lunedì 15 luglio 2013

BENEDETTO XVI: “RILEGGERE I DOCUMENTI DEL CONCILIO ALLA LUCE DELLA TRADIZIONE”

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Rileggere i documenti del Concilio [Vaticano II] alla luce della Tradizione? Valuteremo, in questo breve studio, se è anzitutto possibile ritenere che la domanda su posta ha giustificazione nella Fede Cattolica, sostanzialmente cercheremo di analizzare la logica stessa della proposizione, ne studieremo il senso e ne valuteremo le implicazioni pratiche per la fede del gregge sparso per il mondo.
Per brevità e per evitare di perderci nei meandri delle migliaia di opinioni a riguardo (e vedremo che è un male diabolico), partiremo da un articolo pubblicato su Zenit.org il 26 aprile 2013, ottima sintesi del “pensiero moderno” e dell’attuale disastrosa situazione: “Riscoprire il Concilio alla luce della tradizione della Chiesa”. [1]
Si legge:
- “Molte pubblicazioni hanno spesso riproposto le note posizioni, senza nessun passo in avanti. Le varie realtà [interpretazioni, N.d.A.], a seconda del loro orientamento [scuole, ipotesi, correnti, N.d.A.] sul Vaticano II, chiamano questo o quel relatore [parere di uomo, N.d.A.] a conferma di una tesi piuttosto di un’altra”;
- “La commemorazione del Vaticano II è avvenuta spesso a suon di slogan e di frasi fatte [propaganda, N.d.A.]. Continua a fare presa un Concilio inesistente e irreale, ma che ormai si è imposto come a-priori collettivo [teoria del super dogma, N.d.A.] … Non si onora il Concilio facendone una enfatica apoteosi, ma comprendendolo nella linea indicata [ermeneutica proposta da dottori privati, N.d.A.] da Benedetto XVI [ed in Magistero ordinario, N.d.A.] e dagli altri Pontefici [ibid., N.d.A.] prima di lui”;
- “Con l’intenzione di capire il Concilio, ossia di collocarlo al suo posto [ambiguità indotta, N.d.A.]. Senza questo chiarimento [è stato creato un problema, N.d.A.] la Chiesa non può stare [oramai Cristo è vincolato ad opinione umana, N.d.A.]. Fingere che il problema non ci sia significa di fatto accettare due chiese [lo Spirito Santo avrebbe consentito l’apostasia, N.d.A.]. Il Concilio è un problema che non si può eludere”; [si noti la riproposizione infinita del termine PROBLEMA]
- “Il Concilio è spesso diventato un superdogma [così è oggi, N.d.A.]. La celebrazione della messa con rito antico fu considerata la principale eresia, ed era quanto la Chiesa aveva sempre celebrato. Il catechismo di Pio X fu di fatto considerato eretico. Qualsiasi contestatore del magistero fu canonizzato come anticipatore del Concilio [crimini contro la Fede, N.d.A.]. Come si fa ad evitare queste interpretazioni fazione e forzose? Realizzando il Concilio, come disse Benedetto XVI. Ma per realizzarlo bisogna comprenderlo [parere di uomo, N.d.A.] nella sua vera realtà. Non vedo quindi nessuna contraddizione tra le due frasi di Benedetto XVI [capiremo invece la gravità tremenda della cosa, N.d.A.].”
- prosegue sulla falsa riga …
Il 16 Aprile 2013, l’Osservatore Romano ci riferisce di un Papa Francesco che dice in MEDITAZIONE MATTUTINA NELLA CAPPELLA DELLA DOMUS SANCTAE MARTHAE: “il concilio è stato un’opera bella dello Spirito Santo. Pensate a Papa Giovanni: sembrava un parroco buono e lui è stato obbediente allo Spirito Santo”, ed ancora “dopo cinquant’anni abbiamo fatto tutto quello che ci ha detto lo Spirito Santo nel concilio, in continuità con quella crescita della Chiesa che è stato il concilio”, terminando con un dura stoccata al mondo della Tradizione “ci sono voci che vogliono andare indietro. Questo si chiama essere testardi, questo si chiama voler addomesticare lo Spirito Santo, questo si chiama diventare stolti e lenti di cuore”.[1a]
Opinione condivisa, da sempre, anche da Benedetto XVI. Un esempio fra una moltitudine: “Perché la recezione del Concilio, in grandi parti della Chiesa, finora si è svolta in modo così difficile? Ebbene, tutto dipende dalla giusta interpretazione del Concilio o – come diremmo oggi – dalla sua giusta ermeneutica, dalla giusta chiave di lettura e di applicazione. I problemi della recezione sono nati dal fatto che due ermeneutiche contrarie si sono trovate a confronto e hanno litigato tra loro. L’una ha causato confusione, l’altra, silenziosamente ma sempre più visibilmente, ha portato frutti. Da una parte esiste un’interpretazione che vorrei chiamare “ermeneutica della discontinuità e della rottura”; essa non di rado si è potuta avvalere della simpatia dei mass-media, e anche di una parte della teologia moderna. Dall’altra parte c’è l’”ermeneutica della riforma”, del rinnovamento nella continuità dell’unico soggetto-Chiesa, che il Signore ci ha donato; è un soggetto che cresce nel tempo e si sviluppa, rimanendo però sempre lo stesso, unico soggetto del Popolo di Dio in cammino”. [Benedetto XVI, Discorso alla Curia romana del 22 dicembre 2005]
Se poi consideriamo che Benedetto XVI è lo stesso uomo che suole, da sempre, sostenere che “Gesù e il Cristianesimo non sono un pacchetto di Verità da credere o di Precetti da osservare, ma consistono in un incontro o in un’esperienza personale” [J. Ratzinger ai funerali di don Luigi Giussani († 2005), fondatore del movimento “Comunione e Liberazione”], tutto ci risulta amaramente più chiaro.
Rimanendo saldi nella Fede e richiamando alla memoria il precedente studio pubblicato su “L’INFALLIBILITÀ DELLA CHIESA E DEL PAPA: MAGISTERO UNIVERSALE E ORDINARIO” [2], continuiamo il nostro percorso di comprensione, senza mai dimenticare di anteporre a tutto ciò che è il marasma dell’umano pensiero, quello che è certo: il DIRITTO DIVINO, e non mente. [3] Andiamo avanti con coraggio e cerchiamo tutte le conferme d’uopo nella Scrittura, che è Inerrante, che è già stata Interpretata secondo Verità in unanime Consenso, che è Dogma, è Tradizione, è Deposito, è Chiesa [4]. Oltre ciò, per Fede Cattolica, sappiamo esserci l’eresia, l’apostasia o l’infedeltà.
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Cristo in Croce, Film The Passion, di Mel Giblson
Cristo in Croce, Film The Passion, di Mel Giblson
 
 
CRISTO E’ PIETRA ANGOLARE
La salvezza apportata da Cristo deve Compiersi attraverso le prove ed il “fallimento” apparente: «La pietra rigettata dai costruttori è diventata la testa d’angolo», annunziava già il Sal 118, 22. Rigettato dai suoi, come egli stesso predice nella parabola dei vignaioli omicidi, Cristo diventa la pietra angolare, cioè le fondamenta dell’edificio [...] la pietra principale della costruzione (cf. Mt 21, 42 par.; Atti 4, 11; 1 Piet 2, 4- 7).
Cristo è una pietra incrollabile (cf. Is 28,16; Rom 1 Cor 3, 11; 1 Piet 2, 6), sulla quale ci si può appoggiare con fede, di modo Che i fedeli, simili a pietre viventi (cf. 1 Piet 2, 5), sono inseriti nella Costruzione della dimora di Dio (Ef 2,21) [attraverso la Chiesa cattolica, N.d.A.].
Con la rivelazione dell’amore e della santità di Dio, Cristo obbliga l’uomo a scegliere la luce o le tenebre. Per gli orgogliosi increduli, diventa una pietra di inciampo (cf. Is 8, 14; Rom 9, 33; 1 Piet 2, 8), una pietra di scandalo. Ed i nemici di Cristo sono alla fine schiacciati; l’immagine della pietra rigettata, diventata pietra angolare, é in effetti continuata da Luca: «Chiunque cadrà su questa pietra, vi si sfracellerà, e Colui sul quale essa cadrà, sarà schiacciato » (cf. 20, 17 s) [...] «Ed ecco si staccò una pietra, senza l’intervento di una mano, e venne a colpire la statua, i suoi piedi di ferro e di argilla, e li stritolò… E la pietra che aveva colpito la statua divenne un grande monte che riempi tutta la terra» (Dan 2, 34 s) [Dizionario di teologia biblica, Xavier Leon-Dufour, Marietti, 1965, v. Pietra]
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Andrea Vanni, San Pietro, 1390
Andrea Vanni, San Pietro, 1390
 
 
 
PIETRO APOSTOLO
Uno dei primi seguaci di Gesù, capo del collegio apostolico. Il nome Pietro [pietra, meglio roccia] gli venne imposto da Gesù (cf. Gv 1, 42), mentre alla nascita fu chiamato Simone o Simeone. [...] E’ di fondamentale importanza, per noi Cattolici, ai fini della comprensione dell’Infallibilità e dell’Assistenza, ricordare che – nei Vangeli risplendono l’attaccamento di Pietro a Gesù, la sua generosità, la sua prontezza nell’interferire e la sua impulsività; ma risultano altresì evidenti i suoi difetti. È da escludere in lui una preparazione intellettuale (cf. At. 4, 13). [si chiarirà tutto nel paragrafo “GESU’ CRISTO, LA PAROLA, APPARENTE CONTRADDIZIONE?”, N.d.A.]
La preminenza di Pietro è dimostrata dall’esplicita volontà di Gesù, che gli assegna un compito basilare nella direzione della sua Chiesa (cf. Mt. 16, 17-19). La promessa è ribadita e spiegata dopo la risurrezione (cf. Gv. 21, 15-19) in maniera da togliere ogni dubbio circa le possibili contrastanti conseguenze della triplice negazione nell’atrio del sommo sacerdote (cf. Mc. 14, 66-72).
Subito dopo l’ascensione Pietro occupa il primo posto incontrastato fra gli Apostoli. Egli presiede all’elezione di Mattia (cf. At. 1, 15-26) e parla in nome di tutti sia davanti al popolo nel giorno di Pentecoste (ivi, 2, 14-40) che davanti al Sinedrio (3, 1-4.12-26; 4, 8-12; 5, 29-32); è lui che condanna Anania con la moglie Saffira (5, 1-11) e Simon Mago (8, 20-24); è lui che interviene nella nuova missione di Samaria (8, 14) e che accoglie ufficialmente il pagano Cornelio nella Chiesa (10, 1 ss.). La sua posizione preminente risulta ancora meglio nel proposito di Erode Agrippa, che intende infliggere con l’eliminazione di Pietro un colpo mortale alla Chiesa, tutta trepidante per il primo degli Apostoli (12, 5). Nell’assemblea di Gerusalemme Pietro appare nella medesima preminenza (15, 7-11), che non è affatto negata, ma piuttosto confermata dal noto incidente di Antiochia con Paolo (cf. Gal. 2, 11-14). [Dizionario Biblico, Francesco Spadafora, Studium, 1955, v. Pietro]. PIETRO “SCIOGLIE E LEGA”.
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Cristo consegna a Pietro le Chiavi
Cristo consegna a Pietro le Chiavi
 
 
PRIMATO DI PIETRO
Questo primato di Pietro [primato di giurisdizione, NON SOLO di onore e morale] [4a] è fondato sulla sua missione, espressa in parecchi testi evangelici.
a) Nuovo Abramo, cava da Cui vengono estratte pietre viventi (cf. Is. 51, 1 ss e Mt. 3, 9), fondamento sul quale Cristo edifica la propria Comunità escatologica, Pietro riceve una missione di Cui deve beneficiare tutto il popolo. Contro le forze del male, Che sono potenze di morte, la Chiesa edificata su Pietro ha l’assicurazione della vittoria. Così la missione suprema di radunare gli uomini in una comunità, in Cui ricevono la vita beata ed eterna, è affidata a Pietro, Che ha riconosciuto in Gesù il Figlio del Dio vivente. Come in un corpo una funzione vitale non può fermarsi, così nella Chiesa, organismo vivente e vivificatore, bisogna che Pietro, in un modo o nell’altro, sia sempre presente per comunicare [comandare] senza sosta ai fedeli la vita di Cristo [la Verità].
b) Alludendo senza dubbio al suo nome, Gesù annuncia a Pietro Che dovrà « confermare » i suoi fratelli, dopo essersi ravveduto del suo rinnegamento; la sua fede, grazie alla preghiera di Cristo («Pietro, ho pregato che la TUA fede non venga meno»), non verrà meno. Questa è appunto la missione di Pietro, descritta da Luca negli Atti: egli sta alla testa del gruppo riunito nel cenacolo (Atti 1,13); presiede all’elezione di Mattia (1, 15); giudica Anania e Safira (5, 1-11); in nome degli altri apostoli, che sono con lui, proclama alle folle la glorificazione messianica di Cristo risorto ed annunzia il dono dello Spirito (2, 14-36); invita al battesimo tutti gli uomini (2, 37-41), compresi i «pagani» (10, 1- 11, 18) ed ispeziona tutte le Chiese (9,32). Come segni del suo potere sulla vita, in nome di Gesù guarisce gli ammalati (3, 1-10) e risuscita un morto (9,36-42). [...] il fatto che Pietro sia tenuto a giustificare la sua condotta in occasione del battesimo di Cornelio (11, l-18) [...] lungi dal Creare ostacolo al primato ed alla missione di Pietro.
c) In forma solenne, e [...] giuridica, Cristo (risorto) per tre volte affida a Pietro la Cura di tutto il gregge, agnelli e pecore. Questa missione deve essere intesa alla luce della parabola del buon pastore (cf. Gv 10,1-28). Il buon pastore salva le sue pecore, raccolte in un sol gregge (10, 16; 11,52), e queste hanno la vita in abbondanza; egli dà anche la propria vita per le sue pecore (10,11); perciò Cristo, annunziando a Pietro il suo futuro martirio, aggiunge: «Seguimi». Egli deve Camminare sulle orme del suo maestro, non soltanto dando la vita, ma comunicando la vita eterna alle sue pecore, affinché non periscano mai (10, 28). «Seguendo» Cristo, roccia, pietra vivente (cf. 1 Piet 2, 4), pastore che ha il potere di ammettere nella Chiesa, cioè di salvare dalla morte i fedeli e di Comunicare loro la vita divina, Pietro, inaugurando una funzione essenziale alla Chiesa, è veramente il «vicario» di Cristo. Questa è la sua missione e la sua grandezza. [Dizionario di teologia biblica, Xavier Leon-Dufour, Marietti, 1965, v. Pietro]
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BREVE RIEPILOGO
Per necessità imprescindibile, quindi per comprendere la totale infondatezza dell’espressione “Rileggere i documenti del Concilio Vaticano II alla luce della Tradizione” può sembrare che si stia divagando, ma invece non è così:
- studiare “L’INFALLIBILITÀ DELLA CHIESA E DEL PAPA: MAGISTERO UNIVERSALE E ORDINARIO” [2], leggasi approfondimento in Nota 2;
- approfondire ulteriormente il Primato, la Guida, l’Infallibilità, l’assistenza dello Spirito Santo, leggasi studio in Nota 5 “SULL’INFALLIBILITÀ NELLA CANONIZZAZIONE”;
- basare le nostre certezze sulla Scrittura, sulla Tradizione, sul Deposito, sulla Chiesa, su Pietro. Lo stiamo facendo adesso e rimandiamo un ulteriore approfondimento del lettore allo studio della nota 4 “APPUNTI DI DOTTRINA: TRADIZIONE O MODERNITÀ? QUESTO È IL PROBLEMA” [4]. Si legga con estrema attenzione anche “J. RATZINGER E IL PRIMATO DI PIETRO” [4a].
- nel paragrafo che segue ci renderemo conto della differenza fra il parere di uomo e la Parola di Verità, il Primato del Pontefice così come si applica nella pratica;
- solo dopo andremo ad spiegare la totale infondatezza, per Fede Cattolica, dell’oggetto della presente: “Rileggere i documenti del Concilio Vaticano II alla luce della Tradizione” [rif. ermeneutica della continuità].
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San Pietro rinnega Cristo, Caravaggio
San Pietro rinnega Cristo, Caravaggio
 
 
GESU’ CRISTO, LA PAROLA, APPARENTE CONTRADDIZIONE?
Dalla parola di Cristo, ad uno sguardo superficiale, confrontando le sue affermazioni fatte in due episodi diversi, potrebbe sembrare che Egli si sia contraddetto. Vediamoli. “Essendo giunto Gesù nella regione di Cesarèa di Filippo, chiese ai suoi discepoli: «La gente chi dice che sia il Figlio dell’uomo?». Risposero: «Alcuni Giovanni il Battista, altri Elia, altri Geremia o qualcuno dei profeti». Disse loro: «Voi chi dite che io sia?». Rispose Simon Pietro: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente». E Gesù: «Beato te, Simone figlio di Giona, perché né la carne né il sangue te l’hanno rivelato, ma il Padre mio che sta nei cieli. E io ti dico: Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia chiesa e le porte degli inferi non prevarranno contro di essa. A te darò le chiavi del regno dei cieli, e tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli»” (Mt 16,13-19).
In questo episodio Gesù dice a Pietro chiaramente che è stato ispirato da Dio, che non ha parlato secondo la logica e la falsa sapienza umana, delle “forze” umane: la “carne” ed il “sangue”. Ma che ha parlato da parte di Dio.
Tuttavia, immediatamente dopo, nello stesso capitolo del cronologico Vangelo di San Matteo, avviene un altro episodio, collegato al suddetto dalle parole “da allora” del versetto 21; in questa occasione Gesù sembra dire all’Apostolo l’esatto contrario di quanto affermato in precedenza: “Da allora Gesù cominciò a dire apertamente ai suoi discepoli che doveva andare a Gerusalemme e soffrire molto da parte degli anziani, dei sommi sacerdoti e degli scribi, e venire ucciso e risuscitare il terzo giorno. Ma Pietro lo trasse in disparte e cominciò a protestare dicendo: «Dio te ne scampi, Signore; questo non ti accadrà mai». Ma egli, voltandosi, disse a Pietro: «Lungi da me, satana! Tu mi sei di scandalo, perché non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini!»” (Mt 16,21-23).
Gesù accusa l’Apostolo di non pensare secondo Dio ma secondo gli uomini. Proprio il contrario di quanto detto prima; per rincarare la dose lo chiama “satana“! Non penso che una persona possa ricevere un appellativo peggiore e più grave di questo, e dalla bocca dello stesso Verbo.
Qualcuno potrebbe dire, superficialmente, che Gesù Cristo si è contraddetto. Potrebbe dire che egli non conosceva il futuro. E che non aveva previsto che Pietro avrebbe preso quella “grossa cantonata”, parlando “secondo gli uomini”.
Ma il Cristo è il Verbo del Padre, conosce ogni cosa, e lo ha dimostrato più e più volte. Perciò si potrebbe dire, sempre con superficialità, che, conoscendo lo sbaglio futuro di Pietro, sarebbe stato meglio se Gesù non avesse fatto quella domanda agli Apostoli (quella dei versetti 13-19 visti all’inizio) in quell’occasione, ma lasciare prima sbagliare Pietro e poi, dopo un bel po’ di tempo, portarlo a quella risposta ispirata da Dio: così non vi sarebbe stata una contraddizione molto evidente.
Avremmo potuto pensare che Pietro PRIMA parlava secondo gli uomini, e poi dopo, progredito nello spirito, sarebbe diventato ispirato da Dio. Invece anche noi, come la gente di allora, “pieni di stupore” (cf. Mc 7,37) affermiamo con piena convinzione che il Cristo: “Ha fatto bene ogni cosa” (ibid.).
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Cristo, il RE
Cristo, il RE
 
 
E’ SAPIENTISSIMA LA SCELTA DEL SIGNORE
Se infatti avesse fatto come proposto qui sopra, avrebbe rischiato di mandarci allo sbaraglio, “come fanciulli sballottati dalle onde e portati qua e là da qualsiasi vento di dottrina, secondo l’inganno degli uomini” (Ef 4,14).
Perché non avremmo cercato la guida dell’insegnamento sicuro nell’istituzione VISIBILE che si tramanda per successione apostolica mediante “l’imposizione delle mani” (cf. Atti 8,18; 1 Timoteo 4,14; 2 Timoteo 1,6; Ebrei 6,2), istituzione sempre viva, visibile e continua, ininterrotta: la Chiesa.
Ma l’avremmo cercata nella eventuale santità PERSONALE degli individui; nell’ispirazione (presunta o reale) privata PERSONALE di persone progredite e virtuose, o apparentemente tali, nelle interpretazioni personali degli uomini di Chiesa (e non). Il che avrebbe aperto la via al caos più totale. La santità infatti è cosa interiore.
Come distinguere il vero dal falso santo? Come distinguere il vero dal falso ispirato? Come distinguere il vero virtuoso dal simulatore? Come distinguere il vero ispirato da quello ipocrita, o da quello anche in buona fede ma ingannato dal maligno, il quale: “si maschera da angelo di luce“? (2 Corinzi 11,14)
Ogni uomo, ogni pecorella sarebbe rimasta esposta all’arbitrio del Tizio di turno creduto ispirato (esempio: “RILEGGERE i documenti del Concilio [Vaticano II] alla luce della Tradizione”), creduto ABUSIVAMENTE la voce per mezzo della quale Dio parla agli uomini.
Non a caso la Divina e Sapiente Provvidenza ha ritenuto utile ANCHE pubblicarci nell’Apocalisse un fatto apparentemente privato e personale accaduto durante la visione dell’angelo al grande San Giovanni Apostolo, il prediletto:
Allora mi prostrai ai suoi piedi per adorarlo, ma egli mi disse: «Non farlo! Io sono servo come te e i tuoi fratelli, che custodiscono la testimonianza di Gesù. È Dio che devi adorare»” (Apocalisse 19,9.10).
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La caduta di Babilonia, arazzi del castello di Angers (Anjou, Francia), XIV secolo
La caduta di Babilonia, arazzi del castello di Angers (Anjou, Francia), XIV secolo
 
 
ERRORE (DI FEDE) IN SAN GIOVANNI
San Giovanni potrebbe forse essere il più grande santo della storia: cronologicamente il primo discepolo; Apostolo; Evangelista; Prediletto; unico degli Apostoli ad essere rimasto ai piedi della Croce; Mistico sapientissimo, il cui vangelo è il più mistico tra tutti e quattro; persino Profeta!!! Unico ad aver ricevuto da Dio in visione la conoscenza degli eventi futuri fino alla fine del mondo, al grande giorno del ritorno di Cristo. Colui che ha posato il capo sul Cuore Sacratissimo di Gesù, tant’è che Pio XI lo elogia così:
San Giovanni (il quale nel suo Vangelo pare abbia svelato i segreti del Cuore sacratissimo di Gesù…)“. (Pio XI, Enc. Mortalium Animos).
E come non ricordare l’episodio narrato nei fioretti di San Francesco in cui uno dei suoi frati chiede a Dio di sapere chi tra San Francesco e San Giovanni Apostolo ha amato di più il Signore. Ebbene, Dio gli fa vedere in visione San Francesco vestito in modo più splendente di San Giovanni, ma San Giovanni più ardente di San Francesco nell’amore, e poi gli spiega che San Francesco era vestito, nella visione, più splendidamente perché ha vissuto in modo più povero dell’Apostolo, ma che San Giovanni ha superato San Francesco nell’amore per Cristo.
E stiamo parlando di San Francesco, di colui che, stando ad altre esperienze mistiche di suoi discepoli, PROBABILMENTE ha preso il posto sul trono che era riservato a Lucifero in cielo. E Lucifero era la creatura superiore a tutte, seconda solo a Dio al principio della creazione!
Ebbene, questo portento e gigante di santo, mistico e profeta, Apostolo ed Evangelista, San Giovanni, vero e più grande Amante di Cristo, ha sbagliato il discernimento, e proprio durante un’esperienza mistica elevatissima: durante una visione recante la pubblica Rivelazione da riportare nell’ultimo libro della divina Scrittura!
Ha scambiato la creatura col Creatore. Non si è accorto che quello era un angelo, e lo ha scambiato per Dio.
Ovviamente non ha la minima colpa per tutto ciò, perché lo ha fatto in buona fede. Ed infatti APPENA È STATO REDARGUITO DALL’ANGELO, SUBITO SI È CORRETTO.
Ma ciò per mostrare chiaramente che Giovanni è Santo, è Mistico, è Profeta, ma non è Pietro. E solo Pietro ha le chiavi del discernimento infallibile. Non altri. Nemmeno tutto l’episcopato della Chiesa, finché non riceve l’approvazione da Pietro.
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Sede di San Pietro
Sede di San Pietro
 
 
ANCORA SULLE CHIAVI DI PIETRO
Ebbene, è bellissimo vedere come la Provvidenza abbia ordinato gli eventi apposta in quel modo, per mostrare la differenza tra l’uomo, santo o non santo che sia, ed il MANDATO che Cristo fa all’uomo-suo-vicario: Pietro.
Ed ecco conciliata l’apparente contraddizione:
- Nel primo episodio Pietro prende la parola e risponde per tutti. Pietro è il Pastore universale che guida la Chiesa… sta usando le Chiavi. E’ ispirato da Dio. E’ il Vicario di Cristo. Cristo parla per bocca di lui, e si fa (Pietro) portatore di VERITA’.
- Nel secondo episodio non parla Pietro. Parla l’uomo Simone. Simone non usa la sua autorità di Pastore universale. Esprime un parere personale, come uomo. E sbaglia.
Traspare chiarissimamente la voce rassicurante del Cristo, come se volesse dire alle pecorelle di ogni secolo di non spaventarsi nel vedere gli eventuali peccati e sbagli personali persino dei Papi: quando parlano in qualità di Pietro, di Pastore universale, non sono loro a parlare ma “il Padre mio che è nei cieli“. Per cui anche se peccano, quando insegnano in modo definitivo possiamo essere sicuri.
Possiamo essere sicuri di ciò che ci dice la Chiesa guidata da Pietro.
Per questo San Paolo nella prima lettera a Timoteo, al capitolo 3, definisce non la scrittura ma la Chiesa come colonna della verità: “…voglio che tu sappia come comportarti nella casa di Dio, che è la Chiesa del Dio vivente, colonna e fondamento della verità“.
Perché senza questa colonna persino la verità della Scrittura cade nel mare tumultuoso delle multiple interpretazioni umane e dei pareri discordanti degli uomini. Il protestantesimo lo testimonia benissimo: da quando Lutero ha introdotto il metodo del “sola Scriptura”, escludendo la Chiesa nell’interpretazione e nella Guida, sono nate più di 25mila religioni pseudo-cristiane differenti.
Ecco tutto sintetizzato in modo mirabile e sapiente dal grande Papa San Pio X: Ma la verità, che si vedrà risultare dalla storia, è questa: che i primi Papi per vari secoli furono giustamente innalzati agli onori degli altari, avendo molti versato il sangue per la fede; che quasi tutti gli altri splendettero per egregie doti di sapienza e di virtù, sempre intenti ad istruire, a difendere e santificare il popolo cristiano, sempre pronti, come i loro predecessori, a dare la vita per rendere testimonianza alla parola di Dio. – Che importa (dacché sgraziatamente vi fu tra i dodici un apostolo malvagio), che importa se pochissimi fra tanti fossero stati meno degni di salire su quella suprema Sede, dove ogni macchia appare gravissima? – Dio lo permise per far conoscere la sua potenza nel sostenere la Chiesa, mantenendo un uomo infallibile nel suo insegnamento, benché fallibile col suo personale operare. (San Pio X, Catechismo Maggiore, Parte Terza, 142).
 
 
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Il momento delle "dimissioni" di Benedetto XVI
Il momento delle “dimissioni” di Benedetto XVI
 
 
BENEDETTO XVI: RILEGGERE I DOCUMENTI DEL CONCILIO [VATICANO II] ALLA LUCE DELLA TRADIZIONE
Il Concilio Vaticano II è stato e resta un autentico segno di Dio anche per i nostri tempi”. Lo ha sottolineato Benedetto XVI, nel videomessaggio che ha aperto oggi a Lourdes l’incontro nazionale della Chiesa francese per celebrare i 50 anni dall’apertura del Concilio. “Se noi siamo in grado di leggere e interpretare il suo messaggio all’interno della tradizione della Chiesa e nel solco del suo magistero – ha sottolineato in particolare Papa Ratzinger – il Concilio si rivelerà anche ai giorni nostri una grande forza per il futuro della Chiesa” ed “io auspico vivamente che questo anniversario sia per voi e per tutta la Chiesa occasione di rinnovamento spirirtuale e pastorale”. Un rinnovamento che “richiede un’apertura ancora più grande alla persona del Cristo e una riscoperta della parola di Dio per realizzare una conversione profonda dei nostri cuori, per consentirci di andare ancora per le strade di tutto il mondo a proclamare il Vangelo della speranza alle donne e agli uomini dei nostri tempi, in un dialogo che deve essere rispettoso di tutti“. Nell’auspicio, ha concluso Benedetto XVI, “che questo tempo di grazia possa anche consolidare comunione all’interno della grande famiglia della Chiesa cattolica e contribuisca alla ritrovata unità fra tutti i Cristiani che è stato uno degli obbiettivi principali del Concilio”. [Fonte: TMNews 24/03/2012]
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PRINCIPALI OBIEZIONI AI DOCUMENTI DEL CONCILIO VATICANO II E N.O.M.
Assolutamente non è mia intenzione, in questo paragrafo, andare oltre i brevissimi cenni. Riferirò in maniera assolutamente schematica delle conclusioni tratte da centinai di teologi e prelati. Dicono:
- Dignitatis Humanae (comanda che l’uomo ha diritto alla libertà religiosa privatamente e in pubblico sia da solo sia associato ad altri e rompe con la Tradizione apostolica e patristica);
- Nostra Aetate (inventa una falsa dottrina sulle “false religioni” e rompe con la Tradizione apostolica e patristica);
- Lumen Gentium (inventa la collegialità mai esistita ed esplicitamente condannata e rompe con la Tradizione apostolica e patristica);
- Gaudium et Spes (modifica la Fede dal culto di Dio al “culto dell’uomo” e rompe con la Tradizione apostolica e patristica);
- Dei Verbum (fa convergere la Tradizione e il Magistero nella sola Scrittura e rompe con la Tradizione apostolica e patristica);
- Unitatis Redintegratio (comanda alla Chiesa la pratica del falso ecumenismo pancristiano e rompe con la Tradizione apostolica e patristica);
- CJC del 1983 (contiene degli ordini dati al clero che, se li esegue, si trova in peccato mortale (v. comunione ai non-cattolici reprobi in alcune situazioni));
- Novus Ordo Missae (rito studiato e scritto con i pastori protestanti in visione falso ecumenica (altera l’Offertorio, esclude il Sacrificio e modifica il racconto dell’Istituzione) [Leggasi Breve esame critico al Novus Ordo Missae].
Dicono. Gli insegnamenti del Concilio Vaticano II verterono principalmente sui temi della libertà religiosa, del falso ecumenismo, della collegialità ecc… e tali dottrine furono già condannate in passato da (citiamo solo i Papi recenti, ma le condanne risalgono a SEMPRE):
Papa Gregorio XVI nella Mirari Vos
Papa Pio IX nella Quanta Cura e nel Sillabo degli Errori
Papa Leone XIII nella Immortale Dei e nella Libertas Humana
Papa San Pio X nella Pascendi e nel Lamentabili
Papa Pio XI nella Quas Primas e nella Mortalium Animos
Papa Pio XII nella Mystici Corporis e nella Humani generis
ecc … ecc … ecc …
Dicono. La nuova messa, conosciuta come Novus Ordo Missae, contraddice vari insegnamenti infallibili [2] precedenti e decreti della Chiesa Cattolica, quali:
Quo Primum e De Defectibus di Papa S. Pio V
Il decreto del Concilio di Trento sul Santo Sacrificio della Messa (Sessione XXII)
Apostolicae Curae di Papa Leone XIII (1896)
Mediator Dei di Papa Pio XII (1947)
Sacramentum Ordinis di Papa Pio XII (1948)
Liturgia è celebrazione di numerosi dogmi. I principali dogmi mutati in N.O.M. sono: - alterazione delle preghiere dell’Offertorio per cancellare il concetto di Sacrificio Propiziatorio; - alterazione sostanziale delle stesse parole della Consacrazione.
 
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Concilio Vaticano II, Giovanni XXIII e Paolo II
Concilio Vaticano II, Giovanni XXIII e Paolo II
 
 
PERCHE’ I DOCUMENTI DI UN CONCILIO NON DEVONO ESSERE “INTERPRETABILI” MA SONO “PIETRA”
In Benedetto XVI leggiamo: “Lettura all’interno della tradizione…”, “Lettura nel solco del magistero precedente…”, ecc …
Mi domando: ma perché tutta questa necessità di leggere il concilio alla luce della Tradizione? Perché con tutti i concilii precedenti non c’era questa necessità? [invito il lettore ad acquistare e studiare il CONCILIORUM OECUMENICORUM DECRETA, EDB per farsi una idea più edotta]
Perché i concilii precedenti servivano proprio per riportare con chiarezza le questioni (sollevate eventualmente dagli eretici) nel solco della Tradizione, invece in questo caso è il contrario, cioè è il concilio ad aver bisogno di un “aiutino” per essere “riportato nei gangheri”?
Perché la CHIESA-CHE-PARLA è sempre stata la guida per preservare i “lettori” nella Tradizione, invece in questo caso è la “CHIESA”-CHE-PARLA A DOVER ESSERE RIPORTATA NELLA TRADIZIONE DA CHI LEGGE? Dal “pincopallino” qualsiasi che legge, sia esso teologo, idraulico, medico, presule o frate, ecc …?
Chi ascolta voi ascolta me” e, come dicono Pio IX, Leone XIII, etc., queste parole vanno intese anche per il Magistero ordinario, e lo abbiamo ampiamente studiato nell’approfondimento Nota 2.
Ora, perché fino a 50 anni fa era Cristo che parlando (per mezzo della Chiesa) guidava le anime nel solco della Tradizione, mentre invece ADESSO È CRISTO CHE AVREBBE BISOGNO DI ESSERE RIPORTATO NEL SOLCO DELLA TRADIZIONE DAL LETTORE QUALUNQUE (sia esso anche un uomo di Chiesa)?
Perché prima era Pietro che guidava le pecorelle nel pascolo tradizionale, per non farle uscire fuori, per non farle precipitare nel burrone, mentre ORA SONO LE PECORELLE CHE DOVREBBERO GUIDARE PIETRO (LEGGENDO I SUOI “DOCUMENTI”) NEL PASCOLO DELLA TRADIZIONE, PER NON FARLO SCONFINARE?
Se i testi del Vaticano II fossero testi tradizionali e chiari, come è sempre stato per 2000 anni, non avrebbero bisogno di essere letti “nel solco della Tradizione”, nell’ermeneutica della continuità, anzi, proprio il contrario! Attenzione, noi non stiamo parlando di atti intermedi di un concilio, di interventi in sede, stiamo discutendo dei TESTI DEFINITIVI [nello specifico, a Dio piacendo, saranno pubblicati studi approfonditi].
Si annuncerebbero da soli quali continuatori di tale solco e vi ricondurrebbero AUTOMATICAMENTE coloro che li leggono: questo è DIRITTO DIVINO rivelato.
Invece se un testo letto così com’è scritto conduce fuori strada, e poi deve essere il lettore ad essere preparato e ferrato nella Tradizione (conoscitore attento del DEPOSITUM FIDEI) per poterlo interpretare (o forse forzare?) in linea tradizionale, significa che chi è rimasto nel solco tradizionale è il lettore, non il testo in questione!
Ma allora mi domando: il problema è di chi legge o è del testo? Il testo è cattolico? Allora che bisogno c’è di questo grande e continuo richiamo alla necessità di leggerlo nella Tradizione. Anzi! Sarebbe il testo stesso a ricondurre i lettori in essa, come infatti accadeva per tutti i testi di tutti i concilii precedenti, evidentemente di Fede Cattolica verrebbe da dire, stando alle aprole stesse  “Lettura all’interno della tradizione…”, “Lettura nel solco del magistero precedente…”.
Se questa involuta e fallace maniera di dissertare è viziosa in qualsiasi manifestazione oratoria, in nessun modo è da praticare in un Sinodo, il cui primo merito deve consistere nell’adottare nell’insegnamento un’espressione talmente chiara e limpida che non lasci spazio al pericolo di contrasti” (Pio VI, Auctorem Fidei).
E di quale viziosa, involuta e fallace maniera di dissertare sta parlando qui Pio VI? Di quella degli eretici.
“[...]l’arte maliziosa propria degli innovatori, i quali, temendo di offendere le orecchie dei cattolici, si adoperano per coprire sotto fraudolenti giri di parole i lacci delle loro astuzie, affinché l’errore, nascosto fra senso e senso (San Leone M., Lettera 129 dell’edizione Baller), s’insinui negli animi più facilmente e avvenga che – alterata la verità della sentenza per mezzo di una brevissima aggiunta o variante – la testimonianza che doveva portare la salute, a seguito di una certa sottile modifica, conduca alla morte [...] Però se nel parlare si sbaglia, non si può ammettere quella subdola difesa che si è soliti addurre e per la quale, allorché sia stata pronunciata qualche espressione troppo dura, si trova la medesima spiegata più chiaramente altrove, o anche corretta, quasi che questa sfrenata licenza di affermare e di negare a piacimento, che fu sempre una fraudolenta astuzia degl’innovatori a copertura dell’errore, non dovesse valere piuttosto per denunciare l’errore anziché per giustificarlo: come se alle persone particolarmente impreparate ad affrontare casualmente questa o quella parte di un Sinodo esposto a tutti in lingua volgare fossero sempre presenti gli altri passi da contrapporre, e che nel confrontarli ognuno disponesse di tale preparazione da ricondurli, da solo, a tal punto da evitare qualsiasi pericolo d’inganno che costoro spargono erroneamente. È dannosissima quest’abilità d’insinuare l’errore che il Nostro Predecessore Celestino (San Celestino, Lettera 13, n. 2, presso il Coust) scoperse nelle lettere del vescovo Nestorio di Costantinopoli e condannò con durissimo richiamo. L’impostore, scoperto, richiamato e raggiunto per tali lettere, con il suo incoerente multiloquio avvolgeva d’oscuro il vero e, di nuovo confondendo l’una e l’altra cosa, confessava quello che aveva negato o si sforzava di negare quello che aveva confessato” (Ibid.).
Preghiamo affinché la legittima autorità operi un esaustivo e definitivo chiarimento: il gregge è evidentemente allo sbando, basta guardasi intorno, e tutti noi siamo atrocemente preoccupati. Ora, posso errare la mia esposizione qui presentata, chi lo sa [andrebbe confutata], e se erro me ne scuso in anticipo, tuttavia penso che l’occhio del popolo vede molto bene l’evolversi degli eventi ed i “frutti” della “nuova pentecoste” del Concilio Vaticano II.
Chiudo. Il 14.11.1962 fu presentato (sessione in S. Pietro) il primo documento dottrinale che si intitolava “De Fontibus Rivelationis”. C’era un certo fremito fra i vescovi che conoscevano i lavori, e allora il card. Alfredo Ottaviani (colui che disse: “speriamo di morire prima della fine del Vaticano II perché vorrei morire cattolico!”),con tutta la sua autorità (Prefetto del S. Uffizio) presenta lo schema e dice: “Non cominciate a dirmi che questo testo è poco pastorale perché nessuno sa che cosa è ‘pastorale’ ma il primo dovere dei Pastori è ‘predicare la sana dottrina’. Lo dice Gesù: Insegnate a tutte le genti”.
Carlo Di Pietro
Note:
[1] http://www.zenit.org/it/articles/riscoprire-il-concilio-alla-luce-della-tradizione-della-chiesa
[1a] http://www.vatican.va/holy_father/francesco/cotidie/2013/it/papa-francesco-cotidie_20130416_spirito_it.html
[2] http://radiospada.org/2013/06/30/linfallibilita-della-chiesa-e-del-papa-magistero-universale-e-ordinario/
[3] brevi cenni in: http://radiospada.org/2013/07/13/j-ratzinger-dalla-confessione-al-preservativo-attraverso-il-battesimo/
[4] http://www.miliziadisanmichelearcangelo.org/content/view/3053/92/lang,it/
[4a] http://radiospada.org/2013/07/04/j-ratzinger-e-il-primato-di-pietro/
[5] http://radiospada.org/2013/07/07/sullinfallibilita-nella-canonizzazione/

Fonte:

http://radiospada.org/