lunedì 29 luglio 2013

Immagine rara. Il Conc. Vat. II smentito dal testo di un santino “per il suo buon esito” (1959)

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- di Andrea Giacobazzi -
 
Aggirandomi questa mattina per un mercatino organizzato tra le colline dell’Appennino, sono incappato in un singolare santino. Nella sua estrema semplicità non può non essere considerato un documento storico-teologico di valore: nelle poche righe del testo, volto a fissare il programma del Concilio (concedendo ampie indulgenze a chi lo recitava), si coglie il radicale fallimento dello “spirito conciliare”. Le parole sono quelle della preghiera di Giovanni XXIII.
Se l’auspicio era quello di portare “salutare aumento del costume cristiano”, va constatato il non raggiungimento dell’obbiettivo. Ci sarà ovviamente chi dirà “è colpa del mondo”, “la strada era buona ma non è stato possibile percorrerla”. Vecchie scuse, peraltro smascherate poche righe dopo. Uno degli scopi fissati era così descritto:  “Ti preghiamo ancora per le pecorelle, che non sono più dell’unico ovile di Gesù Cristo, affinchè, anch’esse che pur si gloriano del nome cristiano, possano finalmente ritrovare l’unità sotto un solo Pastore”. Questa frase ci dice molto sulla devianza che è seguita. In particolare risulta chiaro:
1) Le pecorelle che si chiamano “cristiane” ma non “cattoliche” (scismatici orientali, protestanti, ecc.) non fanno parte dell’unico ovile di Cristo.
2) L’espressione “esse che pur si gloriano del nome cristiano” ribadisce che gli unici titolati a chiamarsi “cristiani” (ovvero seguaci di Cristo) sono i “cattolici”. Il testo di questa preghiera di Giovanni XXIII riprende esattamente il testo della Orientalis Ecclesiae (Enciclica di Pio XII, 9 aprile 1944) in cui si chiarisce in modo inequivocabile: “Niente altro ormai Ci resta, venerabili fratelli, se non implorare con le supplici Nostre preghiere, durante questo XV centenario di s. Cirillo, sulla chiesa tutta, ma specialmente su quelli che in oriente si gloriano del nome cristiano, il propizio patrocinio di questo santo dottore, domandando soprattutto che nei fratelli e nei figli dissidenti felicemente si compia ciò che egli un giorno congratulandosi scrisse: «Ecco che le membra avulse del coro della chiesa di nuovo si sono tra loro riunite, e nulla ormai più rimane che per discordia divida i ministri dell’evangelo di Cristo»”.
3) Le premesse del Concilio – nel 1959 – erano sostanzialmente allineate con l’Eterna Dottrina, cosa che non si può dire per i suoi frutti.
4) Le intenzioni di Giovanni XXIII relative al “buon esito” del Concilio hanno visto fiorire risultati antitetici.
 
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