VII
Gli Asburgo d'Austria e l'Assolutismo
La diffusione dell'Assolutismo nel Sacro Romano Impero dopo la Pace di Vestfalia
Federico Guglielmo I di Hohenzollern. |
Leopoldo I e il consolidamento della Monarchia Asburgica
Ferdinando III del Sacro Romano Impero. |
Intanto , la Monarchia asburgica retta dal Sacro Romano Imperatore Leopoldo I d'Asburgo era in fase di consolidamento . Il suo predecessore Ferdinando III aveva unificato, mantenendone però le peculiarità, i Ducati austriaci e il Regno di Boemia sotto il profilo di un comune sentimento di appartenenza alla comunità politica della Corona Imperiale e della Chiesa Cattolica. Ferdinando II e Leopoldo I si posero anche l’obbiettivo di rafforzare l’amministrazione pubblica e di formare un esercito permanente. Gli Asburgo d'Austria , come i cugini spagnoli, difesero la Cristianità ed il suo modello sociale , non caddero nella degenerazione istituzionale.
Leopoldo I del Sacro Romano Impero. |
Giuseppe I d'Asburgo
Il "Re Sole di Germania"
L'Arciduca Giuseppe d'Asburgo all'età di sei anni. |
Di lui sappiamo che in gioventù ebbe un'infanzia felice data anche la posizione di trionfatore che il padre aveva assunto a partire dalla vittoria nella Battaglia di Vienna del 1683. Egli venne allevato come un vero e proprio Principe barocco, sviluppando un profondo interesse per la musica che lo portò sovente ad interessarsi in prima persona alla materia come compositore.
Sin da piccolo, Giuseppe I venne affidato dal padre a Karl Theodor Otto di Salm, governante di un piccolo Principato nei pressi del Reno, di "fede" protestante e studioso di filosofia. Questo fatto aveva suscitato grande scalpore, in quanto quella era per l'appunto l'epoca in cui la Chiesa di Cristo stava opponendosi al dilagare dell'eresia . L'eresia protestante che il nuovo tutore del futuro imperatore aveva abbracciato preoccupò in particolare i Gesuiti, che lo accusarono di essere segretamente un giansenista: una sorta di "cattolico conciliare vaticanosecondista" ante litteram.
Lo studio della politica, però, gli veniva impartito direttamente da suo padre l'Imperatore, che cercò sempre più di avvicinarlo agli ambienti della politica.
Re d'Ungheria e capo dei "riformatori" :
Giuseppe I, negli abiti imperiali come Re d'Ungheria. |
Giuseppe venne incoronato Re d'Ungheria quando aveva appena nove anni, nel 1687, per volere del padre che lo giudicava un ragazzo intelligente e dal talento versatile. Egli continuava intanto i propri studi, divenendo un'eccellente conoscitore di lingue straniere come del resto era il padre. Peraltro, il suo "particolare" insegnante di religione Franz Ferdinand von Rummel aveva spinto Giuseppe I a considerare la possibilità di mantenere separata la religione dallo stato, il che non fece altro che acuire le distanze con alcuni ambienti Cattolici che rappresentavano da secoli il corpo intermedio per eccellenza dello Stato. Anche l'insegnante di storia e politica, Wagner von Wagnerfels, di spirito illuminista, tentò di farlo propendere ad una minore influenza religiosa nelle sue decisioni politiche.
Giuseppe sapeva bene che il mantenere questo atteggiamento gli avrebbe resi invisi molti ambienti di corte e non solo , ma riteneva, per via dei convincimenti inculcatigli da educatori dalle menti sovversive , che tale politica fosse da perseguire in quanto il governo di uno stato doveva dichiararsi indipendente da una qualsiasi influenza religiosa che lo avrebbe portato in un modo o nell'altro ad attuare presunte ingiustizie e discriminazioni. Allo scoppio della Guerra di Successione spagnola, venne compreso dal padre nel consiglio di guerra e come tale partecipò alla presa della fortezza di Landau, guadagnandosi non solo la stima dei generali dell'Impero, ma riuscendo ad ottenere alcuni privilegi di rilievo come quello di reggere la presidenza del Consiglio dei ministri in assenza del padre.
A Vienna, però, Giuseppe I , avvelenato da fanatiche visioni rivoluzionarie dello stato , si mise a capo del partito dei "riformatori" (che comprendeva personaggi come il Principe Eugenio di Savoia ed altri alti ufficiali che saranno poi i personaggi chiave delle vicende belliche asburgiche della prima metà del XVIII secolo), i quali auspicavano a un rivoluzionario cambiamento della politica imperiale, con l'implemento dato da nuove riforme.
Sacro Romano Imperatore:
Giuseppe I nelle vesti di Imperatore del Sacro Romano Impero. |
Durante la sua reggenza si servì apertamente dei consiglieri che egli stesso aveva nominato, per la maggior parte sedotti da idee sovversive , contando sulla devozione dei suoi più fidi collaboratori soprattutto in campo militare. Per via dei suoi successi militari nell'ambito della Guerra di Successione spagnola, venne elogiato largamente anche se la sua attenzione rimaneva prevalentemente concentrata sull'amministrazione interna dell'Impero e dei suoi domini, divenendo presto un tipico governante dell'età barocca e filo-illuminista.
Egli si concentrò nella costruzione di opere pubbliche come il celebre Kärntnertortheater, riuscendo a competere con la politica di sfarzo di Luigi XIV di Francia che però in quegli stessi anni stava vivendo l'ultima fase del suo decennale governo , confronto che venne ricercato anche nella costruzione di splendidi palazzi come quello di Schönbrunn che arrivò ad un certo punto a competere con Versailles benché molto diverso da quello attuale di epoca teresiana. Egli poté raggiungere questi obbiettivi anche grazie alla complicità di artisti come Johann Bernhard Fischer von Erlach che contribuì a far apparire l'Imperatore come il "Re Sole di Germania", anche se questo fatto procurò non poche perdite non solo alle casse dello stato che annualmente investivano circa 30.000 talleri solo per mantenere le spese dei lussi della corte di Vienna e gli oltre 300 musicisti che erano impiegati per allietare le serate dell'Imperatore. Questo atteggiamento che dirigeva la Monarchia Asburgica sempre più verso il modello assolutista segnò gli anni di governo di Giuseppe I.
Sensibile a quello che i primi pensatori "illuminati" chiamavano progresso , Giuseppe I si interessò alla fondazione di nuove accademie in tutto l'Impero, garantendosi al tempo stesso la fiducia del popolo con elargizioni ed opere pubbliche, all'insegna del suo motto personale "Amore et timore" (con l'amore e col timore).
Giuseppe I, al contrario del padre, era fermamente convinto a causa della sua "particolare" educazione , come abbiamo visto, che anche l'Impero necessitasse di profonde riforme nella conduzione dello stato; riforme rigorosamente di matrice illuminista . Egli iniziò il proprio progetto degenerativo riformista proprio dal gabinetto di stato, ove pose persone del suo partito e di sua fiducia, a cui si assommò la riforma dei consiglieri segreti che vennero ridotti da 150 a soli 33 membri, tutti rigorosamente dello stesso pensiero "riformato", che venivano sentiti in caso di necessità dall'Imperatore, il quale li riceveva suddivisi in otto piccole conferenze anziché in un'unica seduta plenaria. L'obbligazione che veniva imposta circa i membri di questi consigli è che fossero, oltre a quanto già detto, esperti nel loro campo e che avessero dato effettiva prova di abilità delle loro doti o che si fossero dimostrati valenti nel campo degli affari esteri od in questioni militari. Il coordinatore di questo nuovo gabinetto divenne, come molti avevano previsto, il Principe di Salm, il quale aveva l'ordine di curarne la direzione rispondendone direttamente all'Imperatore stesso.
Principe Eugenio di Savoia. |
Questo speciale consiglio curava inoltre i rapporti esteri con Scandinavia, Polonia, Ungheria, Francia, Inghilterra, Olanda, Spagna (con incluso il Portogallo), stati italiani, Svizzera, Turchia e Russia e curava gli affari più delicati del Sacro Romano Impero. Nel 1709, per motivi di salute e data l'età avanzata, il Principe di Salm si dimise dall'incarico concessogli pochi anni prima ed aumentò ancora di più l'ingerenza dell'Imperatore negli affari di stato, il quale pose il Principe Johann Leopold Donat von Trautson (1659-1724) quale successore del Principe di Salm, oltre al Principe Eugenio di Savoia ed al Conte di Sinzendorf, per occuparsi delle questioni politiche.
Il problema più immediato in quell'anno era di natura economica e riguardava ovviamente le spese che l'Impero stava sostenendo nella Guerra di Successione spagnola; la somma necessaria era di 27.000.000 di talleri che potevano essere ricavati dalla tassazione, sennonché la corruzione degli esattori si era calcolato che aveva impedito la riscossione di 9.000.000 di talleri che in anni così critici avrebbero aiutato le finanze statali a sostenere le spese belliche con più facilità. Si iniziò così una dura lotta all'evasione fiscale che andò a colpire soprattutto le grandi città come Vienna ove il fenomeno era alquanto diffuso.
D'altro canto, si pensò di inserire un'"accisa universale", una tassa da devolvere a favore dello stato che colpisse tutti i ceti sociali indifferentemente di modo che tutti potessero contribuire al benessere dello stato nella loro misura che però venne accolta positivamente solo dalla Slesia dove l'influenza dell'Imperatore e dei suoi ministri era particolarmente forte. Il punto forte della sua politica economica si basò quindi essenzialmente sulla detenzione delle tasse presenti e sulla proposta di nuove tasse che andarono a colpire soprattutto il clero che venne obbligato a dare il proprio "contributo volontario" che venne devoluto pro forma all'Imperatore come forma di omaggio, così da garantire che tutti (salvo incappare in questioni di "mancanza di rispetto") dovessero versare questa tassa formale.
Questa politica ebbe un'apparente successo e Giuseppe I nel 1708 poté registrare delle entrate per la corona variabili tra i 16 e i 17 milioni di talleri. Le tasse vennero estese anche ai territori della Baviera occupata dalle truppe imperiali, il che fruttò ancora una cifra variabile dagli 1,2 agli 1,5 milioni di talleri annui. Altri 4-5 milioni di talleri pervennero dal Ducato di Milano, di modo che il governo riuscì a cancellare i suoi debiti che aveva contratto in precedenza con molti banchieri tedeschi protestanti ed Ebrei.
Giuseppe I d'Asburgo. |
Altra lotta per la quale Giuseppe I si batté alacremente fu quella alla tradizione del feudalesimo delle terre coltivate e dei corpi intermedi dello Stato. Egli riteneva infatti, in contrasto con i suoi predecessori, che "aspetti così medioevali erano indegni di coesistere nella società moderna" e dinamica alle porte del Settecento e che fosse "necessario stroncare questi abusi compiuti sulle terre coltivate e verso la Corona". A partire dal 1709 fu lo stesso Giuseppe I a pubblicare un decreto che smosse gli interessi circa codesta questione, attirandosi ad ogni modo le critiche dei proprietari terrieri, dell'aristocrazia storica che non intendevano cedere i loro secolari ed assodati privilegi a favore delle nuove idee dell'Imperatore. Giuseppe I, ad ogni modo, decise di prendere le redini dell'iniziativa e provò con un piccolo esperimento: le terre agricole dei ducati di Liegnitz, Brieg e Wohlau vennero divise tra i coltivatori dell'area: inizialmente la cosa sembrò fruttare ma nel lungo termine si dimostrò un fallimento sociale dato che i coltivatori , un tempo sussistiti dalla nobiltà locale, si trovarono a gestire le terre di tasca propria.
Nella primavera del 1711 l'Imperatore Giuseppe I si ammalò di morbillo e dopo un'apparente miglioramento ebbe un tracollo che durò dall'8 al 17 aprile quando egli morì.
Con la sua morte, non avendo egli avuto eredi maschi, il Trono Imperiale passò a suo fratello Carlo, che venne designato in un primo momento, e contro le disposizioni dell'ultimo degli Asburgo di Spagna che designò come suo legittimo successore Filippo d'Angiò , al Trono di Spagna col nome di Carlo "III", e che divenendo Imperatore avrebbe dovuto riunire le due Corone sotto lo scettro Imperiale come ai tempi di Carlo V. La figlia maggiore di Giuseppe I, Maria Giuseppa, avanzò delle pretese di successione, ma secondo le leggi dinastiche esse vennero declinate.
Carlo VI d'Asburgo
L'ultimo degli Asburgo d'Austria.
L'ascesa al trono imperiale :
Carlo d'Asburgo in giovane età come re di Spagna col nome di Carlo "III". |
Carlo VI continuò la politica filo-illuminista del fratello uniformando la legislazione e la burocrazia, almeno in Austria, Boemia e Fiandre e attuando una politica mercantilistica attraverso l'abolizione dei dazi interni, che colpì l'economia delle piccole realtà dello Stato arricchendo la borghesia , l'aumento delle imposte dirette rispetto a quelle indirette, l'istituzione di monopoli di stato e lo sviluppo del commercio e in quest'ottica nel 1719 diede lo status di Porto Franco alla città di Trieste; sempre durante il suo regno l'Impero asburgico raggiunse la sua massima espansione. Nel 1713, a seguito del trattato di Utrecht, divenne Re di Napoli, ottenne il Ducato di Milano, il Regno di Sardegna e il Ducato di Mantova e successivamente, nel 1720 (trattato dell'Aia), cedendo la Sardegna, acquisì il Regno di Sicilia. Mantenne entrambe le Corone fino alla battaglia di Bitonto, nel 1734, quando le truppe spagnole, guidate da Don Carlo di Borbone, sconfiggendo l'esercito imperiale posero a capo dei due regni di Napoli e di Sicilia, tornati così indipendenti , la dinastia dei Borbone, che, per la prima volta dal tempo dei sovrani aragonesi, assicurò la corona delle Due Sicilie ad un sovrano non contemporaneamente a capo di un Regno esterno.
Nel frattempo, con il Trattato di Vienna del 1731, aveva riconosciuto i diritti sul Ducato di Parma a Carlo di Borbone .
Tra il 1716 e il 1718, inoltre, combatté contro i Turchi riuscendo ad ottenere gran parte della Valacchia e della Serbia che vennero annesse al Regno d'Ungheria. Gran parte di questi territori vennero però persi al termine della Guerra russo-turca nel quale venne coinvolto nel 1737.
Nel 1722 Carlo VI fondò la Compagnia di Ostenda per aumentare e organizzare i traffici commerciali della Corona nelle Indie Orientali e nelle Indie Occidentali oltre che in Africa. La compagnia doveva organizzare operazioni commerciali che venivano parzialmente finanziate dagli Stati del Sacro Romano Impero, il quale incamerava ogni anno dal 3 al 6% del ricavato. Come era ovvio aspettarsi, la compagnia divenne impopolare presso inglesi e olandesi che avevano simili compagnie che solcavano gli oceani verso Asia e America. Carlo VI dovette quindi sciogliere la Compagna di Ostenda nel 1731 sulla base del Trattato di Vienna in cambio del riconoscimento della Prammatica Sanzione da parte del Regno Unito.
Carlo VI e la guerra di successione Polacca:
Carlo VI in un ritratto ufficiale. |
Sentendosi attaccato su più fronti, Carlo VI siglò un accordo preliminare a Vienna nel 1735 (la pace verrà conclusa solo nel 1738) con il quale acquisì il Ducato di Parma e Piacenza dai Borbone, sacrificando però i regni di Napoli e Sicilia. La Lorena venne affidata a Stanislao Leszczynski il quale da contratto aveva l'obbligo dopo la sua morte di passarla alla Francia. Carlo VI ottenne quindi che il Leszczynski non salisse nuovamente sul Trono polacco, il quale fu concesso a Federico Augusto di Sassonia che divenne Re col nome di Augusto III. Carlo VI ottenne la compensazione della perdita della Lorena con la cessione del Granducato di Toscana che passò a Francesco Stefano di Lorena, il quale poi sarà suo successore alla Corona Imperiale in quanto marito di sua figlia l'Arciduchessa Maria Teresa.
La prammatica sanzione e la lotta di successione :
Maria Teresa d'Asburgo in giovane età. |
Carlo VI morì il 20 ottobre 1740 alla Neue Favorita di Vienna. La sua morte venne causata da dei funghi che aveva mangiato della specie Amanita phalloides: La linea degli Asburgo d'Austria si estinse prima di cadere nel vortice assolutista e illuminista che stava travolgendo l'Europa.
Nonostante gli sforzi da lui compiuti per far accettare dalle altre potenze il documento, scoppiò la guerra di successione austriaca, conclusasi solo nel 1748 con la definitiva ratifica della successione di Maria Teresa quale Regina di Ungheria e Boemia ed Arciduchessa d'Austria; tuttavia, non fu eletta, in quanto donna, imperatrice del Sacro Romano Impero: al suo posto fu incoronato Carlo Alberto di Wittelsbach, col nome di Carlo VII. Alla morte di questi, però, il marito di Maria Teresa, Francesco Stefano di Lorena, assunse il titolo di imperatore, assicurando il mantenimento del titolo imperiale alla discendenza dell'Arciduchessa dato così inizio alla Casa d'Asburgo-Lorena.
All'epoca della morte di Carlo VI , le terre degli Asburgo, data l'applicazione di errori politici susseguitisi dal governo del fratello Giuseppe I , erano sature di debiti: il tesoro imperiale conteneva meno di 100.000 fiorini.
Continua...
Fonte:
Wikipedia.
"La Monarchia Tradizionale" di Francisco Elias De Tejada.
Presidente e fondatore dell'A.L.T.A. Amedeo Bellizzi.