di Ammonio - Fonte: http://www.radiospada.org/
Era il giorno di Natale del 393 d.C.: Teodosio, Imperatore cristianissimo (epperciò vituperato dai moderni), su consiglio di Sant’Ambrogio emanava una costituzione (non pervenutaci in originale, ma citata dallo storico bizantino Giorgio Cedreno nella propria Storia Universale) con la quale proibiva le Olimpiadi, in quanto celebrazione pagana. La pericolosità della manifestazione per le anime era tale che quando il prefetto di Costantinopoli Leonzio propose – scelleratamente – di restaurarla nella Nuova Roma, l’asceta Ipazio si oppose con tutte le proprie forze, onde non far ripiombare le plebi sotto il tremendo dominio degli Dei pagani (rectius, dei demoni).
Infatti, le Olimpiadi erano inscindibilmente connesse al culto di Zeus: ovvero alla deformazione sensuale e lasciva (come dimostrato dalle numerose e vereconde relazioni con femmine umane, o la pederastia nei confronti del coppiere Ganimede) del Dio supremo indoario Dyaus Pitar. Chi partecipasse ai giochi, di fatto, non faceva che prendere parte ad una celebrazione pagana e, dunque, a servire gli idoli muti.
Siffatta radice, pagana ed idolatrica, delle celebrazioni sportive di matrice ellenica non sfuggì, già prima dell’avvento del Redentore, ad Israele: l’erezione di un ginnasio da parte del sommo sacerdote Giasone fu emblema della sua empietà e della collaborazione coi pagani Seleucidi (cfr. 2 Maccabei 4, 12).
Ne derivava che al cristiano non fosse consentito partecipare a tali manifestazioni, e che anzi dovesse essere pieno di letizia per la soppressione delle Olimpiadi.
Sennonché, la malapianta del paganesimo, apparentemente estirpata dalle nerborute braccia dei Principi della Chiesa, non si è punto sopita del tutto, e, a far data dal Basso Medioevo, è tornata a servire i venefici suoi frutti ai popoli della Cristianità, i quali hanno temerariamente riportato alla vita elementi pagani senza dolersene, ammantandoli di un’asserita non religiosità (si pensi alle Veneri sui quadri fiorentini, emblematiche di un epoca medievale) per farli passare come innocui.
Orbene, in tale contesto di progressiva e graduale ri-paganizzazione della Christianitas si colloca la restaurazione delle cerimonie olimpiche. Si dirà che l’operazione del barone De Coubertin – del quale verrà reclamata la cattolicità – sia innocua, e votata al mero trionfo di positivi valori sportivi.
Epperò, simili argomenti sono manifestamente pedestri: già il solo nome di “Olimpiadi” è in se ipso indicativo del paganesimo sotteso ai giuochi de quibus, giacché rimanda senza possibilità alcuna di dubbio all’infausto tempio di Zeus d’Olimpia. Oltretutto, facendo passare le Olimpiadi come fenomeno positivo si spinge chi ne desideri conoscere la storia a scoprire il perché della loro cancellazione in passato, sicché l’Imperatore Teodosio ed il vescovo Ambrogio rimangono rappresi da una luce sinistra, come se chiudendo gli abominevoli giochi pagani si fossero macchiati di un qualche delitto. Da ultimo, siccome la chiusura dei giuochi olimpici corrisponde con l’era di trionfo della Cristianità, nelle masse si infonde la folle idea per cui i tempi in cui gli uomini erano conculcati dal calcagno degli idoli fossero più felici, giacché le tradizioni d’allora vengono ‘recuperate’ dai moderni dopo epoche d’oblio.
L’idea di fondo, com’è sin troppo evidente, è la medesima che portò gli storici fiorentini a denominare “Medioevo” l’epoca di trionfo della Cristianità: un’epoca oscura che starebbe a mo’ di guado tra la paganità ed il mondo moderno, che di essa si ritiene, e tutto sommato purtroppo è, figlia.
Soltanto in un’epoca non cristiana si possono riadattare e riadottare simboli del paganesimo come se nulla fosse. Non fu certo un caso che il regime più paganeggiante nel senso classico del ventesimo secolo, ovvero la Germania Nazista, diede parecchio lustro alle celebrazioni olimpiche, per celebrare non Iddio, quanto l’uomo di stirpe germanica.
Allo stesso modo, gli attori odierni della politica internazionale utilizzano le Olimpiadi al fine di celebrare la propria potenza terrena o per diffondere le proprie malefiche ideologie (vedasi a tale pro l’esclusione degli atleti Russi dalle manifestazioni sportive per compiacere i padroni d’Oltreoceano).
Il tutto, in una celebrazione ecumenica e mondialista, dove atleti che corrono per una corona corruttibile propagano spesso e volentieri modelli e stili di vita che nulla hanno a che fare con Cristo (e tra i medagliati italiani vi sono stati esempi di tal fatta).
Non si può che auspicare l’avvento di nuovi Teodosio, Ambrogio, ed Ipazio, che riconducano la società civile sotto il lieve giogo di Nostro Signore, e disperdano le scorie del Neopaganesimo.