Per definizione il diavolo è quella “invisibile potenza personale che dirige le forze del male in lotta con i disegni di Dio e a danno dell’uomo” [cf. Diz. Biblico, Spadafora, Studium, Roma, 1955, p. 159 e succ.].
In lingua ebraica diavolo è “haś-śaṭān” che sta ad indicare precisamente “l’avversario”; vedremo bene di chi è “l’avversario” e come agisce.
In Giobbe 1 “6 Un giorno, i figli di Dio andarono a presentarsi davanti al Signore e anche satana andò in mezzo a loro. 7 Il Signore chiese a satana: «Da dove vieni?». Satana rispose al Signore: «Da un giro sulla terra, che ho percorsa». 8 Il Signore disse a satana: «Hai posto attenzione al mio servo Giobbe? Nessuno è come lui sulla terra: uomo integro e retto, teme Dio ed è alieno dal male». 9 Satana rispose al Signore e disse: «Forse che Giobbe teme Dio per nulla? 10 Non hai forse messo una siepe intorno a lui e alla sua casa e a tutto quanto è suo? Tu hai benedetto il lavoro delle sue mani e il suo bestiame abbonda di terra. 11 Ma stendi un poco la mano e tocca quanto ha e vedrai come ti benedirà in faccia!». 12 Il Signore disse a satana: «Ecco, quanto possiede è in tuo potere, ma non stender la mano su di lui». Satana si allontanò dal Signore.”
In Giobbe 2 “1 Quando un giorno i figli di Dio andarono a presentarsi al Signore, anche satana andò in mezzo a loro a presentarsi al Signore. 2 Il Signore disse a satana: «Da dove vieni?». Satana rispose al Signore: «Da un giro sulla terra che ho percorsa». 3 Il Signore disse a satana: «Hai posto attenzione al mio servo Giobbe? Nessuno è come lui sulla terra: uomo integro e retto, teme Dio ed è alieno dal male. Egli è ancor saldo nella sua integrità; tu mi hai spinto contro di lui, senza ragione, per rovinarlo». 4 Satana rispose al Signore: «Pelle per pelle; tutto quanto ha, l’uomo è pronto a darlo per la sua vita. 5 Ma stendi un poco la mano e toccalo nell’osso e nella carne e vedrai come ti benedirà in faccia!». 6 Il Signore disse a satana: «Eccolo nelle tue mani! Soltanto risparmia la sua vita». 7 Satana si allontanò dal Signore e colpì Giobbe con una piaga maligna, dalla pianta dei piedi alla cima del capo. 8 Giobbe prese un coccio per grattarsi e stava seduto in mezzo alla cenere. 9 Allora sua moglie disse: «Rimani ancor fermo nella tua integrità? Benedici Dio e muori!». 10 Ma egli le rispose: «Come parlerebbe una stolta tu hai parlato! Se da Dio accettiamo il bene, perché non dovremo accettare il male?». In tutto questo Giobbe non peccò con le sue labbra.”
L’avversario, il nemico di Cristo, della Chiesa cattolica e dell’uomo. Come sappiamo per tradizione, secondo molti padri e teologi il motivo per cui Lucifero si rivoltò al Creatore fu proprio l’unione ipostatica, da qui l’espulsione e l’odio nei confronti dell’uomo che, secondo le intenzioni del demonio, deve morire quando è non gradito a Dio, con peccato mortale; l’operato dell’“avversario”, quindi, avrà come indirizzo ciò. Per permissione di Dio (permette l’azione ordinaria e straordinaria del demonio) egli si adopera affinché l’uomo pecchi e diventi vizioso, quindi si allontani dal Sommo Bene, dalla salvezza eterna.
Per permissione di Dio, Satana spinse Davide a censire gli Israeliti poiché “Satana insorse contro Israele” (I Cro. 21,1); in Zaccaria vediamo Satana prendere le sembianze anche di un “accusatore”, si legge “3,1 Poi mi fece vedere il sommo sacerdote Giosuè, ritto davanti all’angelo del Signore, e satana era alla sua destra per accusarlo. 2 L’angelo del Signore disse a satana: «Ti rimprovera il Signore, o satana! Ti rimprovera il Signore che si è eletto Gerusalemme! Non è forse costui un tizzone sottratto al fuoco?».”
In ebraico lo stesso termine ma senza l’articolo sta ad indicare anche un nemico umano, non il demonio quale “invisibile potenza personale”, bensì nemico in unione sostanziale dell’anima con il corpo (uomo o donna). Abbiamo dei riferimenti in I Sam 29, 4; II Sam 19, 22.
Nella versione greca della Bibbia dei Settanta leggiamo “διάβολος”, da “διαβάλλω”, “accusatore” “calunniatore” usato come traduzione per l’ebraico “haś-śaṭān” o “sār” e “sōrēr”, “nemico”; “ma il nostro avversario non potrebbe riparare al danno fatto al re con la nostra morte” in Ester 7,4 “In quello stesso giorno il re Assuero diede alla regina Ester la casa di Amàn, nemico dei Giudei” in Ester 8,1.
Il diavolo è il responsabile originario delle caduta di Adamo ed Eva, che sono per certo i nostri progenitori, i quali conseguentemente persero i doni sovrannaturali e preternaturali (cf. Gen. III,1; Sap. II,24; Giov. VIII,44; Ebr. II,14; Ap. XII,9 e XX,2).
Il diavolo è presentato in Giob. I,6 ss.; I Cro. 21,1; Zac. III,1 ss. come il nemico invincibile e onnipresente, come quella precisa carogna che accusa gli uomini al cospetto di Dio e che tenta gli stessi affinché ottengano la giusta e meritata condanna, proprio perché una delle principali caratteristiche di Dio è la giustizia, quindi Dio castiga (in terra) e condanna (castigo eterno) dopo la morte.
Stando alla tradizione, i diavoli possono avere moltissimi nomi; Asmodeo, per esempio, è il demonio della libidine che può sconfiggersi solamente con preghiera e mortificazione. In Tobia III “8 Bisogna sapere che essa era stata data in moglie a sette uomini e che Asmodeo, il cattivo demonio, glieli aveva uccisi” (v. anche Tob. VI,8 ss.)
Secondo Origene il demonio Azael (cf. Patrologia Greca, II, 1364) sarebbe il principe dei diavoli il giorno dell’espiazione anche se, sostiene mons. Spadafora, probabilmente “è soltanto un nome dello stesso capro espiatorio, scacciato nel deserto (Clamer)”; in Levitico XVI “7 Poi prenderà i due capri e li farà stare davanti al Signore all’ingresso della tenda del convegno 8 e getterà le sorti per vedere quale dei due debba essere del Signore e quale di Azazel.”
***
L’altro termine Belzeboul (o Belzeboub) ha un’origine incerta. In II Re 1,2s e 6,16 compare come «dio di Ekron», il ba’ahlz’bub, «signore delle mosche». Probabilmente deriva da ba’ahl zibbul, «signore del letame, della sporcizia». Daimonion è la forma diminutiva di daimôn, che a sua volta deriva dal verbo daiomai, «dividere, suddividere», come traspare dal nome daimôn adoperato nella letteratura greca per il dio dei morti che decompone i cadaveri. Nel Nuovo Testamento troviamo 37 volte diabolos, 36 Satanas, 63 volte diamonion, 7 Beelzeboul. [cf. testo in pubblicazione Diavoli guida essenziale, Stanzione - Di Pietro, Fede & Cultura, Verona, 2013]
Nel Nuovo Testamento il diavolo è detto anche Satana, nome proprio o usato come singolare collettivo per indicare genericamente gli angeli ribelli; molti studiosi della Bibbia e alcuni padri concordano sul fatto che un terzo degli angeli cadde in peccato seguendo l’inganno di Satana, da qui divennero appunto angeli ribelli (cf. Ap. XII,3-4).
Satana è a capo degli angeli ribelli ed è proprio lui a fomentare il male e la perdizione. Per tradizione si ritiene che l’angelo “Portatore di luce” o Lucifero [lux (luce) e ferre (portare) - greco phosphoros (phos=luce, pherein=portare)] sia effettivamente e certamente Satana, figure perfettamente assimilabili sia secondo il giudaismo che secondo il cristianesimo. Alcuni esoteristi, i quali interpretano la Scrittura secondo il libero esame, ritengono che siano due entità differenti, sebbene il loro parere poco importa per i nostri studi.
Ben 39 volte ritroviamo nel Nuovo Testamento la parola “o διάβολος” usata quindi al singolare, dove tecnicamente stiamo parlando del “nemico di Dio” o di uno dei suoi fedeli; in I Timoteo 3,11 ; in II Timoteo 3,3 ed in Tito 2,3 ritroviamo il plurale come attributivo “accusatore”. “o σατανἄς” ricorre 36 volte più varie voci affini. Termini dallo stesso significato li ritroviamo altre 63 volte, di cui 27 al singolare e 36 al plurale.
In Apocalisse XII,9 e XX,2 il diavolo (Satana) è riconosciuto come il “dragone”; viene denominato anche il “tentatore” (cf. Mt. IV,3), il “malvagio” (cf. Atti XIX,22), lo “spirito immondo” (cf. Mt. XII,43), “l’accusatore dei fratelli nostri (i cristiani) che li accusa davanti a Dio giorno e notte” (Ap. XII,10).
Quanto al Giudizio universale è definito anche come “l’avversario che attende in tribunale”, o che “vi aspetta”.
Il diavolo è un “divoratore di anime” ovunque, in ogni luogo della Terra nessuno è esente dalle tentazioni, difatti in I Pietro si legge “6 Umiliatevi dunque sotto la potente mano di Dio, perché vi esalti al tempo opportuno, 7 gettando in lui ogni vostra preoccupazione, perché egli ha cura di voi. 8 Siate temperanti, vigilate. Il vostro nemico, il diavolo, come leone ruggente va in giro, cercando chi divorare. 9 Resistetegli saldi nella fede, sapendo che i vostri fratelli sparsi per il mondo subiscono le stesse sofferenze di voi.”
***
Breve demonologia negli studi biblici di mons. Francesco Spadafora
L’antica tradizione religiosa ebraica, relativa al peccato degli angeli, è riportata da s. Pietro (cf. II Pt. 2,4) e da s. Giuda (I, 6) ed accennata da Cristo; «Egli era omicida fin dal principio e non perseverò nella verità, perché la verità non è in lui» (Giov. VIII,44) e da san Giovanni «fin dal principio il diavolo pecca» (I Gv. 3,8). Si dà la preferenza al peccato di superbia, più consono alla natura angelica spirituale. Confinati negli abissi tenebrosi (cf. II Pt. 2,4; Giuda l,6) e puniti col fuoco eterno per loro creato (cf. Mt. XXV,41), questi angeli decaduti, assai numerosi (cf. Mc. V,9; Lc. VIII,30), hanno un potere limitato sugli uomini (cf. I Pt. 5,8) fino alla condanna nel giudizio finale (cf. II Pt. 2,4; Giuda I,6).
Come «capo di questo mondo» (cf. Gv. XII,31; XIV,30; XVI,11), «dio di questo secolo» (cf. II Cor. 4,4) e «padrone» (cf. Mt. IV,9; Lc. IV,6) manifesta la sua potenza nelle tenebre dell’idolatria (cf. At. XXVI,18; Col. l,13). La lotta diabolica è portata anzitutto contro Cristo; dopo le iniziali tentazioni a carattere messianico, lo avversò fino alla morte, suggerendo il tradimento a Giuda Iscariota (cf. Gv. XIII,2; VI,71) e pigliando saldo possesso del suo spirito (cf. Lc. XXII,3; Gv. XIII,27; Lc. XXII,53). La lotta contro la Chiesa di Cristo è tratteggiata nelle parabole del seminatore e della zizzania (cf. Mt. XIII,19.25.39; Mc. IV,15; Lc. VIII,12).
Dopo Cristo, sono tentati i cristiani (cf. At. V,3), con grande astuzia (cf. I Cor. 7,5; II Cor. 2,11; I Ts. 3,5), dal diavolo che si trasforma in angelo di luce (cf II Cor. 11,14), promotore di dottrine false (I Tim. 4,1). Soprattutto i propagatori del cristianesimo sono oggetto dell’odio diabolico (cf. Lc. XXII,31; II Cor. 12,7; I Ts. 2,18). Cristo però inferse al diavolo la prima grave sconfitta, quando realizzò la profezia genesiaca (cf. Gen. III,15; Luc. X;18; Gv. XII,31; XIV,30; XVI,11; I Gv. 3,8), con la sua morte distrusse il dominatore della morte (Ebr. II,14) e liberò i soggiogati dal terrore della morte (Ebr. II,15; Col. II,14 ss). Ma poiché la sconfitta definitiva avverrà solo alla fine del mondo, quotidiana deve essere la resistenza dei cristiani ai suoi attacchi (cf. I Pt. 5,8-9), con “intera l’armatura” soprannaturale (cf. Ef. VI,16; II Cor. 12,7 ss.; Rom. XVI,20). Né infrequente sarà il successo del diavolo; al tempo di Cristo vi sono seguaci fedeli del diavolo (Gv. VIII,41-44); nell’età apostolica l’incestuoso di Corinto e gli apostati Imeneo ed Alessandro sono abbandonati in punizione in potere di Satana (cf. I Cor. 5,5; I Tim. 1,20). Fino al giorno del giudizio vi sarà opposizione fra i “figli di Dio” ed “i figli del diavolo” (Gv. VIII, 44-47; I Gv. 3,8-10), i quali compiono le “opere del diavolo” (cf. At. XIII,10) che si riassumono nell’impostura o seduzione (cf. Gv. VIII,44; I Tim. 4,2; Ap. XII,9; XX,9) con cui alla verità e alla giustizia viene sostituito il peccato (cf. Rom. l,25 ss; Giac. V,19).
***
Come abbiamo appreso, Lucifero, avendo perduto la sua originaria posizione di autorità ed essendo consapevole della sua eterna sconfitta, è divenuto Satana e si oppone ai piani di Dio; Dio, dal canto Suo, permette sapientissimamente l’operato del demonio nella οικονομια.
Satana odia Dio ed odia vedere Dio servito ed onorato, ed essendo l’uomo il “coronamento” della Creazione, Satana sin dal principio tentò i nostri certi progenitori che furono Adamo ed Eva, il primo uomo e la prima donna; ancora oggi il diavolo agisce con l’obbiettivo demolitore di rovinare l’uomo e di impedire che questi ami e riconosca Dio, come fine ultimo il diavolo opera per la dannazione delle anime.
E’ proprio attraverso il nostro “io” che noi diveniamo servitori di Satana abbandonando l’unico culto salvifico per il tramite della Chiesa cattolica, dacché adoriamo le cose del mondo, i falsi idoli, diveniamo peccatori dapprima e viziosi poi e ci facciamo traghettare verso l’Inferno.
Pur tuttavia noi sappiamo Satana essere operante solo ed esclusivamente per permissione di Dio, quindi la sua potenza non è illimitata ma è ben confinata sotto la mano del Signore, e va detto che il demonio opera in tutto il mondo con le sue schiere di angeli decaduti, difatti gli conviene il titolo di “principe di questo mondo” come abbiamo già appreso. Le Scritture ne parlano come “il principe delle potenze dell’aria” e “il dio di questo mondo”, che sa mascherarsi anche da “angelo di luce” o da “falso profeta” per raggirare gli uomini affinché diventino suoi servitori.
Per permissione di Dio il demonio può operare in via ordinaria mediante le normali tentazioni, ed in via straordinaria mediante le vessazioni, le ossessioni, le infestazioni e le possessioni.
***
Sulla misericordia di Dio e sul demonio
[Inganni del demonio - Punto II, Sant’Alfonso Maria de' Liguori]
Dice: “Dio è di misericordia“. Ecco il terzo inganno comune de’ peccatori, per cui moltissimi si dannano.
Scrive un dotto autore che ne manda più all’inferno la misericordia di Dio, che non ne manda la giustizia; perché questi miserabili, confidano temerariamente alla misericordia, non lasciano di peccare, e così si perdono. Iddio è di misericordia, chi lo nega; ma ciò non ostante, quanti ogni giorno Dio ne manda all’inferno!
Egli è misericordioso, ma è ancora giusto, e perciò è obbligato a castigare chi l’offende. Egli usa misericordia, ma a chi? a chi lo teme. “Misericordia sua super timentes se… Misertus est Dominus timentibus se” (Ps 102,11.13). Ma con chi lo disprezza e abusa della sua misericordia per più disprezzarlo, Egli usa giustizia. E con ragione; Dio perdona il peccato, ma non può perdonare la volontà di peccare.
Dice S. Agostino che chi pecca col pensiero di pentirsene dopo d’aver peccato, egli non è penitente, ma è uno schernitore di Dio: “Irrisor est, non poenitens”. Ma all’incontro ci fa sapere l’Apostolo che Dio non si fa burlare: “Nolite errare, Deus non irridetur” (Gal 6,7).
Sarebbe un burlare Dio offenderlo come piace, e quanto piace, e poi pretendere il paradiso.“Ma siccome Dio m’ha usate tante misericordie per lo passato, e non m’ha castigato, così spero che mi userà misericordia per l’avvenire”.
Ecco il quarto inganno. Dunque perché Dio ha avuta compassione di te, per questo ti ha da usare sempre misericordia, e non ti ha da castigare mai? Anzi no, quanto più sono state le misericordie, che Egli t’ha usate, tanto più devi tremare, che non ti perdoni più e ti castighi, se di nuovo l’offendi. “Ne dicas: Peccavi, et quid accidit mihi triste? Altissimus enim est patiens redditor” (Eccl 5,4). Non dire (avverte l’Ecclesiastico), ho peccato e non ho avuto alcun castigo; perché Dio sopporta; ma non sopporta sempre. Quando giunge il termine da Lui stabilito delle misericordie, che vuol usare ad un peccatore, allora gli dà il castigo tutto insieme de’ suoi peccati. E quanto più l’ha aspettato a penitenza, tanto più lo punisce, come dice S. Gregorio: “Quos diutius exspectat, durius damnat”.
Se dunque tu vedi, fratello mio, che molte volte hai offeso Dio, e Dio non t’ha mandato all’inferno, dei dire: “Misericordiae Domini, quia non sumus consumti” (Thren 3,22). Signore, ti ringrazio, che non m’hai mandato all’inferno, com’io meritava. Pensa, quanti per meno peccati de’ tuoi si son dannati. E con questo pensiero cerca di compensare l’offese, che hai fatte a Dio, colla penitenza e con altre opere buone. Questa pazienza, che Dio ha avuta con te, dee animarti, non già a più disgustarlo, ma a più servirlo ed amarlo, vedendo ch’egli ha fatte a te tante misericordie, che non ha fatte agli altri.
***
Secondo la vera Fede Cattolica, escludiamo quindi il parere degli eretici modernisti (leggi nota [2]), il demonio non è una metafora, non è una ipotesi, non è una interpretazione, non deriva da un genere letterario, non è una fantasia.
Il demonio è una certezza, egli è una “invisibile potenza personale che dirige le forze del male in lotta con i disegni di Dio e a danno dell’uomo” perché il demonio vuole che le anime periscano nell’Inferno; l’Inferno è certamente uno “stato” ed un “luogo” dove si soffrono le pene del senso, le pene del danno, le pene accessorie ed è eterno. L’inferno non è una ipotesi, non è una metafora, non è solo uno stato, non è temporaneo, non è una fantasia.
Facciamo attenzione a non farci sedurre dai “falsi profeti”, dai falsi “angeli di luce” i quali raggirano e conquistano gli uomini con astuti e mirabolanti insegnamenti eterodossi. Per approfondire questo concetto si può studiare l’introduzione allo scritto “GESÙ CRISTO IN ALCUNE FONTI STORICHE PAGANE ED EBRAICHE (PARTE 1)” [1]
Carlo Di Pietro
note:
[1] http://radiospada.org/2013/07/20/gesu-cristo-in-alcune-fonti-storiche-pagane-ed-ebraiche-parte-1/
bib.:
- Diz. Biblico, Spadafora, Studium, Roma, 1955
- San Tommaso, Summa Theologiae
- Diavoli guida essenziale, Stanzione M. – Di Pietro C., Fede&Cultura, Verona (testo in pubblicazione)
- il Burattinaio, Di Pietro C., Segno, Udine, 2007
- Vita eterna: l’Inferno, Di Pietro C., Segno, Udine, 2013
Fonte: