IV
Gli Orléans e la Monarchia liberale in Francia
Luigi Filippo e la "monarchia di luglio"
Tra intrighi, rivolte e mal governo
Tra intrighi, rivolte e mal governo
Luigi Filippo , III Duca d'Orléans (Luigi Filippo "I"). |
La setta non poteva tollerare più a lungo sul Trono il ramo primogenito dei Borbone; d'altra parte erano troppo recenti gli orribili ricordi della prima Repubblica per osar d'affrontare il sentimento pubblico proclamando una nuova Repubblica. Perciò essa prese un mezzo termine e pose "come chiave di vôlta" dell'edificio che da quindici anni andava preparando, "il figlio del regicida".
Guizot |
Nonostante la setta con la sua nuova Rivoluzione fosse riuscita a vincere in quel 1830 , il Trono di Luigi Filippo , il quale si faceva chiamare "Luigi Filippo I re dei Francesi", era assai traballante: piccole fazioni settarie, le quali disubbidirono agli ordini delle sette maggiori , in particolare del Grande Oriente, fecero scoppiare a Parigi ed in altre città di Francia rivolte filo-repubblicane ; la fedeltà del popolo , specie nelle campagne , alla dinastia legittima manifestava il suo vivo disaccordo nei confronti del "re borghese"; gli accadimenti rivoluzionari avevano messo in fibrillazione le cancellerie d'Europa impegnate , nonostante il cancro settario che le divorava, a mantenere l'ordine legittimo in Europa. Non solo il tricolore massonico-rivoluzionario sventolava nuovamente dopo quindici anni , rilanciando quel contraddittorio e funesto slogan "libertè, egalitè , fraternitè" , ma quell'evento stava a significare che la corruzione della morale e della società che vide il suo vero nascere nel Rinascimento era riuscita a corrompere l'istituto Monarchico a tal punto da svuotarlo totalmente delle sue reali e legittime mansioni conservandone solo un guscio non troppo appariscente: quella monarchia costituzionali , con il "re che regna ma non governa" , cui aspiravano quei settari conservatori capeggianti i movimenti liberali d'Europa.
La Gazzetta Piemontese, martedì 31 agosto 1830, riportava il seguente avvenimento: "Parigi 25 agosto [1830]. Sono scoppiati nella città di Nimes gravissimi tumulti, che posero in gran repentaglio la pubblica sicurezza. Il giorno 15 del corrente, nel quale fu proclamato il nuovo Re [Luigi Filippo d’Orleans, Re costituzionale e liberale] in quella città, essendo stata inalberata per ordine del nuovo prefetto la bandiera tricolore e fatta deporre la coccarda bianca ai soldati della guarnigione, le guardie del fuoco si rifiutarono d'intervenire alla solennità colla coccarda tricolore; il loro rifiuto pare sia stato il primo segnale dello scoppio de' malcontenti: il popolo prese verso sera a tumultuare, ed attruppandosi sulla piazza del teatro furono assalite furiosamente le persone che comparivano coi segni tricolorati, e non pochi furono gravemente feriti; l’agitazione che alla sera pareva sedata, si manifestò più minacciosa alla domane; un nuovo assembramento popolare ingrossò intorno alle caserme mandando il grido I Borboni, o la morte , mentre un altro assembramento di parte contraria muoveva loro addosso. Lo scoppio fu violento, e vi ebbero alcuni morti, altri feriti."
Questo fu uno dei diversi tumulti legittimisti che si videro in quella Francia colpita dalla Rivoluzione . Altri tumulti di matrice legittimista sarebbero scoppiati e soffocati negli anni a venire.
Il marchese de La Fayette. |
Principe di Metternich. |
In realtà , Metternich aveva due pericoli differenti dall'epidemia di colera: il primo era quello di una possibile alleanza franco-russa se la Santa Alleanza venisse mobilitata ; l'altro, la minaccia della setta di far scoppiare Rivoluzioni in tutta Europa e nell'Impero.
Questo "lasciar correre" fu deleterio più di qualsiasi alleanza o epidemia , ma si sarebbe capito col tempo. Luigi Filippo già si faceva padrino dei rivoluzionari d'Europa sbarcando ad Ancona nella primavera del 1831 in appoggio ai fuggitivi sovversivi romagnoli. Un anno prima, appena salito sul Trono usurpato, aveva fatto promesse di appoggio a quel sovversivo del Menotti e alle sue mire rivoluzionarie. Nel marzo del 1831 , il governo di Parigi permise ai sovversivi fuoriusciti dai vari Stati Italiani di radunarsi intorno a Giuseppe Mazzini ed organizzare un esercito per invadere la Savoia e creare disordini portando la Rivoluzione nel Regno di Sardegna. L'operazione fu sponsorizzata da La Fayette e dal contributo della principessa di Belgioioso , ma saltò perché il governo francese venne intimorito dalla forte presa di posizione del Metternich che minacciava di considerare una tale azione sovversiva come un casus belli.
Maria Carolina di Borbone-Due Sicilie Duchessa di Berry. |
A Parigi la peggior plebaglia saccheggiava i negozi di Saint-Germain e profanava le chiese. I preti erano assaliti per le strade al grido A l'eau l'abbè! , affogate l'abate. Nelle piazze e nei teatri gli oratori rivoluzionari incendiavano gli animi e proclamavano fra gli applausi che "uccidere i signori e i gendarmi non esclude i buoni sentimenti".
Lo stesso Luigi Filippo si sentiva poco sicuro su quel Trono barcollante che si reggeva sull' alleanza tra i finanzieri liberal-settari e i manutengoli rivoluzionari da barricata. Egli era così poco sicuro che aveva trasferito all'estero il suo patrimonio personale , che era un patrimonio molto più cospicuo di quello Re Carlo X di Francia il quale aveva lasciato la Francia con le tasche vuote.
Il "re borghese" a cavallo. |
Morte del Principe di Condè. |
Le rivolte operaie:
La rivolta dei canut a Lione ( 21 novembre 1831). |
La Restaurazione aveva inaugurato il grande movimento industriale che doveva svilupparsi sotto i regimi successivi. Durante quei quindici anni non vi fu uno sciopero di qualche importanza; dappertutto regnava l'accordo tra padroni ed operai. "Nell'inverno del 1829 al 1830 - dice Le Play - ho constatato nella maggior parte delle officine di Parigi, tra il padrone e gli operai, un'armonia pari a quella che avea testé ammirata nelle miniere, nelle officine e nelle masserie dell'Annover". Ma, nel 1830, uno spirito nuovo si fece sentire nel campo industriale. Gli economisti ufficiali accreditarono la teoria secondo la quale il lavoro non è che una mercanzia come un'altra. Molti padroni l'adottarono con premura, non pensarono più che a far fortuna, e sfruttarono i loro operai invece di studiarsi a renderli migliori colle loro istruzioni e coi loro esempi. Era la conseguenza necessaria del diminuito spirito di fede e del progresso delle dottrine naturalistiche che non vedono altro fine per l'uomo che il godimento e l'agiatezza. Dal canto loro gli operai prestavano orecchio a quelli che loro predicavano il progresso, dopo che glielo avevano fatto vedere nella facilità e moltiplicazione dei godimenti, a quelli che li eccitavano al disprezzo del clero e li mettevano in sospetto contro la dottrina che solleva gli animi mettendo dinanzi, come fine supremo dei loro sforzi, le ricompense eterne. Lo stesso Luigi Filippo durante i suoi discorsi propagandistici diceva " arricchitevi tutti" incitando le masse all'arrivismo senza controllo.
La massoneria nella "Monarchia di luglio":
Questa società, la Francia Orléanista , propriamente parlando, non era framassonica, ma sotto la direzione della framassoneria. Un'altra che era al di sopra delle Loggie e degli Orienti si travagliava collo stesso intento. Era l'Ordine del Nuovo Tempio, fondato prima della grande Rivoluzione, e uno dei suoi membri, Asved, così ne indicava il carattere: "Un solo odio accende il cuore dei suoi adepti, l'odio ai Borbone ed ai Gesuiti ... Prima della Rivoluzione del 1789, i nuovi Templari non aveano altro scopo dichiarato, che annientare il cattolicismo ... Al tempo in cui le orde straniere vennero ad imporre i Borboni, i Templari si limitarono a sollecitare l'espulsione della razza asservita, e noi ci tenemmo fedeli, fino al 3 agosto, a questo patriottico dovere ... L'odio si calmava col disprezzo e sonnecchiò parecchi anni; ma il giorno in cui ci sentimmo oppressi, scoppiò come folgore ... L'irritazione calmata ha ceduto il posto al bisogno di lavorare con perseveranza all'intento propostosi da tutte le frazioni del Tempio: l'emancipazione assoluta della specie umana; il trionfo dei diritti popolari, dell'autorità legale; la distruzione di tutti i privilegi senza eccezione, ed una guerra a morte contro il dispotismo religioso o politico di qualsiasi colore. Un'immensa propaganda è ora organizzata a questo scopo generale".
Il Nuovo Tempio, come l'Alta Vendita che gli succedette, era una di quelle società più profondamente misteriose, che il Consiglio supremo crea secondo i bisogni del momento, con elementi scelti, ai quali rivela per quanto è necessario, il segreto delle sue ultime intenzioni. Noi le troviamo espresse in questi termini: "Guerra a morte all'autorità civile e religiosa; annullamento di tutti i privilegi (leggi private) specie di quelli che regolano il corpo ecclesiastico e dì quelli che fanno della Chiesa cattolica una società distinta, autonoma; diritti da concedere alla cieca moltitudine onde farcela docile strumento di guerra contro le due autorità e le due società; arrivare infine all'emancipazione assoluta della specie umana", anche e soprattutto rispetto a Dio. Come mezzo ad ottener tutto questo: "La più estesa propaganda" d'idee rivoluzionarie ...
Tale fu lo scopo della Rivoluzione del 1830. Essa fu un punto di partenza e servì di punto d'appoggio a tutto il movimento antisociale ed anticattolico che da Parigi si estese a tutta l'Europa. Il Governo di Luglio lo favorì in Italia coll'occupazione di Ancona, nella Spagna e nel Portogallo collo stabilimento di regimi simili e soprattutto negli Stati del Papa col Memorandum.
La lotta alla Chiesa durante la "Monarchia di luglio":
Stemma della "Monarchia di luglio" (si noti l'esaltazione della "Charta del 1830). |
Il Governo di Luigi Filippo non si accontentava più di misconoscere, come quello di Napoleone I, l'origine divina della Chiesa cattolica, ma dichiarava di misconoscere la divinità di N. S. Gesù Cristo, accordando favori del tutto indebiti a quelli che fanno professione di negarla e di bestemmiarla.
In pari tempo una guerra sorda fu diretta contro il cattolicesmo. Non era più colla pena dell'esiglio e del patibolo, ma col disprezzo pubblico provocato con tutti i mezzi. La religione veniva insultata sopra quasi tutti i teatri, il clero vi era rappresentato sotto gli aspetti più odiosi; l'orgia, l'assassinio, l'incendio gli erano attribuiti come azioni ordinarie. In pari tempo l'amministrazione d'ogni grado si accaniva a maltrattarlo in ogni maniera come può rilevarsi dall'Ami de la Religion che registra le vessazioni che gli si facevano giornalmente soffrire.
Intanto i cattolici non se ne stavano, come oggi, inerti e passivi, ma reagivano con tutti i mezzi. Incominciarono col fondare l'Agenzia generale per la difesa della libertà religiosa, poi le Conferenze di San Vincenzo de' Paoli; si stabilirono in quasi tutte le grandi città di Francia delle Accademie religiose; si inaugurarono le Conferenze di Notre-Dame; ed infine e sopratutto il Partito cattolico bandì la crociata per la libertà d'insegnamento.
La Charta del 1830 aveva consacrato come principio la libertà d'insegnamento, introdottovi non si sa come. Il primo a rivendicarne l'applicazione, ad impegnarvi con lettera pubblica la lotta che dovea divenire ardente, fu il vecchio vescovo di Chartres, seguito quindi dai grandi campioni, Mons. Parisis, il C. di Montalembert e L. Veuillot.
Questa rivendicazione della libertà d'insegnamento sollevò altre questioni: il diritto per il clero di manifestare il proprio parere sulle grandi questioni sociali, e quello dei vescovi di potersela intendere e concertarsi insieme per la difesa degli interessi religiosi; l'uso della stampa nella discussione di questi interessi, e il concorso che i laici possono e devono recare al clero nella difesa o nella conquista delle libertà della Chiesa; l'iniquità degli attacchi contro la vita religiosa ed in particolare contro l'Istituto dei Gesuiti.
In questa grande lotta, vediamo il Governo francese cercare un punto d'appoggio a Roma. Vi mandò il conte Rossi, trasferitosi in Francia dopo la rivoluzione del 1830, nominato successivamente decano della Facoltà di diritto in Parigi, membro dell' Istituto Pari di Francia. È la fortuna ordinaria che incontrano coloro sui quali le società segrete hanno gettato gli occhi per farli strumenti di particolari missioni; come pure la morte del Rossi sotto il pugnale d'un assassino è la fine ordinaria di quelli che non obbediscono sino al termine alla consegna loro affidata.
Inviato straordinario presso la Corte pontificia, ricevette, malgrado le ripugnanze manifeste di Gregorio XVI, il titolo e l'ufficio di ambasciatore. Era suo mandato di ottenere, per mezzo del segretario di Stato, le concessioni di cui aveva bisogno il Governo per giungere ai suoi fini. Si può vedere nel libro di Follioley, Montalembert et Mons. Parisis, con quale arte seppe condurre i negoziati e il successo che ne ottenne. L. Veuillot ne espresse il carattere, e ne fece la difesa con queste parole: "Vi furono tra noi dei cuori timidi per cui il Papa credette prudente di pregare e di aspettare".
La fine della "Monarchia di luglio":
Louis Blanc. |
Il regno del "re borghese" proseguì per quasi diciotto anni manovrato e diretto dalla setta fino a quando essa non decise che era giunto il momento di cambiar bandiera. Durante il Convegno massonico di Strasburgo del 1847 si organizzarono i moti rivoluzionari dell'anno successivo che si sarebbero propagati contemporaneamente a Parigi, Vienna, Berlino, Milano, Roma, Palermo e Napoli. Quest'assemblea si riunì nel 1847 a Strasburgo, luogo centrale per il convegno degli emissari di Francia, Germania e di Svizzera. Eckert ci dà i nomi di tutti i membri di quest'assemblea. Fra i delegati di Francia notiamo: Lamartine, Crémieux, Cavaignac, Caussidière, Ledru-Rollin, Louis Blanc, Proudhon, Marrast, Marie, Pyat, ecc., tutto il Governo provvisorio della Seconda Repubblica Francese.
Già dal 1846 era iniziata una propaganda anti-orleanista volta alla demolizione dell'artefatto che portava il nome di monarchia costituzionale. Tutto ciò servì al solo scopo di strappare la regalità della monarchia dagli ultimi i quali ancora la conservavano i cuor loro. Ovviamente , i direttori di tutto questo furono le logge di Francia. E' giusto ricordare che Luigi Filippo , affiliato alla massoneria fin dalla giovinezza, proibì ai suoi figli di entrarvi non per altra questione se non quella di evitare la perdita del Trono che con il tradimento aveva ottenuto. Ma nonostante le sue premure, il giorno del crollo del "re borghese" giunse.
Vignetta satirica del 1848: Luigi Filippo viene cacciato a calci oltre manica da un rivoluzionario che indossa il cappello frigio. (la scritta dice: "Vai a farti impiccare altrove"). |
Luigi Filippo Alberto d'Orléans. |
La "Monarchia di luglio" fu l'ultimo esempio di Monarchia che la Francia ebbe; e fu di certo il peggiore: non consideriamo certo in questa sede il "secondo impero" di Napoleone III del quale non sprecherei parola alcuna se non fosse per ribadirne la settaria natura.
Continua...
Fonte:
Wikipedia.
"Il problema dell'ora presente" di mons. Delasuss. Tomo I .
La Signora della Vandea- un'Italiana alla conquista del Trono di Francia (Arrigo Petacco)
Scritto da:
Presidente e fondatore dell'A.L.T.A. Amedeo Bellizzi.