di Andrea Giacobazzi
Non è bellissmo autocitarsi ma a volte è necessario. Il 30 marzo, dopo l’ennesima iniezione endovenosa di miele liberal-buonista, mi sfogai: “Il popolo per non vedere la cruda realtà pretende di farsi ubriacare di demagogia a tutti i livelli: sociale, politico, ecclesiale. E a tutti i livelli gliela stanno dando a pinte, con ritmo crescente. Fra qualche tempo, però, inizieranno i conati e la demagogia non basterà più. Spero di sbagliarmi”.
Pochi “mi piace”: comprensibile.
In campo politico ormai la situazione è talmente confusa da esser chiara. Tra diarie grilline e congressi democratici, tra processi bersulconiani ed eclissi montiane direi che ogni parola di commento possa esser considerata superflua.
Quanto al campo religioso: in questi giorni persino i più tenaci arrampicatori sugli specchi hanno gettato la spugna, anzi la corda. Resistono alcuni comici tentativi di maquillage, ma – rientrando questi più nell’ambito circense che non in quello ecclesiale – non vanno considerati eccessivamente. L’ennesimo annuncio di imminente primavera della Chiesa si è rivelato un beffardo trucco che preludeva un gelido inverno. Film già visto.
Gaie dichiarazioni, vescovi danzanti, slanci pro-laicità, persecuzioni contro i Francescani dell’Immacolata, copertine di Vanity Fair. Tutto in pochi giorni.
E’ l’umiltà, bellezza!
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