lunedì 1 luglio 2013

Dei cattivi maestri: Julius Evola (parte 1 di 3)

Foto_Evola_Bragaglia
Introduzione

È uscito uno studio interessante sul pensiero di Julius Evola, a cura di Marco Fraquelli (1). L’Autore condensa in trecento pagine, fitte di note e indicazioni bibliografiche, la filosofia evoliana.
Cercherò di coglierne i punti, a mio avviso, più importanti e di porgerli al lettore, integrandoli con altre letture.

Il superidealismo

Evola è descritto comunemente come il maestro della “dignità sovrannaturale dell’uomo”; essa è fondata non sul dono libero e gratuito di Dio all’uomo, ma sull’“INDIVIDUO ASSOLUTO” o sulla concezione filosofica che è denominata “Idealismo magico”. Evola infatti pur definendosi “uomo tradizionale” si è mosso su posizioni idealiste (figlie dell’Immanentismo moderno), anzi egli si proponeva di portare l’Idealismo classico fino alle ultime e più radicali conclusioni pratiche, mediante la magia e l’esoterismo delle pseudo-religioni orientali “L’Io magico… reale, DIVENENDO DIO, compie [con Evola, n.d.a.] quel passo che nell’Idealismo classico non compie” (2).
Come si vedrà in seguito, questo principio filosofico influenzerà e dirigerà tutte le opzioni spirituali e politiche di Evola; pertanto non è lecito scindere l’Evola politico da quello magico per poter prendere l’uno e lasciar cadere l’altro.
Evola vuole REALIZZARE l’Idealismo (3); vale a dire là ove Hegel, Fichte, Shelling, si limitavano a discettare e a speculare sull’Io che pone e crea l’oggetto extra-mentale, Evola vuole fare in modo che l’Io crei VERAMENTE la realtà, ricorrendo, naturalmente, all’“Ars Regia” e alla magia come pietra filosofale e alchemica per la quale l’uomo vorrebbe farsi “dio” e creare il mondo. L’esoterismo rappresenta perciò il coronamento e l’inveramento del principio filosofico “super-idealista” di Julius Evola e la scelta immanentista e “moderna” di Evola è presente come filo conduttore in tutta l’opera del “filosofo proibito” (4). Tutta la sua opera sarà incentrata sulla realizzazione dell’Io assoluto, padrone dell’universo! «Evola… grazie soprattutto all’apporto delle dottrine esoteriche e sapienziali, può procedere al superamento dell’umano, non solo in senso gnoseologico bensì in senso PRATICO» (5). «…Del resto, Evola stesso ha più volte ribadito l’impossibilità di giungere alla definizione dell’Individuo Assoluto attraverso l’uso delle sole categorie del pensiero speculativo di tipo occidentale» (6).
Noi sappiamo che esiste una sola vera Tradizione, che Dio consegnò oralmente ad Adamo (7), che ci è pervenuta tramite i Patriarchi e i Profeti, che Gesù ha completata e resa universale, e che ha consegnata ai suoi Apostoli affinchè, tramite il Magistero della Chiesa, arrivasse di giorno in giorno, fino alla fine del mondo, ad ogni uomo. Questa TRADIZIONE VERACE afferma, in sintonia col buon senso e col realismo, che vi è un Dio trascendente il quale ha voluto liberamente creare il mondo, che è finito, contingente e dipendente da Lui e che l’uomo possiede un intelletto il quale per cogliere la verità deve conformarsi alla realtà oggettiva, e che la realtà non dipende da lui, bensì da Dio.
A tale TRADIZIONE VERACE si è contrapposta una TRADIZIONE PARASSITARIA, ADULTERATA che è chiamata comunemente GNOSI la quale è originata dalla CABALA RABBINICO-GIUDAICA (8) ispirata in ultima analisi da Lucifero; egli fu il primo a gridare ‘NON SERVIAM’ e a voler essere il fine ultimo di se stesso, senza doversi confrontare e sottomettere ad un Dio trascendente. La Rivelazione autentica ci insegna che tale pretesa “idealista-magica” di Lucifero, sfociò nella sua dannazione eterna e che, da allora, Lucifero non cessa di tentare l’uomo affinchè lo imiti nel suo sciagurato proposito. Nell’Eden Lucifero suggerì ad Eva di mangiare il frutto proibito per diventare come Dio (“Eritis sicut Dii”) (9).
Il dadaismo
Evola è stato anche un artista oltre che un filosofo, e la sua attività artistica coincide con l’incontro di Tristan Tzara e il movimento dadaista. Tzara era un ebreo romeno e il suo movimento può essere definito come una sorta di “forma limite della degenerazione artistica ebraica” (10) basata sull’esaltazione dell’Io e della volontà di potenza e di assoluta libertà, che sfocia in libertinaggio. Infatti, come ammette lo stesso Evola, “i dadaisti proclamavano… l’identità dell’ordine e del disordine, dell’Io e del non-Io” (11). Evola conobbe Tristan Tzara verso il 1918; in quel periodo – scrive il Fraquelli – Evola fa ampio ricorso a droghe ed allucinogeni.
Un altro autore a cui s’ispirò allora Julius Evola fu Otto Weininger (morto suicida), ebreo anche lui; “il sistema weiningeriano si incentra… sulla completa identità tra l’Io e l’uomo: entrambi si trovano a dover imporre se stessi di contro all’altro da sè” (12). E l’Io-uomo, nella sua necessità di porsi contro la realtà, deve liberarsi evidentemente dalla morale cristiana.
Un altro autore a cui si rifà Evola in tale periodo è Nietzsche, che spingerà ancora di più Evola ad un’opposizione radicale contro il Cristianesimo. Inoltre occorre sapere che “oltre all’influenza nietzschiana… un ruolo assai importante avranno anche le dottrine orientali, che Evola studia proprio in quegli anni, che con la loro… rottura con la Logica… offriranno ampio materiale per l’attacco anti-razionalista alla… filosofia occidentale” (13).
La gnosi orientale oltre (e non contro) l’idealismo magico
«La svolta decisiva verso il mondo delle antiche tradizioni spirituali, delle dottrine… esoteriche e iniziatiche si compie in Evola… non come cesura bensì come naturale sviluppo del suo idealismo magico.
L’Individuo Assoluto ha preso coscienza che il mondo è una sua creazione (…). Evola si accosta dunque alla Tradizione sapienziale orientale… in ricerca… di tecniche… che consentano all’Individuo di realizzare la sua azione magica» (14).
Nel 1925 Evola pubblica “L’uomo come potenza”, saggio dedicato al Tantrismo. “In estrema sintesi, si può dire che i Tantra negano qualsiasi dualismo uomo-Dio; infatti il mondo e l’universo sono creazioni dell’uomo il quale s’identifica così col Principio assoluto e divino…” (15).
Verso il finire degli anni venti, Evola incontra Arturo Reghini, massone di rito scozzese, il quale «non solo avvicina Evola alla Tradizione romana… ma assume un ruolo fondamentale per la definitiva svolta tradizionale di Evola mettendo quest’ultimo in contatto con Renè Guènon, il “maestro senza pari” la cui opera dà… un vero e proprio centro… a tutto il sapere magico ed esoterico che Evola aveva raccolto sino a quel momento» (16).
Evola e Guènon
Di Guènon mi sono già occupato, per esteso, tuttavia occorre precisare qui che Evola non è una mera riduzione di Guènon, anzi tra i due esistono delle diversità abbastanza forti, pur nell’alveo del monismo (panteista in Guènon e immanentista in Evola). L’accordo comunque tra i due “grandi iniziati” è sostanziale e più forte delle divergenze che possono essere così riassunte:
a) Evola dà il primato all’azione, alla lotta, al guerriero. Guènon invece lo conferisce alla contemplazione, al ‘monaco’.
b) Evola asserisce che l’Occidente ha una sua propria Tradizione, che è quela romana. Guènon pensa che l’Oriente sia l’unico depositario della Tradizione.
c) Evola considera la “Chiesa cattolica come un simbolo di degenerazione di matrice semitica, che ha concorso alla soppressione della Tradizione imperiale e ghibellina medievale” (17). Guènon considera la Chiesa come l’unico polo ESSOTERICO (si badi bene) attorno al quale può risvegliarsi una Tradizione esoterica occidentale.
d) Evola è per il panguellinismo, ossia il primato del potere temporale su quello spirituale. Guènon riconosce il primato all’azione, monastico-pontificale (18).
Evola anticristiano e “anticristo”
La vera Tradizione per Evola è anticristiana, infatti il Cristianesimo “rappresenta la causa prima della degenerazione del mondo moderno, è la forza eversiva per eccellenza che ha scardinato qualsiasi principio tradizionale…” (19).
Secondo Evola il Cristianesimo è il principale responsabile della caduta dell’Impero Romano, inoltre esso è la Religione dei deboli, degli schiavi. Se per Guènon il Cristianesimo è un surrogato essoterico della Tradizione primordiale iniziatica ed esoterica, con Evola siamo agli antìpodi (e forse è proprio questo che lo rende meno pericoloso, non meno cattivo si badi bene, in quanto un errore, veicolato da una certa parte di verità e nascosto in essa, è più pericoloso ed ingannatore dell’errore evidente). Il Cristianesimo per il filosofo italiano è da riconnettersi alla componente profetica e messianica del semitismo, che sostituisce ogni carattere eroico della Tradizione nordica, con uno “slancio confuso ed agitato verso il soprannaturale”. Il Cristianesimo è inoltre una Rivelazione universale, cioè per tutti gli uomini, mentre la vera Tradizione è esoterica, ovvero riservata ai soli pochi iniziati. Il Cristianesimo con i suoi temi di implorazione, adorazione, peccato, indegnità, limite, si richiama alla spiritualità del Sud. Non a caso la Chiesa è Mater, e la Mediatrice di ogni grazia è la Madonna. In pratica il Cristianesimo realizza una svirilizzazione che è tipica delle società lunari e sacerdotali, è una sorta di “eresia bianca”…! Contro il Cristianesimo si erge l’ideale cavalleresco, ghibellino che ha il suo culmine in Federico II.
Un satanista italiano…
La Revue Internationale des Sociètès Secrètes, di Mons. Ernest Juin, scese in campo assieme alla rivista Fede e Ragione di Fiesole, contro il neo-paganesimo di Evola. La R.I.S.S. (20) critica pesantemente l’articolo che Evola scrisse su La Critica fascista di Bottai nel 1927: “Il Fascismo come volontà d’Impero e il Cristianesimo ”. La prestigiosa rivista francese, riprendendo i temi svolti dalla rivista fiesolana, asserisce che l’articolo evoliano “è soltanto una LUNGA BESTEMMIA” (21); esso proclama “la netta incompatibilità della visione imperialista della vita con qualsiasi forma di Cristianesimo”, reclama la restaurazione dello Stato come realtà assoluta, intollerante verso una Chiesa che voglia elevarsi al suo fianco; al contrario lo Stato deve ergersi come unica e vera Chiesa ed anche come unica e vera Religione. Secondo la R.I.S.S. Evola, partendo da una specie di sincretismo “giudeiforme”, va ancora oltre nel suo odio verso la Chiesa. Evola è un mago, un Tantra, un super-teosofo; L’uomo come potenza è qualificato come ”opera satanica” nella quale “J. Evola pretende insegnare all’uomo il mezzo di farsi dio”. La rivista descrive il metodo insegnato da Evola e asserisce che ci troviamo in “PURA DEMONOLOGIA”; il fine di Evola è “l’assoluta libertà accordata all’uomo di fare tutto, anche il male, purchè lo faccia con la persuasione di essere unito a Dio e compenetrato della sua Sostanza”. Già Lutero diceva: “Pecca fortiter sed fortius crede”! In breve anche Evola è un adelphos della dissoluzione. La R.I.S.S. conclude con queste parole: «[Evola] è un AGENTE PROVOCATORE DELL’INFERNO, una retroguardia della Massoneria e delle sette che perseguitano Cristo con odio implacabile». Il Tarannes ritornerà sull’argomento il primo febbraio 1929 (22). Riassumendo una dozzina di articoli di Fede e Ragione (a partire dal n. 16 del 1928), asserisce che le «teorie di uno strano satanista italiano [Evola, n.d.a.], sono la manifestazione dello stato di spirito giudaico-massonico… Evola potrebbe essere benissimo, in realtà, un AGENTE DELLA SUPER-MASSONERIA CABALISTA (23) che riprende il ruolo dell’antico Serpente e s’identifica nel Tentatore della Genesi… SECONDO EVOLA INFATTI BISOGNA MANGIARE INNANZITUTTO IL FRUTTO PROIBITO, FARE L’ESPERIENZA DEL PECCATO, PER TROVARNE L’ANTIDOTO. Quando Satana promette all’uomo di farlo diventare “dio”, esige però una caparra: L’ESPERIENZA DEL PECCATO. Conditio sine qua non per diventare dèi è l’esperienza satanica ovvero il peccato eretto a scienza.
Nei suoi scritti si trova “l’odio di Dio, un odio furioso, schiumoso, veramente satanico. Odio contro il Padre… odio del Verbo incarnato; odio soprattutto della Croce di Cristo» (24). È vero, obietta il Tarannes, che Evola nega strenuamente di essere un satanista; Satana infatti, secondo lui, è una favola dei preti ad uso dei bambini e delle vecchiette. No, Evola non crede al diavolo, «tuttavia… parla esattamente come un posseduto, vittima incosciente può darsi, ma certa, di colui di cui nega l’esistenza» (25). In fondo, riprende il Tarannes, Imperialismo pagano non è nient’altro che il Messianismo carnale del Talmùd, che Evola stesso critica come fonte semitica del Cristianesimo…!
Il più importante dei dodici articoli di Fede e Ragione mi sembra senz’altro il primo (26). In esso l’autore pone i principi da cui trarrà le conseguenze negli articoli successivi. Egli afferma che dopo il peccato originale e il suo travestimento sotto forma di serpente, nel Paradiso Terrestre, Satana non può più contare su nessun nuovo travestimento. «Soltanto nell’Eden egli poteva essere occulto, perfettamente simulato dalle forme del serpente. (…) Poi… Satana diventò l’assiduo tentatore, ma facilmente riconoscibile sotto tutti i travestimenti» (27).
L’autore di Imperialismo pagano è però uno “dei più deboli arnesi che Satana abbia mai impiegato nel mondo; se ne ha riprova nella… estrema e spesso assurda virulenza” (28) dello scritto in questione.
Infatti Satana tiene nascosta l’aperta bestemmia. Nasconde la coda per non farsi scorgere e poter mordere l’incauto passante. Al contrario “il tener la coda distesa, (…) è segno nei rettili, di poca energia”. Saper nascondere la coda, come ha fatto Guènon, è un’arte che solamente i più alti tra gli iniziati conoscono, e non sembra essere l’arte di Evola ne l’Imperialismo: infatti quella che “nell’Eden era una sfumatura del seduttore, un sottile veleno nascosto nelle pieghe di una proposizione, un’insinuazione maligna così ben dissimulata, doveva diventare, sotto la penna del maldestro autore del libro, una sgarbata, volgare, aperta, e quindi senza più efficacia, accusa contro Dio” (29).

Tratto da: http://www.doncurzionitoglia.com/juliusevola.htm
http://radiospada.org/