mercoledì 1 maggio 2013

Parola di uno nato il primo maggio!

            
 
1220262295749_20
 
Il 1° maggio è una data da ricordare: 105 anni fa (1° maggio 1908) nasceva Giovannino Guareschi. L'A.L.T.A. , in contemporanea con Radio Spada ,rende omaggio al grande scrittore cattolico con un florilegio di citazioni.
 
Nascita. Il primo sole che i miei occhi vedono è il sole della mattina del 1 maggio 1908. Un sole politico. E la politica infatti ribolle tre metri sopra la mia culla perché il primo maggio è la festa rossa della Bassa, e i rossi si addensano nel cortile sul quale dà una finestra di casa mia, mentre un sottile soffitto di mattoni e travicelli mi divide dagli altri rossi che affollano il camerone della Cooperativa. E quella mattina, appena finito il comizio nel cortile sotto la finestra della mia cucina, io ho il primo contatto diretto con la politica e la lotta di classe.
Collettivismo. Difenditi, postero mio. [...] Impara a detestare, nel tuo intimo, tutto ciò che è collettivo. Collettivismo significa umiliazione dei migliori ed esaltazione dei peggiori. Il collettivismo è per i vili che vogliono sottrarsi alla responsabilità individuale per rifugiarsi nell’ombra dell’irresponsabilità collettiva.
Fede. “Don Camillo, perché tanto pessimismo? Allora il mio sacrificio sarebbe stato inutile?La mia missione fra gli uomini sarebbe dunque fallita perché la malvagità degli uomini è più forte della bontà di Dio?”. No, Signore. Io intendevo soltanto dire che oggi la gente crede soltanto in ciò che vede e tocca. Ma esistono cose essenziali che non si vedono e non si toccano: amore, bontà, pietà, onestà, pudore, speranza. E fede. Cose senza le quali non si può vivere. Questa è l’autodistruzione di cui parlavo. L’uomo, mi pare, sta distruggendo tutto il suo patrimonio spirituale. L’unica vera ricchezza che in migliaia di secoli aveva accumulato. Un giorno non lontano si troverà come il bruto delle caverne. Le caverne saranno alti grattacieli pieni di macchine meravigliose, ma lo spirito dell’uomo sarà quello del bruto delle caverne. [...] Signore, se è questo ciò che accadrà, cosa possiamo fare noi? Il Cristo sorrise: “Ciò che fa il contadino quando il fiume travolge gli argini e invade i campi: bisogna salvare il seme. Quando il fiume sarà rientrato nel suo alveo, la terra riemergerà e il sole l’asciugherà. Se il contadino avrà salvato il seme, potrà gettarlo sulla terra resa ancor più fertile dal limo del fiume, e il seme fruttificherà, e le spighe turgide e dorate daranno agli uomini pane, vita e speranza. Bisogna salvare il seme: la fede. Don Camillo, bisogna aiutare chi possiede ancora la fede e mantenerla intatta. Il deserto spirituale si estende ogni giorno di più, ogni giorno nuove anime inaridiscono perché abbandonate dalla fede. Ogni giorno di più uomini di molte parole e di nessuna fede distruggono il patrimonio spirituale e la fede degli altri. Uomini di ogni razza, di ogni estrazione, d’ogni cultura”.
Contro la (dis)eduzione sessuale. Troppa gente si è posta il problema dell’iniziazione sessuale: è questa l’era dei riformatori e, tra le varie riforme, non poteva mancare quella sessuale che incomincia con l’eliminazione del pudore e finisce con la pianificazione del sesso e la formazione del sesso di Stato.
Provvidenza. Completa è la mia fiducia nella Provvidenza che, per essere veramente tale, non deve mai essere vincolata da scadenze. Mai preoccuparsi del disagio di oggi, ma aver sempre l’occhio fisso nel bene finale che verrà quando sarà giusto che venga. I giorni della sofferenza non sono giorni persi: nessun istante è perso, è inutile, del tempo che Dio ci concede. Altrimenti non ce lo concederebbe
Latino. Il latino è una lingua precisa, essenziale. Verrà abbandonata non perché inadeguata alle nuove esigenze del progresso, ma perché gli uomini non saranno più adeguati a essa. Quando inizierà l’èra dei demagoghi, dei ciarlatani, una lingua come come quella non potrà più servire e qualsiasi cafone potrà impunemente tenere un pubblico discorso e parlare in modo tale da non essere cacciato a calci giù dalla tribuna. E il segreto consisterà nel fatto che egli, sfruttando un frasario approssimativo, elusivo e di gradevole effetto “sonoro”, potrà parlare un’ora senza dire niente. Cosa impossibile col latino!
Giovannino. Adesso vi racconto tutto di me: ho l’età di chi è nato nel 1908, conduco una vita molto semplice, non mi piace viaggiare, non pratico nessuno sport, non credo in tante fantasticherie. Ma in compenso credo in Dio. [...] Monarchico in una repubblica; di destra in un paese che cammina decisamente, inflessibilmente verso sinistra; sostenitore dell’iniziativa privata in tempi di statalismo, assertore di italianità in tempi di antinazionalismo; cattolico intransigente in tempi di democristianismo, io non sono stato – come poteva sembrare- un indipendente, bensì un anarchico. Non un uomo libero, ma un sovversivo.
Principi. Noi non apparteniamo a nessun -ismo. Abbiamo un’idea, sì, ma non finisce in -ismo. La cosa è molto semplice: per noi esistono al mondo due idee in lotta: l’idea cristiana e l’idea anticristiana. Noi siamo per l’idea cristiana e siamo perciò con tutti coloro che la perseguono e soltanto fino a quando la perseguono. Quando, a nostro modesto avviso, qualcuno si distacca da questo principio, chiunque sia (fosse anche il nostro parroco) noi diventiamo automaticamente suoi avversari. Siamo contro ogni forma di violenza, e perciò non possiamo ammettere nessuna guerra santa. Per noi la guerra è sempre un delitto da qualunque parte venga dichiarata. La nostra strada è dritta e su di essa camminiamo tranquilli. Alla fine, magari, ci troveremo con sei lettori in tutto.
Libertà. Libertà è dovunque vive un uomo che si sente libero. Libertà significa coscienza della propria personalità e dei propri doveri: ciò non può piacere al vile che ha il terrore d’assumersi delle responsabilità e di agire in modo consono alla propria personalità. Libertà significa lotta, fede, sacrifici, fatica, studio, lavoro illuminato dall’intelligenza e da un fine: ciò non può piacere all’inetto. Libertà significa rispetto di sé, degli altri e delle leggi basilari che regolano il vivere secondo Dio e secondo la civiltà. Ciò non può piacere al vile che desidera soltanto sottrarsi al dominio della sua coscienza personale per adeguarsi alla coscienza collettiva. Amerai il prossimo tuo come te stesso: se questa è la regola, è dovere di ognuno amare se stesso. Non si deve disprezzare il dono meraviglioso che Dio ci ha dato: Egli ci ha dato una personalità e una coscienza alle quali non dovremo rinunciare. Sul letto di morte ci troveremo soli a rispondere a Dio delle nostre azioni.
Reazionario. Postero mio diletto, un giorno ti diranno certamente: “Tuo padre fu un reazionario” e tu non dovrai adondartene perché questa è la sacrosanta verità, tanto che io, oggi, mi onoro di essere un fiero reazionario. Reazionario – dicono i vocabolari – è chi si oppone al progresso e vuol far rivivere le cose del passato. Qui occorre che ci mettiamo d’accordo sul significato da dare alle cose del passato. Io mi guardo attorno e mi domando: come vanno oggi le cose in questo disgraziato mondo? Quante persone in una volta sola potevano uccidere la più potente macchina infernale di mezzo secolo fa? Quaranta o cinquantamila volte di meno della più potente diavoleria bellica del giorno d’oggi. Siamo d’accordo che, grazie alla penicillina e ad altre mirabili cose, è molto più facile salvare un malato di quanto non fosse cinquant’anni fa: ma questo è un porco progresso che salva dieci malati e ammazza centomila sani e quindi io sono contrario al progresso. Evviva quindi la reazione! Sono un reazionario, postero mio diletto, perché mi oppongo al progresso e voglio far rivivere le cose del passato. Ma un reazionario molto relativo, perché il vero bieco reazionario è chi, in nome del progresso e dell’uguaglianza sociale, vuol farci retrocedere fino alla selvaggia era delle caverne e poter così dominare una massa di bruti progrediti ma incivili. Postero mio diletto, quando vedrai sulla terra che coprirà lo chàssis di tuo padre il marmo recante inciso “fu un uomo probo” cancella e scrivi: “Fu un bieco reazionario”. Non lasciare che si calunni la memoria di tuo padre. Quando ti diranno che sei un bieco reazionario come tuo padre, sghignazzerai e io mi sentirò vivo, nella mia libera tomba di onesto defunto.
 
Fonte: