domenica 14 luglio 2013

Homovox e omofobia

homovox
 
 
C’è una maniera piuttosto subdola di creare ed indirizzare l’opinione pubblica su binari prestabiliti. E’ difficile capire dove finisca la superficialità e dove inizi la malafede ma è evidente che molti argomenti vengono presentati con toni assolutamente manichei che mal si conciliano con la più complessa e sfaccettata realtà delle cose. Uno di questi argomenti di recente è sicuramente il matrimonio omosessuale e la conseguente caccia all’omofobo fantasma. Come si è visto ( o forse no ) le reazioni della Francia alla legge Taubira sono state imponenti e impressionanti. Milioni di uomini e donne hanno sfilato e manifestato il loro dissenso ad una legge che relativizza notevolmente il concetto di famiglia e che porta con se parecchie complicazioni . E’ ben evidente a tutti ( spero ) che non si tratta di milioni di omofobi e questo perché essere preoccupati per la deriva relativista del concetto di famiglia non significa porsi contro la dignità delle persone e non significa voler limitare la libertà dei soggetti , fermo restando che la libertà individuale non è imponibile sulla libertà collettiva. Questo concetto semplice e naturale viene soppresso nel silenzio generale di quei media che invece di contribuire alla formazione serena di una coscienza collettiva , favoriscono invece una conflittualità continua . Il gioco funziona più o meno cosi: O sei favorevole senza se e senza ma al cosiddetto matrimonio tra individui dello stesso sesso oppure sei di sicuro un orribile omofobo. Questa tendenza comunicativa operata per superficialità o malafede fa leva sul senso di colpa della gente che magari è sfavorevole a questo uso improprio del concetto di matrimonio ma di sicuro non ha nulla contro l’omosessuale come individuo . Spesso si fa appello alla necessità del riconoscimento di alcuni diritti pratici legati al rapporto tra due soggetti ma anche questo è una argomentazione strumentale dato che il matrimonio implica alcune necessarie conseguenze anche in termini giuridici ( ad esempio la possibilità di adozione) che non possono essere ceduti a cuor leggero all’uso della libertà individuale ma che sono invece patrimonio della società nel suo uso legato alla famiglia tradizionale , mentre esistono forme di regolamentazioni alternative specificatamente concepite per pratiche conseguenze di un legame anche omosessuale. In Francia quindi parecchie voci si sono levate a contestare la legge Taubira e una di queste voci è Homovox. Homovox è una piattaforma omosessuale che ha manifestato e manifesta apertamente la contrarietà al cosiddetto matrimonio gay. Non è una realtà di nicchia ma è la voce della maggior parte del mondo omosessuale che non vive in ghetti continuamente in fuga dai soprusi di una società crudele e ignorante come la vorrebbero dipingere i cacciatori di omofobi , e che non vede il bisogno di alterare le fondamenta della società per vedere riconosciuto qualcosa ottenibile invece con strumenti differenti . E’ ben evidente che qui il solito mezzuccio dell’omofobia non è applicabile ma obbliga invece alla riflessione. Homovox quindi come collettivo non si riconosce nelle conclusioni mediatiche dei gruppi autoproclamatosi portavoce della comunità omosessuale tutta. Homovox propone un punto di vista tanto semplice e tanto condivisibile da essere quasi sciocco doverlo sottolineare , se non fosse invece necessario : “Noi crediamo che i bambini abbiano il diritto ad avere un padre e una madre, possibilmente biologici, che possibilmente si amino.” Philippe Arino , saggista aderente al collettivo si spinge a considerare la legge Taubira addirittura essa stessa una legge omofoba, spingendo l’omosessuale a credere di dover imitare la famiglia tradizionale , la quale invece rimane mattone che riguarda tutti e non certo solo gli eterosessuali, rinunciando cosi alla propria specificità. Fosse la dichiarazione di un eterosessuale difficilmente sfuggirebbe dal biasimo dei cacciatori di omofobi. Insomma Homovox si propone si come collettivo omosessuale , in difesa pero’ della famiglia tradizionale
come fondamenta della società e alveo dove trovare la pace nel quadro del rapporto dei due sessi che compongono la società. Questo tutto sommato dovrebbe dare l’idea della complessità dei fatti e di come invece vengono superficialmente proposti impedendo all’opinione pubblica di formarsi liberamente aldilà di ridicole dicotomie. Jean-Pierre di Homovox saluta la folla della grande manifestazione in difesa della famiglia del Gennaio 2013 cosi : “Grazie, a nome degli omosessuali, per essere qui a difendere il reale!”
Il sito homovox.com racchiude tra le altre cose molte testimonianze di autorevoli aderenti al collettivo.
 
Federico Franzin
 
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