domenica 5 maggio 2013

Francesco IV di Modena in Garfagnana.




Il Duca di Modena Francesco IV d’Austria-Este nel 1828 fece un lungo viaggio che lo condusse anche in Garfagnana. Il 29 luglio da Pievepelago partì a cavalo con un Dragone e due fedeli consiglieri, mentre il resto del piccolo seguito – il cuoco con i muli, il facchino di cucina e i due servitori dei cavalieri – scese per la via di San Pellegrino per giungere quanto prima a Castelnuovo.

“Giunsimo alla cima dei monti Appennini al passo detto del Saltello, che non è alto e che si deve passar sempre bene poiché ha boschi fino in cima, da una e dall’altra parte e vi si arriva sempre fra boschi specialmente dalla parte di tramontana e il passo forma come una schiena d’asino prolungata e su quella cresta si ritorna come indietro, volendo andar al Sillico, in direzione del monte San Pellegrino, per un pezzetto e poi si scende piano piano sulla cresta d’un’altra montagna perpendicolare all’Appennino che scende dal Sillico e la strada scende sempre dolcemente per quella cresta e poi avvicinandosi al Sillico la scesa è più forte”.

 In poche ore di cammino il Duca passò dal Sillico (a piedi per via della pendenza della via), dall’eremo di Capraja “ove sta un eremita ed evvi una bella cappella”, per giungere fino ai bagni di Pievefosciana che “sarebbero frequentati se vi fossero comodi, che non vi sono, disputandose la proprietà alcuni possessori vicini”.
Poi a Pievefosciana si fermò un momento in casa Pierotti per poi scendere a Castelnuovo ove giunse alle sette.
Lì a riceverlo trovò il Governatore, l’Abbate, il consultor Bertagni, il Podestà Girolami. Poi tutti a pranzo e “la sera girammo l’illuminazione della città e poi a casa e poi a letto alle 11 ore”.
Il giorno successivo – mercoledì 30 luglio 1828 – il Duca, che aveva dormito in Rocca, girò per le stanze a vedere i lavori di sistemazione e di ampliamento. Si deve infatti a quel periodo la realizzazione della struttura interna della Rocca.
Il Duca si dedicò poi agli eventi ufficiali e alle critiche severe nei confronti dei rettori del seminario: “Alle 9 andai in uniforme, colla banda in musica, in formalità alla chiesa cattedrale, alla messa e benedizione, dopo feci fare qualche esercizio sulla piazza alla Compagnia nuova urbana, di cui fui contento, poi andai a vedere il seminario. […] Stanze per seminaristi sono 24 camerate: aggrandibile non è che unendo quello che ora è caserma. Il rettore, parroco di Sillano, don Bosi, è un buon uomo, di modi dolci, ma troppo buono, per contener ragazzi; il vicerettore e prefetto, don Bianchi, di Tendola, non è rispettato dai giovani è buono ma di poco polso e piuttosto ignorante”.
E’ giusto osservare che il Duca, saggio nell'amministrare ogni faccenda di stato e con un occhio rivolto a prevenire e combattere le trame settarie e rivoluzionarie della Carboneria, aveva imposto il numero chiuso a giurisprudenza e fatto aprire solo collegi ben controllati on d'evitare infiltrazioni sovversive . Per questo aveva in desiderio che  anche al seminario di Castelnuovo vi fosse più disciplina e rigidità.
Francesco IV andò poi a far visita agli uffici di Finanza, della dogana, i magazzini del sale, l’ufficio postale, la caserma dei Dragoni. Poi passò dalla marchesa Grimaldo Malaspina “che era di parto d’un figlio che feci tener battesimo in mio nome e vidi che d’alloggio il Marchese Malaspina con figli è molto ristretto non ha che 4 camere e sotto una cucina”.
Ritornato in Rocca il Duca ebbe diverse udienze e poi dopo pranzo cavalcò verso San Carlo dove riscontrò che la nuova strada, già costata molto, non solo non era ancora terminata ma correva parallela al vecchio tracciato (fece ovviamente risolvere il tutto). Visitò il cimitero (che avrebbe avuto gli archi come quello di Bologna) e poi salì fino a Monte Alfonso dove si stavano facendo lavori di sistemazione di alcuni grandi cassoni destinati a conservare la farina.
In fortezza a quei tempi si trovava anche il Monte dei pegni diretto da tal Dinelli, che aveva in giro capitale per 8 mila franchi. Il Duca però ricorda che “manca un armadio forte ferrato per contener gli oggetti preziosi, ora tutti confusi in una cassa di ferro”.
Alla seconda sera una compagnia comica di Barga al teatro recitò per Francesco IV la commedia ‘Due case in una’.
Il giorno seguente – 31 luglio 1828 – dopo aver udito la messa nella cappella della casa, detta da don Magalli, il Duca si ritirò in riunione con i marchesi Tommaso e Federico Malaspina.
Poco dopo partì un corteo che accompagnò il Duca e il suo seguito  fino a Campori. Il gruppo risalì fino a Chiozza e poi a San Pellegrino dove il reggente salutò il conte Ippolito Nobili di Lucca che era proprietario dell’ospizio.
Fu così che Francesco IV Duca di Modena, Reggio e Mirandola, Duca di Massa e Principe di Carrara, Arciduca Asburgo-Este, Principe Reale di Ungheria e Boemia, Cavaliere dell’Ordine del Toson d’Oro lasciò la Garfagnana avendo operato per il bene della medesima.


Fonte:

Nello specifico questo brano è ripreso dal "Giornale dei viaggi del Duca Francesco IV".


Scritto da:

Redazione A.L.T.A.