“Uditemi tutti, voi pagani, non esiste altra via che conduce alla salvezza al di fuori della fede e della santa legge di Gesù Cristo. Tutte le sette dei bonzi, sono vane, empie e ingannatrici: conducono all’eterna perdizione.”
Beato Costanzo da Bovalino
Nelle principali librerie italiane un’occhio attento non potrà certo non notare la presenza, talvolta imponente, di libelli o pamphlet contro il Cristianesimo, contro l’Islam e contro l’Ebraismo, mentre difficilmente troverà anche solo un’opuscolo di critica nei confronti del Buddismo, la religione della pace e della tolleranza per antonomasia conseguentemente molto ben vista all’interno di quel panorama intellettuale laicista che sponsorizza sparate anti-clericali di ogni risma.
A rimediare a tale carenza ci ha fortunatamente pensato un’anno fa l’eccellente Roberto dal Bosco con il suo Contro il Buddismo – Il volto oscuro di una dottrina arcana edito da Fede & Cultura. In questo breve saggio l’autore smonta puntualmente i numerosi luoghi comuni e frasi fatte circolanti attorno alla religione dei simpatici bonzi arancioni, mettendo in mostra una serie di intrighi e assassini a sfondo religioso, le mostruose pratiche occulte del buddismo tibetano (comprendenti stupro, coprofagia, suicidio e perfino sacrifici umani), la bomba atomica indiana curiosamente chiamata “Il Sorriso di Buddha” (Buddha’s Smile), i massacri compiuti in nome di Buddha (vedasi la strage dei Tamil in Sri Lanka), il martirio a cui sono andati incontro numerosi missionari cattolici inviati ad evangelizzare l’Estremo Oriente, le controverse relazioni tra Shoko Asahara (buddista giapponese che nel 1995 assassinò nella metropolitana di Tokyo col gas nervino 12 persone e ne ferì oltre 6000) e il Dalai Lama, i rapporti (di oggi e di ieri) tra l’estrema destra nazista e il buddismo, le persecuzioni dei cristiani nei paesi buddisti e via discorrendo lungo una serie di escalation di violenza (sia fisica che psicologica) e di sopraffazioni che caratterizzano tale setta orientale. Particolarmente interessante è inoltre il suo esame sui fondamenti della dottrina buddista, che di fronte a tale esame non risulterebbe essere altro se non un colossale culto del nulla.