lunedì 30 maggio 2016

UN NOBILUOMO DEL LITORALE ALLA CORTE DELLO ZAR IVAN IL TERRIBILE PER CONTO DEGLI ASBURGO

Fonte: Vota Franz Josef
Il barone Žiga (Sigismund) von Herberstein
Il barone Žiga (Sigismund) von Herberstein nacque a Vipava il 14 agosto 1486 nel vecchio castello, le cui rovine ancora sovrastano la città situata presso le sorgenti dell'omonimo affluente dell'Isonzo.
Il castello risale al dodicesimo secolo e fu eretto dai patriarchi di Aquileia. Fu di proprietà di vari cavalieri e signori locali, per passare poi in mano ai conti di Celje e una volta estintasi la linea maschile di quest'ultimi (la vedova dell'ultimo conte Ulrik II di Celje, S. Katarina Branković - sorella del re di Serbia, Santo Stefano Branković detto il Cieco- visse a Belgrado di Varmo in Friuli), agli Asburgo. Il futuro imperatore Federico III d'Asburgo era nel 1439 l'unico titolare della nobile casata ad avere raggiunto la maggiore età e come tale ricevette in affidamento Ladislao il Postumo, figlio di Alberto II d'Asburgo e di Elisabetta di Lussemburgo, a sua volta figlia dell'imperatore Sigismondo di Lussemburgo e dell'imperatrice consorte Barbara di Celje. Entrato in possesso pure del castello di Vipava, l'imperatore Federico lo diede in dono al barone Leonard von Herberstein, marito di Barbara von Luegg, sorella di Erazem di Predjama, il nobile ribelle (probabilmente si era schierato con re Mattia Corvino) del famoso castello "incastonato" nella roccia vicino a Postojna. Per completare la 'mappatura' genealogica della famiglia ricordiamo un'altra parentela che può interessare il lettore locale: un'altra sorella di Erazem di Predjama era la madre del governatore di Trieste Nikolaj Ravbar, che risiedeva nel castello di Socerb e di Krištof Ravbar, vescovo-guerriero di Lubiana, entrambi distintisi per aver difeso le nostre terre con la spada dalle orde turche e veneziane. Si trattava quindi di cugini del personaggio che stiamo trattando oggi.


Le rovine del castello a Vipava
Nel 1486 il barone Leonard von Herberstein e Barbara von Luegg ebbero appunto un figlio: Sigismund, Žiga nella lingua del luogo. Studiò filosofia e diritto all'università di Vienna. Nel 1506 come ufficiale combattè diverse battaglie contro i veneziani. Per le sue doti nel campo del diritto e della diplomazia e per la conoscenza delle lingue (oltre allo sloveno e al tedesco, parlava fluentemente inglese, francese e italiano) gli furono affidate diverse missioni in Svizzera, Danimarca, Spagna, Ungheria, Cechia. Dal 1515 al 1553 fece ben 69 missioni all'estero. Visitò la Polonia e il Granducato di Mosca retto da Basilio III Ivanovič e poi dal figlio di questi - il primo zar di tutte le Russie - Ivan il Terribile.
Nel 1541 si rese famoso per aver stipulato con successo un armistizio con il sultano Solimano il Magnifico, ma il motivo per il quale è maggiormente ricordato sono i suoi resoconti dai viaggi in Russia. La Russia quella volta era molto più "lontana" e misteriosa rispetto ad oggi ed egli, che era anche un fine letterato, fu il primo occidentale a raccontare e a scrivere di quelle terre così lontane, ma che lui riusciva ad interpretare molto bene in virtù della somiglianza della lingua russa con quella slovena. In merito gira un simpatico aneddoto, suffragato da fonti attendibili. Si narra che Ivan Groznij (il Terribile), una volta ricevuto il nostro von Herbertstein a corte e avendo ascoltato la sua presentazione alla fine disse : "ma Lei dove ha imparato cosi male il russo?" (Herbertstein parlava in sloveno...).
Sigismund von Herberstein morì a Vienna il 18 marzo del 1566 ed è sepolto nella locale chiesa di St. Michael.
Žiga ci ha lasciato dei libri di eccezionale valore sugli usi e costumi, sull'economia e sulla politica di quel grande paese nel tempo in cui si era appena liberato dall'insidia tatara. All'ultima mostra sugli Asburgo a Gorizia abbiamo avuto modo di ammirare alcuni di questi libri in originale, di cui proponiamo una foto, oltre alle foto del vecchio castello di Vipava e a un ritratto del nostro diplomatico e scrittore.

domenica 29 maggio 2016

1917: tra Friuli devastato dagli "italiani" e la "liberazione incompiuta" attraverso foto d'epoca

Fonte foto: Vota Franz Josef.
































L'Imperatore Carlo I d'Austria nel 1917, a Camino al Tagliamento, vicino Codroipo(UD) davanti a Villa Stroili.

L'Imperatore Carlo I d'Austria nel circolo degli ufficiali superiori all'ingresso di Villa Manin.



Villa Manin in occasione della visita dell'imperatore Carlo I d'Austria






venerdì 27 maggio 2016

Citazioni rappezzate del Corano e propaganda mondialista

coranotagliatesta
 
di CdP Ricciotti. Fonte: http://www.radiospada.org/
 
Alcuni citano: “Chiunque uccida un uomo, sarà come se avesse ucciso l’umanità intera. E chi ne abbia salvato uno, sarà come se avesse salvato tutta l’umanità”.
Si riempiono la bocca, così, di queste righe rappezzate del Corano, tutti impegnati nella loro propaganda a “ponti” e “tolleranza”.
Ma è proprio vero che l’Islam abbia questo rispetto per la vita umana?
Negli ultimi anni, dicevamo, molti soggetti di intelligenza discutibile hanno dato prova della loro “cultura democratica”, tanto pro-islamica quanto anti-cattolica, usando tipo spot elettorale la Sura V, 32 del Corano, testé citata ma adeguatamente estrapolata e ricucita alla meglio.
In un attimo, così facendo, il temuto Corano diventa il “nobile Corano” e la violenta legge islamica viene trasformata in “cultura che sarà il nostro futuro”. La citazione è di una borghesotta (aspirante proletaria) molto nota.
Leggiamo adesso la Sura V, Al-Mâ’ida (La Tavola Imbandita) v. 32 ss. e contestualizziamola. Cito: “32. Per questo abbiamo prescritto ai Figli di Israele che chiunque uccida un uomo, che non abbia ucciso a sua volta o che non abbia sparso la corruzione sulla terra, sarà come se avesse ucciso l’umanità intera. E chi ne abbia salvato uno, sarà come se avesse salvato tutta l’umanità. I Nostri Messaggeri sono venuti a loro con le prove! Eppure molti di loro commisero eccessi sulla terra. 33. La ricompensa di coloro che fanno la guerra ad Allah e al Suo Messaggero e che seminano la corruzione sulla terra è che siano uccisi o crocifissi, che siano loro tagliate la mano e la gamba da lati opposti o che siano esiliati sulla terra: ecco l’ignominia che li toccherà in questa vita; nell’altra vita avranno castigo immenso, 34. eccetto quelli che si pentono prima di cadere nelle vostre mani. Sappiate, Allah è perdonatore, misericordioso”.
Appare evidente che la totale apertura all’Islam da parte dei vari annoiati personaggi, non è altro che espressione di odio ed intolleranza nei confronti di Dio, della Patria, della famiglia.
Siamo in presenza di una chiara mistificazione, ben sapendo di aprire le porte a tagliagola per credo e professione. Cosa può essere, se non odio massimo verso Dio, la Patria, la famiglia? I signori dell’odio sono dei professionisti in questo tipo di camouflage!
Leggiamo brevemente un noto commento di Robert Spencer:
*** Quello che non viene mai menzionato da tutti quelli che citano questo Versetto come se condannasse la violenza della jihad Islamica, sono molti fatti rilevanti: è inserito in un contesto di ammonimenti per gli infedeli e non è presentato come un principio universale; contiene questa importante eccezione “a meno che non sia un assassino o un malfattore”, ed è seguito dal Versetto 33, che specifica la pena per i malfattori: “Il castigo per chi muove guerra ad Allah e al suo Messaggero, e lotta con forza e sparge misfatti e corruzione sulla terra è: esecuzione o crocifissione o amputazione di mani e piedi di lati opposti o l’esilio dal paese: questa è la loro ignominia in questo mondo e subiranno una terribile punizione nell’altro”. Questo brano sta solo spiegando che cosa bisogna fare agli infedeli che rifiutano Maometto, non sta prescrivendo principi di alta moralità. ***
Ibn Warraq riassume così la questione: “I presunti nobili sentimenti sono in realtà un monito agli infedeli. Il messaggio è: ‘Comportatevi bene, altrimenti…’. Ben lontani dal condannare la violenza, questi Versetti evidenziano aggressivamente che chiunque si opporrà al Profeta sarà ucciso, crocifisso, mutilato o esiliato!”.
La Sura V, inoltre, prosegue in questa maniera: “Troverai che i più acerrimi nemici dei credenti sono i giudei e politeisti e troverai che i più prossimi all’amore per i credenti sono coloro che dicono: «In verità siamo nazareni», perché tra loro ci sono uomini dediti allo studio e monaci che non hanno alcuna superbia” (da Il Nobile Corano, 5:82, traduzione di Hamza Piccardo, UCOII).
Chiaramente si evince: a) la consapevolezza che gli islamici hanno della vita esemplare dei veri Cattolici; b) la potenza degli stessi nel fare proseliti.
Pertanto, i Cattolici, che ovviamente dicono no all’Islam (cit: “seminano la corruzione sulla terra”), sono considerati “nemici di Allah” e del “suo Messaggero”. Le pene previste per questi “infedeli” sono: “l’uccisione o la crocifissione o l’amputazione di mani e piedi in modo alternato o l’espulsione dalla terra, in questa vita e l’inferno nell’altra”. (cf. Corano 5:33 e passi paralleli).
Senza evocare alcun paradosso o cospirazione, gli agnostici radicali e gli atei fanatici/infervorati di casa nostra si dimostrano più pericolosi degli islamici, avendo raggiunto con essi un accordo – ideologico sì, ma palesemente pratico –  nella lotta alla cattolicità ed all’amore in generale.
L’islamico, ridotto ad essere bassa manovalanza di atei e giudaisti, non smetterà mai di tagliare teste (su commissione) a coloro che dicono: «In verità siamo nazareni».
 
di CdP Ricciotti.

Il nuovo presidente austriaco è ovviamente massone

-di Davide Consonni- Fonte: http://www.radiospada.org/
 
Van der Bellen, per sua stessa ammissione, è massone.  Sul celebre sito governativo meinparlamente.at (sito attraverso il quale è possibile porre domande direttamente ai membri del parlamento austriaco, i quali rispondono di persona) durante una discussione avvenuta nel 2008 tra il neo eletto e un cittadino, il nostro Van der Bellen ammise candidamente di essere entrato in massoneria negli anni ’70. Venne iniziato in una loggia di Innsbruck, vi rimase come massone quotizzante (attivo) per una decina d’anni, infine, dice di essersi messo in “sonno massonico”. La notizia, nelle ultimissime ore, è stata riportata da numerose testate giornalistiche austriache. Qui di seguito riporto lo screenshot della discussione e il testo completo:  [FONTE1]  [FONTE2]
“Ich wurde Mitte der 1970er Jahre in die damals einzige Innsbrucker Loge aufgenommen und war dort etwa ein Jahr lang “aktiv”, das heißt, ich habe an Sitzungen teilgenommen. Danach habe ich als rein passives Mitglied noch etwa 10 Jahre lang den Mitgliedsbeitrag bezahlt und bin schließlich auf meinen expliziten Wunsch hin ausgeschieden. Nach meiner – wie Sie sehen: bescheidenen – Kenntnis wird die Bedeutung der Freimaurerei häufig überschätzt. ‘Meine’ Loge in Innsbruck war jedenfalls ein Klub ehrenhafter Bürger, mit interessanten Diskussionsabenden (ohne jeden Beleg für irgendeine Verschwörungsabsicht) auf relativ hohem intellektuellen Niveau. Über andere Logen kann ich keine Auskunft geben.”
unbenannt

Van der Bellen afferma che la massoneria sia sopravvalutata dal popolo. Chissà come mai? [RS]

giovedì 26 maggio 2016

IL REGNO D’ITALIA, STATO FANTOCCIO NAPOLEONICO, NEL 1809 TREMA ANCHE AD ASIAGO: W SAN MARCO!

Privilegi-Serenissima-SetteComuni

Di Alvise Zorzi (dal vol. San Marco per sempre ) Fonte: https://venetostoria.com/
 
… Era rimasta la gente della terra, assai più della antica nobiltà veneziana ormai in sfacelo (siamo nel 1812, durante il Regno d’Italia fantoccio voluto dalle baionette francesi), a coltivare qua e là sogni di rinascita dell’antico Leone. talvolta in forme provocatorie.
Il 14 luglio 1809 il viceprefetto napoleonico di Asiago aveva scritto, inorridito, al Prefetto del Bacchiglione che l’ultimo comandante della Milizia della Reggenza dei Sette Comuni, Giambattista Bonomo, giorno 9 luglio aveva fatto svolgere dai suoi uomini evoluzioni militari, “sventolando la bandiera di San Marco con acclamazioni di evviva”. 
 
ricostruzione delle uniformi ultime in base alla descrizione dello storico locale mons. Bonato
ricostruzione delle uniformi ultime in base alla descrizione dello storico locale mons. Bonato
E il governo del Regno Italico “soltanto con la fatica e con l’inganno” doveva effettuare “il livellamento” al nuovo regime di questa gente dagli occhi azzurri che parlava un dialetto tedesco ma aveva costretto Massimiliano d’Asburgo a battere in ritirata durante la guerra di Cambrai, e nei giorni delle Pasque, aveva mandato mille uomini a Verona contro i cannoni di Bonaparte.

Il "successo" internazionale di un principe decaduto


In una società decadente, come quella corrente, drogata dai fumi pestilenziali del relativismo e del "politicamente corretto", dove un inganno chiamato "democrazia" stordisce talmente tanto le menti deviate dei più da fargli credere che i "burattinai" tengano conto dei bisogni delle masse, si leggono e si sentono enormi idiozie, in campo scientifico, religioso, filosofico e, anche e soprattutto, politico. Nel "multiverso" monarchico (o presunto tale) non tira di certo "buon vento".

Delle tristi uscite del signor Carlo Maria Bernardo Gennaro di Borbone-Chevron Villette (che si ostina, appoggiato da una branca di relativisti politici di bassa lega, a farsi chiamare "Principe Carlo di Borbone delle Due Sicilie, Duca di Castro, Capo della Real Casa") datate 12 maggio 2016 ne ho già parlato (http://associazione-legittimista-italica.blogspot.it/2016/05/la-rivoluzione-di-un-principe-decaduto.html) ma vorrei brevemente ritornarci per una "riflessione".

Dato l'enorme numero di menti infette a diverso grado dalla Rivoluzione, la piega presa dal politicante Carlo ha riscosso un notevole "successo" sui social network, "successo" espresso da qualche migliaio di likes  di un variegato gruppo di persone che possiamo dividere in quattro sotto-gruppi:

1) I "cavaglierini" suoi adepti

2) I liberali sia laici che non

3) Gli ignoranti.

4) Un misto dei tre...

Bisogna ammettere che il sottogruppo composto da "ignoranti" è attratto dal signor Carlo per la capacità di quest'ultimo di mascherarsi dietro ad un apparente impegno  nella promozione dell’identità culturale, artistica, storica e spirituale delle Due Sicilie... (fino a quando non ammette pubblicamente che lo stato italiano è legittimo...ma tralasciamo che è meglio...). Eh si, il populista Carlo sa fare il politicante...

Carlo è populista fin tanto che sta fuori casa, vivendo da alto borghese tra Roma e il Principato di Monaco. Lavorando molto sull'apparenza ostenta  un "legame profondo" con la "Sua terra" ed ha voluto battezzare, la Sua primogenita, Maria Carolina (secondo lui erede del Casato), alla Reggia di Caserta. Il Carlo, decaduto e quindi privo della legittimità di sangue e di esercizio,  non avendo figli maschi, se ne è uscito lo scorso 12 maggio con una illegale e invalida abolizione della Legge Salica nel suo machiavellico tentativo di permettere a sua figlia Maria Carolina di succedergli (in cosa poi? Nel suo gioco di ruolo?) . Di questa tragicomica uscita ne ha parlato anche il quotidiano francese Le Figaro. E nella Francia odierna, si sa, la Rivoluzione ha risparmiato ben poche menti.

 


Le sue trovate pubblicitarie sono geniali. Diverse di queste portano si a dei "buoni frutti" (vedi assistenza socio-sanitaria a poveri, anziani e disabili) ma non sono altro che opere filantropiche di un alto borghese.

Non tralasciamo l'evento del 13 maggio, presso la sede della Stampa Estera in Roma, dove  Carlo Maria Bernardo Gennaro insieme alla sorella Beatrice ha partecipato ad un "dibattito interreligioso" intitolato “insieme per il Dio comune nella diversità” (?), alla presenza di Riccardo di Segni, capo della Comunità Ebraica di Roma. Di questo evento ha parlato anche il tg5... E qualche soggetto, oltre a sostenere ciò, ci considera "i soliti ignobili" perchè denunciamo gli atti di un principe decaduto privo di ogni legittimità...

Qui  si può ammirare il signor Carlo con la sorella durante il "dibattito interreligioso".



Di Redazione A.L.T.A.

lunedì 23 maggio 2016

Il reale significato del motto rivoluzionario "libertè, egalitè, fraternitè"

 Fonte: Epiphanius - "Massoneria e Sette Segrete".

Gli adepti dell'Arcana Arcanorum (alti gradi del Rito di Menphis-Misraim) [...] sapevano benissimo, avendo studiato l'argomento sotto altra forma, che dove c'è ...libertà non ci può essere uguaglianza e che i termini del trinomio rivoluzionario importato di Francia sono fra loro antitetici.
Oggi che il trinomio rivoluzionario e menzognero è entrato definitivamente nel simbolismo massonico [...] si può interpretare in questo modo: “Libertà" è soltanto per il "compiuto" (L’uomo‐dio, il realizzato, colui che attinge al soprannaturale attraverso la magia) per colui cioè che si è portato in altro dominio e si è con ciò liberato dalle scorie della materia, "eguaglianza" può esservi soltanto fra iniziati di pari grado e conoscenza; "fratellanza", infine, è da considerarsi solo come “fratellanza iniziatica”.
René Guénon, riferendosi al moto rivoluzionario Libertà ‐ Uguaglianza ‐ Fraternità, avvertiva: “[…] Non bisogna dimenticare che queste parole costituiscono un motto massonico, cioè una formula iniziatica, prima di essere affidato all'incomprensione della folla che non ne ha mai conosciuto né il senso reale, né la vera applicazione”. 


 (R. Guénon, L’Archeometra, Roma, Atanòr, 1986, p. 50).
da Massoneria e Sette Segrete - La faccia occulta della storia

IURAMENTUM SCLAUORICUM

Fonte: Vota Franz Josef

Come noto, da secoli l'intronazione del Principe ed in seguito del Duca di Carantania (poi di Carinzia) avveniva secondo il rituale della Institutio Sclavenica, naturalmente nella lingua del luogo, lo sloveno. La cerimonia avveniva sulla cosiddetta Pietra del Principe (Knežji kamen) - un capitello rovesciato - mentre in seguito i feudi venivano assegnati dal Trono Ducale (Vojvodski prestol), un trono con due sedute opposte: una a est per il Duca ed una ...ad ovest per il conte palatino (generalmente il Conte di Gorizia, la cui stirpe era di antica origine carantana). Il tutto veniva suggellato da una messa solenne nella chiesa di Gospa Sveta (Maria Saal, Maria in Solio).
La cerimonia sopravvisse in questi termini fino al 1414 con l'intronazione di Ernesto di Ferro, il nonno del futuro imperatore Massimiliano - quello della statua a Cormons - da noi molto amato, perché fu il primo imperatore asburgico dopo l'estinzione della Casata di Gorizia nel 1500. Pochi forse sanno che Massimiliano parlava egli stesso lo sloveno, dal momento che una bolla d'oro dell'Imperatore del Sacro Romano Impero Carlo IV di Lussemburgo nel Quattordicesimo secolo, imponeva all'Imperatore di conoscere almeno una lingua slava. L'insegnante di sloveno di Massimiliano fu il sacerdote e letterato Tomaž Prelokar - in seguito divenuto vescovo di Costanza - secondo alcuni addirittura uno degli ispiratori di Primož Trubar, il padre della lingua letteraria slovena.
Dopo il 1414 la cerimonia di intronazione non ebbe più luogo, ma il giuramento della nobiltà locale avveniva a palazzo nella città di Celovec/ Klagenfurt con un protocollo ancora redatto in lingua slovena, lo Iuramentum Sclauonicum, di cui qui pubblichiamo un esemplare del 1637.
Insomma, un rispetto per l'identità di tutti, che chi ci occupò cent'anni fa non solo non conosce, ma osa addirittura sbeffeggiare, come fece Cadorna a Cormons con la statua di Massimilano, "decorata" con una bandierina italiana e... un sacco in testa!