E’ ormai pubblica da qualche giorno la volontà di Francesco I di canonizzare a dicembre Angelo Roncalli e Karol Wojtyła[1].
Dunque si canonizzerà colui che aprì l’evento Concilio Vaticano II (d’ora in poi “concilio”) e colui che lo applicò. Manca solo la beatificazione e poi la canonizzazione di Giovan Battista Montini che ne fissò i termini pratici di riforma e che, con tutta probabilità, sarà anch’essa fatta rapidamente, con la consueta abbreviazione della procedura.
Questi atti solenni infallibilmente decreteranno pertanto non solo la “santità” di queste persone, ma soprattutto decreteranno la “santità” del concilio.
Si può anzi dire che queste canonizzazioni sono funzionali alla vera canonizzazione, quella del concilio, che proprio in occasione dell’ “anno della fede”, così decisivo per la Chiesa, sarà dichiarato “santo”.
Ma se l’atto di canonizzazione è materia d’infallibilità, come ricordato da un recente articolo[2], ciò significa che il concilio sarà definito in un certo senso infallibile, addirittura “dogmatico”.
In questi ultimi anni, soprattutto nel periodo ratzingeriano, molto si è discusso sul concilio che si è autodefinito “pastorale”[3].
Senza dilungarci troppo, basti ricordare quanti problemi ha sollevato questo fatto, questo nuovo linguaggio di dire la Chiesa, tanto che molti ritengono sia esso la vera causa delle ambiguità e dello smarrimento postconciliare[4],[5].
Se dunque il concilio non è stato un’assise della Chiesa che ha lavorato sul dogma, che è la materia per eccellenza del Magistero, allora esso si è dedicato alla pastorale, come altri concili – ma non ecumenici – hanno fatto.
Questo è un dato di fatto riconosciuto da tutti, non serve aggiungere altro in questa sede.
Cosa allora si canonizzerà?
E’ evidente che si canonizzerà la pastorale del concilio e del dopo concilio, soprattutto nel periodo wojtyliano, si definirà che questa pastorale è senza alcun dubbio buona, doverosa, la vera volontà del Cristo che ha assistito così la sua Chiesa, dello Spirito Santo che così l’ha ispirata infallibilmente. Si concluderà perciò che il concilio è stato vera Parola di Dio: indirettamente si cercherà di supplire a quel deficit formale che natura sua ha avuto, facendolo definitivamente entrare nel Dogma della Chiesa, non dalla porta ma dalla finestra.
Cosa ne sarà allora di quelle proposte ermeneutiche che, in un qualche modo, mettono in discussione il concilio nel suo rapporto con lo sviluppo genuino del Dogma cattolico? Sarà ancora possibile, come è stato negli ultimi anni, avanzare timidissime critiche al concilio stesso, come proposto, per esempio, da monsignor Gherardini[6], da padre Lanzetta[7], dal prof. De Mattei[8] e dal prof. Radaelli[9]- che a differenza dei precedenti ha avuto il coraggio di prendere di petto il problema formale di concilio – ?
Sarà ancora possibile? Oppure con questi atti solenni si calpesteranno quelle tenerissime e neonate piantine di disappunto nel grande orto botanico della chiesa conciliare?
Pare che dal famoso discorso di Benedetto XVI alla Curia romana di quel lontano 2005 [10] di acqua sotto i ponti ne sia passata tanta. Sembra che la volontà di Ratzinger di inserire gradualmente il concilio nella Tradizione della Chiesa e la volontà di curare la grande ferita del 1965 [11]mediante la dolce medicina dell’ “ermeneutica della continuità nella riforma dell’unico soggetto-chiesa”, sia stata soppiantata da una nuova e più potente volontà, tutta pratica e molto più “pastorale”: quella di Bergoglio.
Egli non discute se il concilio sia o non sia conforme ad una qualche Tradizione cattolica: egli ha già deciso che esso è la Chiesa cattolica e tale deve essere creduto da tutti, cattolici e non.
E’ troppo forte questa affermazione?
Allora perché canonizzare proprio quelle due persone, proprio nello stesso giorno e proprio in quel momento conclusivo dell’anno della fede, l’anniversario del concilio?
E’ questa la dittatura di Francesco I, che nasce dalla pianta più forte e vigorosa dell’orto botanico della chiesa conciliare, la pianta del progresso, della variazione, della Chiesa in cammino che si auto fonda in ogni momento, in ogni comunità: è il grande albero della libertà nella piazza del mondo contemporaneo.
Non più dunque il concilio alla luce della Tradizione ma, d’ora in avanti, la Chiesa alla luce del concilio, perché lo spirito del concilio è la Chiesa stessa!
Gli ultimi decenni dal punto di vista della chiesa conciliare sono “progressivi”: chi si sarebbe lontanamente immaginato, negli anni sessanta, la canonizzazione di Roncalli? Chi, negli anni settanta, quella di Montini? Chi, negli anni ottanta, quella di Wojtyła?
Se noi avessimo detto una cosa del genere ad un cattolico genuino, non “televisivo”, in quegli anni si sarebbe messo a ridere.
Oggi non ride più nessuno.
Com’è stato possibile giungere fino alla vigilia dell’intronizzazione del concilio?
E’ stato possibile in virtù dell’oblio. L’oblio del passato, della Chiesa, tipico delle ultime generazioni che permette di fare qualsiasi cosa, ieri ritenuta impensabile: così è stato possibile intronizzare rapidamente la rivoluzione.
E’ iniziata la dolce dittatura di Francesco I.
Pacificus
[1]Cfr. http://www.corriere.it/cronache/13_luglio_05/wojtyla-roncalli-santi-papa-francesco_5c27114e-e562-11e2-8d17-dd9f75fbf0e3.shtml.
[2] Cfr. http://radiospada.org/2013/07/07/sullinfallibilita-nella-canonizzazione.
[3] Cfr. R. DE MATTEI, Il Concilio Vaticano II. Una storia mai scritta, Torino, Lindau, 2010, pp. 14-18.
[4] Ibid.
[5] Cfr. ENRICO MARIA RADAELLI Il domani-terribile o radioso?- del dogma, edizione pro manuscripto “Aurea Domus”, Milano, A. D. MMXIII
[6] Cfr. B.GHERARDINI Concilio Vaticano II. Il discorso mancato, Lindau, Torino 2011
[7] Cfr. PADRE SERAFINO LANZETTA F.I. Iuxta Modum. Il Vaticano II riletto alla luce della Tradizione della Chiesa, Cantagalli, Siena 2012,
[8] Cfr. DE MATTEI, Il Concilio Vaticano II. Una storia mai scritta
[9] Cfr. RADAELLI Il domani-terribile o radioso?- del dogma,
[10] DISCORSO DI SUA SANTITÀ BENEDETTO XVIALLA CURIA ROMANA IN OCCASIONE DELLA PRESENTAZIONE DEGLI AUGURI NATALIZI, Giovedì, 22 dicembre 2005