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Il giovane generale Bonaparte, prima di varcare col suo esercito di straccioni le Alpi, aveva promesso di portare i suoi soldati in terre in cui avrebbero potuto arricchirsi e depredare senza limiti. E così fu, specie per lo stato veneto, una delle Nazioni più prospere della penisola. Malgrado tutto, Venezia, priva ormai delle basi d’oltremare per la costante, micidiale pressione del gigante turco, con la sua politica di neutralità strettissima e forzatamente disarmata (per problemi di bilancio) aveva goduto di un vero boom economico. Ecco cosa ci dice lo storico Frederic C. Lane:
“… La Venezia del 1797 costituiva, in buona parte della sua struttura economica, un ritorno a Venezia del 1400. I censimenti registravano un numero crescente di “marinari” nei sei sestieri della città. Durante la guerra civile americana il console francese informava che i marinai veneziani erano 7250 senza contare i 3000 assunti nella flotta britannica.
I capitani marittimi erano ormai per lo più dalmati e non nobili veneziani e la proprietà delle navi apparteneva ad ebrei, o a immigrati in data relativamente recente. Ma il rifiorire della posizione di Venezia nel Levante nella seconda metà del Settecento ricorda la posizione dei secoli precedenti. La prima ditta europea che apr+ una succursale nel Mar Rosso fu quella di due veneziani, Carlo e Baldassarre Rossetti; la succursale fu impiantata a Gedda, il porto della Mecca, nel 1770, e la sua prima grossa spedizione riguardò non il pepe o lo zenzero, ma un genere “coloniale” più recente, il caffè.
Nel commercio levantino in generale i veneziani erano al secondo posto dopo i francesi, ma passarono al primo specie ad Aleppo, quando nel 1790 il commercio francese fu rovinato dalla Rivoluzione.
TRIESTE. Nell’Adriatico la crescita di Trieste fu per lungo tempo subordinata a quella di Venezia, in quanto Trieste si serviva di navi e capitali veneziani, che si concentrarono sulle assicurazioni marittime in entrambe le città. Nei decenni 1780 e ’90 si formarono parecchie società azionarie il cui capitale derivava dagli investimenti di vecchie famiglie nobili veneziane e di nuovi venuti in floride imprese assicurative. Questo è solo un esempio di come Venezia veniva espandendo i suoi servizi commerciali e di trasporto quale porto e capitale di un ricco entroterra.
I titoli statali divenivano sempre più sicuri grazie al solido miglioramento delle finanze della Serenissima consentito dalla neutralità. “
L’arrivo di Napoleone sconquassò e distrusse un mondo in costante evoluzione, e distrusse una Nazione, quella veneta, come la Rivoluzione aveva distrutto la Francia stessa, che regredì di decenni in ogni campo. Il mondo descritto dal Canaletto è un mondo vivo e pieno di vivacità.
Fonte: https://venetostoria.com/