lunedì 15 luglio 2013

La Monarchia e le sue degenerazioni (Monarchia Assoluta e liberale) - (Parte 10°).

VIII
Gli Asburgo-Lorena e l'Assolutismo
 



 
 
Genesi degli Asburgo-Lorena e dell'Assolutismo Imperiale
(Francesco Stefano di Lorena)



 
 






 
Primi anni:

 


Francesco Stefano di Lorena
in un ritratto di Pierre Gobert, risalente al 1715 circa.
 
Francesco Stefano di Lorena (Nancy, 8 dicembre 1708 – Innsbruck, 18 agosto 1765) , marito dell'Arciduchessa Maria Teresa d'Asburgo figlia dell'Imperatore Carlo VI del Sacro Romano Impero, nacque a Nancy, in Lorena, all'epoca Ducato sovrano indipendente dal Regno di Francia. Era il maggiore dei figli sopravvissuti di Leopoldo, Duca di Lorena, e di sua moglie Elisabetta Carlotta d'Orléans, figlia di Filippo I, duca d'Orléans. Era imparentato con gli Asburgo attraverso la nonna paterna Eleonora Maria Giuseppina d'Austria, figlia del Sacro Romano Imperatore Ferdinando III e moglie di Carlo V di Lorena, suo nonno.
L'imperatore Carlo VI del Sacro Romano Impero  favorì la famiglia che, oltre ad essere di fatto costituita da suoi cugini, aveva servito fedelmente la casa d'Asburgo d'Austria con distinzione. Aveva progettato di far sposare sua figlia Maria Teresa con il fratello maggiore di Francesco Stefano, Leopoldo Clemente. Alla morte di Leopoldo Clemente, Carlo adottò il fratello minore come suo futuro genero. Francesco Stefano fu educato a Vienna con Maria Teresa, in base a un preventivo accordo matrimoniale, e tra di loro sorse un vero legame di affetto. Come fu per molti altri Principi dell'epoca , egli venne educato con una filosofia illuminista che avrebbe drasticamente  segnato le sue scelte future.





Francesco III Duca di Lorena :


File:Francis I, Holy Roman Emperor at the age of 15.jpeg
Francesco Stefano di Lorena
(1723-1724).

All'età di quindici anni, quando fu portato a Vienna, fu investito del Ducato di Teschen, che era stata mediatizzato e concesso a suo padre dall'Imperatore nel 1722. Francesco Stefano di Lorena successe a suo padre, come Duca di Lorena, nel 1729 con il nome di Francesco III. Maria Teresa ottenne per lui, nel 1732, la carica di Luogotenente (locumtenens) d'Ungheria. Francesco Stefano non era entusiasta di questa posizione, ma Maria Teresa lo voleva più vicino a lei. Nel giugno del 1732 accettò di andare a Presburgo.
Alla fine della Guerra di successione polacca l'imperatore Carlo VI acconsentì a indennizzare il candidato polacco Stanislao Leszczyński, suocero di Luigi XV di Francia, per la perdita della sua Corona, avvenuta per la seconda volta nel 1735. Il primo ministro di Francia, il cardinale de Fleury, vide la guerra polacca come una possibilità di colpire il potere Imperiale in Occidente, senza sembrare l'aggressore. Mentre si curava poco per chi dovesse diventare Re di Polonia, la ragione di proteggere Stanislao Leszczyński gli fu più congeniale e sperava di utilizzare la guerra come mezzo per umiliare gli Asburgo e per far sì che il Ducato di Lorena, limitrofo alla frontiera francese, non confluisse negli Stati ereditari asburgici a causa delle nozze tra Francesco Stefano e l'Arciduchessa Maria Teresa.
Una pace preliminare fu conclusa nell'ottobre del 1735 e ratificata con il Trattato di Vienna nel novembre del 1738. Federico Augusto II, Elettore di Sassonia, fu confermato come Re di Polonia, Stanislao Leszczyński fu indennizzato con la Lorena (che alla sua morte, tramite la figlia, sarebbe passata alla Francia), mentre il Duca di Lorena diveniva erede del Granducato di Toscana.




Gian Gastone de' Medici,
di Franz Ferdinand Richter (1737)

Le azioni militari si interruppero dopo la pace preliminare del 1735, ma gli accordi ufficiali dovettero attendere fino alla morte dell'ultimo dei Medici, il Granduca di Toscana Gian Gastone, avvenuta nel 1737, per consentire le compensazioni territoriali previste.
Il 31 gennaio 1736 Francesco Stefano e Maria Teresa si fidanzarono ufficialmente e si sposarono il 12 febbraio successivo. Nel marzo del 1736 Francesco Stefano, su consiglio dell'Imperatore, accettò di cedere la Lorena per acquisire legittimamente  il Granducato di Toscana. Carlo VI, infatti, aveva posto la cessione anche come condizione per le future nozze, mostrando - prima degli accordi nuziali ufficiali - l'intenzione di considerare altre possibilità matrimoniali per la figlia, per esempio con il futuro Carlo III di Spagna. Quest'ultimo, tra l'altro, era tra i Principi più vicini al Trono di Toscana, dal momento che sua madre Elisabetta Farnese, attraverso la sua bisnonna Margherita de' Medici, reclamava per il figlio il diritto di succedere a Gian Gastone de' Medici. Ma la legittimità di pretesa al Trono toscano decadde in seguito all'incoronazione di Don Carlo di Borbone a Re di Napoli e di Sicilia.
Sebbene con forti dubbi, Francesco Stefano, pur di sposare Maria Teresa d'Austria, si era dunque risolto a rinunciare al Ducato paterno, indispettendo in tal modo la madre Elisabetta Carlotta d'Orléans e suo fratello Carlo Alessandro, fortemente contrari alla perdita della Lorena.







 Matrimonio  e ascesa al Trono Imperiale:

Francesco Stefano e Maria Teresa
 in un ritratto matrimoniale del 1746.

Francesco Stefano e Maria Teresa d'Austria si sposarono il 12 febbraio 1736 nella Chiesa degli Agostiniani, mentre il 4 maggio successivo fu firmato il trattato tra l'Imperatore e Francesco Stefano, in base al quale il Duca di Lorena rinunciava ufficialmente al suo titolo in cambio della Corona di Toscana. Nel gennaio del 1737, le truppe spagnole che si erano insediate in Toscana a seguito dell'infante Carlo di Borbone, erede presunto di Gian Gastone de' Medici, si ritirarono dal Granducato e furono sostituite da seimila Imperiali. Il 24 gennaio 1737 Francesco entrò in possesso ufficialmente del Granducato di Toscana, protettorato Imperiale, da suo suocero. Per garantire l'indipendenza alla Toscana e non renderla una provincia dell'Impero asburgico, si stabilì di tenere separate le due Corone, mantenendo per il primogenito della casata degli Asburgo-Lorena il titolo Imperiale, mentre per il secondogenito quello Granducale.
Gian Gastone de' Medici morì il 9 luglio 1737 e Francesco Stefano di Lorena divenne il nuovo Granduca di Toscana, il primo della dinastia dei Lorena. Nel giugno dello stesso anno si recò in Ungheria per combattere contro i Turchi. Nell'ottobre del 1738 era di nuovo a Vienna. Il 17 dicembre 1738 Francesco Stefano e Maria Teresa iniziarono il viaggio di Stato che il 20 gennaio 1739 lì portò a fare il loro solenne ingresso a Firenze, passando per Arco di Trionfo appositamente eretto e ancora oggi in loco. La coppia risiedette a Palazzo Pitti per tre mesi, ma Francesco Stefano, che aveva accettato a malincuore il titolo di Granduca, e non potendo rimanere oltre nella capitale Toscana per mortivi di alta politica , decise di tornare a Vienna e lasciò un consiglio di reggenza a governare la Toscana.





Carlo VII Wittelsbach
Carlo VII del Sacro Romano Impero.

Nel 1740, alla morte di Carlo VI, che in virtù della Prammatica Sanzione del 1713, aveva nominato Maria Teresa erede degli Stati ereditari asburgici, scoppiò la Guerra di successione austriaca, a causa dell'ostilità e dell'ambizione dei sovrani di Baviera, Sassonia e Prussia, che non riconobbero all'Arciduchessa sovrana d'Austria i suoi diritti dinastici. La guerra durò otto anni e si concluse con il Trattato di Aquisgrana (18 ottobre 1748).
Nel corso delle alterne vicende belliche, Maria Teresa riuscì a cingere le Corone che le spettavano di diritto, tra cui l'Ungheria, ma non poté impedire che i Principi del Sacro Romano Impero eleggessero come nuovo Imperatore il Duca Carlo Alberto di Baviera (Carlo VII). Alla morte di quest'ultimo, avvenuta il 20 gennaio del 1745, Maria Teresa riuscì a stipulare un accordo - Pace di Füssen - con il suo successore Massimiliano III di Baviera, garantendosi il riconoscimento della Prammatica Sanzione e quindi dei suoi diritti sulla Corona d'Austria, Boemia ed Ungheria, e ottenendo il sostegno del Duca bavarese nell'elezione a Imperatore di Francesco Stefano, che nel frattempo fu nominato da lei stessa co-reggente dei suoi domini ereditari.
Il 13 settembre 1745, dunque, Francesco Stefano fu eletto Sacro Romano Imperatore col nome di Francesco I.
Francesco I lasciò gestire il potere alla sua abile consorte. Aveva  una certa capacità negli affari e fu un utile assistente per Maria Teresa nel laborioso compito di governare i vasti domini asburgici, ma le sue funzioni non erano così marginali dal momento che influenzò profondamente anche il pensiero della consorte. Lo svolgimento dei grandi  oneri Tradizionali che spettavano all'Imperatore vennero svuotati dalla nuova politica illuministica di Francesco I . Egli inoltre ,  educato e imperniato di cultura illuminista ,  venne iniziato alla massoneria , All'Aia, nel 1731 dall'ambasciatore d'Inghilterra Lord Chesterfield . Durante la guerra di Successione austriaca (1740-48) , infatti , gli ideali e il modello associativo della liberomuratoria conobbero poi un’ulteriore espansione grazie alla nascita di logge militari, che ebbero particolare diffusione nel mondo germanico, grazie anche all'influenza di Francesco Stefano di Lorena.  Eppure , nel 1738, il Sommo pontefice Clemente XII condannò severamente la setta ed i suoi affiliati  emanando la bolla In eminenti , che fu comunicata a tutte le Corti Cattoliche europee e poi richiamata in innumerevoli documenti da altri pontefici, e che  stabiliva, sotto pena di scomunica, il divieto di affiliazione alla Massoneria e ad altre associazioni consimili. Per un certo tempo, tuttavia, questo bando cadde nel vuoto. Francesco I , essendo divenuto Sacro Romano Imperatore , e di conseguenza egli avrebbe dovuto difendere la Chiesa Cattolica dall'eresia e dai suoi nemici , fu uno di quelli che fecero cadere nel vuoto il solenne avvertimento diramato dal pontefice. Un massone , il quale di per se rappresenta con le settarie e perniciose idee che propaga come veleno , sedeva sul Trono del Sacro Romano Impero con tutti i danni che questo avrebbe potuto portare e che in effetti  portò.  Le logge sorgevano a Vienna , Berlino, Francoforte , Monaco , e con esse  la Società Cristiana scompariva, la società Tradizionale dell'Impero e degli Stati Tedeschi scompariva quasi completamente.
Francesco I nelle vesti di imperatore.

Francesco I contaminò , come accennato pocanzi , la mente della moglie la quale lo amava sinceramente e profondamente. Ma egli   fu un grande amatore e tradì numerose volte la moglie.
Tra le sue indiscrete relazioni è nota in particolare quella con Maria Wilhelmina von Neipperg, Principessa di Auersperg, di trent'anni più giovane di lui. Il legame adulterino è testimoniato dalle lettere e dai diari dei visitatori della Corte di Vienna, nonché dalle corrispondenze dei figli dell'Imperatore stesso. La corruzione dei costumi comprese anche questa realtà , anche se può sembrare di scarso valore il riportarla.

 
 
 












La famiglia di Francesco I e di
Maria Teresa d'Austria.
 
Morte e successione:

Francesco I morì improvvisamente, stroncato da un colpo apoplettico, nella sua carrozza, mentre tornava, assieme al figlio Giuseppe, dal teatro dell'opera, a Innsbruck, la sera del 18 agosto 1765.
A succedergli sul Trono del Sacro Romano Impero fu il figlio maggiore , e dalle idee assai più corrotte del padre, Giuseppe II, mentre il potere sui domini ereditari asburgici rimase nelle mani di Maria Teresa che , come ormai sappiamo , abbracciò la filosofia politica del defunto marito . Sul Trono di Toscana gli successe il figlio Pietro Leopoldo, anch'egli corrotto nel pensiero , che diede vita al ramo collaterale degli Asburgo-Lorena di Toscana. Con Francesco Stefano di Lorena iniziò la Casata degli Asburgo-Lorena ma , al tempo stesso , vide le degenerazioni politiche ed istituzionali/sociali infiltrarsi anche nella Corte Viennese e di conseguenza anche nelle Corti Tedesche Cattoliche.



 

 
 
 

Maria Teresa d'Asburgo
Il tentativo di ritorno alla retta via

Maria Teresa d'Asburgo
(1762).
Dopo la morte del marito , Maria Teresa , la quale era stata educata su retti principi Cattolici,  e nonostante la contaminazione illuminista che portava viva  in se , decise di opporsi alla dilagante diffusione della setta e della  corruzione sociale che da essa scaturiva. Nel 1764 l'Imperatrice , sotto il saggio consiglio del Papa e dei Gesuiti , dichiarò la massoneria illegale e ne ordinò la soppressione. Essa continuò ad esistere nell'ombra e protetta da essa continuava a complottare.

Nonostante Maria Teresa cercasse di rimediare alla passata politica , suo figlio e suo co-reggente Giuseppe II si dimostrò fin da subito un  suo avversario. Egli , settario nello spirito e nella mente , difese la massoneria e le idee che ne derivavano. Sappiamo dai documenti d'epoca che in moltissime occasioni Giuseppe aveva idee completamente opposte a quelle della madre, soprattutto in politica interna, ma fu comunque tenuto a bada dalla predominante figura di Maria Teresa, la quale però commise l'errore , insieme a Francesco Stefano , di contribuire ad instradare la sua educazione verso gli ideali dell'illuminismo che furono alla base della politica di Giuseppe II.
Maria Teresa d'Asburgo morì a Vienna il 29 novembre 1780 lasciando mano libera a Giuseppe II divenuto a tutti gli effetti Imperatore e detentore del potere assoluto.








Giuseppe II del Sacro Romano Impero
L'Imperatore "sacrestano"
 



 
Giuseppe II , il settario riformatore :



 
 
Giuseppe II d'Asburgo-Lorena
Giuseppe II del Sacro Romano Impero.
Giuseppe II , il quale protesse la massoneria quando la madre la dichiarò illegale , permise il libero diffondersi della setta nell'Impero e nell'area Mitteleuropea in seguito alla morte di Maria Teresa. Nell'Impero infatti , la massoneria ebbe il suo apogeo durante il governo di Giuseppe II (1780-1790) . Giuseppe II era massone nello spirito e nella mente , il padre Francesco I lo aveva educato ai  principi della setta e secondo la mentalità dell'Imperatore solo essa poteva fornire prosperità e benessere.
Giuseppe II è noto soprattutto al mondo per essere stato uno dei  sovrani più in vista a propugnare il così detto "Assolutismo illuminato" . Egli nei suoi scritti afferma di concepire il proprio ruolo a capo della nazione come un dovere sacrosanto da adempiere per essere il tramite che legava Dio al suo popolo, incentrando sempre più il ruolo di governo sulla sua persona, con una politica e ideali di stampo illuminista: "Tutto per il popolo, ma niente attraverso il popolo" è il motto con cui sovente si è identificata la condotta del governo di Giuseppe II. I corpi intermedi nell'Impero, la cui importanza fu centrale per secoli ,  non contavano quasi  più nulla e le poche vestigia rimanenti non avevano quasi nessuna rilevanza nel governo.
Giuseppe II si guadagnò il sostegno dell'aristocrazia illuminista austriaca, e abbracciò quell'eresia , che già si vide sul finire del  medioevo, che lo consacrava come l'"Imperatore-sacerdote", fatto che lo spinse ad intromettersi negativamente negli affari ecclesiastici come fossero affari di governo. Nel 1782, inoltre, abolì le servitù personali dei contadini e nelle proprietà reali essi divennero affittuari ereditari: la cosa può sembrare in se positiva se non fosse che i contadini non avevano i mezzi economici per mantenere la terra concessagli così da essere costretti a sottostare ad avidi alto-borghesi che li indebitavano e che in seguito compravano i terreni ad un prezzo stracciato.
 Il "giuseppinismo" era appena iniziato e già si sentiva chiaramente che sarebbe stato all'insegna della lotta alla Chiesa Cattolica e all'ordine sociale Tradizionale.




Le riforme religiose del "giuseppinismo" contro la Chiesa Cattolica:




File:Anton von Maron - Portrait of Emperor Joseph II - WGA14128.jpg
Giuseppe II del Sacro Romano Impero
Nella corrispondenza dei congiurati anti-cristiani che caratterizzarono il secolo XVIII, alcune lettere depongono con tutta l'evidenza possibile in questi scritti che l'Imperatore Giuseppe II era stato ammesso ed iniziato da Federico II di Prussia, il quale era molto ammirato da Giuseppe,  ai misteri della cospirazione anticristiana. Nella prima di queste lettere Voltaire annunzia a d'Alembert questa sua conquista nei seguenti termini: “Mi avete fatto un vero piacere riducendo l'infinito al suo giusto valore. Ma ecco una cosa assai più interessante: Grimm ci assicura che l'Imperatore è dei nostri. Per noi è una fortuna , poiché la duchessa di Parma sua sorella è contro di noi.” ( Lett. 28 ott. 1769. ) In una seconda lettera Voltaire, congratulandosi, scrive a Federico II : “Un Boemo pieno di spirito e di filosofia chiamato Grimm mi ha riferito che avreste iniziato l'Imperatore ai nostri santi misteri.” Questa lettera è del novembre 1769. ( Lett. 162 ) In una terza lettera del novembre 1770, nella quale Voltaire, dopo aver enumerato Prìncipi e Principesse che egli conta fra i suoi seguaci, aggiunge queste parole: “Mi avete anche lusingato dicendomi che l'Imperatore era sulla via della perdizione; ecco una buona messe per la filosofia .” ( Lett. 181 ) Questa lettera fa riferimento ad un'altra ricevuta da Voltaire pochi mesi prima, nella quale Federico II gli diceva: “Parto per la Slesia, vado
a trovare l'Imperatore che mi ha invitato al suo campo in Moravia, non per batterci come una volta, ma per vivere da buoni vicini. Questo Principe è molto amabile e pieno di merito; ama le vostre opere e le legge per quanto può ; non è per niente superstizioso . Insomma è un Imperatore come da gran tempo non ce ne sono stati in Germania. Ambedue non amiamo gli ignoranti ed i barbari, ma questa non è una ragione per sterminarli.” ( 18 agosto 1770. ) Quando si sa cosa sia per Federico II un Principe per niente superstizioso e che legge Voltaire per quanto può , si capisce facilmente il significato di questi elogi, che designano veramente un Imperatore tale che da gran tempo non ve ne era stato uno simile in Germania: un Imperatore proprio irreligioso e settario  quanto Federico II . La data e le ultime parole di questa lettera: Questa non è una ragione per sterminarli ci ricordano il periodo in cui Federico II ,  trovando che i filosofi andassero troppo in fretta, cercò egli stesso di reprimere un'imprudenza che poteva rovesciare tutto il sistema dei governi politici. Non era ancora tempo d'impiegare la forza maggiore e di pronunciare l'ultima sentenza ; la guerra decisa da Giuseppe II e Federico II contro Cristo non fu ancora guerra di sterminio, non guerra di Neroni o di Diocleziani, ma una di quelle guerre che minano in silenzio e a poco a poco, e che Giuseppe II iniziò quando, dopo la morte di Maria Teresa, fu libero di agire.


Federico II
Federico II di Hohenzollern.
 Da subito si trattò di una guerra d'ipocrisia perché Giuseppe, tanto miscredente quanto Federico, continuò a sembrare un Principe religioso dichiarando ch'era ben lontano dal voler cambiare  qualcosa al vero cristianesimo. Viaggiando per l'Europa continuò anche ad accostarsi ai sacramenti con una tale pietà esteriore che non sembrava proprio che facesse le sue Pasque e si comunicasse a Vienna ed a Napoli proprio come aveva fatto Voltaire a Ferney. Attraversando la Francia spinse la simulazione sino al punto da rifiutarsi di passare da Ferney, che pure era vicina al suo tragitto e dove Voltaire pensava di riceverlo; anzi, si pretende che abbia dichiarato di non poter incontrare un uomo il quale, calunniando la religione, aveva sferrato il peggior colpo all'umanità . Non so quale credito possa darsi a tali parole, ma è certo che i filosofi, sicuri di averlo dalla loro parte, gli perdonarono il mancato omaggio a Voltaire diffondendo la voce che l'Imperatore aveva grande venerazione per il corifeo dell'empietà e che, pur volendo fargli visita, se ne era astenuto per rispetto a sua madre la quale, su sollecitazione dei preti, gli aveva fatto promettere di non incontrarlo nel suo viaggio.  Malgrado queste riserve e dissimulazioni, la guerra che Giuseppe II faceva alla religione diventò ben presto una guerra di autorità, perfino di oppressione,  rapina e violenza, e poco mancò che non divenisse guerra di sterminio per i suoi propri sudditi. Giuseppe II cominciò a sopprimere un grande numero di monasteri, (questo era il piano di Federico II , anzi la parte essenziale del suo piano per riuscire a distruggere il cristianesimo) si impossessò di gran parte dei beni ecclesiastici, (era il preciso desiderio di Voltaire che aveva detto: preferirei spogliarli ) scacciò dalle loro cellette persino le carmelitane che a causa della loro povertà non offrivano all'avidità di denaro il minimo pretesto di distruzione e che per il loro angelico fervore non avevano bisogno di alcuna pretestuosa riforma. L'Imperatore fu il primo a dare nel suo secolo lo spettacolo di queste sante vergini ridotte ad andare vagabonde negli altri stati, perfino in Portogallo, a cercare un asilo per la loro pietà, ed i suoi cambiamenti arbitrari nella Chiesa furono il preludio di quella famosa costituzione che i legislatori Giacobini chiamarono civile e che in Francia provocò il martirio ai Carmelitani .
Papa Pio VI in visita presso Giuseppe II nel 1782.
Il sovrano Pontefice fu costretto a lasciare Roma ed a recarsi  in Austria in quanto padre comune dei fedeli per rappresentare di fronte all'Imperatore gli obblighi della Fede ed i diritti della Chiesa; Giuseppe II lo ricevette con rispetto e permise che gli fosse reso tutto l'omaggio della venerazione pubblica che le virtù personali come anche la dignità di Pio VI richiedevano, ma non cessò la sua guerra di oppressione. Non scacciò i vescovi dalle loro sedi, ma li tormentò facendosi in qualche modo superiore dei seminari, volendo cioè costringere gli ecclesiastici a prendere le lezioni da maestri scelti da lui la cui dottrina, come quella di Camus a, tendeva a preparare la grande apostasia. Le sue sorde persecuzioni e le sue distruzioni fecero esplodere la protesta, e gli abitanti del Brabante, nei Paesi Bassi austriaci , stanchi di questa situazione, si ribellarono, ma per assurdo chiamarono a loro difesa i Giacobini francesi che promettevano loro la libertà per la loro religione; ma costoro, ancora più ingannevoli di Giuseppe II ,  portarono a termine la loro opera. Se il popolo del Brabante non fosse stato tormentato in questioni di fede dall'adepto di Federico II , non avrebbero pensato di scuotere il giogo della casa d'Austria, e se l'Imperatore Giuseppe II avesse meritato il loro zelo ed affetto, avrebbero meglio assecondato il suo successore, avrebbero avuto  maggiore confidenza nelle virtù di Francesco II ed avrebbero ostacolato maggiormente l'invasione che invece si  estese sino al Danubio. Se è vero che storicamente la colpa di tutto ciò è di Giuseppe II, è anche necessario risalire al tempo in cui egli fu iniziato ai misteri di Federico II e Voltaire; l'Imperatore adepto non potrà mai dirsi innocente della guerra distruttiva che ha minacciato anche il suo stesso Trono. Giuseppe II si pentirà della guerra che aveva fatto a Cristo, dopo aver scoperto la guerra che la filosofia e la setta  faceva a lui stesso ed al suo Trono, ed allora tenterà di riparare ai suoi errori; troppo tardi, e lui stesso ne diverrà la triste vittima.




 
 Il "giuseppinismo" nelle questioni  interne , economiche ,e  in politica estera:
 
 
 
File:Kaiser Joseph II c1780.jpg
Giuseppe II del Sacro Romano Impero.
Sotto il governo di Giuseppe II si ebbero dei  rinnovamenti in campo tecnologico, portando i suoi Stati ad un avanzamento nel campo industriale:  lo stato asburgico , per conformità sociale la quale si oppose a drastiche speculazioni alto-borghesi , aderì solo in minima parte alla rivoluzione industriale inglese settecentesca caratterizzata dallo sfruttamento della forza lavoro.
La politica estera dell'Imperatore Giuseppe II fu essenzialmente una politica di espansione, ma non certo favorita dalla buona sorte. La partecipazione dell'Austria alla prima spartizione della Polonia, apportò all'Impero il governo della Galizia che però dovette tornare presto alla Prussia in quanto essa si era proposta di partecipare al fianco della potenza protestante-militarista  prussiana  nella guerra contro i turchi, manifestando nel medesimo tempo il desiderio di ottenere un territorio che permettesse allo stato prussiano di collegarsi con i possedimenti baltici della Prussia dell'Est che si trovavano isolati dalla vicina Pomerania. Malgrado la vicinanza dell'Austria al governo russo di Caterina II, l'Impero ebbe sempre un ruolo secondario nelle spartizioni della Polonia che seguirono.
Nella Guerra di successione bavarese, i trattati iniziali prevedevano che la Baviera sarebbe dovuta passare direttamente nelle mani dei domini ereditari asburgici e che i Wittelsbach avrebbero dovuto ottenere in cambio il governo dei Paesi Bassi austriaci, ma questo progetto fallì lasciando invariata la situazione territoriale europea.
Nel 1787 Giuseppe II fece nuovamente pressione su Caterina II di Russia per ingaggiare una nuova guerra contro i turchi, dalla quale però l'Austria trasse solo un minimo vantaggio.
 
 
 
 
 
 
 
 
Ultimi anni e morte:
 
File:Grab Joseph II vor dem Prunksarg seiner Eltern.JPG
Tomba di Giuseppe II del Sacro Romano Impero.
Nel novembre del 1788 Giuseppe II fece ritorno a Vienna dopo un suo viaggio nel quale si era ammalato gravemente, a tal punto che già nel 1789 si era pensata per lui una co-reggenza del fratello ed erede Leopoldo, anche per supportare una situazione internazionale poco piacevole: infatti le truppe imperiali si erano perlopiù accentrate sul confine belga dopo i primi sentori rivoluzionari francesi dell'estate di quello stesso anno. In Ungheria, poi, i nobili locali erano in aperta ribellione ed in tutti gli stati dell'Impero si potevano veder scoppiare quasi quotidianamente piccole e medie rivolte che portavano alla ribalta i sentimenti di rivendicazione nazionalista promosse dalla setta.
Giuseppe II  venne però abbandonato a se stesso, a tal punto che il Kaunitz, massone e suo ministro di fiducia, si rifiutò di recargli visita quando si trovava a letto sofferente e non lo vide per i successivi due anni di vita dell'Imperatore. Leopoldo, il fratello minore dell'Imperatore, rimaneva nella sua Capitale ,  Firenze,  dove era Granduca, curandosi scarsamente  delle sorti dell'Impero del fratello.
L'imperatore Giuseppe II morì il 20 febbraio 1790 di carcinoma polmonare. In mancanza di eredi, gli successe  il fratello minore Leopoldo. Il suo corpo venne sepolto nella tomba 42 della Kapuzinergruft (Cripta dei Cappuccini) di Vienna assieme alle salme dei suoi antenati.
Egli stesso dettò il suo epitaffio: "Qui giace Giuseppe II, colui che fallì qualsiasi cosa che intraprese".
 
Giuseppe II determinò anche , come si è potuto constatare , l'instaurazione dell'assolutismo alla Corte di Vienna e nel Sacro Romano Impero anche se , per motivi territoriali, si trattò di un assolutismo molto meno accentratore del classico assolutismo francese.
 
 
 
 
 
 
Continua...

 Fonte:

Wikipedia.
 
"MEMORIE PER LA STORIA DEL GIACOBINISMO" DELL' ABATE BARRUEL - Tomo I .
 
 
Scritto da:

Presidente e fondatore dell'A.L.T.A. Amedeo Bellizzi.