mercoledì 1 maggio 2013

Otto cose da conoscere su Santa Caterina da Siena

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Il 29 aprile si festeggia S. Caterina da Siena: santa, mistica, dottore della Chiesa e Patrona d’Italia e d’Europa. Chi è stata S. Caterina, e perché la sua vita è così degna di nota? Ecco otto cose che la riguardano, da conoscere e da diffondere…
 
  1. Chi è S. Caterina da Siena?
Nel 2010, Papa Benedetto XVI tiene un’udienza durante la quale sintetizza gli eventi più importanti della vita della santa:
Nata a Siena in una numerosa famiglia nel 1347, muore a Roma nel 1380. Al’età di sedici anni, spinta da una visione in cui le appare S. Domenico, entra nel Terz’Ordine dei domenicani, nel ramo femminile delle cosiddette “Mantellate”.
Mentre ancora abita coi suoi, conferma il voto di verginità formulato privatamente quand’era appena adolescente, e si dedica alla preghiera, alla penitenza e alle opere di carità, specialmente all’assistenza dei malati.
Facendo i calcoli, Caterina vive solo trentatré anni, ma quante cose accadono durante la sua esistenza terrena!
 
  1. Che cosa succede dopo l’ingresso di S. Caterina nella vita consacrata?
Diverse cose. S. Caterina è particolarmente richiesta come guida spirituale e gioca un ruolo anche nella fine della “cattività avignonese”. Spiega Papa Benedetto:
Quando si diffonde la fama della sua santità, Caterina diviene protagonista di un’intensa attività di direzione spirituale per persone di ogni estrazione sociale: nobili e politici, artisti e gente comune, consacrati e consacrate, religiose e religiosi, incluso il Papa (Gregorio XI), all’epoca ad Avignone, che Caterina sprona energicamente ed efficacemente a ritornare a Roma.
Viaggia molto, per esortare la Chiesa a riformarsi dall’interno e per promuovere la pace tra i regni.
E’ anche per questa ragione che il beato Giovanni Paolo II ha scelto di dichiararla Copatrona d’Europa: possa il Vecchio Continente non dimenticare mai le radici cristiane che stanno all’origine del suo progresso e che continuano a tracciare, in conformità al Vangelo, il solco dei valori fondamentali che assicurano giustizia ed armonia.
 
  1. Conosce opposizioni durante la sua vita?
Ecco che cosa dice al riguardo Papa Benedetto:
Come la maggioranza dei santi, anche Caterina soffre molto in vita.
Ad alcuni sembra addirittura una donna inaffidabile, al punto che nel 1374, sei anni prima della sua morte, il Capitolo Generale dei Domenicani la convoca a Firenze per interrogarla. Le nominano, come direttore spirituale, il colto ed umile Raimondo da Capua, frate e futuro Maestro Generale dell’Ordine. Divenuto suo confessore e “figlio spirituale”, egli scrive una prima biografia completa della santa.
 
  1. Come si è sviluppata, nel tempo, la sua eredità?
Dice Papa Benedetto:
Viene canonizzata nel 1461.
Gli insegnamenti di Caterina, che aveva imparato a leggere con difficoltà, e a scrivere solo in età adulta, sono contenuti nel Dialogo della Divina Provvidenza, un capolavoro della letteratura spirituale, nel suo Epistolario e nella raccolta delle sue Preghiere.
L’eccellenza del suo insegnamento porta il Beato Paolo VI a dichiararla nel 1970 Dottore della Chiesa, titolo che si aggiunge a quello di Copatrona della città di Roma – per volere del Beato Pio IX – e di Patrona d’Italia, secondo la volontà del Venerabile Pio XII.
  1. S. Caterina narra di un suo “matrimonio mistico” con Gesù. Di che si tratta?
Lo spiega Papa Benedetto:
Durante una visione, che rimarrà sempre presente alla mente e al cuore di S. Caterina, la Beata Vergine la presenta a Gesù, il quale le dona uno splendido anello, dicendole “Io, tuo Creatore e Salvatore, ti prendo in sposa; fiducioso che ti manterrai pura finché celebrerai le tue nozze eterne con me, in Paradiso”. L’anello è visibile a lei sola.
In questo episodio straordinario possiamo vedere il cuore del senso religioso di Caterina, e di tutta la spiritualità autentica: il Cristocentrismo. Per lei, Cristo è come lo sposo, con cui sussiste una relazione di intimità, comunione e fedeltà; Lui è il prediletto, che lei ama sopra ogni cosa.
Questa profonda unione con il Signore è illustrata da un altro episodio nella vita di questa straordinaria mistica: lo scambio dei cuori. Secondo quanto attestato da Raimondo di Capua, che ci ha trasmesso le rivelazioni di Caterina, il Signore Gesù le appare “tenendo nelle Sue sante mani un cuore umano, di un rosso vivo, luccicante”. Le apre il costato e le pone all’interno il cuore, dicendo “Carissima figlia, dopo averti portato via il cuore l’altro giorno, ora, vedi, ti sto donando il mio, sicché tu possa continuare a vivere con questo, per sempre.
Caterina ha davvero vissuto le parole di S. Paolo: “Non sono più io che vivo, ma è Cristo che vive in me”(Gal 2, 20).
 
  1. Che cosa possiamo imparare da questo, per metterlo in pratica nelle nostre vite?
Papa Benedetto dice:
Come la santa senese, ogni credente avverte il bisogno d’essere conformato ai sentimenti del cuore di Cristo nel praticare l’amore di Dio e del prossimo. E tutti noi possiamo lasciar trasformare i nostri cuori ed imparare ad amare come Cristo, in una familiarità con Lui nutrita della preghiera, della meditazione della Parola di Dio e dei Sacramenti, soprattutto della Santa Comunione, ricevuta frequentemente e con devozione.
Caterina appartiene anche a quella moltitudine di santi particolarmente devoti all’Eucaristia, con cui ho concluso la mia Esortazione Apostolica Sacramentum Caritatis (n. 94). Cari fratelli e sorelle, l’Eucaristia è un dono straordinario che Dio continuamente ci rinnova per nutrire il nostro percorso di fede, per fortificare la nostra speranza ed infiammare la nostra carità, al fine di renderci sempre più simili a Lui.
 
  1. S. Caterina ha sperimentato il “dono delle lacrime”. Che cos’è?
La parola sempre a Papa Benedetto:
Un altro tratto della spiritualità di Caterina è connesso al dono delle lacrime. Esse esprimono una squisita, profonda sensibilità e la capacità di provare commozione e tenerezza.
Molti santi hanno avuto il dono delle lacrime, rivivendo le emozioni che furono di Gesù stesso, il quale non trattenne o nascose le lacrime sulla tomba dell’amico Lazzaro, alla vista del dolore di Marta e Maria, o alla vista di Gerusalemme nei suoi ultimi giorni terreni.
Secondo Caterina, le lacrime dei santi sono mescolate al sangue di Cristo, di cui lei parla con accenti vibranti d’amore, e con immagini simboliche molto efficaci.
 
  1. S. Caterina utilizza una volta l’immagine del ponte per descrivere Cristo. Qual è il significato di tale metafora?
Papa Benedetto spiega:
Nel Dialogo della Divina Provvidenza, lei descrive Cristo con un’immagine inusuale: un ponte gettato tra il Paradiso e la terra. Il ponte si compone di tre grandi rampe di scale, costituiti dai piedi, dal costato e dalla bocca di Cristo. Salendo tali scale, l’anima transita attraverso i tre stadi di ogni cammino di santificazione: distacco dal peccato, pratica delle virtù e della carità, e la dolce unione d’amore con Dio.
Cari fratelli e sorelle, impariamo da S. Caterina ad amare Cristo e la Chiesa con coraggio, passione e sincerità. Facciamo nostre, quindi, le parole di S. Caterina che possiamo leggere nel Dialogo della Divina Provvidenza, alla fine del capitolo che descrive Cristo come ponte: “per misericordia ci hai lavati nel Suo Sangue, per misericordia hai desiderato di intrattenerti con noi, tue creature. Follia d’amore! Non bastò per te assumere la carne, hai voluto addirittura morire!…Oh grazia! Il mio cuore sprofonda nel pensiero di Te: dovunque rivolga la mia mente, trovo solo grazia”.
  
a cura di Ilaria Pisa 

 
 
 
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