martedì 25 giugno 2013

La Monarchia e le sue degenerazioni (Monarchia Assoluta e liberale) - (Parte 1°).

Nota introduttiva: Questo lavoro è realizzato per fornire al lettore la possibilità di analizzare la metamorfosi della Monarchia che condusse tale istituzione dal grande modello Medioevale e Cristiano  (Monarchia Tradizionale) alla deviazione Assolutista prima e, di conseguenza,  liberale poi.


I
Introduzione all'argomento


 La Monarchia limitata Medioevale (Monarchia Tradizionale).





Carlo Magno.
(Capostipite della Monarchia Tradizionale)
Nella società medioevale il potere era policentrico: feudi, città, ceti, corporazioni (corpi intermedi) possedevano un proprio ambito di sovranità, all'interno di un sistema gerarchico in cui doveri e diritti erano —spesso meticolosamente— specificati. Il compito del Re era essenzialmente giudiziario: in primo luogo "dire la giustizia", cioè promulgare ciò che si scopre nell'ambito delle consuetudini o si precisa giurisprudenzialmente, piuttosto che fare nuove leggi; in secondo luogo rendere giustizia, ovvero dare a ciascuno quanto gli conviene in base a diritti che l'autorità politica non stabilisce e non revoca a piacimento. Il potere del monarca trova i suoi limiti in alto nella legge divina, sia naturale —alla quale significativamente viene ricondotto il diritto consuetudinario— che positiva; in basso nella costituzione del Regno, nelle procedure legali, nelle prerogative riconosciute di persone e di corpi. Il Re era dunque subordinato non solo a Dio, ma anche alla legge, il cui rispetto lo confermava nella regalità: «lex supra regem, quia lex facit regem». Tale subordinazione non era pura autolimitazione del sovrano, ma era effettivamente esigibile secondo varie modalità: dalla mancata registrazione delle ordinanze regie da parte degli organi a ciò preposti, alla rivolta feudale o cittadina —concepita come legittima difesa contro gli abusi dell'autorità Regale—, all'inflizione di sanzioni canoniche. Il Papato e l'Impero costituivano i termini ultimi di questo sistema di limiti.
La strada verso l'Assolutismo

Nel secolo XIII, all'apice della parabola storica della Monarchia Medioevale (Monarchia Tradizionale) , inizia a manifestarsi una nuova idea di sovranità, frutto di molteplici influssi filosofici, deviazione dell'insegnamento religioso , giuridici e politici.
 I filosofi e teologi Giovanni Duns Scoto (1266-1308), scozzese, e Guglielmo di Occam (fra il 1295 e il 1300-1350 ca.), inglese, sostenendo il primato della volontà sull'intelletto tanto nell'ordine divino che in quello umano, e asserendo —in contrasto con il pensiero di san Tommaso d'Aquino (1225 ca.-1274)— che la norma di diritto naturale non trae valore dalla sua intrinseca razionalità, ma dall'arbitrario comando divino che la prescrive agli uomini, introdussero nel campo della filosofia e della teologia una concezione che, sviluppata sul piano giuridico e politico, condusse all'idea della sovranità come fonte del diritto, cioè a un positivismo giuridico. Già Marsilio da Padova (1275 ca.-1342 ca.), docente all'università di Parigi, poi consigliere del Principe Ludovico il Bavaro (1287-1347), da un lato enfatizza l'elemento formale della legge —la sua imperatività e coattività—, dall'altro ne attribuisce il contenuto a una volontà suprema, creatrice e arbitraria —«legislator humanus»— da cui dipenderebbero sia il «principatus» che il «sacerdotium». Seguendo l'interpretazione naturalistica di Aristotele (384-322 a.C.), trasmessa in Europa dal filosofo arabo noto come Averroè (1126-1198), separa ragione e rivelazione cristiana e riducendo la religione a un fatto privato, estraneo alle questioni secolari o addirittura sottomesso al potere temporale per quanto attiene alle sue conseguenze pubbliche. Nello stesso periodo i giuristi —legisti—, al servizio delle sorgenti monarchie nazionali, teorizzarono l'indipendenza del sovrano prima dall'autorità del Papa e poi dell'Imperatore — in quanto «superiorem non recognoscens», e in Regno suo «imperator» —, attribuendogli quindi la prerogativa imperiale, riesumata dal tardo diritto romano, di essere esclusiva fonte della legge — «solus conditor legis» —, alla cui dignità assurge ogni suo volere, «quod principi placuit legis habet vigorem». Il monaco eretico tedesco Martin Lutero (1483-1546), padre dell'eresia cosiddetta "Riforma protestante", riprese e inasprì , con il suo radicale pessimismo nei riguardi della natura umana decaduta, un malinteso agostinismo politico che trascura l'aspetto ragionevole e benevolo dell'autorità, e prescrive la cieca ubbidienza dei sudditi nei confronti di un potere inflessibile finalizzato a reprimere il disordine introdotto nel mondo dal peccato. Il francese Jean Bodin (1529-1596), giurista e funzionario regio, definì la sovranità come supremo potere, sciolto dalle leggi, sui sudditi: «summa in cives ac subditos legibusque soluta potestas»; potere assoluto in quanto non ammette controlli politici o giurisdizionali, indivisibile in quanto non ammette, come nel Medioevo, ambiti di condivisione. I diabolico uomo politico e scrittore fiorentino Niccolò Machiavelli (1469-1527) sancì la separazione di politica e morale: anche quanti rifiutano l'immoralità dei mezzi da lui proposti al Principe finiscono per concepire l'agire politico nei termini di una ragion di stato che, intesa come puro comportamento razionale rispetto a uno scopo, si legittima esclusivamente attraverso i risultati. Per il filosofo inglese Thomas Hobbes (1588-1679) è tale razionalità formale, e non limiti etici e giuridici, a rendere non arbitrario un potere assoluto che egli invoca, anche nei suoi aspetti più brutali, come rimedio alla conflittualità sociale — frutto della malvagità umana — che minaccia l'incolumità individuale e la proprietà. Il complesso edificio sociale medioevale viene da lui ridotto al rapporto non mediato fra sovrano e individuo, che anticipa la sostanza di ogni futuro individualismo politico. A tali e a tanti altri autori di spicco si aggiunge la pletora di scrittori politici — particolarmente giuristi, funzionari regi e membri dei nuovi ceti economici e sociali su cui la monarchia si appoggiava nella lotta contro i poteri feudali — non spassionatamente fautori della dilatazione della sovranità.

Furono questi personaggi più o meno ambigui , e non solo, a contribuire alla deviazione dell'istituto Monarchico Tradizionale sviluppatosi nel Medioevo , nell'apice della Civiltà Cristiana.
E' corretto ora collocare , o per meglio dire, individuare il punto di partenza dell'Assolutismo Monarchico in Europa nella pratica istituzionale partendo dal Regno di Francia e seguendo l'evoluzione di questa degenerazione istituzionale attraverso i fatti più incisivi durante i regni dei Re che si susseguirono nel corso dei secoli.



II
Genesi dell'Assolutismo


Filippo IV di Francia (Filippo il Bello) e la genesi dell'Assolutismo in Francia.



Filippo IV di Francia.

Filippo IV di Francia (Fontainebleau, 1268 – Fontainebleau, 29 novembre 1314) detto il Bello, membro della dinastia dei Capetingi, nacque nel Palazzo di Fontainebleau, figlio del Re Filippo III e Isabella d'Aragona: era nipote del  Re Santo Luigi IX .

Filippo e lo Stato :

Dopo il Regno del padre, Re Filippo III , che prese a sua volta esempio dal padre Luigi IX , esempio per antonomasia di Re Cristiano , Filippo il Bello , divenuto Filippo IV di Francia , dimostrò fin da subito di voler intraprendere una diversa  strada seguendo i consigli di menti esagitate che gli stavano vicino.
Come Re, Filippo IV  fu intento in gran parte della sua vita ad un'opera di consolidamento, rafforzamento e accentramento della Monarchia, che lo portò ad instaurare un sistema burocratico centralizzato sulla sua persona . Il suo contributo verso la modificazione della struttura dello  Stato dal modello Medioevale al cosi detto "moderno"  fu decisiva , segnando l'età di passaggio, la rottura  tra  una Monarchia  tradizionale sul modello Cristiano ad una monarchia centralistica e burocratica.

Persecuzione degli ebrei contro il volere del Pontefice:

Filippo il Bello espropriò gli ebrei dei loro beni e li espulse da Melun e dalla Francia nel 1306, contro il volere del Pontefice il quale non appoggiò mai persecuzioni antisemite, per finanziare diversi progetti ambiziosi , anche bellici, per mezzo di vari editti per la vendita all'asta di tutte le proprietà ebraiche vendute per sempre al miglior offerente. L'asta di Rouen stabilisce che case, giardini, cimiteri, terre, beni, possedimenti e ogni sorta di proprietà fondiaria, posseduta dagli Ebrei di Rouen nella città e nei dintorni dovevano essere messi all'asta in blocco. L'editto stabiliva che le tasse d'asta e i titoli di locazione su appezzamenti di particolare prestigio dovevano essere diretti alle casse del Re .



Filippo IV  contro la Santa Romana  Chiesa:



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Papa Bonifacio VIII.
Filippo il Bello ebbe degli attriti fortissimi con la Chiesa Cattolica i quali  hanno segnato la svolta di un periodo storico importantissimo che segnò la rottura  dell'istituzione Monarchica Tradizionale in Francia. Impose una tassa anche al clero e si dichiarò , come un eretico esaltato, unico vicario di Cristo in Francia, cioè Papa sul territorio di Francia: questo comportò l'immediata reazione della Chiesa, che già nutriva ostilità verso il dispotico Filippo e il suo stile di vita deprecabile, e del Papa Bonifacio VIII, il quale ordinò l'immediata revoca delle imposte.
Filippo, però, si oppose inaspettatamente con molta risolutezza, non curandosi della scomunica che gli venne inflitta successivamente e delle dure bolle emanate dal pontefice, tra le quali la Ausculta fili e Unam Sanctam, ed anzi chiese un processo per invalidare l'elezione di Bonifacio (da alcuni irriducibili paventata come irregolare, soprattutto dopo l'abbandono di Papa Celestino V) e per condannarlo addirittura come eretico, oltre che la revoca dell'Unam Sanctam. Non ottenendo risultati, Filippo IV convocò gli Stati Generali francesi sottoponendo il quesito se il Papa avesse la facoltà di immettersi nelle questioni nazionali, e ottenne un no unanime (anche dal clero): decise, così, di mortificare il pontefice e il pontificato, spedendo un'armata capeggiata da Giacomo Sciarra Colonna (acerrimo nemico del Papa) che violò ed  occupò il palazzo del Pontefice  a Roma e poi ad Anagni, residenza di Bonifacio, dando atto alla leggenda dello Schiaffo di Anagni.
papa Clemente V
Papa Clemente V.

Filippo il Bello intentò un processo contro Bonifacio VIII otto mesi prima della morte del pontefice; fra le molte accuse, eclatanti e menzognere furono quelle relative a pratiche magiche cui Benedetto Caetani sarebbe ricorso prima e durante il suo pontificato. L'elezione di Papa Clemente V, solo nove mesi dopo la morte di Bonifacio VIII, avvenne con un forte condizionamento da parte del sovrano francese: con questo pontefice iniziò la "cattività avignonese", ovvero il trasferimento della sede papale da Roma ad Avignone: il Papa perse gran parte della sua autorità, divenendo strumento passivo della Corona di Francia, tanto da essere definito da taluni "cappellano del Re di Francia".
Filippo IV riuscì ad ottenere la revoca parziale della bolla Unam Sanctam, l'istituzione di un processo postumo a Bonifacio VIII (mai portato a termine).
Egli doveva essere "Re Cristianissimo" ma si comportò meschinamente e con atteggiamenti arroganti e dispotici in specie contro la Cattedra di Pietro.


 


Complotto e persecuzione ai danni dei Templari e morte di Filippo IV di Francia:




Jacques de Molay.
Filippo IV , indebitato per ingenti somme, con l'Ordine dei cavalieri templari, su consiglio del giurista Guillaume de Nogaret e del ministro delle finanze, Enguerrand de Marigny, decise la soppressione dell'ordine e il massacro di migliaia di monaci cavalieri . L'ordine di cavalieri religiosi, ricchissimo e potentissimo, aveva imprestato a Filippo il Bello, ingenti somme e per non restituirle, Filippo IV costituì un complotto, mischiando la realtà con la menzogna, con una serie di accuse infamanti, alcune delle quali false, travisate ed estorte con la tortura, per mezzo del grande inquisitore Guglielmo Imbert che venne allontanato dalla Chiesa per la sua condotta in tale faccenda. Tramite un'ulteriore convocazione degli Stati Generali nel 1308, decise la condanna a morte al rogo di Jacques de Molay, Gran maestro dell'ordine religioso cavalleresco contro le disposizioni del Pontefice.
Clemente V su pressione del Re, nel Concilio di Vienne, nel 1312, soppresse l'ordine dei Templari. Filippo IV sottrasse il danaro, defraudò vaste proprietà terriere e fortezze di proprietà dell'ordine, cioè della Chiesa, mai restituite.
Il Re Filippo IV  morì nel corso di una battuta di caccia (colpito da ictus cerebrale, cadde dal suo cavallo e non si riprese). Gli succedette il figlio Luigi X , educato sui precetti del padre come tutti i figli maschi di Filippo IV i quali diventeranno Re di Francia uno dopo l'altro proseguendo la rivoluzione istituzionale iniziata dal padre.



Il Regno di Francia da Luigi X  a Carlo IV.





 

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Luigi X di Francia.
Il Regno di Luigi X fu breve e  dominato dalla contesa continua con le fazioni nobili all'interno del Regno le quali erano state nettamente marginalizzate già dal governo del padre. Sembrava che dovesse avverarsi la maledizione lanciata sul rogo da Jacques de Molay,  che aveva profetizzato che entro poco tempo sia Filippo che i suoi discendenti lo avrebbero seguito nella tomba. E così fu. Luigi morì a Vincennes. Venne sepolto con la seconda moglie, Clemenza, nella Basilica di Saint Denis.
All'epoca della morte di Luigi sua moglie Clemenza era incinta: era perciò impossibile conoscere il successore fino a quando il figlio non fosse nato. Se si fosse trattato di un maschio, sarebbe succeduto al padre come Re, se invece fosse stata una femmina, sarebbe diventato Re Filippo, il fratello minore del defunto. (La figlia nata dal primo matrimonio, Giovanna, in quanto donna, non poteva succedere al Trono di Francia secondo la legge salica; mantenne comunque il diritto di successione al Trono di Navarra).
Filippo venne nominato reggente per i cinque mesi mancanti alla nascita del figlio di suo fratello, che si rivelò essere un maschio. Quindi a Luigi succedette suo figlio postumo Giovanni I, visse solamente cinque giorni. Alla sua morte il fratello di Luigi X, Filippo V, divenne quindi Re.



Filippo V di Francia.
E, il 9 gennaio 1317, dopo che la moglie, Giovanna, era stata liberata e fatta rientrare a corte, alla presenza solo di suo zio, Carlo di Valois, e di sua suocera, Matilde d'Artois, Filippo venne incoronato, assieme a Giovanna, Re di Francia. Poi, nel mese di febbraio, una commissione di prelati, cittadini autorevoli, feudatari e dottori dell'università enunciarono il principio che una donna non può accedere al trono di Francia durante gli Stati Generali del 1317.
Nel 1318, dovette intervenire vittoriosamente a favore della suocera, Matilde, contessa d'Artois, che era attaccata dal nipote, Roberto, che, in quanto discendente della linea maschile, rivendicava la contea con le armi dopo aver perso due volte la causa nei processi di fronte alla corte di Parigi. Dopo proseguì una guerra contro le Fiandre, che si trascinava da molti anni (dall'inizio del secolo circa) e, nel 1320, con piccole acquisizioni territoriali, si arrivò alla pace col Conte delle Fiandre, Roberto di Dampierre, che si impegnò a fare sposare al proprio erede, Luigi di Dampierre, la figlia di Filippo, Margherita.
Dato che Edoardo II d'Inghilterra, per i possedimenti francesi non aveva compiuto l'atto di omaggio, né a suo fratello, Luigi X, né a lui, Filippo V accettò, che, nel 1319, Edoardo II ottemperasse all'omaggio per procura e poi di persona, nella cattedrale di Amiens, nel 1320, migliorando le relazioni tra i due sovrani.
Quando il Papa Giovanni XXII  chiese al "Cristianissimo Re di Francia" di intervenire nella penisola  Italiana come campione della causa guelfa contro i ghibellini, Filippo V , eguagliando in meschinità il padre,  rifiutò di intervenire in difesa del papato.
Per assicurarsi l'appoggio della "Nobiltà di toga" (Alta-Borghesia) , Filippo, come già prima suo padre, convocò spesso delle assemblee, Stati generali ; fu un Re prudente,  intelligente e attivo, attuò riforme in campo militare, per meglio coordinare la chiamata alle armi in caso di necessità, in campo amministrativo, si premurò che gli impiegati contabili della camera dei conti e gli impiegati delle altre camere lavorassero con scrupolo senza abbandonare il posto di lavoro, pena la perdita di una giornata di stipendio, e tentò di unificare la moneta e il sistema di pesi e misure.
Nel 1321, Filippo V si ammalò nel mese di agosto, e morì, dopo cinque mesi, il 3 gennaio 1322, senza lasciare eredi maschi . La Corona passò al fratello di Filippo, Carlo IV Martello detto il Bello.

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Carlo IV di Francia.
Il 13 luglio 1325, Carlo IV ancora senza erede, con il benestare  del Papa francese Giovanni XXII, che concesse la necessaria dispensa, sposò in terze nozze la cugina Giovanna d'Evreux. Quest'ultima diede a Carlo una prima figlia, Giovanna, nel 1326, ed una seconda, Maria, l'anno successivo.
Anche Carlo IV  il Bello morì presto, nel 1328, mentre la moglie, Giovanna d'Évreux, incinta per la terza volta avrebbe dovuto partorire dopo poche settimane. Fu quindi nominato reggente il cugino germano del Re, Filippo di Valois, e non il parente maschio più prossimo, che era il Re d'Inghilterra, Edoardo III, in quanto, appunto , già Re d'Inghilterra.
Ma la Regina mise al mondo il 1 aprile 1328 un'altra femmina, Bianca, ed il reggente, di fatto, diventò Re di Francia con il nome di Filippo VI; su conforme parere dei giuristi, un'assemblea di nobili simile a quella che un tempo aveva eletto Ugo Capeto approvò la successione, in conformità alla legge salica. L'avvento del ramo cadetto dei Valois della dinastia capetingia si ebbe dunque nel migliore dei modi, anche se Edoardo III d'Inghilterra, nipote di Filippo il Bello per parte della madre Isabella (sorella di Carlo IV), che mal sopportava la sconfitta delle Fiandre, avanzò pretese di successione al trono francese, in quanto Conte d'Angiò.
La rivendicazione di Edoardo servirà ben presto da pretesto alle necessità espansionistiche dell'Inghilterra, che nel frattempo era diventato un paese industriale e commerciale che abbisognava di mercati e di colonie. Con la morte di Carlo IV, dunque, ebbe fine il ramo diretto della dinastia capetingia e si aprì un lungo capitolo per la successione al trono di Francia noto come guerra dei Cent'anni.
Con la successione dei figli di Filippo IV il sistema embrionale assolutistico francese mise radici solide.


L'ascesa del Ramo Capetingio dei Valois e la "guerra dei cent'anni"
(da Filippo VI a Carlo VII).
 
 

 
 

Con l'ascesa al Trono dei  Valois il collasso delle istituzioni Tradizionali del Regno ebbe una battuta d'arresto. Ma il nuovo Re di Francia si trovò ad affrontare una situazione critica e che diede inizio ad una guerra interminabile.
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Filippo VI di Francia.
Inizialmente il Re d'Inghilterra , cugino di Filippo VI , Edoardo III, aveva riconosciuto Filippo Re di Francia, ma esistevano almeno tre motivi di conflitto fra i due, a parte l'ambizione del Re Inglese: nel Ducato di Guienna gli espropri a favore dei feudatari francesi contro i feudatari fedeli al Re d'Inghilterra continuavano, facendo diminuire i possedimenti della Corona inglese; dopo Cassel, il commercio di lana inglese nelle Fiandre era molto diminuito; infine, la politica francese di alleanza col Regno di Scozia ostacolava la politica inglese di supremazia in quel Regno. A fronte di tutto ciò, compresa la grande ambizione del sovrano , Edoardo III decise di assumere l'iniziativa e rivendicare il Trono francese, dando di fatto inizio alla guerra, aizzato in questo da Roberto III d'Artois, rifugiatosi in Inghilterra, dopo essere stato bandito, nel 1332, da Filippo VI per via delle sue simpatie inglesi.
Con lo scoppio delle ostilità tra Francia ed Inghilterra , i Re di Francia della dinastia dei Valois limitarono le loro intromissioni nel modificare ulteriormente le istituzioni del Regno di Francia, anche perché non ne ebbero modo.
Durante il Regno di Carlo V di Francia si ebbe un ritorno alla grande Cristianità tipica dei Re di Francia del passato. Carlo V era molto religioso (aveva una venerazione per il suo antenato, San Luigi IX, sapeva essere tollerante; era amante del lusso, colto e letterato: fondò la prima biblioteca reale in Francia, che fu ospitata al Louvre, arricchendola di traduzioni di autori antichi, eseguite apposta per lui.

Carlo V
Carlo V di Francia.
Sotto il Regno di Carlo V, nonostante le sue suppliche, Avignone aveva cessato di essere sede pontificia; Papa Gregorio XI, il 17 gennaio 1377, sciolto la Chiesa Cattolica dalle catene francesi,  aveva riportato a Roma la Santa Sede. L'anno dopo, Gregorio morì, Carlo V accettò il nuovo pontefice, Urbano VI e quando i cardinali elessero un nuovo Papa, l'antipapa Clemente VII, in un primo tempo, si mantenne neutrale e solo dopo che i sacerdoti di Francia, radunati a Vincennes, nel novembre 1378, si erano espressi contro Urbano e aver esaminato i rapporti dei vari cardinali che avevano presenziato ad entrambe le elezioni, Carlo V si espresse per Clemente VII, che, nel frattempo, aveva riportato la sua sede ad Avignone: principale motivo dell'appoggio di Carlo V per l'antipapa.
Alla morte di  Carlo V li succedette il figlio Carlo VI detto il Beneamato, o anche il Pazzo. Egli era affetto da una forma di pazzia che si aggravò col passare degli anni e che lo emarginò dalla vita politica che venne gestita dai suoi ministri. Immerso nella infinita guerra di successione contro gli Inglesi egli ebbe un Trono travagliato e pericolante. Un primo tentativo di pacificazione avvenne nel 1396, quando la settenne figlia di Carlo, Isabella, sposò il ventinovenne Riccardo II d'Inghilterra.
La pace in Francia non resse. L'antagonismo tra la famiglia Reale centralista  e la casa di Borgogna portò al caos e all'anarchia. Avvantaggiandosi di ciò, Enrico V d'Inghilterra condusse un'invasione che culminò nel 1415, quando l'esercito francese fu sconfitto nella Battaglia di Azincourt (o Agincourt). Nel 1420, Carlo, ora totalmente incapace a causa della malattia, firmò il Trattato di Troyes, il quale riconosceva Enrico d'Inghilterra come suo successore, dichiarava suo figlio Carlo un bastardo e cedeva in matrimonio sua figlia, Caterina di Valois, a Enrico. Il Re acconsentì a questi disastrosi e senza precedenti termini solo sotto l'impulso mentale della sua malattia e che di conseguenza la Francia non poteva rispettarli.
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Carlo VI di Francia.
 Come conseguenza del folle atto di Carlo VI , il figlio Carlo venne ripudiato dai propri genitori con il falso pretesto che fosse solo un figlio illegittimo. Il giovane Carlo , però, era consapevole sia che il padre non potesse prendere quella decisione in piena coscienza data la sua follia, sia che comunque Enrico VI era un Lancaster, mentre lui era un Valois e il Delfino di Francia, quindi vantava maggiori diritti sul Trono francese. In ogni caso, temendo per la propria vita, Carlo si rifugiò presso la corte di Iolanda di Aragona, nel sud del paese, e lì, protetto dal potere della sovrana si sposò con sua figlia Maria d'Angiò. La morte di Carlo VI nel 1422 gettò la successione nel dubbio, se Carlo era davvero il figlio legittimo del Re, cosa molto probabile,  allora ne era anche l'erede e il Trono spettava a lui, se così non era invece l'erede legittimo era Carlo di Valois-Orléans, nipote di Carlo VI attraverso il padre Luigi di Valois, prigioniero degli inglesi. A tutto questo si aggiungeva il Trattato di Troyes siglato nel 1420 che passava il Trono al giovanissimo Enrico VI d'Inghilterra che di Carlo era il nipote attraverso la sorella Caterina di Valois che aveva sposato Enrico V d'Inghilterra che era morto nell'agosto 1422.
Gli inglesi avevano l'indiscutibile vantaggio di governare il nord della Francia, Parigi compresa, ed erano quindi in grado di rafforzare le proprie pretese specie nella zona da loro occupata. Carlo decise comunque di reclamare per sé il titolo di Re di Francia anche se gli mancò il coraggio di affrontare gli inglesi in battaglia restando a sud della Loira, esercitando solo una piccola parte del suo potere in una corte itinerante nella regione della Loira, in vari castelli, come quello di Chinon.
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Carlo VII di Francia.
Il 1429 portò dei cambiamenti, la città di Orleans era sotto assedio sin dall'ottobre precedente e il reggente inglese, Giovanni di Lancaster, zio del Re, stava avanzando nel Ducato di Bar governato da Renato d'Angiò, cognato di Carlo. I signori di Francia ancora fedeli a Carlo e l'esercito iniziavano ad essere disperati perché la situazione andava facendosi insostenibile. Nel frattempo nel villaggio di Domrémy-la-Pucelle una ragazzina di nome Giovanna d'Arco insignita di una missione divina da compiere, che le era stata comunicata direttamente da Dio,  si recò da Carlo II di Lorena chiedendo gli uomini e i mezzi per recarsi a Chinon. Il Duca saggiamente acconsentì e le diede una scorta e una lettera di raccomandazione da presentare a Carlo firmata da Robert de Baudricourt (1400circa-1454) governatore di Vaucouleurs.
Giovanna arrivò il 10 marzo 1429 e quello che ne seguì è ormai materiale da leggenda. Si dice che Carlo, per verificare l'attendibilità della ragazza che non l'aveva mai visto, si travestì mescolandosi alla folla di cortigiani nella stanza, ma Giovanna lo riconobbe immediatamente inginocchiandosi ai suoi piedi con un profondo inchino e abbracciandogli le ginocchia. Carlo provò a dirle che era l'uomo sbagliato, ma alla fine dovette ammettere di essere lui il Delfino di Francia. Carlo, che aveva finito per crederle accettò infine di darle un esercito. Un altro grande motivo che contribuì ai suoi piani di riconquista fu l'appoggio della potente famiglia della moglie, in particolare della suocera Iolanda. Messa a capo di un esercito Giovanna riuscì a prendere agli inglesi la città d'Orléans, impresa fondamentale per la riconquista della Francia. Dopo che i francesi ebbero vinto la Battaglia di Patay.
Carlo VII fu ufficialmente incoronato Re di Francia nella cattedrale di Reims il 17 luglio 1429. Invero quando Giovanna d'Arco venne in seguito catturata con l'inganno dai borgognoni, il Re di Francia non fece alcun passo ufficiale per ottenere il suo rilascio. Secondo alcuni, tuttavia, avrebbe inviato segretamente due suoi capitani, La Hire ed il Bastardo d'Orléans, per tentare di sottrarla alla prigionia. Diversi anni dopo, nel 1435, Carlo e Filippo di Borgogna firmarono il Trattato di Arras che riportò francesi e borgogoni a combattere dalla stessa parte contro gli inglesi. Una volta fatto questo in Francia non restava nessun principe del sangue disposto a riconoscere Enrico VI quale loro sovrano. Negli anni seguenti Carlo riconquistò Parigi e scacciò gli inglesi confinandoli via via in territori più piccoli fino a che non rimasero loro che Calais e le Isole del Canale.
Con questo patto che il Re fece con la nobiltà , restituendole parte  delle prerogative perse, consentì al Trono di Francia di consolidarsi nuovamente.


Il Regno degli ultimi Valois 






Luigi XI di Francia , asceso al Trono alla morte del padre Carlo VII, riprese l'opera di smantellamento delle istituzioni Tradizionali che  reggevano il sistema sociale Tradizionale Cristiano:
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Luigi XI di Francia.
Luigi si alleò con il Re Edoardo IV di Inghilterra e decise di ridurre la potenza dei grandi vassalli del Regno. Nel 1472, Carlo I di Borgogna, detto il Temerario  , in conflitto con il Re di Francia , invase di nuovo la Piccardia, ma fu fermato a Beauvais da Giovanna Hachette. Nel 1477, quando il Duca borgognone morì, Luigi XI tentò di impadronirsi dei suoi possedimenti, ma si scontrò con  il Sacro Romano Imperatore Massimiliano I d'Asburgo, che aveva sposato la figlia del Temerario, Maria di Borgogna:  il rapporto gerarchico tra Sacro Romano Impero e Regno di Francia si ruppe. Tra il 1480 e il 1481 egli estese i suoi possedimenti annettendo l'Anjou, il Maine, la Provenza e altre regioni.
Nel 1482, Luigi riuscì a recuperare la Piccardia e la Borgogna, grazie al trattato di Arras. Trascorse la maggior parte del suo Regno a consolidare il potere della monarchia servendosi, quando necessario, di ogni strumento che ritenne utile, comprese la corruzione, la diplomazia, l'intrigo, il tradimento e, occasionalmente, la guerra. Consolidò le basi dell'Assolutismo in Francia, e contemporaneamente promosse l'industria e il commercio, incrementando la ricchezza del paese. Alla sua morte, il dominio Reale coincideva pressappoco con gli odierni confini francesi.
 
 
Carlo VIII di Francia
Carlo VIII di Francia.
Da Carlo VIII si ebbe un susseguirsi dell'opera di demolizione dei corpi intermedi dello Stato , sempre più relegati a semplici figuranti. Con l'avvento delle eresie luterane e calviniste le istituzioni Medioevali all'interno del sistema Monarchico francese subirono un ulteriore indebolimento seguito da apparenti riprese. La Rivoluzione iniziata con il Rinascimento e l'umanesimo  , e con il protestantesimo che di essa era figlio, la Francia fu gettata nelle "guerre di religione" causate appunto dalla peste protestante che infestava l'Europa.
Nel 1574 salì sul Trono di Francia Enrico III di Valois il quale , dopo aver abbandonato il Trono di Polonia, si trovò davanti un paese diviso, dove la sua autorità era solo parzialmente riconosciuta. Il suo Regno era segnato da gravi problemi religiosi  che portarono a loro volta problemi  politici ed economici. Durante il suo Regno, durato 15 anni, si succedettero ben quattro guerre di religione. Enrico III si circondò di personaggi poco raccomandabili tra i quali, in particolare , spicca la figura dell'eretico Giordano Bruno.
Tra complotti di corte e guerre con la nobiltà francese , Enrico III cercò di governare il Regno meglio che poté  ma la negativa influenza operata da certe sue amicizie ne corruppero i buoni intenti.
Enrico III non riuscì ad avere figli e quindi eredi. La dinastia dei Valois era perciò destinata ad estinguersi. Secondo la legge salica la Corona sarebbe dovuta andare ad Enrico III,  Re di Navarra, esponente del ramo cadetto dei Borbone che discendeva direttamente e per linea maschile da Luigi IX di Francia,  San Luigi.
Enrico III
Enrico III di Francia.
Enrico III convocò gli Stati Generali a Blois e fece assassinare Enrico I di Guisa il quale si ribello all'autorità regia per le questioni collegate alla successione al Trono. Privata del suo capo, la Francia della Lega Cattolica destituì il Re. Le truppe reali e quelle protestanti allora si unirono contro la Lega. Ma il 1 agosto 1589, Enrico III morì assassinato da Jacques Clément, sedicente monaco domenicano, appartenente alla Lega. Suo cugino, Enrico di Navarra gli succedette con il nome di Enrico IV di Francia convertendosi al cattolicesimo.















Continua...


Fonte:

Wikipedia.

www.viveleroy.fr



Scritto da:

Presidente e fondatore dell'A.L.T.A. Amedeo Bellizzi.