quia quaelibet virtus creaturae in universo se habet ut virtus alicuius privatae personae in civitate. Unde cum Magus aliquid facit per pactum initum cum daemone, hoc fit quasi per quemdam privatum contractum. Sed iustitia divina est in toto universo sicut lex publica in civitate. Et ideo boni christiani, in quantum per iustitiam divinam miracula faciunt, dicuntur facere miracula per publicam iustitiam, mali autem christiani per signa publicae iustitiae, sicut invocando nomen Christi, vel exhibendo aliqua sacramenta». 1 Quaest. CX. a. 4 ad 2a.
[10] Al cap. VII. § II.
[11] De Pot. quaest. VI. a. 3,
[12] C. VI. vers. 12.
[13] Vedi l. III C. G. c. 154.
[14] 1. 2ae Quaest. LXXX. a. 2.
[15] Vel lib. Insomn. qui illi annectitur, cap. 3 et 4.
[16] Ut sup. cap. 2.
[17] Onde di tali effetti dice san Tommaso: «Licet non sint vera miracula, sunt tamen verae res». 1. Quaest. CXIV. a. 4. [Sebbene non posseggano la natura del vero miracolo, sono nondimeno fatti reali, N.d.R.].
[18] «Laedunt enim primo (daemones), dehinc remedia praecipiunt ad miraculum nova sive contraria, post quae desinunt laedere, et curasse creduntur». Tertull. Apolog.
[19] Luog. sopra cit.
[20] I. III, C. G. c. 103.
[21] De Anima VI. c. 2, et VIII. Cap. ult.
[22] «Substantia igitur spiritualis creata propria virtute nullam formam inducere potest in materiam corporalem, quasi materia ad hoc sibi obediente, ut exeat in actum alicuius formae, nisi per motum localem alicuius corporis. Est enim hoc in virtute substantiae creatae ut corpus obediat sibi ad motum localem; movendo autem localiter aliquod corpus, adhibere potest aliqua naturaliter activa ad effectus aliquos producendos, sicut ars fabrilis adhibet ignem ad mollificationem ferri. Hoc autem non est miraculosum proprie loquendo: unde relinquitur quod substantiae spirituales creatae non faciant miracula propria virtute.» C. Gent. l. III, cap. 103.
[23] Ps. XXXII. 9.
[24] Matt. VIII. 9.
[25] Cf. l. III. C. Gent. c. 105.
[26] Vedi la Costituzione di Sisto V: «Coeli et terrae Creator», del 5 Gennaio 1585. [Questo documento condanna l'astrologia giudiziaria e l'arte della divinazione. N.d.R.]
[27] Vedi la Costituzione di Urbano VIII, dell'8 Aprile 1631.
[28] Cf. le Costituzioni citate, nonché il l. III. C. Gent. c. 104.
[29] Vedi Mgr. Lorenzelli, Philosophiae Theoreticae Institutiones. Me-
taph. Spec. P. II. l. de Mirac. VII. Romae, 1896. Vol. II. p. 520, e segg.
[30] S. Tomm. 1. Quaest. LXXXIX. a 8. ad 2m. Intorno ai così detti fenomeni telepatici, con qual nome si intendono le manifestazioni che avvengono di persone viventi ad altre persone viventi, vedi l'artic. del R. P. Lodiel, nelle «Études» dei Padri Gesuiti, n.° del 5 ottobre 1900, nonchè la «Revue du monde invisible» » di Mgr. Mérie, passim.
[31] Matth. XXIV. 26.
[32] In Ep. I. ad Cor. c. XV. 1. 6.