di CdP Ricciotti. (Fonte: http://www.radiospada.org/ )
Il giorno 11 Dicembre 2015, Chiara Bertoglio – già il cognome è “cacofonico” – pubblica su Avvenire un elogio sperticato dell’eresiarca per eccellenza, Martin Lutero.
E pensare che c’è ancora qualcuno che crede che Avvenire scriva di Cattolicesimo, nel mentre, con i soldi dei Cattolici, “canonizza” finanche Lutero. Nonostante ciò, e questo è certo, con l’aiuto di Dio e della Chiesa, noi non moriremo Luterani.
A tal proposito è bene ricordare che la “Chiesa”, occupata dai modernisti del Vaticano II, aveva già prodotto, dopo ben sette documenti ridondanti di sofismi e due studi teologici altrettanto ampollosi, la terrificante Dichiarazione congiunta tra la Chiesa Cattolica e la Federazione Luterana Mondiale sulla Dottrina della Giustificazione.
Presentata alla Sala Stampa Vaticana il 25 Giugno 1998, dal suo firmatario card. Cassidy (Presidente del sedicente Consiglio Pontificio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani), la Dichiarazione, che vanta ben 44 “affermazioni comuni”, già si distingueva per essere particolarmente eretica.
Documento talmente “strambo”, che nella Risposta della Chiesa alla Dichiarazione, elaborata dallo stesso Cassidy, questi afferma: «La dottrina del n. 29 della Dichiarazione non è accettabile. In effetti, questa affermazione [dove si dice: l’uomo giustificato è simultaneamente giusto e peccatore] non è compatibile con il rinnovamento e la santificazione dell’uomo interiore di cui parla il Concilio di Trento (D. S. 1528, 1561) […] è equivoca ai numeri 28-30 […] ambigua quella del n. 22 […] Per tutte queste ragioni, è pertanto difficile vedere come si possa affermare che questa dottrina sul ‘simul iustus et peccator’, nello stato attuale della presentazione che se ne fa nella Dichiarazione comune, non cada sotto gli anatemi dei decreti di Trento sul peccato originale e la giustificazione».
Basti pensare che il commentatore di Sodalitium così descrisse la questione: «[…] la Risposta alla Dichiarazione Comune, elaborata in collaborazione da Cassidy e Ratzinger, è una bocciatura solenne. Cassidy (nella Risposta) condanna per eresia Cassidy (nella Dichiarazione Comune). La “Chiesa” (nella Risposta) condanna la “Chiesa” (nella Dichiarazione Comune). E l’unione resta così “virtuale”, ma per niente “reale”» (Cf. Sodalitium, n° 48, Dicembre 1998).
Quello che scrive Chiara Bertoglio nel suo articolo di Avvenire non è, quindi, nulla di suo, ma rientra nel famigerato “cammino ecumenico” voluto dal “concilio”. Leggiamone uno stralcio:
«Lutero […] un teologo di grande importanza […] Un pastore che ha promosso la musica come strumento di istruzione religiosa e catechetica […] come mezzo per creare identità ed appartenenza confessionale, e come dimostrazione ed applicazione del principio del sacerdozio universale dei fedeli. […] Un cristiano appassionato della parola di Dio, che ha visto la musica come sua ancella preziosa ed efficace, per imprimere il testo sacro nel cuore dei credenti, per fungere da vera esegesi e interpretazione teologica e spirituale, per promuovere una vita profondamente evangelica. Un leader religioso […] Il terreno propizio per la creazione della sua teologia della musica era stato preparato da due fattori concomitanti, ossia l’indubbio talento musicale e la formazione agostiniana: Agostino e Lutero stesso sono stati probabilmente i più grandi teologi della musica nella storia della Chiesa. […] Lutero […] nutriva inoltre profondo rispetto e sincero affetto per il patrimonio musicale della tradizione cattolica. […]Nella teologia luterana del sacerdozio universale dei fedeli, i padri e le madri cristiane erano considerati a pieno titolo i pastori della Chiesa domestica, e la prassi dell’Hausandacht, la preghiera familiare con ampio uso di canti corali, era diffusissima. Il colto dottore in teologia scelse consapevolmente termini molto semplici, comprensibili a tutti, e privilegiò parole brevissime […] E questo è forse il messaggio più attuale di Lutero e della sua musica, in un momento storico in cui, fortunatamente, si cerca di ricomporre l’unità della Chiesa e si considera la sua pluralità in termini di fraternità e non di opposizione: ripartire dalla bellezza e dalla preghiera, di cui la musica è una splendida incarnazione, può servire a creare una comunità di fede a dispetto delle divisioni storiche».
La Bertoglio incarna esattamente lo “spirito del ‘concilio’”; dalle sue parole erutta, sebbene con eleganza di stile, la “nuova pentecoste conciliare” con tutta la sua violenza anticattolica. Scrivo questo, perché si fa presto a puntare il dito populisticamente contro la Bertoglio, tuttavia non è la Bertoglio che afferma questo, ma è il “concilio” stesso che lo fa in forma embrionale, successivamente sono i modernisti, che occupano la Chiesa (“nelle viscere”, cf. San Pio X Pascendi), che completano il “quadro”. Quale vaticanosecondista non resterebbe, difatti, estasiato dalla sperticata lode della Bertoglio all’eresiarca Lutero?
Il 1 Agosto Lutero pubblicava il suo Manifesto: «Alla Nobiltà cristiana di Germania per la Riforma dello Stato cristiano». Affermava che «tutti i cristiani sono uguali (sacerdozio universale, ndR); che tutti hanno ugualmente il diritto di ricorrere alla Bibbia, la quale non è affatto riservata all’interpretazione della Chiesa (biblicismo integrale, ndR); che l’imperatore e i principi hanno più diritto del papa a convocare il Concilio generale (cesaropapismo, ndR)». In poche parole, Lutero era “prossimo” al vaticanosecondismo. Nell’Ottobre pubblicava: Il Preludio sulla Cattività babilonese della difesa, dove condannava «la dottrina dei sacramenti». Per concludere, nel Novembre successivo, pubblicava il suo opuscolo sulla Libertà del cristiano, che è una delle migliori esposizioni della sua dottrina, così riassunta: «1. Per il peccato originale, l’uomo è completamente decaduto, e tutto ciò che fa è peccato mortale. La salvezza mediante le opere è impossibile. 2. Dio senza dubbio ci impone la sua Legge nell’Antico Testamento, ma essa è impraticabile. Non ha altro scopo che quello di scoraggiarci, farci disperare, spingerci nelle braccia della misericordia. 3. Quando la legge ci ha portati alla disperazione, la fede fa d’improvviso risplendere ai nostri occhi la certezza della salvezza per i meriti di Gesù Cristo morto per noi sulla croce. 4. Da tutta l’eternità Dio ha predestinalo gli uni all’inferno (quelli ai quali nega la fede), e gli altri al paradiso (quelli ai quali la concede). 5. Il sacramento del Battesimo e quello dell’Eucarestia non hanno altra efficacia se non quella della fede che essi eccitano nei nostri cuori» (clicca qui e qui).
La Bolla Exurge Domine di Papa Leone X, del 15 Giugno 1520, condannava 41 proposizioni tratte dalle opere di Lutero. Lutero, impenitente, bruciava pubblicamente la Bolla a Wittemberg, il 10 Dicembre, alla presenza degli studenti dell’Università. Il 3 gennaio 1521 veniva scomunicato.
Il 10 Luglio 1520 Lutero aveva già scritto: «Il dado è gettato? Disprezzo il furore e il favore di Roma: non voglio più riconciliazione né comunione con essa per l’eternità!».
Le scomuniche per eresia ed apostasia (uso delle Chiavi per legare), utili a salvaguardare il bene maggiore (pascere il gregge), non si possono ritirare se prima il reo non fa un pubblico atto di abiura dei propri errori, ovvero il pubblico rigetto di una precedente pubblica appartenenza ad una ideologia o, più frequentemente, ad una religione. Perché? Perché la Chiesa, che ha dottrina immacolata, che vigila sulla salvezza delle anime, non sbaglia la ragione quando scomunica qualcuno per questioni di eresia ed apostasia (pubbliche / scandalose); la Chiesa non cambia la Sua dottrina per il sol fine di poter, poi, ritirare la scomunica all’eretico impenitente.
LA CHIESA NON CONFERMA L’ERRORE. Anche questo ci dimostra che i recenti “papi”, che hanno ritirato scriteriatamente scomuniche e “canonizzato/scomunicato” arditamente altri, non posseggono alcuna “potestà di giurisdizione”, dunque i loro atti sono semplicemente nulli. Se fossero autorevoli, ma se i loro atti non avessero valore per la gente, il fedele a chi dovrebbe rivolgersi per sapere se un soggetto è veramente scomunicato o veramente santo? Verrebbe meno l’autorità della Chiesa, l’autorevolezza del vero Pontefice. Si spingerebbe il fedele, così, a dubitare della Chiesa e del Papa ed a confidare solo in se stesso nel “romantico” proposito di seguire la Tradizione, ma secondo il proprio punto di vista o per sentito dire dal prete che, casomai, sembra “bello” e “bravo”.
Un Pontefice “in atto”, nelle circostanze in cui si esprime come previsto dalle Costituzioni divine, NON può scegliere se usare le chiavi o meno, ma può solo dimostrare se è Papa, autenticando le promesse di Cristo, o se Papa non è, disattendendole o piuttosto trascurandole. Se Dio dà il più, dà il meno, come insegna la Chiesa. Dio: se dà l’assistenza POSITIVA per il BUON USO delle chiavi, a fortiori dà l’assistenza NEGATIVA per l’impedimento del CATTIVO USO delle stesse, e ciò assolutamente non inficia l’uso del libero arbitrio umano.
Il 13 giugno 1525 Lutero, rompendo i voti monastici, sposava una ex religiosa, Caterina de Bora, dalla quale avrà in seguito cinque figli. Lutero moriva probabilmente suicida nel 1546 nella natia Eisleben (si legga a tal proposito lo scritto del Sac. Dott. Villa – Martin Lutero omicida e suicida).
Martin Lutero (clicca qui):
«Il motivo per cui bevo tanto più forte, parlo tanto licenziosamente, gozzoviglio tanto più frequentemente, è quello di pigliare in giro il diavolo che voleva canzonarmi».
«Chi non si oppone con tutto il suo cuore al papato non può raggiungere l’eterna felicità».«Questi idioti di asini (cattolici) non conoscono che la tentazione della carne. (…) In realtà, a queste tentazioni il rimedio è facile: vi sono ancora donne e giovinette (…)»
«Se la moglie trascura il suo dovere (sessualmente), l’autorità temporale ve la deve costringere, oppure metterla a morte».
«Io non ammetto che la mia dottrina possa essere giudicata da alcuno, neanche dagli Angeli. Chi non riceve la mia dottrina non può giungere alla salvezza».
Qui c’è l’elenco delle bestemmie di Lutero commentate dalla Chiesa.
San Pio X, Catechismo Maggiore: «[…] la grande eresia del Protestantesimo (sec. XVI), prodotta e divulgata principalmente da Lutero e da Calvino. Questi novatori, col respingere la Tradizione divina riducendo tutta la rivelazione alla S. Scrittura, e col sottrarre la S. Scrittura medesima al legittimo magistero della Chiesa, per darla insensatamente alla libera interpretazione dello spirito privato di ciascheduno, demolirono tutti i fondamenti della fede, esposero i Libri Santi alla profanazione della presunzione e dell’ignoranza, ed aprirono l’adito a tutti gli errori. […] Il protestantesimo o religione riformata, come orgogliosamente la chiamarono i suoi fondatori, è la somma di tutte le eresie, che furono prima di esso, che sono state dopo, e che potranno nascere ancora a fare strage delle anime».
Bergoglio: «Lei [una luterana] va davanti al Signore e chiede perdono; Suo marito fa lo stesso e va dal sacerdote e chiede l’assoluzione. Sono rimedi per mantenere vivo il Battesimo […] quando voi insegnate ai vostri figli chi è Gesù, perché è venuto Gesù, cosa ci ha fatto Gesù, fate lo stesso, sia in lingua luterana che in lingua cattolica, ma è lo stesso. […] mi diceva un pastore amico: “Noi crediamo che il Signore è presente lì. E’ presente. Voi credete che il Signore è presente. E qual è la differenza?” – “Eh, sono le spiegazioni, le interpretazioni…”. La vita è più grande delle spiegazioni e interpretazioni […] Oggi abbiamo pregato insieme. Pregare insieme, lavorare insieme per i poveri, per i bisognosi; amarci insieme, con vero amore di fratelli. “Ma, padre, siamo diversi, perché i nostri libri dogmatici dicono una cosa e i vostri dicono l’altra”. Ma un grande vostro [esponente] ha detto una volta che c’è l’ora della diversità riconciliata» (Vatican.va – 15 Novembre 2015).
di CdP Ricciotti