lunedì 30 luglio 2012

Attualità di Gregorio XVI



GREGORIO XVI: UN PAPA BELLUNESE CONTRO LA RIVOLUZIONE

Tratto da “Il Cinghiale corazzato” numero 20, settembre-ottobre 2007
Fonte: http://issuu.com/capcattolica/docs/cinghialecorazzato20
Dopo aver trattato della figura di Pio IX, riprendo in questo articolo il tema del liberalismo fuori e dentro la Chiesa parlando di un altro grande Papa nemico di questa ideologia: Gregorio XVI.
Bartolomeo Alberto Cappellari nacque a Belluno il 18 settembre 1765 e nel 1783 entrò nel monastero dei camaldolesi di San Michele a Murano (Venezia). Fu ordinato sacerdote nel 1787 col nome di frà Mauro e solamente due anni dopo scrisse un’opera importantissima che gli procurò una certa fama nell’ambiente ecclesiastico:”Il trionfo della Santa Sede e della Chiesa contro gli assalti dei novatori”, nella quale difendeva il potere temporale e l’infallibilità del Papa contro gli eretici febroniani (propugnavano per la Chiesa il governo collegiale dei Vescovi contro il centralismo papale) e giansenisti (oltre a ritenere che Dio conceda solo ad alcuni la grazia per salvarsi, erano anche per l’equiparazione del Papa con i successori degli apostoli). Grazie alla fama conquistata venne chiamato a Roma nel 1814 come abate del monastero di S. Gregorio al Celio e nel 1823 fu eletto vicario generale dei camaldolesi. Molto apprezzato da Leone XII, fu da lui creato Cardinale nel 1826 col titolo di San Callisto, rimanendo però solo frate, e nominato Prefetto di Propaganda Fide (dicastero per le attività missionarie nel mondo). Nel 1829 fu candidato al Conclave seguito alla morte di Leone XII, ma gli venne preferito il Cardinale Castiglioni (Pio VIII). Papa Castiglioni però era afflitto da molti mali, che ne provocarono la morte dopo soli venti mesi di pontificato. Nel nuovo Conclave i Cardinali si divisero in due fazioni: gli “zelanti” e i “moderati o politici”. Dopo 50 giorni di contrasti e 100 scrutini, il 2 febbraio 1831 venne eletto il Cardinale frà Mauro Cappellari, che accettò solo dopo essere stato convinto dal Cardinale Vicario Zurla (camaldolese) che, a nome del Padre Generale dell’Ordine fondato da San Romualdo nel 1012, gli disse di accettare per la santa obbedienza. Prese il nome di Gregorio XVI, in onore di San Gregorio Magno a cui era dedicato il monastero del quale era stato abate, e il 6 febbraio fu prima consacrato Vescovo e poi incoronato. Per lui cominciarono subito i problemi: il 4 febbraio a Bologna scoppiò un vasto moto rivoluzionario, nel quale vennero abbattute le insegne pontificie al grido di “Viva la libertà”. Nonostante alcune concessioni fatte dal prolegato Mons. Paraccini, i disordini dilagarono in Romagna, Umbria e Marche. Anche a Roma i liberali tentarono di provocare un’insurrezione, ma il nuovo Papa li fermò. A luglio, poi, scoppiò una rivoluzione in Francia le cui idee si propagarono immediatamente, provocando nuove rivolte a Bologna, Pesaro, Urbino, Fano, Fossombrone, Senigallia e Osimo, durante le quali venne proclamata la fine del potere temporale dei Papi e a Bologna fu proclamato lo Statuto costituzionale provvisorio delle province italiane. Gregorio XVI però si rivolse subito all’Imperatore austriaco. L’esercito che egli inviò, aiutato dalle truppe dei sanfedisti, ristabilì in breve tempo il potere pontificio. La Curia romana era convinta che le idee liberali mettevano in dubbio la Chiesa, la religione e l’autorità: perciò il Papa, conscio di questi pericoli, rifiutò le sollecitazioni dei sovrani d’Austria, Francia, Inghilterra, Prussia e Russia che lo invitavano a fare concessioni e riforme profonde e condannò, con l’Enciclica “Mirari vos” del 15 agosto 1832, il razionalismo, il gallicanesimo (dottrina che rivendicava alla chiesa di Francia autonomia rispetto al Papa, concedendo al re un esteso intervento in materia ecclesiastica) e l’indifferentismo, ma anche la libertà di coscienza (che definì “pestilentissimo errore”) la cui strada era stata aperta dalla crescita della libertà d’opinione, ugualmente pericolosa per la Chiesa e per lo Stato. Respinse come “somma impudenza” l’ipotesi che da questo tipo di libertà potesse derivare qualche utilità per la religione e condannò la separazione tra Stato e Chiesa, nonché la diffusione dei libri critici, attaccando con fermezza e durezza ogni forma di sollevazione contro le autorità legittime. Prese diversi provvedimenti al fine di controllare l’insegnamento in genere e la formazione dei futuri sacerdoti in seminari strettamente dipendenti dall’autorità ecclesiale. Condannò il cattolicesimo liberale di Lamennais, le dottrine di Hermes (sostenitore di un indirizzo teologico a base razionalista) e le tesi di Bautain. Gregorio XVI ebbe anche gravi contrasti con alcune potenze europee: rottura delle relazioni diplomatiche con Spagna e Portogallo per la legislazione anticlericale dei governi di Maria Cristina e Maria da Gloria; frizione con la Prussia per la questione dei matrimoni misti; scontro col governo russo che voleva riportare nella “chiesa” ortodossa la chiesa rutena greco-uniate (cattolici slavi di rito bizantino). Durante tutto il suo pontificato Gregorio XVI dovette affrontare frequenti moti, provocati dai liberali per ottenere la libertà d’espressione e uno Stato moderno esente dal potere della Chiesa, con relative operazioni di polizia ed esercito, condanne ed esilii. In campo prettamente religioso questo grande Papa, tanto vituperato ed odiato per la sua completa aderenza ai dettami di Cristo e della Sua Chiesa, incentivò fortemente l’azione missionaria cattolica, soprattutto in Nord-America e in Inghilterra; istituì molte diocesi con Vescovi in Asia, America, Africa e Oceania; proclamò Santi: Alfonso Maria de’Liguori, Francesco de Geronimo, Giovan Giuseppe della Croce, Pacifico di San Severino, Veronica Giuliani. Ricostruì la Basilica di San Paolo fuori le Mura, fondò l’orto botanico a Roma, il museo etrusco e quello egizio e una scuola d’agricoltura. Favorì la ricostituzione degli ordini religiosi, soprattutto della Compagnia di Gesù. Dopo 15 anni di pontificato, Gregorio XVI morì il 1° giugno 1846. Pochi giorni prima aveva detto con santa umiltà:” Voglio morir da frate, non da sovrano”. Fu sepolto in San Pietro. I nemici liberali, gongolanti per la sua morte, composero numerose “pasquinate” per prendersi vigliaccamente gioco di lui.
Da questo breve resoconto della vita e della figura di Gregorio XVI ben si comprende quanto egli fosse distante dal liberalismo oggi dilagante, anche nella Chiesa cattolica.
Gli Hussiti invero, tendendo imboscate e traendo segretamente dalla faretra i dardi per saettare furtivamente i fedeli, non si peritano di far passare per restauratore della religione e della gloria nazionale quell’uomo scellerato che a causa dei suoi pestiferi errori fu condannato non solo dai Romani Pontefici Nostri Predecessori, ma anche dal Concilio generale di Costanza, e che per le gravissime sedizioni, con cui operava per sconvolgere la società civile, fu mandato a morte dall’autorità laica. (Lettera “Cum maxima”, 31 marzo 1844)
“Tra le principali macchinazioni, con cui in questa nostra età gli acattolici di vario nome si sforzano di insidiare i seguaci della verità cattolica e di allontanarne gli animi dalla santità della Fede, non tengono l’ultimo luogo le Società Bibliche: le quali dapprima in Inghilterra istituite, poi largamente diffuse in ogni parte, vediamo cospirare tutte a un fine, di dar fuori in grandissimo numero di esemplari le Divine Scritture tradotte nelle diverse lingue volgari, e senza alcuna scelta disseminarle fra i cristiani e gli infedeli, allettando ogni sorta di persone a leggerle senza guida nessuna. Talché fanno, come già nel suo tempo deplorava San Gerolamo, comune a tutti l’arte di intendere senza maestro le Scritture, sian pure donnicciole, o vecchi rimbambiti, o verbosi sofisti, purché sappiano leggere; anzi (che è più assurdo e quasi inaudito) pretendono non essere esclusi da si fatta intelligenza neppure i popoli infedeli.
(Enciclica “Tra le principali macchinazioni” 8 maggio 1844)”
[Va condannata] altamente la detestabile insolenza e slealtà di coloro che, accesi dall’insana e sfrenata brama di una libertà senza ritegno, sono totalmente rivolti a manomettere, anzi a svellere qualunque diritto del Principato, onde poscia recare ai popoli, sotto colore di libertà, il più duro servaggio. A questo scopo per verità cospirarono gli scellerati deliri e i disegni dei Valdesi, dei Beguardi, dei Wiclefiti e di altri simili figli di Belial, che furono l’ignominia e la feccia dell’uman genere, meritamente perciò tante volte colpiti dagli anatemi di questa Sede Apostolica”
(Enciclica “Mirari Vos”, 15 agosto 1832)
Roberto Marcante