martedì 25 febbraio 2014

Chiarimenti sul millenarismo

Proponiamo di seguito uno "scambio" di opinioni sul Millenarismo, anzi sui millenarismi, svoltosi su siti cattolici tra la fine del 2013 e l'inizio del 2014. Il primo contributo, a firma di padre Hervé , è comparso su www.quicumque.com col titolo "Le Millénarisme" il 5 dicembre 2013. Traduzione, con adattamenti, di Elisa Fratini. 


I. Il  millenarismo "duro"
Il millenarismo è una trasposizione "battezzata", cioè cristiana, del Messianismo che gli ebrei professano dall'esilio di Babilonia: messianismo che ha impedito alla maggior parte di loro di riconoscere Gesù Cristo il Messia come Figlio di Dio. Il millenarismo è lo stesso errore, rapportato alla seconda venuta di Gesù Cristo — Colui che tornerà per giudicare i vivi e i morti.
Ecco un estratto molto istruttivo di "Senso mistico dell'Apocalisse", di Dom Jean de Monléon (pp.324-327) a proposito del capitolo XX  del vangelo di San Giovanni.
"Tutti i Suoi servitori restano fedeli a Dio malgrado le persecuzioni. Sono morti, è vero, agli occhi degli uomini, ma in realtà una volta giunti all'altro mondo hanno trovato, in unione con il loro Creatore, una nuova vita, migliore di quella sulla terra. Essi hanno regnato mille anni insieme a Cristo.
Le ultime parole richiedono alcune spiegazioni, perché è da esse che si innesca la dottrina del millenarismo; dottrina rifiutata per secoli dalla Chiesa, eppure di volta in volta sempre dei nuovi "campioni" si levano in suo favore, con il facile pretesto che è la stessa opinione di numerosi autentici Padri ortodossi.
I suoi sostenitori, i millenaristi, chiamati anche chiliasti, sostengono che prima della Resurrezione dei morti i giusti riprenderanno i loro corpi, quindi risorgeranno, regneranno mille anni su questa terra nella Nuova Gerusalemme insieme a Cristo. Arriverà poi l'ultima rivolta di Satana, la lotta suprema contro la Chiesa da parte di Gog e Magog, la sconfitta dei ribelli a Dio, ed infine la resurrezione universale ed il Giudizio. Ci saranno due diverse resurrezioni  con un intervallo di mille anni, prima i martiri e poi il resto dell'umanità.
La teoria del millenarismo ha radici nella letteratura ebraica, pervasa costantemente dall'idea di un Messia che regna gloriosamente sulla terra.  Fu recuperata, ai tempi di San Giovanni, dall'eretico Cerinto, tra il II e il III secolo dell'era Cristiana. Alcuni Padri l'hanno usata in forme diverse, più o meno attenuate: si possono citare San Giustino, Sant'Ireneo, Tertulliano ed altri...
Il pensiero di questi scrittori non può in nessun modo rappresentare la credenza della Chiesa: perché il pensiero di alcuni Padri possa essere considerato espressione della Tradizione Cattolica, è infatti necessario a detta dei teologi che il loro pensiero non sia contestato da altri.
Tuttavia questa condizione non è rispettata. Già San Giustino riconosce che la teoria millenarista è ben lontana dall'essere accettata da tutti; Origene ha disapprovato le "sciocchezze" ebraiche. San Girolamo rompe con questa teoria affermando: “Noi non aspettiamo, noi non crediamo alle favole che i giudei decorano con il nome di tradizione, ad una Gerusalemme di perle e d'oro che discende dal cielo […]. Troppi dei nostri hanno preso seriamente le loro promesse”.
Sant'Agostino si pronuncia nella stessa maniera: se dapprima è esitante, lo vediamo poi nel De Civitate Dei condannare assolutamente il millenarismo, e questo è il parere che prevale da Oriente ad Occidente nella Chiesa. A partire dal IV secolo non si trova più uno scrittore cattolico degno di considerazione che difenda il millenaresimo, ed i teologi, in primo luogo San Tommaso e San Bonaventura, lo scartano risolutamente […].
L'espressione: "Essi regneranno mille anni insieme a Cristo", come abbiamo già indicato, s'intende in senso mistico. I mille anni sono designati in tutto il periodo da quando Cristo con la Sua resurrezione ha riaperto il regno dei Cieli, attraversando le porte con la Sua Santissima Umanità, e quando grazie alla resurrezione generale i corpi eletti entreranno in esso. Ma le anime dei Beati, esse sono già unite a Lui nella loro vera vita; essepartecipano alla gloria di Cristo, costituiscono il suo cuore, e regnano con Lui".
Lo studio e la confutazione del millenarismo sono oggetto di una tesi dell'opera classica del Cardinale Jean-Baptiste Frenzelin, "Tractatus de divina Traditione et scriptura", S. C. de Propaganda fide, Roma 1882, XVI, pp. 186-201.
Nel corso di una discussione serrata, egli si riferisce alla testimonianza di San Tommaso d'Aquino (in IV Sent. dist. XLIII q. 1 a. 3 sol. 1 ad 4): "Riguardo alle parole dell'Apocalisse (cap. 20), come racconta Sant'Agostino (La città di Dio, I.XX), alcuni eretici hanno affermato che i morti resusciteranno una prima volta e che regneranno con Cristo per mille anni sulla terra: questi vengono chiamati millenaristi o chiliasti. Sant'Agostino evidenzia la necessità di ascoltare le parole dell'Apocalisse come riferite alla resurrezione spirituale, con la quale gli uomini sono sollevati dal peccato attraverso il dono della grazia. La seconda resurrezione è quella dei corpi. E' la Chiesa a chiamarsi Regno di Cristo..."
Il millenarismo è un chiaro esempio di teoria esplorata da alcuni Padri, ma non divenuta tradizionale, perché mai tramandata come tale. Al contrario, ha subito un definitivo arresto da parte dei migliori Padri della Chiesa (San Girolamo, Sant'Agostino) ed è stata rigettata dalla dottrina cattolica. E' riemersa a poco a poco solo tra gli scismatici orientali e tra i protestanti.
II.  Il millenarismo "mite"
Accanto al millenarismo palesemente eterodosso, multiforme e ridicolo, come dice Sant'Agostino, è stato professato un millenarismo "addolcito" (questo il vero senso di "mite") che ha cercato di evitare le opposizioni troppo palesi alla dottrina della Chiesa.
Papa Pio XII, il 21 luglio 1944, ha fatto pronunciare al Santo Uffizio un decreto così formulato: "Ultimamente, abbiamo più volte chiesto a questa Suprema Congregazione del Santo Uffizio ciò che bisogna pensare del sistema del millenarismo mite, che insegna che prima del giudizio finale, preceduto o no dalla risurrezione di molti giusti, il Cristo nostro Signore verrà visibilmente sulla nostra terra, per regnare". La risposta è stata: "Il millenarismo mite non può essere insegnato in maniera sicura".
La sentenza del Santo Uffizio è l'estensione alla Chiesa Universale di una condanna notificata tre anni prima (11 luglio 1941) in una lettera di risposta all'Arcivescovo di Santiago del Cile. Questa lettera, che si esprime negli stessi termini, specifica inoltre due cose che possono aiutare a cogliere appieno la portata dell'atto.
1. Si condanna il millenarismo professato nel libro di Emmanuel Lacunza (pubblicato con lo pseudonimo di Ben Ezra), "La Venida del Mesías en gloria y majestad"  (Index, 6 settembre 1824)
2. Il dovere del'Arcivescovo è di vigilare efficacemente affinché questa falsa dottrina non sia giustificata, né insegnata, né consigliata, né verbalmente né per iscritto."Tuto doceri non posse": questa dottrina non può essere insegnata né difesa. Inoltre, il lavoro di Ben Ezra è iscritto all'Indice (ed è ancora presente nella sua ultima edizione): non può essere posseduto, letto, acquistato o venduto. La scelta è tra il fuoco o la spazzatura.
Tradotta in lingua corrente, la risposta del Santo Uffizio è questa: guardatevi dal millenarismo mite, le informazioni fornite da esso sono come la peste.
Ma perchè la Chiesa ci esorta fermamente a evitare il millenarismo mite come la peste?
- Dal punto di vista della verità (punto di vista fondamentale del Sant'Uffizio), il millenarismo non viene insegnato nella Rivelazione divina pubblica, che è la sola che può farci conoscere un futuro che dipende solamente dalla volontà di Dio.
- La nostra speranza ha come oggetto il Regno dei Cieli. Questo esiste già, noi l'aspettiamo attivamente e ci possiamo appellare ad esso in ogni istante.
- La lotta per la Regalità Sociale di Gesù Cristo è una lotta attuale nella società contemporanea, per la Chiesa cattolica che rappresenta oggi il Regno di Cristo sulla terra, e un regno di natura prevalentemente spirituale.
- La vita cristiana non è l'attesa di una sorta di nuova redenzione: è adesso che dobbiamo vivere in uno stato di grazia per piacere a Dio, nella preghiera, nei doveri del nostro stato e nell'amore per il prossimo. Il resto è immaginazione.


Il secondo contributo è stato pubblicato su radiocristiandad.wordpress.com il 21 gennaio 2014, col titolo "P. Basilio Méramo: aclaraciones sobre el Milenarismo". Traduzione, con adattamenti, a cura dei collaboratori di Radio Spada.
Dinanzi a uno scritto sul Millenarismo a firma di Padre Hervé Belmont, datato 5 dicembre 2013, nel quale riecheggiano pregiudizi ed errori che circolano in merito al tema, mi vedo nell’obbligo dottrinale ed esegetico di chiarire, rispondendo alle principali obiezioni: l’ignoranza sul Millenarismo è infatti molto vasta, di lunga data, e non si può continuare a tollerare.
P. Belmont (che conosco e apprezzo) fa eco a tutti i pregiudizi ed errori che si formulano per disconoscimento e confusione sull’Apocalisse e sul Millennio, per cui merita che gli si risponda.
1. L’origine del Millennio viene dalle Sacre Scritture e non dal giudaismo, quest'ultima è una deformazione c.d. carnale. La dottrina del Millennio proviene da San Giovanni Apostolo Evangelista ed è stata dottrina comune durante i primi quattro secoli della Chiesa primitiva. Dai suoi discepoli San Papia, San Policarpo e Sant'Ireneo, discepolo di quest’ultimo, l'abbiamo ricevuta. San Papia non è uno stupido, né un mediocre intellettuale come vorrebbe dipingerlo il primo storico della Chiesa, l’eretico ariano Eusebio, per screditare questo grande Patriarca della Chiesa d'Asia.
2. Non bisogna dunque confondere il Millenarismo Patristico con il millenarismo eretico di Cerinto, né con il millenarismo giudaizzante di Nepote o di Apollinare; è un grande errore storico e dottrinale fare di tutti i millenaristi un fascio, senza distinguere. Considerare il millenarismo patristico di un Sant'Ireneo, Vescovo e Martire di Lione, o di un San Giustino Vescovo e Martire di Petovio (nella Pannonia superiore), padri della Chiesa, alla pari dei millenarismi eretici, è il colmo del sacrilegio.
Confondere il Millenarismo Patristico, che viene da San Giovanni, con la letteratura giudea ripresa da Cerinto, sacerdote di Alessandria, è un errore grossolano. Dire che questa letteratura giudea sia stata adottata, tra gli altri, da San Giustino – primo commentatore dell’Apocalisse – e Sant'Ireneo – discepolo quest’ultimo di San Policarpo e compagno di San Papia, questi a loro volta discepoli diretti di San Giovanni – è anche un disconoscimento totale del tema, sia sotto il profilo storico sia sotto quello dottrinale.
3. Invocare l’autorità di Origene significa non conoscere che il suo allegorismo nell'esegesi scritturale proviene dalla sua disgraziata esperienza personale, prodottasi per pura rigidità mentale, avendo lui interpretato crudamente e in modo estremistico la lettera delle Scritture: “Origene nacque ad Alessandria, in Egitto, probabilmente tra il 183 e 186, dal greco Leonida che nell’anno 202 soffrì il martirio. Fu direttore della Scuola Alessandrina a soli 17 anni d'età. Dopo la persecuzione nella quale fu giustiziato suo padre, Origene si abbandonò a un ascetismo austerissimo; e si racconta che, interpretando in maniera cruda una parola di Cristo, si fece castrare”. [Alcañiz-Castellani, La Iglesia Patrística y la Parusía, ed. Paulinas, Bs.As. 1962, p.185]
Confondere il Millenarismo Patristico con il millenarismo carnale, come fa il povero Origene, significa non rendersi conto che nonostante fosse un genio, questi seguiva l’idea del presbitero romano Caio, per il quale l'unico millenarismo era quello di Cerinto, e che inoltre era eretico e alogista (negava la divinità del Logos o Verbo). Inoltre, San Tommaso d’Aquino ci riferisce che pure Origene negava la divinità del Verbo (alogismo, appunto), come si può vedere nel suo commento al Vangelo di San Giovanni (Cap. I, lec. I). Neanche possiamo dimenticare che Origene sosteneva una nozione esagerata della apocatastasi (letteralmente "ristabilimento"), spingendosi ad includere nella redenzione il demonio stesso, teorizzando così un inferno vuoto. Caio rifiutava l'autenticità dell'Apocalisse di San Giovanni, come pure molti antimillenaristi, considerandola - non senza ragione - come la fonte del millenarismo. Origene, pur riconoscendo la paternità dell’Apocalisse di San Giovanni Apostolo, sposava il millenarismo di Cerinto.
4. Cerinto fu nemico personale di San Giovanni: “Pare che Giovanni, discepolo del Signore, andando a Éfeso a lavarsi, quando vide dentro Cerinto, uscì dalle terme senza lavarsi per timore, secondo lui, che le terme crollassero perché si andava incontro a Cerinto, nemico della verità.” [Sant'Ireneo, Contra Haereses, Libro III, ed. Apostolado Mariano, Sevilla, 1994, p. 21]. Neanche bisogna dimenticare che Giuda tradì Cristo perché, essendo antimillenarista, non credeva nel Regno. Ecco ciò che Papia scrive nel suo quarto libro: "E aggiunse: tutto questo è credibile per quelli che hanno fede. Perché, quando Giuda il traditore incredulo domandò: Come potrà Dio creare tali frutti? – il Signore gli rispose: chi vivrà allora, li vedrà". [Sant'Ireneo, Contra Haereses, Libro V].
5. San Gerolamo e Sant’Agostino non condannarono il Millenarismo, proprio perché molti santi lo avevano sostenuto. San Gerolamo arriva a dire: "nonostante non seguiamo queste idee, non possiamo tuttavia condannare, perché molti ecclesiastici e martiri le proposero. E così, ognuno lasci da parte le proprie opinioni personali e solo a Dio si lasci la soluzione” (M.L. XXIV, 801). "Questa soluzione loda la riverenza di San Gerolamo verso i Padri e i Martiri, però spaventa che non osi ‘condannare’ quel millenarismo grossolano e giudaico. Si possono ammettere tra i Santi resuscitati ‘nozze, gozzoviglie, circoncisione e sacrificio di armenti' e quant'altro il Santo attribuisce ai millenaristi cattolici, e non percepire quanto questo stride ad orecchie cattoliche?” [La Igl. Patr. p. 267,268].
E’ incredibile che San Gerolamo non si sia reso conto di quanto la sua posizione fosse incongrua, poiché senza distinzioni ingloba tutti i millenarismi dentro al millenarismo carnale ed eretico di Cerinto e, d'altra parte, non si permette di condannarlo perché molti santi Padri a suo dire lo affermarono: “A tutti i millenaristi cattolici, Geronimo attribuisce il più crudo chiliasmo [millenarismo, ndt] cerinziano. [...] Questa antipatia del Santo, causa principale dell’abbandono (fino a che punto, più tardi vedremo) del millenarismo da Sant’Agostino, dovrà essere spiegata storicamente”. [Ibidem, p.266].
Chiaramente San Gerolamo attribuisce il millenarismo grossolano, che tanto lo irrita, ai grandi Padri della Chiesa Latina, da Tertulliano a Sulpicio Severo. Perché poi si capisca bene come la pensa su queste correnti di pensiero, accomuna infine il millenarismo di Sant'Ireneo con il grezzo chiliasmo dell’eretico Apollinare”. [Ibidem, p. 265].
“Qui San Gerolamo non s'accorge di prestare il fianco ad un'obiezione grave: se, da un lato, tanti Padri, Dottori della Chiesa e semplici fedeli avevano abbracciato il ‘millenarismo giudaico’, d'altro lato questa dottrina era giudaica, il che equivale a dire che tutti costoro caddero in eresia, dal primo all'ultimo”. [Ibidem, p.267].
6. “Sant’Agostino dapprima abbracciò la teoria millenarista, perché probabilmente allora diffusa nella Chiesa africana, pensiamo a Tertulliano, Lattanzio e Commodiano; più avanti, però, parla del millenarismo come di una dottrina molto discutibile. Per quale motivo Agostino cambiò idea? Con certezza non lo sappiamo, ma possiamo congetturare: anzitutto per il pericolo del millenarismo carnale, che con gli scritti del vescovo Apollinare si era considerevolmente esteso, spingendo molti cattolici a ‘giudaizzarsi’, come diceva Gerolamo. In secondo luogo, l’autorità dell’anziano Gerolamo. Sappiamo quanta deferenza nutrisse il giovane Agostino verso l'esegesi dell'eremita palestinese; tuttavia, già vari anni prima che l’Africano componesse la Città di Dio, già circolavano i commenti ai Profeti, di Gerolamo, nel quale abbondano le impugnazioni del millenarismo, che nella mente di Sant’Agostino non poterono non influire moltissimo“. [Ibidem, p. 280].
Putroppo, quando Sant’Agostino cambiò opinione prese da Ticonio – eretico donatista e alogista – l’ idea di applicare il millennio alla storia della Chiesa, dall’Ascensione fino alla Parusia: “...l’altra interpretazione, allegorica, che inventò nel IV secolo l’eretico donatista Ticonio, e ripetè pari pari Sant’Agostino nei capp. 20 ss. del ‘Civitate Dei’. Questi mille anni significheranno tutto il tempo della Chiesa, dall’Ascensione di Cristo fino all’Anticristo; i fedeli rinasceranno in questo tempo sulla terra (perché servire Dio è rinascere), e anche nel cielo, dove i morti hanno la gloria eterna e si possono chiamare resuscitati; perchè la Prima Resurrezione non è altro che la grazia di Dio”. [Castellani, El Apokalypsis de San Juan, ed. Paulinas, Buenos Aires 1963, p.294].
Lo stesso autore sottolinea altrove: “Questa interpretazione allegorista [...] ebbe la sua origine in un eretico donatista chiamato Ticonio, che scrisse un commento dell’Apocalisse. Questo metodo seguì pure Sant’ Agostino nella sua seconda fase, dopo San Gerolamo, Areta di Cesarea ed altri" [La Igl. Patr., p.327].
Di Sant’Agostino sappiamo che abbandonò il millenarismo, senza condannarlo: “Bisogna distinguere in Sant’Agostino due fasi: nella prima professò il Millenarismo; nella seconda se ne distaccò, pur senza condannarlo”. [Castellani, El Apokalypsis, p. 275].
7. L’allegorismo che pretende di soppiantare l'esegesi letterale, facendosi esclusivo, distrugge la naturalezza dell’Apocalisse e il suo contenuto profetico. L’allegorismo aprioristico e esclusivista va inoltre contro le direttrici precisate dal Magistero della Chiesa per bocca di Papa Pio XII, nella sua enciclica Divino Afflante Spiritu: “Nel portare a termine quest'opera, tengano presenti gli interpreti che il suo massimo impegno deve indirizzarsi a vedere e determinare con chiarezza quale è il senso delle parole bibliche che si chiama letterale. Questo senso letterale dev'essere indagato con tutta diligenza per mezzo della conoscenza delle lingue, con l’aiuto del contesto e della comparazione; incluso il richiamarsi all’interpretazione offerta dagli scrittori profani, affinché appaia palese e chiaro il pensiero dell’autore”. [Dz. 2293].
Per questo dice P. Castellani sul senso letterale: “Quando una interpretazione è stata manifestamente contraddetta dai risultati, è più che evidente che bisogna abbandonarla; lo stesso quando è impossibile o assurda. Questi sono i limiti dell’interpretazione ‘letterale’; fuori da questo caso dobbiamo interpretare letteralmente, secondo l’esortazione pontificia contenuta nell'Enciclica ‘Divino Afflante Spiritu’. Il senso allegorico viene per secondo e deve basarsi sul senso letterale, che è primario; lo dice San Tommaso, e lo conferma il senso comune. Scegliere immediatamente l’allegoria pura, come fanno tanti moderni (Luis Féret) e alcuni antichi (Luis de Alcázar) è togliere al libro il suo carattere proprio di profezia, la sua importanza e serietà, per farlo diventare un libro di ‘poesia’ stravagante. Cosí Luis de Alcázar dovette alfine confessare che l’Apocalisse sarebbe un libro di ‘indovinelli sacri’, pensato da Dio col fine di insegnare la Dogmatica”. [El Apok., p.11].
P. Castellani continua: “Poiché San Basilio il Grande (330) frequentava un ambiente propenso all’allegorismo, suo fratello, San Gregorio di Nizza, reagisce contro lui nell’Hexámeron, l'unica sua opera esegetica, così: ‘Conosco le regole dell’allegoria, non per averle inventate io, ma per averle incontrate nei libri. Quelli che non seguono il senso letterale della scrittura interpretano ‘pianta' o 'pesce’ come gli aggrada. Spiegano l'aspetto naturale dei rettili o delle belve non in base a quello che sono, ma a quello che corrisponde ai loro allegorismi; proprio come gli interpreti dei sogni… Io invece, quando vedo la parola ‘erba’, non intendo che erba. Pianta, pesce, belva, animale domestico… prendo tutti questi termini nel senso letterale; perché non mi vergogno del Vangelo. (Hex.9, 80)”. [Ibidem, p. 27].
“Se si sente sinceramente che la Bibbia è la ‘Parola di Dio’, allora bisogna accettare che il suo senso letterale risponda a cose anche più grandi di ciò che dicono le parole; che molte di queste cose ancora non si sono verificate, e che si dovranno verificare. La ‘Parola di Dio’ non può essere un centone di metafore stravaganti e indovinelli di qualche rapsodista orientale mezzo barbaro. Questo è blasfemia. […] Come disse il grande esegeta Juan de Maldonado (In Mattheum, VIII, 12): ‘Interpretare allegoricamente ciò che si può interpretare letteralmente è proprio da increduli o da apostati“. [El Apok., p.297].
Ricordiamo la regola d’oro della esegesi, sempre dalla voce di Padre Castellani: “Gli ultimi Pontefici Romani (come Pio XII, nella Enciclica ‘Divino Afflante Spiritu’), raccomandano all’esegeta che cerchi prima di tutto il senso testuale della Scrittura, ripetendo la ‘regola aurea’ di Sant’Agostino e il consiglio di San Tommaso: ‘Totum te aplica ad textum, totum textum aplica a te’ “. [La Igl. Patr., p.336]. 'Applicati tutto al testo, e tutto il testo applicalo a te'. “Secondo la Regola d’Oro della esegesi, ‘Bisogna interpretare sempre letteralmente a meno che sia impossibile’ (Sant'Agostino)”. [La Igl. Pat., p.142].
Il puro allegorismo di Origene è, pertanto, contro quello che la Chiesa insegna e trasmette, come abbiamo visto.
8. La supposta condanna del Millenarismo è un piano inclinato verso l’antimillenarismo. Il problema è che chi ignora queste cose non si rende conto che non di una condanna dottrinale o teologica si tratta, e si lascia spaventare da questo presunto tabù; mentre mai vi fu una condanna dottrinale del Millenarismo, bensì una semplice ammonizione di carattere disciplinare [nel 1944, ndt] nei confronti del c.d. Millenarismo mitigato e niente più. Non si condanna dottrinalmente il Millenarismo, né lo si potrebbe comunque fare, a meno di voler mozzare il ramo dell’albero sul quale siede la Chiesa, cioè l'esegesi dei Padri della Chiesa nei primi quattro secoli; la prima (supposta) condanna dell’anno 1941 era errata e persino eretica, poiché senza avvedersene negava il Regno di Cristo sacramentato, presente in tutti i Tabernacoli delle Chiese del mondo: “Il millenarismo, ancorché mitigato, cioè quella teoria che insegna che secondo la rivelazione cattolica Nostro Signore Gesù Cristo deve venire corporalmente in questa terra a regnare,  prima del giudizio finale, preceduto o meno dalla resurrezione di molti giusti, non si può insegnare senza rischio”. (Decreto del Santo Uffizio dell’11 Luglio 1941). Noi sappiamo che Nostro Signore Gesù Cristo regna corporalmente dal Sacrario; ecco dunque che il grave errore fu corretto, obbligando il Sant'Uffizio ad un secondo decreto che cambia “corporalmente” con “visibilmente”. Così abbiamo un secondo decreto del 21 luglio 1944 che inoltre restringe il suo ambito applicativo, riferendosi al millenarismo mitigato: “In questi ultimi tempi si è domandato più di una volta a questa Suprema Sacra Congregazione del Santo Uffizio che cosa debba pensarsi del millenarismo mitigato, cioè, di quello che insegna che Cristo Signore, prima del giudizio finale, precedente o no alla resurrezione di molti giusti, deve venire visibilmente sulla terra a regnare”. Risposta: “Il sistema del millenarismo mitigato non può insegnarsi con sicurezza”. [Dz. 2296].
Come si può ben osservare, non si tratta di una condanna dottrinale, ma di un semplice avvertimento prudenziale di carattere disciplinare, o al massimo una proibizione disciplinare, ristretta al Millenarismo mitigato e niente più. Fare di questo una condanna dottrinale, è abusare dell’ignoranza degli incauti, sentendosi protetti da quello che è il clima di pregiudizio sul tema, in un ambiente clericale e mediocre, favorito dall’autorità antiapocalittica e antimillenarista che ancora oggi perdura.
Per questo P. Castellani diceva in merito: “La correzione dell’avverbio ‘corporalmente’ con 'visibilmente’ è facile da capire: l’allegorista che scrisse il primo decreto non avvertì forse che si stava autocondannando. In effetti gli allegoristi o antimillenaristi sostengono che il profetizzato Regno di Cristo nell’universo e nel mondo è questo di adesso, è la Chiesa attuale. E come regna adesso Cristo in questo Regno? Dal Santissimo Sacramento. Sta lì corporalmente? Sí. [...] È quindi proibito insegnare [...] che Cristo regnerà visibilmente da un trono a Gerusalemme, su tutte le nazioni; presumibilmente col suo Ministro dell’Agricoltura, del Lavoro e Previsione e persino della Guerra se si offre. Ed è ovvio che sia proibito! [...] Nessun Santo Padre millenarista – e ce ne sono molti – o nessuno scrittore attuale serio ha descritto così il Regno di Cristo”. [La Igl. Patr., p. 350-351].
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9. Per tutti questi motivi, è oggi inammissibile continuare a parlare di condanna del Millenarismo. Non bisogna dimenticare che gli antimillenaristi, nella loro allergia verso il Millennio, non fanno altro che giudaizzare, allineandosi senza rendersi conto a progressisti e modernisti, come sottolinea P. Castellani: “Un ultimo punto curioso: molti degli attuali allegoristi sono in fondo millenaristi carnali. In effetti, negando il Regno di Cristo posteriore alla Parusia, si vedono obbligati a riporre il compimento delle profezie in un futuro, grande trionfo temporale della Chiesa, prima della Seconda Venuta; un ‘Nuovo Medioevo’ [...] con il Papa come monarca Temporale Universale, che comanda eserciti in bicicletta e maglietta sportiva… Coincidono col sogno della Sinagoga prima della Prima Venuta. Coincidono anche con la strana visione del millenarismo ateo di Karl Marx; non meno che con le promesse barocche della setta protestante giudaizzante, chiamata in Nord America Nuova Dispensazione”. [La Igl. Patr., p. 353].
In questo errore cadono tutti quelli ingannati da una errata interpretazione fatimista, che anelano un trionfo terreno della Chiesa in questo mondo, grazie a forze umane. Non dimentichiamo che il Concilio Vaticano II, inaugurato da Giovanni XXIII, aveva come pretesto ispiratore quello di non annunciare apocalittiche disgrazie ma di aprire le finestre della Chiesa per abbracciare fraternamente tutti gli uomini, senza dogmi divisivi, come proclama l'ecumenismo.
E come avverte saggiamente P. Castellani, non bisogna dimenticare che: “Malgrado tutto, quando venne il Messia, i giudei si sbagliarono. Questa è la tragedia più grande che il mondo ha potuto vedere. Erano da tempo preparati a sbagliarsi: avevano accantonato le profezie del Messia rassegnato e mite, redentore di peccati, maestro, capo di un regno di pace; e aspettavano(ed esigevano) il Re trionfante dalla Seconda Venuta. Insomma, vollero la Seconda Venuta senza la Prima, ignorando le indicazioni dei Profeti [...]. Una volta deciso che il Messia doveva essere così come desideravano, inevitabilmente i Giudei dovevano uccidere il Messia reale. [...] Orbene, i cristiani possono cadere nella stessa trappola dei Giudei, e forse ci stanno cadendo. Possiamo farci un’idea falsa della Seconda Venuta e questo può anche essere uno degli elementi della Grande Apostasia. [...] Vediamo che oggigiorno molti esegeti cattolici snaturano le profezie, usando come strumento l’allegorismo’ o ‘midrashismo’ “. [El Apok., p. 364-365].
“E’ lo stesso sogno carnale dei Giudei, che li fece ingannare tra di loro davanti a Cristo. Questi sono millenaristi al contrario. Negano con forza il Millennio metastorico, quello dopo la Parusia, di cui parla Scrittura; e mettono al suo posto un Millennio che non sta nella Scrittura e che si realizza per opera delle sole forze storiche, ossia una soluzione infrastorica della Storia, così come empi ‘progressisti’ quali Condorcet, Comte e Kant avevano scritto; il che equivale a negare l’intervento soprannaturale di Dio nella Storia, e, in ultima analisi, la stessa ispirazione divina della Sacra Scrittura. [...] L’Apocalisse è l’unico antidoto attuale contro questi pseudoprofeti”. [El Apok. p.367].