giovedì 25 luglio 2013

La Monarchia e le sue degenerazioni (Monarchia Assoluta e liberale) - (Parte 15°).


XI
Assolutismo e liberalismo nelle Spagne







Le Spagne e la lotta contro l'"Europeizzazione"


La ratifica del Trattato di Münster
Ratifica del Trattato di Münster
(Pace di Vestfalia).
Mentre la Civiltà Cristiana agonizzava e l'Europa moderna trionfava emergendo con forza nei centotrentun anni  che vanno da Lutero alla Pace di Vestfalia (1517-1648) , nell'angolo estremo dell'occidente , là dove terminavano i confini dell'orbe antico , un pugno di popoli con a capo la Castiglia costituiva una Cristianità minore e di riserva , rude e "di frontiera" che si chiamò "le Spagne" , tesa nella lotta diuturna contro la minaccia costante dell'Islam.
Questi popoli erano vari per numero e differenti tra loro. L'Andalusia era stata recuperata dalla Castiglia nei lontani giorni del XIII secolo , quando S. Fernando battezzò con le acque del sacro Betis le millenarie sonnolenze degli uomini della santa terra. Le tribù basche al di qua dei Pirenei avevano poco a poco congiunto i loro sforzi sotto la guida della Castiglia, e dal principio del secolo XVI regalarono alle Spagne la parte migliore del tesoro secolare del patriarca Aitor. Il cerchio celtico d'Occidente , scisso durante il secolo XII , divenne unità di Fede sotto Filippo II , unità testimoniata da una delle prime figure del pensiero portoghese , Geronimo Osorio. La federazione catalano-aragonese , altissima culla di libertà politiche , unì i suoi sforzi per l'impresa spagnola . Nel XVI secolo, con l'esperienza di otto secoli di Riconquista , essi erano l'unico bastione della Cristianità ed i soli a trovarsi "in forma" per l'altissimo compito di difendere il Cattolicesimo Romano. Perciò diedero l'esempio: nelle pianure lombarde o nelle paludi fiamminghe , attraverso le terre appena conosciute nell'India antica, o per contrade del mondo ignote alla geografia classica, degli uomini rudi servirono Cristo , come esseri umani passibili di cadere in tutti i peccati della carne , come spagnoli incapaci di peccare contro il primo dei comandamenti della legge divina, nell'impresa più portentosa che ricordi il genere umano.
Il risultato fu l'esaurimento , premessa della sconfitta, ma non il cedimento spirituale. Serrando le fila gli spagnoli combatterono contro la Rivoluzione d'Europa che avanzava, in difesa della concezione Cristiana della vita, in difesa di un ordinamento sociale fondato su libertà concrete. "Noi avevamo - scrisse Vicente Palacio Atard - un programma politico valido per il mondo intero. Noi che non siamo europei , noi che viviamo isolati dietro i Pirenei . E non solamente l'avemmo , ma facemmo di più : lo sostenemmo. Volevamo un mondo in cui le relazioni internazionali fossero poggiate , non su deboli patti sorti dalla convenienza del momento, sugli abusi unilaterali dei potenti, ma sulle basi dell'ordine supernazionale fondate nell'idea della "universitas christiana" ". Vero è che la tensione determinata da un costante atteggiamento di lotta pregiudicò le istituzioni libere di alcuni popoli , come l'aragonese , lo spirito tuttavia continuava ad essere quello medioevale malgrado gli incipienti eccessi di un fallace assolutismo , e nell'essenza, la vecchia tematica delle istituzioni forali continuò in Sardegna , fino al 1700, in Catalogna , fino al 1716 , in Navarra , fino al 1841.
Contro la crescente marcia dell'Europa , di giorno in giorno sempre più forte, la Monarchia federativa e missionaria delle Spagne non volle cedere di un palmo e , quando cedette , fu per l'impossibilità materiale di poter resistere alla lotta; da tal momento la caduta fu verticale e rapidissima , un vertiginoso precipitare. I popoli delle Spagne lottando da crociati non riuscirono a rendersi conto dell'incipiente sconfitta né a prevedere l'esaurimento; procedettero come gentiluomini generosi più che come politici prudenti e non si risparmiarono , tanto più che si prodigavano eroicamente al servizio della più ardua delle imprese che potesse sognare un cavaliere: la difesa della Fede Cattolica.
La Castiglia impose il suo sigillo e trascinò alla sua nobile pazzia il posato mercante Catalano , il rude Sardo , il sognatore Napoletano , l'indifferente Andaluso , il Basco valoroso nella sua semplicità, ed il Galiziano o il Portoghese di stirpe celtica.
Tutto fu eroico ed il maggiore eroismo consisté nel sacrificare coscientemente la storia a ciò che sta al di sopra della storia , bruciando sempre le navi  in rinnovato olocausto come Hernan Cortes.
Nelle vene dell'Impero scorreva il pensiero di Fernan Perez de Guzman , profetica spiegazione degli atteggiamenti politici di questi popoli: "Secondo me, - diceva già nel XV secolo - questo eccesso di prodigalità , benché sia vizioso , è migliore o meno cattivo di quello dell'avarizia , perché i grandi doni del prodigo procurano profitto a molti e rivelano grandezza di cuore".
Alfonso V d'Aragona.
Di questà prodigalità profittò l'umanità e , grazie al nobile difetto della generosità illimitata , si pregava il Dio romano nel cuore d'Europa , e si alzavano gli occhi a Cristo, e venivano al loro oriente i popoli di colore che vivevano in terre lontane. In un delirio d'entusiasmo , la Castiglia trascinò tutti gli spagnoli per i sentieri della generosità al servizio della fede. Forse la sorte sarebbe stata ben diversa se  l'egemonia fosse caduta nelle mani del Principato catalano , cosa possibile senza gli errori della politica oltrepirenaica di Giacomo I il conquistatore , ma perfino il massimo momento dell'espansione catalana nella prima metà del secolo XV fu condotto da un castigliano purosangue come Alfonso V ed i fatti dicono che la Castiglia si identificò nel comando, nel comando insigne della crociata.


Quevedo già ci dimostra la sconfitta psicologica nella sua "Espana defendida y los tiempos de ahora , de las calumnias de los noveleros y sediciosos". La data di questo scritto è significativa: 1609 , lo stesso anno del primo rintocco della sventura. Ma Quevedo non si stancò di domandarsi il perché della universale avversione contro il suo Re. Che profondo pessimismo  e che tremito di presagite angustie vibra, quando questo gentiluomo poco meno che trentenne chiama la sua patria "sventurata Spagna"!
Il Duca di Enghien, poi Principe di Borbone-Condé, alla Battaglia di Rocroi.
Battaglia di Rocroy.
La sventura militare durata sessant'anni , iniziata a Rocroy , si concluse diplomaticamente con il doppio patto di Vestfalia , il primo dei "98" , secondo la felice espressione di Ernesto Gimenez Caballero nell'indicare della decadenza delle Spagne , benché poi  non fosse così  sicuro nel discernere quali furono.


Il disinganno della sconfitta si insinuò appena in quegli uomini , generosi fino all'incoscienza. Don Chisciotte continua a credersi cavaliere pur dopo le ripetute cadute; e gli uomini delle Spagne , castiglianizzati fino al Chisciottismo , ripeterono testardamente la loro ostilità all'Europa vincitrice, fiduciosi che i paladini del Signore devono ricevere aiuto dall'Alto fino al miracolo. Perduta la supremazia nel mondo , appartati nell'odio e nel disprezzo dell'Europa trionfante , persistettero nel tenersi tenacemente aggrappati ai principi della loro nobiltà , impegnati a non diventare europei.
Tra la dignità ed il potere optano per la dignità , tra la fede ed il commercio, abbracciarono la Croce per l'onore e considerarono il mercanteggiare un degradarsi; idealisti, chimerici, sentendosi il popolo di Dio , a forza di tenere le pupille inebriate di azzurro , andarono incappando nel fando delle cancellerie o dei campi di battaglia . Non esiste contraddizione maggiore di quella esistente tra la mentalità Spagnola e quella Europea durante il secolo XVII.
La protestante Amsterdam prosperava mentre la Cattolica  Siviglia decadeva ; eretici e Cattolici si scrutavano sospettosi.
Francisco Elia De Tejada , mentre studiava i legami culturali tra la Spagna e la Scandinavia , mise in rilievo un fatto che simbolizza tale contrasto: "la meraviglia attonita con cui il gentiluomo spagnolo , di sangue gotico e fede romana , guarda i sudditi di Gustavo Adolfo , prototipi di nobiltà per il loro purissimo sangue gotico , ma macchiati del maggior disonore in cui possa cadere un cavaliere: l'eresia".

Miguel de Cervantes fece dire al suo più grande eroe le massime della nobiltà eroica delle Spagne castiglianizzate , facendo parlare la voce della saggezza attraverso il cappellano aragonese dei duchi . Le parole del cappellano rispecchiavano l'arrendevolezza di coloro che vedevano la sconfitta imminente se non si rinunziava a quell'impresa colossale e prodiga , a fare cioè metastoria pretendendo di trattenere la ruota dei tempi , ora che l'orologio segnava l'ora dell'Europa e non quella della Cristianità. 

File:Unione Iberica 1640.png
Le Spagne nel 1581.
 Ma le Spagne continuavano a sentirsi redentrici di popoli che , eretici o pagani, non si lasciavano redimere , ed ai primi insuccessi e alle prime delusioni rispondevano come Don Chisciotte , disprezzando la sensatezza in nome dell'eroismo , della fede , della "hidalguia" .
Tale era il modo d'essere della Spagna.  forse l'atteggiamento catalano più attento alle questioni di finanza avrebbe salvato l'onore dal ludibrio , risparmiando alle Spagne il loro trisecolare Calvario e mantenendo codesta Cristianità che dal 1648 era un mero retaggio ideale sostituito dalla "nuova" nefasta realtà: il principio dell'Europa per come la conosciamo oggi. Ma l'Europa così intesa era la negazione più completa di quel che quei popoli volevano.

 
 
 


L'Assolutismo valica i Pirenei

Gli Asburgo di Spagna si estinsero senza indietreggiare nel loro impegno eroico di mantenere la Cristianità propugnandola secondo il carattere castigliano.
Fu una dura lotta, considerata dai più come un impegno eccessivamente idealizzato e con poco senso della realtà; ma fu di gran lunga peggiore il rimedio quando, stanchi del Chisciottismo eroico, cercarono di superarlo tentando di soppiantarlo con le tre formule che successivamente sono andate imperando nell'Europa vincitrice: l'assolutismo del secolo XVIII, il liberalismo del XIX , ed il totalitarismo del XX secolo.


Carlo II di Spagna.
Quando Carlo II  di Spagna firmò il suo testamento , simbolizzo la sua Monarchia Cattolica e nobile nelle parole: "Yo no soy nada". Ma quando Luigi XIV disse, sia cronaca o leggenda, che "non esistevano più i Pirenei" , diede un contenuto alla svuotata monarchia: l'assolutismo francese , imperante formula politica dell'Europa del tempo.
Il rimedio sarebbe potuto essere quello di non lasciarsi abbagliare dall'onnipotente Francia assolutista , ma accettare la formula del Marchese di Villena quando nel 1701 pretese la convocazione delle Cortes in Castiglia per qualcosa di più della mera formalità del giuramento reale. La tesi del Marchese di Villena  era la soluzione spagnola contro l'accettazione di formule straniere; passati i periodi di lotta violenta, e riconosciuta la nefasta vittoria europea , occorreva ristabilire le istituzioni trascurate per la tensione costante delle armi. Il Villena voleva Restaurare le Cortes , disfacendo gli errori che in politica interna si andavano commettendo sin dai tempi di Carlo I , salvando le Spagne per la via normale della loro Tradizione. L'argomento secondo cui "era giusto che il Re osservasse i Fueros" di Castiglia, è la più antica esposizione del Tradizionalismo spagnolo e rappresenta , di fronte all'assolutismo di marca francese , quel che il Manifesto de los Persas rappresentò di fronte al liberalismo : la linea esatta della tradizione politica spagnola .
Ma Filippo V , erede di Carlo II come da testamento di quest'ultimo, educato in Francia , innamorato delle formule che avevano reso grande la sua patria, non poteva permettere il ritorno ad una tradizione per lui incomprensibile e per giunta opposta all'educazione ricevuta sin da bambino. Alla sua mentalità assolutista, francese, geometrica , risultava comprensibile solo una forma di perfezione politica uniforme , egualitaria e , di conseguenza , ritenere organismi contraffatti e deformi quei Fueros tradizionali di una Monarchia , che indifesa gli veniva consegnata dalla paura dei Madrileni per i poderosi eserciti del nonno. Perciò invece di ristabilire le libertà castigliane sacrificate in Villalar alla missione universalmente antieuropea , di cui la Castiglia aveva alzato il vessillo , sacrificio inutile dal momento che la Castiglia stessa aveva rinunziato alle sue avventure , Filippo V accomodò la situazione eccezionale della Castiglia del 1700 ai suoi pregiudizi Francesi , e ritenne come soluzione migliore trasformare in assolutismo di sistema quel che era stato un espediente necessario nella lotta bisecolare contro l'Europa.


Filippo V di Borbone
Filippo V di Spagna.
La realtà era che Filippo V era già un europeo seduto sul Trono castigliano ed inoltre si trovava in una congiuntura storica che rendeva più difficile il suo inserimento nelle istituzioni castigliane, come invece era accaduto per Carlo I . Perciò , invece di castiglianizzarsi , europeizzò  la Castiglia seguendo il padrone di moda: l'assolutismo francese. E una volta protetta la merce straniera con la dogana di Castiglia , consumò la frode storica europeizzando i popoli della Corona aragonese con il pretesto della loro castiglianizzazione. Il decreto firmato nel Buen Retiro il 29 Giugno 1707 segnò uno dei momenti più tragici della storia delle Spagne , per l'equivoco che in esso era racchiuso: presentare la francesizzazione come castiglianizzazione . "Ho giudicato conveniente - disse Filippo d'Angiò , europeo regnante in Castiglia - sia per ciò , sia per il mio desiderio di ridurre tutti i miei Regni di Spagna all'uniformità di leggi , usi , costumanze, e tribunali , governandosi tutti ugualmente con le leggi castigliane , tanto lodevoli e sensate in tutto l'universo , abolire e derogare completamente , come d'altro lato do per aboliti e derogati, tutti i suddetti Fueros , privilegi , pratiche e costumi finora osservati nei detti Regni di Aragona e Valenza; essendo mio volere che questi siano ridotti alle leggi castigliane , e all'uso , pratica e forma di governo che si tiene e si è tenuto in Castiglia e nei suoi tribunali , senza differenza alcuna tra essi".
A questi termini del decreto seguì la loro applicazione. Filippo V , lungi dall'ascoltare i consigli del Marchese di Villena  , che postulava il ritorno alla tradizione politica autentica delle libertà castigliane , francesizzerà ed europeizzerà le istituzioni catalane , aragonesi , valenziane. Il suo decreto del 1707 riguardante l'Aragona e Valenza non venne applicata da uomini formati allo spirito delle libertà patrie; i suoi ispiratori saranno un francese ed un infrancesato : l'ambasciatore francese Amelot , e il maniaco del rinnovamento Melchor de Macanaz , uno dei tipi più  ripugnanti della storia di Spagna , simbolo della prima ondata degli assolutisti e degli scettici "à la mode", di coloro il cui facile e vergognoso destino fu quello di accanirsi dall'alto delle cariche ufficiali sulla carne sanguinante delle nostre tradizioni.
Il Macanaz è l'esecutore munito di pieni poteri, che si conquistò la funesta gloria di annientare la tradizione galiziana , accusando di supposte slealtà il governatore di Madrid , primo esempio di abilità dell'Anti-Spagna  che si ripeterà successivamente con frequenza eccezionale . Il suo Informe dado al Rey sobre el gobierno antiguo de Aragòn , Valencia y Cataluna ; el que se habia puesto desde que se las sujetò con las armas y lo que convendria remediar , fu il primo atto notarile e la prima solenne testimonianza di come da Madrid si cominciò a promuovere l'europeizzazione delle Spagne.
Il paragrafo 83 di tale Informe sottolinea l'odio inesauribile dell'autore per le libertà spagnole; non contento di averle distrutte violentemente nei Regni di Valenza e d'Aragona , si sforzò di sopprimerle in Catalogna ; "e converrà - postula il 27 Maggio 1713 - quando si dovrà ordinare quel Principato , uguagliarlo il più possibile ai Regni di Aragona e Valenza , e con le stesse regole che si sono stabilite".
Già si trovavano condannati a morte gli ultimi resti di quelle libertà catalane, espressione più alta di buon governo di cui si abbia notizia a memoria d'uomo; e furono condannate da un pedante infrancesato , traditore di una delle più nobili cause della storia . Le leggi aragonesi , che si ristabilirono nel 1711 e quelle catalane che si mantennero in vigore per il decreto del 16 gennaio 1711 appartengono tutte al diritto privato; ma il diritto pubblico , quel diritto pubblico che era  miracolo e perfezione incomparabile, venne completamente annientato. Così finiva , sotto il pretesto di punire una ribellione , il più libero dei sistemi politici che la storia abbia conosciuto e la cima più alta del buon governo di tutti i tempi. Dopo aver distrutto nel 1648 i sogni universali e Cristiani di Castiglia, la vincitrice "Europa moderna" entra in seno alle Spagne  per distruggere le libertà aragonesi.
Dal 1700 cambiò il campo di battaglia della lotta delle Spagne contro la Rivoluzione europea. Da quel momento si combatteva nella stessa Spagna. Non v'era più un complesso di popoli desiderosi di perpetuare le loro tradizioni; ma , tra le minoranze dirigenti, si gareggiava nello europeizzarsi , nell'ansia di scuotersi  di dosso la polvere della propria storia.
Essi non lottavano più all'estero per imporre l'ordo christianus; facevano invece la guerra nell'orbita delle alleanze e controalleanze . Non lottavano mossi da ideali di fede ; lottarono per patti di famiglia per contribuire  al benessere, in molti aspetti meritato,  della casa di Borbone , grati del beneficio di averli infrancesati.
Carlo III di Borbone-Spagna
Carlo III di Spagna.
E, nell'interno, la moda francese calpestava i resti dell'Ispanismo ; i "navios de la Illustraciòn" portarono ai gruppi più vivaci degli intellettuali d'America il seme della rivoluzione europea , discredito del glorioso chisciottismo, o insegnando le dottrine del Rousseau o del Montesquieu , senza ricordarsi affatto delle  libertà delle Spagne , che un giurista traditore e un ambasciatore francese avevano finito col distruggere. Il popolo si oppose fino alla fine,  malgrado proibissero le manifestazioni sacre, si espellessero i figli di Loyola come nemici delle Spagne , che essi invece impersonavano contro i ministri massoni di Carlo III , e malgrado che la Corte fosse una piccola Versailles negli scandali e nei vizi. Dalla terra di Estremadura , rozza terra di conquistatori , vennero i paladini : nel teatro , Garcia de la Huerta , nella polemica , Forner . Là nell'angolo meno europeo , la tradizione aveva i suoi teorici ; ma l'ondata asservitrice dell'europeizzazione guadagnava adepti giorno per giorno.



Durante il secolo XVIII si videro due Spagne l'una di fronte all'altra : quella che voleva tornare alle sue strutture tradizionali e quella che chiedeva di restare quale era ; quella popolare e quella ufficiale, quella ispanica e quella europea. Il padre geronimita Fernando de Zevallos ancora nel 1776 pensava che la grandezza della Monarchia era legata al suo colore Cattolico ; ma alla fine del settecento classi illuministe furono completamente europeizzate ed intrapresero l'opera di distruzione della Spagna Tradizionale in ciascuno dei popoli spagnoli ; in Cadice , votando la Costituzione del 1812 ; in America , rinnegando l'unità delle Spagne. Perché l'esplosione che verso il 1810 disgregò in venti parti il colossale Impero castigliano non fu una frattura di popoli , ma una unanime   negazione del passato. Si rinnegava la comune Tradizione delle Spagne nella Chiesa gaditana di S. Filippo Neri . e nei clubs di Caracas ; gli uni o gli altri , dai due lati dell'Atlantico , aspiravano all'europeizzazione , volendo finirla definitivamente con l'eredità castigliana per copiare le formule seducenti della Rivoluzione europea. In quel vortice di tradimenti collettivi promossi dalla politica ufficiale borbonica del secolo XVIII , le Spagne vennero tradite in egual modo dagli europeizzanti di Quito e dagli europeizzatori di Cabezas de San Juan. La disgregazione si verificò perché , sparendo i pilastri spirituali dell'impresa antieuropea , l'unità di fede e la lealtà al Re , la stessa unità delle Spagne era risultata carente della sua ragion d'essere e ciascun popolo si era lasciato stringere dal legame tellurico della pura geografia.
Tutti i mali che piovvero su queste terre derivarono dal non aver prestato ascolto ai consigli del Marchese di Villena , dal non avere restaurato le tradizioni politiche castigliane , rinvigorendo quelle degli altri popoli peninsulari ed instaurando analoghe libertà forali nelle Americhe.
Mentre , invece, venne infrancesata la Castiglia , si oppresse quel poco che rimaneva della vita libera nei regni aragonesi e non si pensò ad educare i sudditi americani alle tradizionali libertà delle Spagne; tutto l'impegno di Filippo V , Duca d'Angiò seduto sul Trono castigliano, fu, disgraziatamente , quello di impregnare le Spagne del veleno dell'europeizzazione in voga: l'assolutismo di Luigi XIV di Francia.






Il liberalismo nelle Spagne




Ma giunse il giorno del tramonto di quelle formule assolutiste europee . Nel 1789 , gli stessi principi che nel 1700 avevano abbagliato gli spagnoli caddero . La Rivoluzione europea adesso condannava quello che precedentemente aveva proclamato modello incomparabile. Un vento di revisione scuoteva il palcoscenico, e sulla scena francese si alzava il telone dietro il quale appariva il sanguinoso della infausta grande rivoluzione , che si sostituì definitivamente alla commedia delle parrucche e dei versi alessandrini.

Agostina, fanciulla di Aragona, dà fuoco a un cannone
contro gli invasori francesi a Saragozza.
Nelle Spagne , il cambio della banderuola rivoluzionaria coincise con l'invasione napoleonica e con lo svegliarsi di una reazione antifrancese ossia controrivoluzionaria , nelle masse popolari . La testimonianza poco sospetta del Rico y Amat dimostra come la guerra d'indipendenza spagnola sia stata una fiammata patriottica ed un'ansia di ritornare alle tradizione peculiare delle Spagne: "L'unica idea, che agitava quelle menti ardenti, che commoveva quelle anime nobili e coraggiose , non era se non la salvezza della loro fede , della loro monarchia, della loro indipendenza". Cioè Dio, Patria e Re della Tradizione , che ben presto il Carlismo avrebbe innalzato di fronte al liberalismo , poiché lo stesso autore liberale confessa che "nessuno potrà negare che i liberali di quell'epoca erano gli infrancesati".
Ma la confusione prodotta dalle innovazioni servì anche qui a dissipare ogni possibilità di ritorno alla tradizione politica , proprio nel momento in cui si determinava una congiuntura favorevole provocata dalla caduta della forma assolutista con la quale quei popoli erano stati abbagliati nel '700. Il campo si divise in tre settori : l'assolutismo imposto con ferreo pugno da Ferdinando VII fino al 1833; il liberale , che nasconde la nuova rivoluzione europea con il pretesto ingannevole di sostenere più che innovazioni , la restaurazione delle ambite tradizioni peculiari ; e il tradizionalista , soffocato tra l'assolutismo regio e l'equivoco/inganno liberale.
Il novello Macanaz che commetterà la frode di proteggere sotto il padiglione ispanico mercanzia politica francese è , per miglior trionfo dell'equivoco , un uomo rispettabile , professore universitario dottissimo e per giunta sacerdote: Francisco Martinez Marina.
Era il suo un caso di miraggio , molto consono all'ingenuità delle illusioni romantiche , ma non perciò meno dannoso , giacchè sviò per la seconda volta il cammino delle genti dal sentiero della Tradizione spagnola. "Martinez Marina - scrisse Roman Riaza - fa parte di quella pleiade di spagnoli , che potremmo chiamare delle Cortes di Cadice , che convengono in un ideale politico, ma che questo alimentano al tempo stesso , di un contenuto estraneo alla storia spagnola , di un tradizionalismo che non comprende la tradizione ...; che, come per un fenomeno ottico, vogliono vedere riflesso nelle nuove idee tutto un programma estratto dalle pagine più dimenticate della storia patria".
Martinez Marina centrava il problema nel voler tornare a quelle libertà che "con la disgraziata battaglia di Villalar... erano rimaste soffocate per sempre " ; ma nei suoi Principios naturales de la Moral, de la Politica y de la legislacion  dice che tali libertà consistono "nello stabilire una morale pubblica e un diritto nazionale accomodato a situazioni , circostanze e lumi del secolo".
Che sia fallito l'intento o che sia riuscito in pieno , a seconda che giudichiamo il Martinez Marina ingenuo o insensibile , lo chiarisce l'articolo 29 della Costituzione del 1812 . La rappresentanza nelle Cortes avrà luogo , non secondo gli antichi criteri delle libertà concrete , ma in base alla popolazione , "composta dei nativi che sia per linea paterna che materna siano originari dei dominii spagnoli, e di quelli che abbiano ottenuto dalle Cortes la cittadinanza".

Con codesto gruppo di ingenui liberali, che ingarbugliavano la questione ripetendo il tragico equivoco del leguleio Melchor de Macanaz , e la testardaggine assolutista del "Deseado Fernando" , naufragò , nei primi anni del secolo XIX, la possibilità di un ritorno alla Tradizione spagnola. Ma non mancò d'altronde il richiamo delle coscienze nazionali , benché destinato a rimanere senza ascolto , del deputato di Siviglia alle Cortes, Bernardo Mozo de Rosales , novello Marchese di Villena , sebbene in termini in certo senso diversi.

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Ferdinando VII di Spagna.
E' di Federico Suarez Verdeguer il merito di aver analizzato l'importanza del famoso Manifesto detto dei Persiani , che Bernardo Mozo de Rosales , a capo di un gruppo di 69 deputati realisti , presentò a Ferdinando VII in Valenza al suo ritorno nel 1814 . Contro i due estremi del costituzionalismo e dell'assolutismo alla francese , il Manifiesto de los Persas tanto ingiustamente denigrato era un richiamo al ritorno alla tradizione , parallelo a quello che 113 anni prima era stato sostenuto dal Marchese di Villena . "Facciamo nostro questo manifesto nella sua integrità... - dicono i dottissimi storici Melchor Ferrer ; Domingo Tejera e Josè F. Acedo , mentre lo fanno pubblicare in una delle Appendici al primo tomo della benemerita Historia del tradicionalismo espanol  - perché , meditato bene , esso ci illumina nella comprensione dello sviluppo del pensiero spagnolo e , nello stesso tempo, supplirà alla mancanza di quegli storici che hanno fatto affidamento nella difficoltà di leggerlo per la sua estensione, infine farà fronte alla mancanza di equanimità che essi hanno dimostrato nell'ometterlo. Quando si analizza la Costituzione , quando si parla della questione forale della Navarra e delle Province Basche , quando si scrive come devono essere le Cortes di stampo spagnolo, quando si specifica il concetto dell'autorità reale , il Manifiesto detto de los Persas dimostra che quelli che lo scrissero ... non erano dei fautori della monarchia assoluta che vigeva allora in Ispagna, ma che in mezzo alla confusione imperante pensavano al ritorno delle patrie tradizioni".
Sarebbe difficile impresa spiegare in minor numero di parole e con maggiore esattezza l'importanza del lungo ma luminoso scritto di  Bernardo Mozo de Rosales deputato di Siviglia alle Cortes. In sereno contrasto con lo scialbo riflesso che abbagliò ingannevolmente Martinez Marina , i Persas seppero racchiudere in una sola frase il modo di togliere la maschera a quel documento di Cadice , servile imitazione della Rivoluzione liberale del 1789.
"Mentre i deputati di Cadice - dice il Manifiesto al paragrafo 90 - si rifiutavano di seguire le orme degli antichi spagnoli , non sdegnarono di imitare ciecamente quelle della Rivoluzione francese".
Di fronte alla Rivoluzione liberale, i Persas ripeterono lo stesso grido d'allarme che lanciò il Marchese di Villena , continuando a proporre soluzioni che rivelavano la direzione sicura e ferma del pensiero tradizionale , vivo malgrado l'atteggiamento infrancesato ufficiale: il ritorno alle Cortes , nella loro forma eccellente della fine del Medioevo , prima che l'ordine politico castigliano fosse perturbato dalle esigenze di una politica di guerra che portò con sé l'irrobustirsi esagerato del potere reale. Al paragrafo 112 si vede chiaramente la chiave dei suoi postulati: la Castiglia , antecedente alla sconfitta di Villalar ; ossia il ritorno alle feconde tradizioni di libertà concrete , incompatibili sia con lo sfrenato assolutismo settecentesco , sia con il nefasto e agitato confusionismo ingannatore della Rivoluzione liberale. Parlano "conformemente alle leggi, fori, usi e costumi della Spagna".
Il Manifiesto de los Persas è lo squillo d'allarme destinato a risuonare dolorosamente nel deserto . Ferdinando VII ne accetta lo spirito del decreto del 14 Maggio 1814 ; ma ben presto in lui riaffiorò l'antico radicato assolutismo , così come era accaduto col bisnonno in cui le radici assolutistiche di un germoglio Reale sviluppatosi all'ombra del Re Sole aveva distrutto in partenza una possibile soluzione alla maniera spagnola. Per la seconda volta , in una nuova occasione favorevole per recuperare la linea della Tradizione politica, i popoli spagnoli si videro trascinare dal vortice della Rivoluzione ingannatrice , oscillando tra la iniziale conservazione dell'assolutismo e la definitiva nefasta vittoria del liberalismo europeo.
File:Carlos María Isidro de Borbón.png
Carlo V di Spagna.
Voci gridarono il dolore di questa occasione perduta durante il secolo XIX . Il Carlismo militante e contadino , reazione popolare ed eroica   in chiave romantica; i popoli delle Spagne riuniti sotto i vessilli della Tradizione con a capo Carlo V per finire con Carlo VII e l'estinzione di quel ramo primogenito dei Borbone di Spagna che aveva compreso la strada giusta da seguire: il Tradizionalismo politico.
Jaime Balmes ripetè alla lettera le antiche auree dottrine del giuscostituzionalismo del Mieres y Marquilles , passate fino alla Catalogna ; Juan Donoso Cortes , che , sedotto dall'intimo impulso della sua natura di figlio dell'Estremadura , assunse sotto Isabella "II" lo stesso atteggiamento antieuropeo che nel secolo XVIII fu sostenuto in altri campi da altri suoi conterranei: il Forner ed il Garcia de la Huerta ; l'Orti y Lara che si oppone alle pedanterie krausiste ; Menendez y Pelayo , che riscopre il patrimonio culturale di quella terra , benché incapace di portare alle estreme conseguenze la sua stessa impresa di ricercatore eruditissimo ; gli uomini del '98 , che cercarono di toccare con mano l'essenza tradizionale , benché i più si persero nella spessa nebbia del loro positivismo filosofico o nell'indifferentismo religioso...
Purtroppo però il male iniziale era già stato fatto e le Spagne dovettero assistere ad una caduta dopo l'altra , accollate sulle due rive dell'Atlantico , Calvario di genti che avevano visto spezzata la continuità della loro missione storica.






Il dilemma presente nelle Spagne


Nel 1936 , superata la formula della Rivoluzione liberale che uno sciocco confusionismo aveva fatto trionfare un secolo prima , si riaprì il dilemma, nella sua terza congiuntura: ritornare alle tradizioni patrie o copiare le nefaste formule di moda nell'Europa della Rivoluzione: il totalitarismo nelle sue due manifestazioni, nazionalista ed internazionalista. Con Franco la Spagna vide una Rivoluzione conservatrice diramarsi per quasi quarant'anni fino a quando gli stessi Borbone del ramo isabellino,  i quali simpatizzarono per mantenere il potere con la Rivoluzione e la setta che vi stava dietro , furono riposizionati sul Trono per compromesso trascinando nuovamente le Spagne nell'ennesima situazione critica che vediamo in quest'alba del secolo XXI.





Continua...

Fonte:

La Monarchia Tradizionale di Francisco Elias De Tejada


Scritto da:

Il Presidente e fondatore dell'A.L.T.A. Amedeo Bellizzi.