venerdì 5 luglio 2013

Il farneticare, in maniera offensiva, del Vescovo Bergoglio, capo della falsa Chiesa Conciliare...



 
San Roberto Bellarmino nel De Romano Pontifice (Cap. XXX): “La quinta opinione (riguardo all’ipotesi del papa eretico) pertanto è vera; un papa che sia eretico manifesto, per quel fatto (per se) cessa di essere Papa e capo (della Chiesa), poiché a causa di quel fatto cessa di essere un cristiano e un membro del corpo della Chiesa. Questo è il giudizio di tutti gli antichi Padri, che insegnano che gli eretici manifesti perdono immediatamente ogni giurisdizione”.


Il Bellarmino, e Sant’Alfonso con lui, sostiene che molto probabilmente è impossibile che il Papa cada in eresia “occulta”.

 Alfonso Maria de’ Liguori nel libro Verità della Fede scrisse, con riferimento a quanto detto dallo stesso Bellarmino: «Che poi alcuni pontefici sieno caduti in eresia, taluni han cercato di provarlo, ma non mai l’han provato, né mai lo proveranno; e noi chiaramente proveremo il contrario nel fine del cap X. Del resto, se Dio permettesse che un Papa fosse notoriamente eretico e contumace, egli cesserebbe d’essere Papa, e vacherebbe il pontificato. Ma se fosse eretico occulto, e non proponesse alla chiesa alcun falso dogma, allora niun danno alla Chiesa recherebbe; ma dobbiamo giustamente presumere, come dice il cardinal Bellarmino, che Iddio non mai permetterà che alcuno de’ pontefici romani, anche come uomo privato, diventi eretico né notorio né occulto».



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Recentemente chiedevo ad un noto Sacerdote tradizionale se il Pontefice odierno sia o no cattolico, la sua risposta è stata inequivolmente no, quindi io gli obbiettavo che se non era cattolico non faceva parte della Chiesa ma di qualcos'altro, in definitiva questo personaggio, non essendo cattolico, non poteva essere Pontefice della Chiesa di Nostro Signore ma solamente di quella falsa partorita nel diabolico Conciliabolo Vaticano II. Chiaramente questo è il tema scottante degli ultimi 50 anni; i Pontefici Conciliari e post Conciliari sono autentici o sono degli impostori travestiti di bianco? A questa domanda cruciale sicuramente un giorno verrà data un risposta definitiva, noi ci limitiamo a constatare che Bergoglione, al pari degli ultimi 5 Pontefici modernisti, non è attendibile come autentico Pontefice cattolico in quanto professa eresie pubbliche ed in maniera impenitente praticamente ogni giorno che ha fatto Dio.
Lungo sarebbe l'elenco dei Santi che sono stati chiamati alla contemplazione e alle pratiche di penitenza che hanno onorato il Santissimo nome di Dio e ci hanno meritato la Sua infinita Grazia che questo signore offende. Lungo sarebbe l'elenco dei Santi che hanno sacrificato la propria vita per difendere la bimmillenaria vera Tradizione della vera Chiesa di Nostro Signore che questo signore, che non si fà nemmeno chiamare Pontefice, offende quotidinamente tacciandoli come eretici, la sensazione leggendo questi pietosi strafalcioni e che Bergoglio non sappia nemmeno che cosa dica in quanto, come disse Monsignor Lefebvre, ha in orrore, in quanto modernista condannato, la Tradizione della Chiesa.



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 ...“Nella storia della Chiesa ci sono stati alcuni sbagli nel cammino verso Dio. Alcuni hanno creduto che il Dio vivente, il Dio dei cristiani noi possiamo trovarlo per il cammino della meditazione, e andare più alto nella meditazione. Quello è pericoloso, eh? Quanti si perdono in quel cammino e non arrivano. Arrivano sì, forse, alla conoscenza di Dio, ma non di Gesù Cristo, Figlio di Dio, seconda Persona della Trinità. A quello non ci arrivano. E’ il cammino degli gnostici, no? Sono buoni, lavorano, quello, ma non è il cammino giusto. E’ molto complicato e non ti porta a buon porto”.

“Altri – ha spiegato il Papa - hanno pensato che per arrivare a Dio dobbiamo essere noi mortificati, austeri, e hanno scelto la strada della penitenza: soltanto la penitenza, il digiuno. E neppure questi sono arrivati al Dio vivo, a Gesù Cristo Dio vivo. Sono i pelagiani, che credono che con il loro sforzo possono arrivare”. Ma Gesù ci dice che il cammino per incontrarlo è quello di trovare le sue piaghe... 


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Dopo aver letto le inqualificabili menzogne di Bergoglio leggiamo la meditazione di Sant'Anselmo affinche i nostri spiriti vengano purificati da codeste scelleratezze moderniste: 

Sant' Anselmo d'Aosta
dal Proslogion di Anselmo d’Aosta 


1. Orsù, omuncolo,
abbandona per un momento le tue occupazioni,
nasconditi un poco ai tuoi tumultuosi pensieri.
Abbandona ora le pesanti preoccupazioni,
rimanda i tuoi laboriosi impegni.
Per un po’ dedicati a Dio
e riposati in Lui.
«Entra nella camera» del tuo spirito, escludi da essa tutto,
all’infuori di Dio e di ciò che ti possa giovare a cercarlo,
e, «chiusa la porta», cercalo (Mt 6, 6).
Di’ ora, o «mio cuore» nella tua totalità, di’ ora a Dio:
«Io cerco il tuo volto; il tuo volto, o Signore, io cerco» (Sal 27, 8).

2. Orsù, dunque, o Signore Dio mio,
insegna al mio cuore
dove e come possa cercarti
e dove e come possa trovarti.
O Signore, se non sei qui, dove te assente cercherò?
E se invece sei ovunque, perché non ti vedo presente?
Ma certo tu abiti «una luce inaccessibile» (1 Tm 6,16).
E dov’è la luce inaccessibile?
E come mi avvicinerò a questa luce inaccessibile?
E chi mi condurrà e mi introdurrà in essa,
affinché in essa io ti veda?
Per mezzo di quali segni, di quale immagine ti cercherò?
Non ti ho mai visto, o Signore Dio mio, non conosco il tuo volto.
Che cosa farà, o altissimo Signore,
che cosa farà codesto tuo esule lontano?
Che cosa farà il tuo servo ansioso del tuo amore
e gettato lontano «dal tuo volto» (Sal 51,13)?
Anela di vederti ed è troppo lontano dai tuo volto.
Desidera di avvicinarsi a te e il luogo dove tu abiti è inaccessibile.
Brama di trovarti e non conosce dove tu stai.
Fa di tutto per cercarti e ignora il tuo volto.
O Signore, tu sei il mio Dio e sei il mio Signore e non ti ho mai visto.
Tu mi hai fatto e rifatto
e mi hai dato tutti i miei beni
e io ancora non ti conosco.
In breve: sono stato fatto per vederti
e non ho ancora fatto ciò per cui sono stato fatto.

3. O misera sorte dell’uomo,
che ha perduto ciò per cui è stato fatto!
O dura e crudele quella caduta!
Ohimè, che cosa ha perduto e che cosa ha trovato,
che cosa è scomparso e che cosa è rimasto!
Egli ha perso la beatitudine per la quale fu fatto
e ha trovato la miseria per la quale non fu fatto.
E’ scomparso ciò senza cui nessuno è felice
ed è rimasto ciò che di per sé è soltanto misero.
Allora «l’uomo mangiava il pane degli angeli» (Sal 78,25),
di cui ora ha fame;
ora mangia «il pane di dolore» (Sal 127,2),
che allora non conosceva.
Ohimè, lutto di tutti gli uomini,
universale pianto dei figli di Adamo!
Egli ruttava di sazietà,
noi sospiriamo per fame.
Egli era nell’abbondanza,
noi mendichiamo.
Egli felicemente possedeva
e ha miseramente abbandonato ciò che possedeva,
noi infelicemente abbiamo bisogno
e miserevolmente desideriamo
e, ohimè, restiamo senza!
Perché Dio non ci ha conservato, pur potendolo facilmente fare,
ciò di cui così gravemente sentiamo la mancanza?
Perché Dio ci ha tolto la luce e ci ha avvolto nelle tenebre?
Perché ci ha tolto la vita e ci ha inflitto la morte?
Donde, pieni di miserie, siamo stati cacciati, dove siamo stati spinti!
Donde siamo precipitati, dove siamo rovinati!
Siamo stati cacciati dalla patria nell’esilio,
dalla visione di Dio alla nostra cecità;
dalla giocondità della immortalità
all’amarezza e all’orrore della morte.
Misero mutamento!
Da quanto bene in quanto male!
Grave danno, grave dolore, grave tutto.

4. Ma, ohimè, io misero,
uno dei miseri figli di Eva lontani da Dio,
che cosa ho intrapreso, che cosa ho condotto a termine?
Dove ero diretto, dove sono giunto?
A che cosa tendevo e di che cosa sospiro?
«Ho cercato i beni» (Sal 122,9) «ed ecco il turbamento» (Ger 14,19)!
Tendevo a Dio e ho urtato in me stesso.
Cercavo riposo in me stesso
e «ho trovato tribolazione e dolore» (Sal 116,3) nell’intimo mio.
Volevo ridere per la gioia della mia mente
e sono costretto a «ruggire per il gemito del mio cuore» (Sal 38,9).
Speravo letizia
ed ecco invece che si moltiplicano i miei sospiri!

5. «Ma tu, o Signore, fino a quando?» (Sal 6,4).
«Fino a quando, o Signore, ti dimenticherai di noi,
fino a quando ci nasconderai il tuo volto?» (Sal 13,1).
Quando ci guarderai e ci esaudirai?
Quando illuminerai i nostri occhi
e ci mostrerai «il tuo volto» (Sal 80,4)?
Quando ti restituirai a noi?
Guardaci, o Signore, esaudiscici, illuminaci,
mostraci te stesso.
Restituisciti a noi, affinché il bene sia con noi,
poiché senza di te solo il male è con noi.
Abbi pietà delle nostre fatiche e dei nostri sforzi verso di te,
poiché senza di te non possiamo nulla.
Poiché ci inviti, «aiutaci» (Sal 79,9).

6. Ti supplico, o Signore, che io non disperi sospirando,
ma che io respiri sperando.
Ti supplico, o Signore
il mio cuore è amareggiato per la sua desolazione,
addolciscilo con la tua consolazione.
Ti supplico, o Signore,
ho incominciato a cercarti affamato,
fa’ che io non desista di cercarti digiuno di te.
Mi sono avvicinato famelico,
fa’ che non mi allontani senza aver mangiato.
Povero sono venuto al ricco, misero al misericordioso,
fa’ che non ritorni senza nulla e disprezzato.
E se «prima di mangiare debbo sospirare» (Gb 3,24),
dammi almeno, dopo i sospiri, da mangiare.
O Signore, incurvato non posso guardare altro che in basso:
raddrizzami, affinché possa volgere lo sguardo in alto.
«Le mie iniquità, che hanno superato il mio capo»,
mi avvolgono tutto e mi appesantiscono «come un grave carico» (Sal 38,5).
Disseppelliscimi, alleggeriscimi, affinché «l’abisso» delle mie iniquità
«non chiuda su di me la sua bocca» (Sal 69,16).
Mi sia permesso di guardare la tua luce
anche se da lontano o dal profondo.
Insegnami a cercarti e mostrati a me che ti cerco,
poiché non posso cercarti, se tu non me lo insegni,
e non posso trovarti, se tu non ti mostri.
Che io ti cerchi desiderandoti e ti desideri cercandoti.
Che io ti trovi amandoti e ti ami trovandoti.

7. Riconosco, o Signore, e te ne ringrazio,
che hai creato in me questa tua immagine
affinché, memore di te, ti pensi e ti ami.
Ma questa immagine è così cancellata dallo sfregamento dei vizi
ed è così offuscata dal fumo dei peccati,
che non può fare ciò per cui è stata fatta,
se tu non la rinnovi e la riformi.
Non tento, o Signore, di penetrare la tua profondità,
poiché in nessun modo metto con essa a confronto il mio intelletto;
ma desidero intendere in qualche modo la tua verità,
quella che il mio cuore crede e ama.
Non cerco infatti di intendere per poter credere,
ma credo per poter intendere.
In verità credo in questo:
«se non avrò creduto, non potrò intendere» (Is 7,9).
 
 
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