La virtù essenziale del cristiano è il grande realismo nel leggere ed analizzare il cuore dell’uomo.
Quindi non nascondiamoci dietro un dito: l’estate può essere ed è certamente una stagione dove oggettivamente le occasioni per infrangere (anche solo con uno sguardo od un pensiero) il sesto Comandamento aumentano a dismisura.
Tutto il mondo con le sue feste, i suoi ritrovi, la sua mancanza cronica di pudore e di dignità, con la sua rilassatezza morale, congiura contro il rispetto del sesto Comandamento, congiura contro la purezza. E allora? Dobbiamo forse arrenderci? Dobbiamo scivolare forse verso la tiepidezza o, peggio, verso il peccato mortale? No. Sant’Alfonso ci dona dei semplici ma efficaci rimedi, per essere ragazzi in questo mondo senza appartenere a questo mondo ed ai suoi sballati principi di permissivismo libertino.
Non infanghiamo la nobiltà e l’elevatezza del sentimento amoroso con lo squallore della lussuria; fuggiamo quelle occasioni e quelle situazioni che possono essere di vero danno per la nostra anima; non abbiamo paura di essere casti!
Non è affatto un discorso “moralistico’”, come direbbero quei “cattivi maestri” che sono soliti imbrattare pagine e pagine con i loro cattivi pensieri. La purezza appartiene alla quotidianità, alla realtà di tutti i giorni, e soprattutto è una delle mete di quel difficile combattimento spirituale che è la vita. Un combattimento che nobilita, ingentilisce, rafforza, e fa la vita davvero degna d’essere vissuta.
Perché questa è la volontà di Dio, la vostra santificazione: che vi asteniate dalla impudicizia, che ciascuno sappia mantenere il proprio corpo con santità e rispetto, non come oggetto di passioni e libidine, come i pagani che non conoscono Dio; che nessuno offenda e inganni in questa materia il proprio fratello, perché il Signore è vindice di tutte queste cose, come già vi abbiamo detto e attestato. Dio non ci ha chiamati all’impurità, ma alla santificazione. (1 Ts 4, 3-7)
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L’estate è una gran bella stagione: festosa, lieta, può essere davvero l’occasione per tanti divertimenti onesti, per stare con i propri amici, con le persone che si amano, per acquisire dei ricordi che poi non saranno più dimenticati. Un solo limite per il cattolico non deve essere varcato: quello del peccato, specialmente del peccato mortale. In fondo, cosa c’è di più bello che divertirsi ed essere un po’ sereni alla presenza di Dio?
Oggi purtroppo tutto sembra invece tendere verso un edonismo ed un libertinaggio di massa che disonora, che svergogna e che certamente (ed è la cosa più triste) fa dannare molte anime. Dicevano i nostri saggi Padri: “Ricordati dei tuoi Novissimi e non perirai in eterno!”. Come era vero! Come è vero!
I Novissimi, ovvero le ultime cose che attendono tutti noi: la morte, il giudizio, e poi l’inferno oppure il paradiso (con la variante del temporaneo purgatorio). Vorrei aggiungere qualche stimolo di riflessione sulla morte, non per rendere meno felice la nostra estate, anzi, forse per renderla più felice. Difatti: se un cattolico pensa alla morte rende la vita più seria e più degna, ed i divertimenti più belli, più sani, più grandi. Se consideriamo la morte che prima o poi avremo a passare, la nostra vita può veramente respirare già di eternità. A tutti, specialmente ai più giovani, l’augurio di serbare sempre la castità, secondo il proprio stato, per poter servire Dio con sempre maggior vigore, con maggior forza, con maggior amore.
Sono numerosi i mezzi a disposizione che aiutano a vivere la castità: la grazia di Dio, l’aiuto dei sacramenti, la preghiera, la conoscenza di sé, la pratica di un’ascesi adatta alle varie situazioni, l’esercizio delle virtù morali, in particolare della virtù della temperanza, che mira a far guidare le passioni dalla ragione.
Castità, dolce parola che fa più belli i nostri giorni, più nobile la vita, più grande tutto ciò che facciamo e pensiamo! Purezza, splendida virtù, decoro dei giovani, anticipazione del Paradiso!
Quelli infatti che vivono secondo la carne, pensano alle cose della carne; quelli invece che vivono secondo lo Spirito, alle cose dello Spirito. Ma i desideri della carne portano alla morte, mentre i desideri dello Spirito portano alla vita e alla pace. Infatti i desideri della carne sono in rivolta contro Dio, perché non si sottomettono alla sua legge e neanche lo potrebbero. Quelli che vivono secondo la carne non possono piacere a Dio. (Rm 8, 5-8)
Testo a cura di Piergiorgio Seveso e Marco Massignan
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