mercoledì 18 dicembre 2013

In memoria del Card. Louis Billot SJ. (1846-1931).

 
 

Card. Louis Billot SJ.

S. Em.za Rev.ma il Card. Louis Billot SJ. Nato a Sierck-les-Bains (Metz) il 12 gennaio 1846, morto al noviziato gesuita di Galloro (RM) come semplice prete. Teologo di prim'ordine, aderì - nonostante la sua appartenenza all'ordine gesuitico - al ripristino degli studi tomisti lanciato dal Papa Leone XIII con l'enciclica Æterni Patris (1879). Fu un grande tomista, anche se su alcuni soggetti aderiva alle teorie di Molina; insegnò all'Università Gregoriana e vi tenne addirittura - stando a quel che si dice - dei corsi contro la teologia di Suarez. Fu presidente della Pontificia Accademia San Tommaso d'Aquino (meglio nota come Angelicum), membro della Pontificia Commissione Biblica e consultore del Sant'Uffizio. Giocò un ruolo importante nella lotta al liberalismo e modernismo. Partecipò all'istruttoria del processo che condannò Alfred Loisy, ed ebbe una grande parte nella redazione dell'enciclica Pascendi Dominici Gregis (1907). Creato nel 1911 Cardinale Diacono di S. Maria in Via Lata, rinunziò alla porpora nel 1927 in seguito alla sua presa di distanza dalla condanna dell'Action Française decretata da Pio XI (condanna che lo stesso San Pio X, pur conoscendo le deviazioni di questo movimento politico, si astenne dal pronunziare, perché sapeva che avrebbe totalmente stroncato l'azione dei cattolici nella politica francese, come infatti avvenne). Una testimonianza spiega che alcune persone riferirono a Pio XI una conversazione privata avuta con Billot in cui questi disapprovava le intenzioni del Papa circa l'Action Française (gli sarebbe anche sfuggito che avrebbe abbandonato la porpora qualora l'avesse condannata); e il Papa, di temperamento assai collerico e insofferente verso le critiche, ingiunse al porporato di dimettersi veramente, immemore dei suoi innumerevoli meriti verso la Chiesa. Altri dicono che furono le dichiarazioni del Cardinale favorevoli all'Action Française, e il fatto che avesse citato nelle sue opere Charles Maurras, principale sostenitore di essa, che spinsero Pio XI alla funesta decisione. Mons Lefebvre aggiunge che Billot era una personalità sgradita al governo liberale francese, e che il Pio XI, molto cedevole e quasi servile verso di esso, aspettava l'occasione per liquidarlo, così come aveva liquidato per la stessa causa altre persone - specialmente il P. Le Floch C.S.Sp., direttore del Seminario Francese di Santa Chiara a Roma, nonostante l'inchiesta lo avesse scagionato dalle accuse di parteggiare per l'A.F. Probabilmente furono tutti i fattori che condussero a tale esito. Convocato in udienza il 13 settembre 1927, lo si vide uscire dall'ufficio del Papa senza zucchetto, ne anello ne croce pettorale: era entrato cardinale e ne era uscito prete (infatti non aveva mai ricevuto la consacrazione episcopale, non necessaria per i Principi della Chiesa finché questa disciplina fu riformata nel 1962) - e pensare che fu proprio lui il protodiacono che incoronò lo stesso Pio XI nel 1922 -. Il P. Louis Billot si ritirò a vita privata nel noviziato di Galloro, dove morì di polmonite. E' sepolto nella cappella dei Gesuiti al cimitero del Campo Verano Roma. Tra le sue numerose opere, spicca per particolar rilievo il Tractatus De Ecclesia Christi, da molti considerato come il miglior trattato di ecclesiologia mai scritto. Molto attuali sono anche i suoi opuscoli sul modernismo e sulla Tradizione. Il trattamento inflitto al Cardinal Billot fu uno dei casi in cui un Prelato, più colto e più lungimirante del Sommo Pontefice regnante, subì lo scotto della brevità di vedute e degli errori di questo. La condanna dell'Action Française ebbe risultati disastrosi in Francia, e tolse le speranze del ritorno del Paese ad una politica cristiana e onesta oltre che del ristabilimento della Monarchia. I cattolici, che non disponevano di altri partiti e non erano capaci di organizzarne nuovi, furono eliminati come forza politica. Lo stesso Pio XII, pochi mesi dopo la sua elezione, si apprestò a togliere la condanna del movimento, ma ormai era troppo tardi: il suo Predecessore aveva fatto il gioco dei massoni e dei liberali, così come l'aveva fatto anche in Messico. Se Pio XI si fosse conformato ai saggi e prudenti giudizi di San Pio X, oggi la Francia non verserebbe in questo stato di radicale ribellione a Dio e all'ordine naturale, ben peggiore della Rivoluzione Francese, e che le attirerà i peggiori castighi divini. Ecco come l'errore pervicace di un Pontefice, di colui che detiene la più alta autorità sulla terra a nome del Dio di cui è Vicario, può avere conseguenze storiche catastrofiche. Questa storia ricorda vagamente quella di Mons. Lefebvre (che per Billot nutriva venerazione, ed è uno degli autori più fondamentali che si studiano nei suoi seminari): anche lui subì delle condanne, ben più pesanti di quella che toccò al porporato, per essere stato più lungimirante, più preparato e più fedele a Dio e alla Santa Chiesa di quanto lo siano stati gli ultimi Pontefici del XX sec. Ma le conseguenze degli errori che Mons. Lefebvre voleva scongiurare si sono rivelate infinitamente peggiori, per la salvezza delle anime, degli errori politici di Pio XI. Oremus. Deus, qui inter Apostolicos Sacerdotes famulum tuum Ludovicum Diaconum Cardinalem sacerdotali fecisti dignitate vigere: præsta, quæsumus; ut eorum quoque perpetuo aggregetur consortio. Per Dominum nostrum Jesum Christum, Filium tuum: Qui tecum vivit et regnat in unitate Spiritus Sancti Deus: per omnia sæcula sæculorum. Amen. (NB: a detta di un dottissimo e pio sacerdote di mia conoscenza, l'orazione degli uffici funebri di un vescovo o cardinale rinunciatario - anche se le sue dimissioni sono state chieste o ingiunte dal Papa - è la stessa che se fosse morto nella sua dignità. Ciò non avviene invece nel caso di uno deposto d'autorità).
 
Scritto da:
 
Rodolfo Glabro.