V
La genesi dell'Assolutismo nel Sacro Romano Impero
L'Impero di Carlo V d’Asburgo
Tra guerre ed eresie.
Tra guerre ed eresie.
Ritratto equestre dell'imperatore Carlo V. |
Tramite il padre , Carlo discendeva , oltre che naturalmente dagli Asburgo, i quali da tre secoli regnavano sull'Austria e da quasi 100 anni ininterrottamente sul Sacro Romano Impero, anche dalla casata polacca dei Piast, del ramo dei Duchi di Masovia, attraverso la trisavola Cimburga di Masovia . Il marito di Cimburga, il Duca di Stiria Ernesto il Ferreo, era invece figlio di Verde Visconti, e ciò rendeva Carlo diretto discendente dei Visconti di Milano e quindi pretendente legittimo al Ducato di Milano. Tramite la nonna Maria, Duchessa di Borgogna, egli discendeva invece dai Re di Francia della Casa dei Valois, diretti discendenti di Ugo Capeto; ciò rendeva dunque Carlo discendente del grande casato dei Capetingi, e quindi anche del fondatore dell'Impero, il suo omonimo Carlo Magno. La madre Giovanna invece gli portò la discendenza dalla grande casata castigliana e aragonese dei Trastamara.
Essi a loro volta avevano riunito nel loro blasone le eredità delle antiche casate iberiche di Barcellona, primi Re di Aragona, di León, Castiglia e Navarra, discendenti degli antichi Re delle Asturie, di origine visigota. I Re di Aragona erano inoltre discendenti degli Hohenstaufen tramite Costanza, figlia di Re Manfredi; questo fatto permise a Carlo (che si trovava in questo modo a discendere dall'Imperatore Federico II di Svevia, detto lo "Stupor Mundi"), di ereditare i regni di Napoli e Sicilia. Infine, due sue trisavole del lato materno erano Caterina e Filippa di Lancaster, entrambe figlie di Giovanni di Gand, figlio cadetto di Edoardo III Plantageneto, Re d'Inghilterra.
La via verso l’incoronazione:
Filippo d'Asburgo (Filippo "il bello"). |
Oltre a Carlo, Filippo d’Asburgo e Giovanna di Castiglia ebbero altri cinque figli. Eleonora, la primogenita, che andò in sposa prima ad Emanuele I di Aviz, Re del Portogallo e poi a Francesco I di Valois-Angoulême, Re di Francia. Dopo di lui, in successione, nacquero: Isabella che andò in sposa a Cristiano II di Oldenburg, Re di Danimarca; Ferdinando che sposò Anna Jagellone d'Ungheria dando inizio ad un rinnovato ramo austriaco degli Asburgo; Maria che andò sposa a Luigi II d'Ungheria e Boemia e infine Caterina che andò sposa a Giovanni III di Aviz, Re del Portogallo.
Carlo sarebbe divenuto in breve tempo il sovrano più potente del mondo.
L'unico figlio maschio dei nonni materni era già scomparso nel 1497, senza lasciare eredi. Immediatamente dopo morì anche la loro figlia primogenita e nello stesso anno 1500 scomparve anche l'unico figlio maschio di quest'ultima, a cui sarebbe toccata l'eredità di Castiglia e d'Aragona. Per cui, nell'anno 1504, con la morte della Regina Isabella, sua figlia Giovanna, madre di Carlo, divenne l'erede di tutti i beni di Castiglia e Carlo stesso ne divenne, a sua volta, erede potenziale.
Alla morte del padre avvenuta il 25 settembre 1506, Massimiliano in poco tempo trovò nella zia di Carlo, l'Arciduchessa Margherita d'Asburgo la nuova reggente, nominata governatrice dei Paesi Bassi nel 1507. La madre Giovanna venne colpita da presunta follia e si trovò nella impossibilità di governare, quindi la reggenza di Castiglia fu assunta dal padre Ferdinando il Cattolico. A causa di questa presunte infermità, Giovanna di Castiglia divenne tristemente nota come "Giovanna la Pazza. Carlo si trovò dunque all'età di sei anni ad essere il potenziale erede oltre che di Castiglia, anche d'Austria e di Borgogna, da parte dei nonni paterni, in quanto il nonno Massimiliano d'Asburgo aveva sposato Maria di Borgogna, ultima erede dei Duchi di Borgogna.
Maria di Borgogna . |
Il 5 gennaio 1515, nella sala degli Stati del palazzo di Bruxelles, Carlo fu dichiarato maggiorenne e fu proclamato nuovo Duca di Borgogna. Gli fu, quindi, affiancato un consiglio ristretto di cui facevano parte Guillaume de Croy, Adriano di Utrecht e il Gran Cancelliere Jean de Sauvage, mentre la corte all'epoca era numerosa e richiedeva cospicui finanziamenti.
Al tempo dell'incoronazione di Francesco I di Francia, il Re invitò Carlo quale Duca di Borgogna alla festa di celebrazione; egli inviò in sua vece Enrico di Nassau e Michel de Sempy, che trattarono anche affari di stato: si discuteva in particolare, di un possibile matrimonio fra Carlo e Renata di Francia (la secondogenita di Luigi XII di Francia e di Anna di Bretagna). Ferdinando II di Aragona avrebbe voluto come erede l'infante Ferdinando, suo nipote e non Carlo, per questo in Spagna venne inviato con intenti diplomatici Adriano di Utrecht.
Francesco I di Francia. |
Per quanto riguarda la vera erede al Trono di Castiglia, la madre Giovanna, per via della sua riconosciuta infermità mentale, dovette cedere i suoi poteri effettivi al figlio Carlo, anche se dal punto di vista dinastico fu Regina fino alla sua morte, avvenuta nell'anno 1555.
Una volta ereditato il Trono di Spagna, Carlo aveva necessità , come usanza dei Re della Monarchia Medioevale (Tradizionale), di essere riconosciuto Re dai propri sudditi, in quanto, pur avendo come ascendenti i sovrani castigliano-aragonesi, era pur sempre un Asburgo. La richiesta avanzata in tal senso il 21 marzo 1516 venne rifiutata.
All'epoca Francisco Jiménez de Cisneros, arcivescovo di Toledo era reggente di Castiglia, l'arcivescovo di Saragozza reggente d'Aragona, mentre Adriano di Utrecht era reggente inviato da Carlo. Carlo esitava mentre Jimenez dovette affrontare i disordini siciliani (che culminarono con la fuga del viceré Hugo de Monarca) e i rinnegati Horudj e Kahir ad-din. Si giunse al Trattato di Noyon, in cui si stabiliva il matrimonio fra Carlo e madame Luisa, la figlia di Francesco I di Francia, ma tali accordi suscitarono l'indignazione spagnola. I negoziati con l'Inghilterra vennero lasciati alla diplomazia di Giacomo di Lussemburgo che riuscì a stringere un accordo favorevole.
L'8 settembre Carlo partì da Flessinga con quaranta navi alla volta delle coste spagnole: il viaggio durò 10 giorni. Dopo un lungo tragitto sulla terraferma incontrarono il fratello Ferdinando e giunsero nella città di Valladolid. Giunse la notizia della morte di Jiménez avvenuta l'8 novembre. Carlo inviò il fratello dalla loro zia Margherita mentre cercò di intrattenere la nobiltà locale ed il popolo con un torneo che venne sospeso da lui stesso per l'efferatezza con cui si duellava. A quei tempi recava sullo scudo il motto Nondum non ancora. Convocate le Cortes di Castiglia sul finire del 1517, venne riconosciuto finalmente Re nel febbraio 1518 mentre le Cortes avanzarono ben 88 richieste fra cui quella che il sovrano parlasse lo spagnolo.
Mercurino di Gattinara. |
Successivamente, dovette recarsi in Austria per raccogliere anche l'eredità asburgica. Il 12 gennaio 1519, infatti, con la morte del nonno paterno Massimiliano I, Carlo, che era già Re di Spagna da tre anni, concorse per la successione imperiale. Gli altri pretendenti erano Enrico VIII d'Inghilterra e Francesco I di Francia. L'Imperatore veniva eletto da sette elettori: i vescovi di Magonza, Colonia e Treviri, e i signori laici di Boemia, del Palatinato, Sassonia e Brandeburgo. L'elezione si risolse con la posizione di Leone X, che vedeva nella persona di Federico il Saggio di Sassonia il successore; questi, che abbracciò l'eresia luterana, declinò l'offerta in favore di Carlo. Carlo alla fine venne eletto dai Principi elettori con voto unanime, e a soli diciannove anni entrava a pieno titolo in possesso dell'eredità borgognona della nonna paterna. Nello stesso anno, precisamente il 28 giugno 1519, nella città di Francoforte, fu eletto Imperatore del S.R.I..
Carlo fu incoronato Imperatore dall'Arcivescovo di Colonia il 23 ottobre 1520 nella cattedrale di Aquisgrana. Carlo di Gand, come Imperatore del S.R.I., assunse il nome di Carlo V, e come tale è passato alla Storia.
Domini di Carlo V. |
- Eredità di Maria di Borgogna
(1506): I Paesi Bassi (con gli importanti e ricchi feudi
delle Fiandre,
del Brabante,
dell'Olanda,
dell'Artois
e del Lussemburgo) e la Franca
Contea di Borgogna (Besançon).
- Eredità di Isabella di
Castiglia (1516): la Castiglia, la Navarra, Granada, le
Asturie,
i possedimenti in Africa settentrionale, nell'America
centrale (Messico)
ed in quella caraibica (Cuba, Haiti, Porto Rico).
- Eredità di Ferdinando d'Aragona
(1516): i Regni d'Aragona, Valencia e Maiorca e
le contee
sovrane di Barcellona, Rossiglione e Cerdagna
nonché i Regni di Napoli, Sicilia e Sardegna.
- Eredità di Massimiliano I
d'Asburgo (1519): Arciducato d'Austria con
Stiria, Carinzia,
Tirolo, Alsazia e Brisgovia.
- Nel 1519 Carlo V venne eletto Sacro Romano Imperatore dai Principi Elettori (gli stati che componevano
il Sacro Romano Impero erano vassalli
dell'Imperatore anche se, soprattutto i più vasti e potenti, godevano di
ampie autonomie)
- Il fratello Ferdinando inoltre
acquisì per matrimonio con Anna
Jagellone nel 1526 i regni di Boemia e di Ungheria,
facendoli così entrare definitivamente nell'orbita asburgica.
Da Aquisgrana
all’incoronazione di Bologna (1530):
La scomparsa prematura di tutta la discendenza maschile
della dinastia castigliano-aragonese, unitamente alla scomparsa prematura del
padre Filippo "il bello" ed alla infermità della madre
Giovanna di Castiglia, fece sì che Carlo V, all'età di soli 19 anni, risultasse
titolare di un Impero Cattolico talmente
vasto come non si era mai visto prima d'allora, neppure ai tempi di Carlo
Magno.
Gli inglesi
volevano una visita di Carlo V , e il 27 maggio
1520 egli giunse a Canterbury che portò all'alleanza del 29 maggio,
e ad una promessa di un nuovo incontro per i dettagli l'11 giugno Quando questi avvenne si
parlò del matrimonio fra Carlo e una inglese.
Si parlò
anche dell'acquisto del Ducato di Württemberg, avvenuto grazie anche
all'appoggio di Zevenbergen
che ne divenne governatore.
Avvisato da
Juan Manuel tempo prima nel 1520 si trovò di fronte il problema dell’eretico Martin
Lutero. I due si incontrarono alla Dieta di Worms dell'aprile 1521, il monaco
eretico, non che omicida fanatico, era stato convocato qualche mese prima. Il 17 aprile
Carlo V sedeva sul Trono presenziando la dieta. Nell'ordine del giorno vi era
il problema relativo al frate eretico. Iniziò l'interrogatorio posto da Giovanni
Eck, il giorno dopo per via del suo linguaggio venne interrotto per due
volte da Carlo V. Fu
l'imperatore stesso a scrivere la dichiarazione resa il giorno dopo dove
condannava Lutero ma che con il salvacondotto fornito gli concedeva il ritorno
a Wittenberg . La dieta terminò il 25
maggio 1521. Ma i problemi causati dall’eretico erano solo agli inizi.
Carlo
contrasse un solo matrimonio, l'11 marzo 1526 con la cugina Isabella del Portogallo (1503 – 1539) dalla quale ebbe
sei figli (Ebbe anche sette figli illegittimi).Isabella del Portogallo . |
Carlo V
aveva ereditato dalla nonna paterna anche il titolo di Duca di Borgogna che era
stato appannaggio, per pochi anni, anche di suo padre Filippo. Come Duca di
Borgogna era vassallo del Re di Francia, in quanto la Borgogna era territorio
appartenente, ormai da tempo, alla Corona francese. Inoltre i Duchi di
Borgogna, suoi antenati, appartenevano ad un ramo cadetto dei Valois, dinastia
regnante in Francia proprio in quel momento.
La Borgogna era
un vasto territorio ubicato nel Nord-Est della Francia, al quale, in passato e
per interessi comuni, si erano uniti altri territori come la Lorena, il Lussemburgo
la Franca
Contea e le province olandesi e fiamminghe, facendo di queste terre le più
ricche e prospere d'Europa. Esse erano situate, infatti, al centro delle linee
commerciali europee ed erano il punto di approdo dei traffici d'oltremare da e
verso l'Europa. Tant'è che la città di Anversa era
diventata il più grande centro commerciale e finanziario d'Europa.
Massimiliano I del Sacro Romano Impero. |
Questa
forzata rinuncia non fu mai veramente accettata da Massimiliano e il desiderio
di rivalsa verso la Francia, si trasferì parimenti al nipote Carlo V, il quale,
nel corso della sua vita, non rinunciò mai all'idea di riappropriarsi della
Borgogna.
Carlo, come
Re di Spagna, era affiancato da un Consiglio di Stato che, mantenendo intatte
le prerogative della Monarchia Tradizionale,
esercitava un notevole peso sulle decisioni regie. Il Consiglio di Stato
era composto di otto membri: un Napoletano , un savoiardo, due spagnoli e
quattro fiamminghi. Fin dalla sua costituzione, nel Consiglio si formarono due
schieramenti: uno faceva capo al Viceré di Napoli Carlo
di Lannoy e l'altro al piemontese Mercurino Arborio di Gattinara che
era anche il Gran Cancelliere del Re. Mercurino Arborio di Gattinara, nella sua
veste di Gran Cancelliere (carica che mantenne ininterrottamente dal 1519 al 1530) e uomo di
fiducia di Carlo, ebbe molta influenza sulle decisioni di quest'ultimo, anche
se all'interno del Consiglio di Stato continuavano a sussistere quelle due
fazioni abbastanza discordanti, soprattutto circa la conduzione della politica
estera. Infatti, lo schieramento capeggiato da Lannoy era filo francese ed opposto
agli interessi dei Regni della Penisola italiana ; quello capeggiato dal Mercurino Arborio di Gattinara era
anti francese e filo-italico.
Nel corso
del suo governo Carlo V raccolse anche molti successi, ma certamente la
presenza di altre realtà contemporanee e conflittuali con l'Impero, come il
Regno di Francia e l'Impero ottomano, insieme con le ambizioni dei
principi tedeschi che si raggrupparono intorno all’eresia del Lutero ,
costituirono l'impedimento più forte alla politica dell'Imperatore che tendeva
alla realizzazione di un governo universale Cristiano sotto la guida degli
Asburgo. Egli, infatti, intendeva legare agli Asburgo, permanentemente ed in
forma ereditaria, il titolo Imperiale, ancorché sotto forma elettiva, in
conformità delle disposizioni contenute nella Bolla
d'oro emanata nel 1356
dall'Imperatore Carlo IV di Lussemburgo, Re di Boemia.
Il Re di
Francia, Francesco I di Valois-Angoulême, infatti, attraverso la sua posizione
fortemente autonomistica, unitamente alle sue mire di espansione verso le
Fiandre ed i Paesi Bassi, oltre che verso la penisola italiana , si oppose
sempre ai tentativi dell'Imperatore di ricondurre la Francia nel suo tradizionale
assetto di riverenza all’Impero. Questa opposizione egli la esercitò mediante
numerosi e sanguinosi conflitti. Da ricordare, al proposito, è la battaglia di Pavia (1525).
“Solimano il Magnifico". |
Così come l'Impero ottomano di “Solimano il Magnifico”, che, con le sue mire espansionistiche verso l'Europa centrale, costituì sempre una spina nel fianco dell'Impero. Infatti, Carlo V sostenne diversi conflitti anche contro i Turchi in difesa della Cristianità; spesso su due fronti contemporaneamente: ad oriente contro gli ottomani e ad occidente contro i francesi.
Su entrambi
i fronti Carlo V uscì vittorioso, sebbene anche per merito dei suoi
luogotenenti. Vittorioso, sì, ma economicamente le spese furono molto rilevanti.
Martin Lutero. |
Carlo V poté
accrescere i possedimenti oltreatlantici della Corona di Spagna attraverso le
conquiste operate dagli abilissimi Hernán Cortés e Francisco
Pizarro.
L'imperatore
stimava l'audacia di Cortés che sconfisse gli Aztechi e
conquistò la Florida,
Cuba, il Messico, il Guatemala,
l'Honduras
e lo Yucatan.
Carlo V lo fece prima diventare marchese
della vallata d'Oaxaca e poi
grazie al suo interessamento gli fece sposare la figlia del Duca di Bejar.
Hernán Cortés. |
In Castiglia
vi fu la rivolta dei comuneros (o comunidades castigliane) che aveva come
obiettivo il raggiungimento di un maggior peso politico nell'Impero da parte
della Castiglia stessa. In Aragona vi fu la rivolta della Germanìa contro la nobiltà. La
"germanìa" era una confraternita che riuniva tutte le
corporazioni cittadine. Carlo riuscì a sedare queste rivolte senza danno alcuno
anche per il suo Trono.
Due anni dopo la sua incoronazione d'Aquisgrana, Carlo raggiunse un accordo segreto con il fratello Ferdinando, circa i diritti ereditari spettanti a ciascuno dei due. In base a tale accordo fu stabilito che Ferdinando e i suoi discendenti avrebbero avuto i territori austriaci e la corona imperiale, mentre ai discendenti di Carlo sarebbero andati la Borgogna, le Fiandre, la Spagna e i territori d'oltremare.
Cesare Hercolani . |
Due anni dopo la sua incoronazione d'Aquisgrana, Carlo raggiunse un accordo segreto con il fratello Ferdinando, circa i diritti ereditari spettanti a ciascuno dei due. In base a tale accordo fu stabilito che Ferdinando e i suoi discendenti avrebbero avuto i territori austriaci e la corona imperiale, mentre ai discendenti di Carlo sarebbero andati la Borgogna, le Fiandre, la Spagna e i territori d'oltremare.
Dal 1521 al 1529, Carlo V combatté
ben due lunghe guerre contro l’espansionismo francese per il possesso del Ducato
di Milano. Decisiva per la conclusione fu la battaglia di Pavia nella quale, grazie al
capitano di ventura forlivese Cesare
Hercolani fu catturato il Re Francesco I di Francia.
In entrambi
i conflitti, dunque, Carlo uscì vittorioso: il primo conclusosi con la Pace di Madrid e il secondo con la Pace
di Cambrai. Nel corso della seconda guerra tra i due sovrani, nel 1527, si ricorda
l'invasione della città di Roma ad opera dei Lanzichenecchi
al comando del generale Georg von Frundsberg. Le soldataglie
devastarono e saccheggiarono completamente la città, distruggendo
tutto ciò che era possibile distruggere e costringendo il Papa ad
asserragliarsi in Castel Sant'Angelo. Questa vicenda, oltre a rappresentare
un altro errore commesso da Carlo V, è tristemente nota come il "sacco di Roma". Questi fatti suscitarono
moti di sdegno talmente aspri in tutto il mondo civile, da indurre Carlo V a
prendere le distanze dai suoi mercenari e a condannarne fermamente l'operato, affermando
che essi avevano agito senza il controllo del loro comandante che era dovuto
rientrare in Germania per motivi di salute. Una parte della nobilta' romana mal
sopportava un Papa Medici, quindi , questo gruppo di nobili chiese al giovane
imperatore di inviare delle truppe mercenarie per indurlo ad rinunciare. Alcune
di queste famiglie romane finanziarono
la spedizione. A Mantova, i Lanzi, acquistarono segretamente i cannoni dai
Gonzaga, che poi furono costretti a vendere a Livorno perché non arrivarono i
finanziamenti pattuiti. All'arrivo a Roma i Lanzi sono allo stremo, male armati
e devastati dalla peste, che poi trasmisero in Europa. Dopo un assedio reso
vano dalla mancanza di bocche da fuoco, per una situazione fortuita, riescono a
penetrare nella sponda nord del Tevere. Il Papa che non si era arreso al loro
arrivo, grazie al sacrificio della guardia nobile, riesce a rifugiarsi a Castel
Sant'Angelo. I Lanzi si gettano su Trastevere saccheggiandolo. I Romani cercano
allora di distruggere il ponte Sublicio per impedire che invadano l'altra
sponda. Scoppia una lotta tra i romani ed i trasteverini che cercano di
impedirlo. Ne approfittano i Lanzi che dilagano nella città. Si dice che, prima
di saccheggiare i palazzi, controllavano se la famiglia avesse pagato il loro
ingaggio. Il saccheggio fu feroce e sacrilego, reso più crudele dalla loro
appartenenza all’eresia luterana, tanto che lo stesso imperatore ne rimase
addolorato. Forse per questo motivo la sua incoronazione avvenne a Bologna,
temendo la reazione dei romani. Lassedio si arricchi' di aneddoti come il
famoso colpo di archibugio del Cellini dai bastioni di Castel Sant'Angelo. A
parziale compensazione delle vicende romane, Carlo V si impegnò a ristabilire a
Firenze la
signoria della famiglia Medici, di cui lo stesso Papa era membro, ma quella che doveva
essere una veloce operazione delle truppe imperiali divenne un lungo assedio che si concluse con una sofferta
vittoria.
Sacco di Roma. |
Clemente VII |
In
ottemperanza ai patti sottoscritti a Cambrai, il 22
febbraio 1530,
a Bologna,
nel palazzo di città, Clemente VII incoronò Carlo V, come Re d'Italia,
con la Corona Ferrea dei Re longobardi.
Due giorni dopo, nella Chiesa di San Petronio, Carlo V fu incoronato anche
Imperatore del S.R.I, avendo ricevuto dieci anni prima in Aquisgrana la Corona
di Re dei Romani. Questa volta, però, la consacrazione imperiale gli venne
direttamente imposta dalle mani del Pontefice.
Nello stesso
anno della sua incoronazione bolognese vi fu la scomparsa del Gran Cancelliere
Mercurino di Gattinara, il consigliere più influente ed ascoltato del Re. Dopo
la scomparsa del Gattinara, Carlo V non si lasciò più influenzare da nessun
altro consigliere e le decisioni che egli prenderà d'ora in avanti, saranno il
frutto quasi esclusivo dei suoi convincimenti. Il processo di maturazione del
sovrano era compiuto.
Dall'incoronazione di Bologna (1530) alla spedizione di Algeri (1541):
Carlo V (1532). |
A tal fine, nel medesimo anno 1530, convocò la Dieta di Augusta, nella quale si confrontarono gli eretici luterani e i Cattolici attraverso vari documenti. Vi fu la "Confessio Augustana", redatta per trovare una sistemazione organica e coerente alle premesse teologiche e ai concetti dottrinali compositi che rappresentavano i fondamenti dell'eresia luterana, senza che vi fosse accenno al ruolo del papato nei confronti delle "chiese riformate". Carlo V confermò l'Editto di Worms del 1521, cioè la scomunica per i luterani. Per tutta risposta gli eretici , rappresentati dai cosiddetti "ordini riformati", reagirono dando vita, nell'anno 1531, alla Lega di Smalcalda. Tale lega, dotata di un esercito federale mercenario e di una cassa comune, fu detta anche "Lega dei Protestanti", che raggruppo molti Principi Tedeschi accecati dalla loro stessa ambizione, ed era guidata dall'ambizioso Duca Filippo I d'Assia e dall'altrettanto arrivista Duca Giovanni Federico, elettore di Sassonia, entrambi irretiti dalle farneticazioni di un folle eretico.
Va chiarito che i seguaci dell'eretica dottrina di Lutero assunsero la denominazione di "protestanti" in quanto essi, riuniti in ordini così detti "riformati", nel corso della seconda Dieta di Spira del 1529, protestarono contro la saggia decisione dell'Imperatore di ripristinare l'Editto di Worms (leggi scomunica e ricostituzione dei beni ecclesiastici), editto che era stato incautamente sospeso nella precedente prima Dieta di Spira del 1526. E furono codeste eresie a diffondere una deviazione del pensiero Monarchico tradizionale sviluppatosi nell'epoca d'oro della Cristianità (Medioevo) nell'area Mitteleuropea e del Sacro Romano Impero.
Il decennio che si aprì all'indomani dell'incoronazione di Carlo V a Bologna nella basilica di San Petronio il 24 febbraio del 1530 da Papa Clemente VII, e che si concluse nel 1540, fu denso di avvenimenti, che crearono all'Imperatore non pochi grattacapi. Infatti si riaprì il conflitto con la Francia; vi fu una recrudescenza delle incursioni dell'Impero ottomano verso l'Europa e si dovette registrare una notevole espansione della dottrina eretica luterana. Carlo V, come estremo baluardo dell'integrità dell'Europa Cristiana e della fede Cattolica, dovette destreggiarsi su tutti e tre i fronti, contemporaneamente e con notevoli difficoltà.
Carlo V, provocato , intraprese una campagna militare contro i musulmani in Nord' Africa, che si concluse, nel 1535, con la conquista di Tunisi e la sconfitta del Barbarossa, ma non la sua cattura, avendo quest'ultimo trovato rifugio nella città di Algeri.
Di ritorno dalla spedizione di Tunisi, Carlo V decise di fermarsi in Sicilia. Egli passò per le città demaniali importanti della Sicilia come Nicosia e Randazzo. Durante questo tragitto dovette sentire le lamentele dell'aristocrazia siciliana desiderosa di titoli e privilegi. Il 10 agosto 1535 sostò con tutto il seguito a Padula, alloggiando nella Certosa di San Lorenzo.
Il 25 novembre 1535 Carlo V entrò in Napoli dalla porta capuana (come raffigurato in bassorilievo su uno dei lati del monumento funebre in marmo che il viceré Don Pedro di Toledo fece realizzare da Giovanni da Nola, che trovasi nella basilica di S. Giacomo degli Spagnoli in Napoli e nella quale poi non fu inumato). Ascoltò le opinioni della nobiltà napoletana verso il governo del viceré, la difesa dell'Eletto del popolo Andrea Stinca lo fece optare per la riconferma.
Papa Paolo III. |
Contemporaneamente a questi avvenimenti, Carlo V dovette fronteggiare, come si è già detto, anche la diffusione della dottrina eretica luterana che aveva trovato il suo punto di massima nella formazione della Lega di Smalcalda nel 1531, alla quale cominciavano ad aderire sempre più numerosi gli ambiziosi Prìncipi germanici.
Filippo I d'Assia. |
Questa sconfitta indusse Carlo V a cedere commettendo un atto di debolezza che si ripercosse in seguito: decise di riprendere i rapporti con gli Stati della Germania che avevano abbracciato l'eresia , per trovare appoggi dal punto di vista finanziario e militare. Il suo atteggiamento più conciliante verso i rappresentanti dell'eresia luterana, tenuto nelle diete di Worms (1540) e Ratisbona (1541), gli valsero l'appoggio di tutti i Prìncipi Tedeschi e il controllo sull'Impero ma minarono quest'ultimo in modo profondo: li valse anche l'alleanza del primo assolutista tedesco , Filippo I d'Assia. Ciò portò alla realizzazione di un'altra spedizione contro i musulmani, sia per riguadagnare credibilità e sia perché l'eterno rivale Francesco I Re di Francia si era alleato con il Sultano. Questa volta l'obiettivo fu Algeri, base logistica del Barbarossa e punto di partenza di tutte le scorrerie delle navi corsare contro i porti della Spagna. Iniziava il precipitare dell'Europa Cristiana.
Ferrante I Gonzaga |
Dal 1541 al 1547:
Carlo nella battaglia di Mühlberg (Ritratto di Carlo V a cavallo, Tiziano, 1548) |
Nel giugno 1543 Carlo V, mentre era in viaggio verso Trento, incontrò papa Paolo III a Busseto.
Il Pontefice Paolo III convocò, infatti, un Concilio ecumenico nella città di Trento, i cui lavori furono ufficialmente aperti il 15 dicembre 1545. Fu un Concilio del quale sia il Re che l'Imperatore non avrebbero mai visto la conclusione, così come neppure il Pontefice che lo aveva convocato.
Poiché gli eretici protestanti arrivarono a rifiutare di riconoscere il Concilio di Trento, e l'Imperatore mosse loro guerra nel mese di giugno del 1546, forte di un esercito composto dai pontifici al comando di Ottavio Farnese, dagli austriaci di Ferdinando d'Austria, fratello dell'Imperatore, e dai soldati dei Paesi Bassi al comando del Conte di Buren. L'Imperatore era affiancato da Maurizio di Sassonia che era stato abilmente sottratto alla diabolica Lega Smalcaldica. Carlo V conseguì una schiacciante vittoria nella battaglia di Mühlberg nel 1547, a seguito della quale i Principi tedeschi si ritirarono e si sottomisero all'Imperatore. Celebre è il ritratto eseguito da Tiziano nel 1548 e conservato al Museo del Prado di Madrid per celebrare questa vittoria. In esso l'Imperatore è raffigurato a cavallo, con armatura, cimiero e una picca nelle mani, nell'atto di guidare le sue truppe in battaglia.
Invero, le cronache dell'epoca riferirono che l'Imperatore seguì la battaglia da molto lontano, steso su una lettiga, in quanto impossibilitato a muoversi a causa di uno dei suoi frequenti attacchi di gotta. Un male che lo afflisse per tutta la vita, causato dalla sua smodata passione per i piaceri della buona tavola.
Concilio di Trento. |
Il 31 maggio del 1547 vide la morte del Re Francesco I di Francia e, poiché il Delfino Francesco era morto prematuramente nel 1536 all'età di 18 anni, salì sul Trono di Francia il secondogenito di Francesco I, col nome di Enrico II di Francia. Non solo, ma, nello stesso anno, Paolo III trasferì la sede del Concilio da Trento a Bologna, col preciso scopo di sottrarlo all'influenza del "conciliare" Imperatore, anche se la motivazione ufficiale dello spostamento fu la peste.
Carlo V (1548) |
Il culmine della sua potenza, però, coincise anche con l'inizio del suo declino. Infatti, nel biennio 1546-1547, Carlo V dovette fronteggiare alcune congiure anti-spagnole nella Penisola italiana. A Lucca, nel 1546, Francesco Burlamacchi tentò di instaurare in tutta la Toscana uno Stato repubblicano aristocratico. A Genova, Gianluigi Fieschi organizzò, senza successo, una rivolta a favore della Francia. A Parma, infine nel 1547, Ferdinando Gonzaga conquistò Parma e Piacenza a spese del Duca Pier Luigi Farnese (figlio del Pontefice), ma la conquista fallì per mano del Duca Ottavio Farnese che riconquistò il Ducato, il quale fu successivamente riconquistato ancora una volta dal Gonzaga.
Papa Paolo III morì il 10 novembre del 1549. Gli successe il Cardinal Giovanni Maria Ciocchi del Monte che assunse il nome di Giulio III.
Il nuovo Papa dispose la restituzione ad Ottavio Farnese del Ducato di Parma che era stato riconquistato nel 1551 da Ferdinando Gonzaga. Ottavio, credendo a Gonzaga sulla volontà del suocero di togliergli il Ducato, s'avvicinò alla Francia, di seguito il pontefice lo dichiarò decaduto dal titolo, così che strinse definitivamente un'alleanza con Enrico II di Francia. Giulio III intravedeva in tutto questo un coinvolgimento della Santa Sede che l'avrebbe condotta a schierarsi a fianco del Re. La qual cosa contrastava con il principio di neutralità che il Papa si era imposto al momento della sua elezione, a salvaguardia del proprio potere temporale. Questa alleanza, infatti, provocò un nuovo conflitto tra il Regno e l'Impero, nel quale il Pontefice si trovò legato, giocoforza, a Carlo V.
Qualche anno dopo, però, il Papa strinse un accordo con Enrico II di Francia , passando, di fatto, nell'altro campo, adducendo, a sostegno della sua scelta, il fatto che l'eresia luterana si stava espandendo anche in Francia e che le casse dello Stato Pontificio erano ormai esaurite. Questo accordo, però, per patto tra i due, avrebbe dovuto essere ratificato dall'Imperatore.
Carlo V, trovandosi in difficoltà per ragioni di carattere interno nei suoi territori in Germania, sempre a causa dell'eresia luterana, ratificò l'accordo e ritenne che il conflitto con la Francia fosse esaurito. Invece Enrico II di Francia cominciò una nuova avventura: la conquista di Napoli; a tanto sollecitato da Ferdinando Sanseverino, Principe di Salerno, il quale riuscì a convincere il Re di Francia ad un intervento militare nelle Due Sicilie con lo scopo di sostituire la Francia alla Spagna nel governo legittimo di quelle terre. Allo stesso modo come fece il suo predecessore Antonello Sanseverino allorquando spinse Carlo VIII alla conquista di Napoli.
Re Enrico, ben sapendo che da solo non sarebbe mai riuscito a strappare le Due Sicilie a Carlo V, si alleò con i Turchi, e progettò l'invasione attraverso un'operazione congiunta della flotta turca e di quella francese. Nell'estate del 1552, la flotta turca, al comando di Sinan Pascià, sorprese la flotta imperiale, al comando di Andrea Doria e don Giovanni de Mendoza, al largo di Ponza. La flotta imperiale fu clamorosamente sconfitta. Ma poiché la flotta francese non riuscì a ricongiungersi con quella turca, l'obiettivo dell'invasione del Regno di Napoli fallì.
In Germania, intanto, l'Imperatore, dopo la vittoria di Mühlberg, aveva adottato una politica estremamente autoritaria contro gli eretici, la quale ebbe come conseguenza la formazione di un'alleanza tra gli arrivisti e assetati di potere dei Principi della Germania del Nord che avevano abbracciato l'eresia luterana, il Duca d'Assia e il Duca Maurizio di Sassonia, in funzione anti-imperiale e anti-cattolica. Questa Lega, nel mese di gennaio del 1552, a Chambord, sottoscrisse un accordo con il Re di Francia. Questo accordo prevedeva il finanziamento delle truppe della Lega da parte della Francia, in cambio della riconquista delle città di Cambrai, Toul, Metz e Verdun.
Il permesso accordato al Re di Francia da parte della lega dei Principi protestanti, per l'occupazione delle città di Cambrai, Toul, Metz e Verdun, fu un vero e proprio tradimento verso l'Imperatore e contro la Chiesa di Cristo.
La guerra con la Francia scoppiò, quindi, inevitabilmente nel 1552, con l'invasione dell'Italia del Nord da parte delle truppe francesi. Ma il vero obiettivo di Re Enrico II era l'occupazione delle Fiandre, sogno mai appagato anche del padre Francesco I. Infatti Enrico si mise personalmente alla testa delle sue truppe e diede inizio alle operazioni militari nelle Fiandre e in Lorena.
L'iniziativa di Enrico II colse di sorpresa l'Imperatore, il quale, non potendo raggiungere i Paesi Bassi a causa dell'interposizione dell'esercito francese, dovette ripiegare sul Nord Tirolo, con una ritirata precipitosa e, invero, non molto decorosa verso Innsbruck. Rientrato in Austria Carlo V iniziò il rafforzamento del suo contingente militare facendo affluire rinforzi e danaro sia dalla Spagna che da Napoli; la qual cosa indusse Maurizio di Sassonia, condottiero delle truppe francesi, ad aprire trattative con l'Imperatore, nel timore di una sconfitta.
Francesco I di Guisa. |
Una volta ottenuto l'isolamento della Francia, Carlo V, nell'autunno dello stesso anno, iniziò una campagna militare contro i francesi per la riconquista della Lorena, mettendo sotto assedio la città di Metz, difesa da un contingente comandato da Francesco I di Guisa. L'assedio, durato praticamente fino alla fine dell'anno, si concluse con un fallimento e il successivo ritiro delle truppe imperiali.
Questo due episodi sono storicamente considerabili l'inizio del declino di Carlo V. Fu a seguito di queste circostanze, infatti, che l'Imperatore cominciò a pensare alla propria successione.
Dal 1552 all'abdicazione (1556):
Il bilancio della vita di Carlo V e di ciò che aveva compiuto non poteva dirsi del tutto positivo, soprattutto in rapporto agli obiettivi che si era prefissato e alle grandi responsabilità che dal titolo di Sacro Romano Imperatore derivano. Il suo sogno di Impero universale Cristiano sotto la guida asburgica era purtroppo fallito; così come era fallito il suo obiettivo di riconquistare la Borgogna. Egli stesso, pur professandosi il primo e più fervente difensore della Chiesa di Roma, non era stato in grado di impedire l'affermarsi della dottrina eretica luterana. I suoi possedimenti oltre-atlantico si erano accresciuti enormemente ma alcuni dei suoi governatori non furono in grado di dar loro delle valide strutture amministrative. Aveva però consolidato il governo e la guida spagnola in buona parte della Penisola Italiana , che sarà ufficializzato soltanto dopo la sua morte con la pace di Cateau-Cambresis nel 1559, e che sarebbe durato per centocinquanta anni. Così come era riuscito, con l'aiuto del Granduca Ferdinando suo fratello a fermare l'avanzata dell'Impero ottomano verso Vienna e il cuore dell'Europa.
Nel 1554 si celebrarono le nozze tra Maria Tudor (Cattolica), Regina d'Inghilterra e figlia di Enrico VIII (artefice dello scisma anglicano) , con Filippo; nozze fortemente volute da Carlo V che vedeva nell'unione tra la Regina d'Inghilterra e il proprio figlio, futuro Re di Spagna, un'alleanza fondamentale in funzione antifrancese e a difesa anche dei territori delle Fiandre e dei Paesi Bassi, oltre che un mezzo per ristabilire saldamente il Cattolicesimo oltre Manica. Per accrescere il prestigio del proprio figlio ed erede, l'Imperatore assegnò a Filippo, definitivamente, il Ducato di Milano e il Regno di Napoli, che andavano ad aggiungersi alla reggenza del Regno di Spagna di cui Filippo era già in possesso da alcuni anni.
Questa crescita di potere nelle mani di Filippo causò un incremento della conflittualità con il proprio genitore.
Filippo II di Spagna. |
Carlo V, a questo punto degli avvenimenti, fu costretto a dover prendere decisioni importanti per il futuro della sua persona, della sua famiglia e degli Stati d'Europa sui quali si estendeva il suo legittimo dominio. Era giunto a 56 anni di età e la sua salute era alquanto malferma. L'anno precedente, il 25 di settembre, aveva sottoscritto con i Principi protestanti, tramite il fratello Ferdinando, la Pace di Augusta, ennesima cattiva scelta dell'Imperatore , a seguito della quale si pervenne alla pacificazione religiosa in Germania, con l'entrata in vigore del principio cuius regio, eius religio, con cui si sanciva che i sudditi di una regione dovevano professare la religione scelta dal loro reggente: si arrivò alla più pura follia che degenerò l'istituzione Monarchica in tutti gli Stati nei quali l'eresia prese piede. Era il riconoscimento ufficiale della nuova eresia dottrinale luterana.
Papa Paolo IV. |
Tutte queste considerazioni lo indussero a decidere per la propria abdicazione, che ebbe luogo con una serie di passaggi successivi.
Come Duca di Borgogna aveva già abdicato in favore del figlio Filippo , nella città di Bruxelles il 25 ottobre 1555. Il 16 gennaio del 1556 Carlo V cedette le Corone di Spagna, Castiglia, Sicilia e delle Nuove Indie ancora al figlio Filippo, che divenne Filippo II di Spagna, al quale cedette anche la Franca Contea nel giugno dello stesso anno e la Corona aragonese nel mese di luglio. Il 12 settembre dello stesso anno cedette la Corona Imperiale al fratello Ferdinando che prese il nome di Ferdinando I del Sacro Romano Impero . Subito dopo, accompagnato dalle sorelle Eleonora e Maria, partì per la Spagna diretto al monastero di San Jeronimo di Yuste nell'Estremadura.
Gli ultimi anni di Carlo V (1556-1558):
Carlo salpò dal porto fiammingo di Flessinga il 15 settembre 1556 con una flotta di oltre sessanta navi ed un seguito di 2500 persone, destinate a diminuire via via nel corso del viaggio. Tredici giorni dopo, sbarcò nel porto spagnolo di Laredo. Il 6 di ottobre iniziò il viaggio attraverso la Castiglia che lo condusse prima a Burgos dove giunse il 13 ottobre e poi a Valladolid dove giunse il 21 dello stesso mese. Dopo due settimane di sosta, accompagnato da alcuni cavalieri e cinquanta alabardieri, riprese il viaggio verso l'Estremadura che lo avrebbe condotto in una località chiamata Vera de Plasencia, nei pressi della quale sorgeva il monastero di San Jeronimo di Yuste, ove giunse il 3 febbraio 1557. Qui i monaci lo accolsero in processione, intonando il Te deum.
Carlo non risedette mai all'interno del monastero, bensì in una modesta palazzina che si era fatto costruire anni addietro, in adiacenza al muro di cinta, ma all'esterno, orientata a Sud e ben soleggiata. Nonostante il luogo piuttosto lontano dai centri di potere, egli continuò a mantenere rapporti con il mondo politico, senza per questo venir meno alla sua volontà di soddisfare l'aspetto ascetico della propria indole.
Continuò ad essere prodigo di consigli sia alla figlia Giovanna, reggente della Spagna, e sia al figlio Filippo II che governava i Paesi Bassi. Soprattutto in occasione del conflitto scoppiato con Enrico II di Francia, nel quale Carlo, dal suo eremo di Yuste e con l'aiuto della Spagna, riuscì a riorganizzare l'esercito di Filippo il quale ottenne una schiacciante vittoria sui francesi nella battaglia di San Quintino il 10 agosto 1557. Va ricordato che il comandante in capo dell'esercito di Filippo II era il Duca Emanuele Filiberto di Savoia, detto "Testa di Ferro".
Ferdinando I d'Asburgo. |
Nel corso dell'estate la sua salute diede segni di peggioramento che si manifestò con febbri sempre più frequenti che lo costringevano spesso a letto, dal quale poteva assistere ai riti religiosi attraverso una finestra che aveva fatto aprire in una parete della sua camera da letto e che prospettava direttamente nella chiesa. Il 19 di settembre chiese l'estrema unzione, dopo di che si sentì rianimato e la sua salute manifestò qualche segno di ripresa. Il giorno successivo, stranamente, quasi avesse avuto un presentimento, chiese ed ottenne l'estrema unzione per la seconda volta.
Morì il 21 settembre 1558, probabilmente di malaria, dopo tre settimane di agonia. Le cronache riferirono che, approssimandosi il momento del trapasso, Carlo, stringendo al petto un crocefisso ed esprimendosi in lingua spagnola, abbia esclamato: "Ya, voy, Señor" (Sto venendo Signore). Dopo una breve pausa, urlando, abbia esclamato ancora: "¡Ay Jesus!" ed esalò l'ultimo respiro.
Carlo V ebbe alti e bassi durante la sua vita politica, commise grandi errori ma dimostro anche grande valore e spirito cristiano . Ma , purtroppo, gli errori che commise, in primis permettere all'eresia luterana di ottenere una sorta di legittimazione, portarono il degrado sociale in Germania minando e degenerando le Monarchie dove l'eresia attecchì : il periodo dell'assolutismo in Germania iniziò con l'avvento dell'eresia luterana.
Parte del Corteo funebre di Carlo V (stemmi di Aragón León e Castilla ). |
Continua...
Fonte:
Wikipedia.
"Il problema dell'ora presente" di mons. Delasuss. Tomo I .
"La Monarchia Tradizionale" di Francisco Elja De Tejada.
Chiesa Viva.it
Scritto da:
Presidente e fondatore dell'A.L.T.A. Amedeo Bellizzi.