Introduzione
La rivolta dipinto di Honoré Daumier. |
Questo avvenimento all'epoca ebbe vasta risonanza presso l'opinione pubblica moderata settaria-borghese che vide in esso la possibilità di affrettare i tempi di unificazione coatta della penisola mettendo ai margini sia il movimento mazziniano sia quei movimenti d'ispirazione socialista che si erano già fatti notare durante le Rivoluzioni settarie del 1848 e che all'alba del 1853 sembravano volersi riproporre in Italia utilizzando la buona fede della classe operaia.
Antefatti
A sinistra: Palazzo Marino (Milano) in una litografia del XVIII secolo. |
Altri pensarono per accendere la miccia della rivoluzione di assassinare tre aristocratici milanesi, scegliendoli tra i personaggi più importanti tra quelli fedeli al governo legittimo in modo da suscitare la reazione del governo, che si sperava talmente dura da suscitare un'indignazione popolare. Ma anche di questo progetto i sovversivi non ne fecero nulla.
Nel frattempo i fucili promessi che si attendevano da Genova e dalla Svizzera non arrivarono: i mazziniani e i repubblicani fuoriusciti, in nessun modo ansiosi di mettersi in gioco anche perché era palese la scarsa probabilità di partecipazione popolare, furbescamente, fecero sapere di non condividere le motivazioni politiche della insurrezione che si decise comunque di mettere in atto confidando in un improbabile partecipazione degli operai e del proletariato milanese: se c'era una cosa che i milanesi avevano imparato nel 1848 era di non fidarsi di coloro che portano in se ideali vuoti che non portano altro che sovversione e miseria.
Sovversivi all'opera
Orso Teobaldo Felice Orsini . |
« la prima legge della cospirazione, la quale vuole, che dove mancano armi, dove sono proibiti i bastoni, egli è lecito ricorrere ad ogni mezzo che valga a distruggere il nemico » |
Ma così ovviamente non fu ed anzi venne a mancare anche il promesso aiuto di un ingegnere del Municipio, collegato all'ambiente settario, che con i suoi operai addetti alla manutenzione delle strade avrebbe dovuto aiutare gli insorti a costruire le barricate e a tagliare i tubi del gas per lasciare al buio la città: soppesando i rischi l'ingegnere si tirò abilmente fuori dal gioco.
Porta Romana agli inizi del Novecento. |
Conseguenze
Fucilazione dei sovversivi del 6 febbraio 1853. |
Tra i soldati Imperiali 10 furono i morti e 47 i feriti: tra i quali diversi di origine Lombardo-Veneta. Furono arrestati complessivamente 895 sovversivi , di questi sedici furono correttamente giudicati secondo le leggi del Regno e giustiziati con l'impiccagione e la fucilazione. Essi erano:
- Antonio Cavallotti, anni 31, falegname di pianoforti, celibe.
- Cesare Faccioli, anni 42, garzone di caffè, celibe.
- Pietro Canevari, anni 23, facchino, celibe.
- Luigi Piazza, anni 29, falegname, celibe.
- Camillo Piazza, suo fratello, anni 26, stampatore di caratteri, celibe.
- Alessandro Silva, anni 32, cappellaio, coniugato.
- Bonaventura Broggini, anni 57, garzone di macellaio, celibe.
- Luigi Brigatti, anni 26, liquorista. Secondo un lontano parente in base alla sentenza da questi posseduta si tratterebbe in realtà di Eligio Brigatti di mestiere falegname di pianoforti.
- Alessandro Scannini, anni 56, maestro ginnasiale privato.
- Benedetto Biotti, anni 40, garzone falegname.
- Giuseppe Monti, anni 36, garzone falegname.
- Gaetano o Girolamo Saporiti, anni 26, lavorante in pettini.
- Siro Taddei, anni 27, lattaio.
- Angelo Galimberti, calzolaio.
- Angelo Bissi, facchino.
- Pietro Colla, fabbro.
Karl Marx: critica propagandistica.
Karl Marx. |
« L’insurrezione di Milano è significativa in quanto è un sintomo della crisi rivoluzionaria che incombe su tutto il continente europeo. Ed è ammirevole in quanto atto eroico di un pugno di proletari che, armati di soli coltelli, hanno avuto il coraggio di attaccare una cittadella e un esercito di 40.000 soldati tra i migliori d’Europa [...] Ma come gran finale dell’eterna cospirazione di Mazzini, dei suoi roboanti proclami e delle sue tirate contro il popolo francese, è un risultato molto meschino. È da supporre che d’ora in avanti si ponga fine alle revolutions improvisées, come le chiamano i francesi [...] In politica avviene come in poesia. Le rivoluzioni non sono mai fatte su ordinazione. » |
« Esse sentono che i troni d’Europa vacillano dalle fondamenta alle prime avvisaglie del terremoto rivoluzionario. Circondate dai loro eserciti, dalle loro fortezze, dalle loro prigioni, tremano di fronte a quel che esse chiamano i tentativi sovversivi di pochi miserabili prezzolati, La calma è ristabilita. Lo è, infatti: è la sinistra, terribile calma che subentra tra il primo e il secondo più violento scoppio del temporale. » |
Conclusione.
L'insurrezione di Milano del 1853 mostrò in faccia ai mazziniani-socialisti, ma anche a tutti i sovversivi di colore diverso, la dura realtà dei fatti: nessuno a Milano , che non fosse un borghese settario o un nobile traditore, aveva intenzione di sollevarsi contro il buon governo Asburgico perché grande fu la lezione impartita dagli avvenimenti di quel 1848.
Fonte:
Scritto da:
Redazione A.L.T.A.