Preghiera di inizio studio: Signore Gesù Cristo, che hai detto di essere unicamente Tu la Via, Verità e Vita che ci conduce al Padre, aiutaci in questi tempi difficili ad essere vero lievito per la salute eterna degli uomini, che Ti degnasti di voler riscattare con il Sangue versato sulla Santissima Croce. Sostienimi in questo studio, affinché possa essere di testimonianza alla Verità e in alcun modo possa gettare scandalo nella Chiesa. Te lo chiedo per intercessione di Maria Santissima e di San Tommaso Doctor Angelicus. Amen.
Il 24 Novembre, papa Francesco ha pubblicato una esortazione apostolica destinata alla Chiesa e al mondo, Evangelii Gaudium.
Il 24 Novembre, papa Francesco ha pubblicato una esortazione apostolica destinata alla Chiesa e al mondo, Evangelii Gaudium.
Alcuni dicono che questo documento dovrebbe essere infallibile, in quanto “magistero ordinario”. Molti altri sostengono invece che questo documento non goda di infallibilità, ma che è “vincolante nei punti che non contraddicono l’infallibile Magistero”, e non è infallibile proprio perché “magistero ordinario”. Preferisco non esprimermi e riportare semplicemente, senza nulla togliere o aggiungere, la Dottrina della Chiesa Cattolica, cosa si insegna davvero a proposito del Magistero ordinario del Papa, se le esortazioni apostoliche ne siano parte e se sia o meno infallibile.
RISPONDONO DOGMATICAMENTE:
a) Leone XIII in Satis Cognitum: «Per questo i padri del concilio Vaticano (Primo) nulla hanno decretato di nuovo, ma solo ebbero in vista l’istituzione divina, l’antica e costante dottrina della Chiesa e la stessa natura della Fede, quando decretarono: “Per Fede divina e cattolica si deve credere tutto ciò che si contiene nella parola di Dio scritta o tramandata, e viene proposto dalla Chiesa o con solenne definizione o con ordinario e universale magistero come verità da Dio rivelata”»
b) Nel Denzinger prima della modifica dell’ateologo Karl Rahner1: "L’infallibilità spetta pure al Concilio ecumenico, se d’accordo col Papa che ne approva le decisioni…, e al Magistero universale-ordinario quando —sempre in materia di Fede e morale— si svolge sotto la tacita approvazione del Vicario di Cristo. L'infallibilità pontificia è dogma di fede, solennemente definito da Pio IX nel Concilio Vaticano I, il 18 luglio 1870 [Denzinger, 3074]".
c) Paolo VI, dunque un pontefice post conciliare: "Fondandosi appunto su questa verità, il Concilio Vaticano I definí qual è l'oggetto della Fede cattolica: “Si devono credere con fede divina e cattolica tutte quelle cose che sono contenute nella parola di Dio scritta o trasmessa, e che dalla Chiesa, con solenne giudizio o nel Magistero ordinario e universale, sono proposte a credere come divinamente rivelate”. Di conseguenza, l'oggetto della fede cattolica —che specificamente va sotto il nome di dogmi— come necessariamente è ed è sempre stato la norma immutabile per la fede, altrettanto lo è per la scienza teologica» [Congregazione per la Dottrina della Fede, DICHIARAZIONE CIRCA LA DOTTRINA CATTOLICA SULLA CHIESA PER DIFENDERLA DA ALCUNI ERRORI D'OGGI, Prefetto Francesco Card. Seper, 24.06.1973, Ratifica e conferma Paolo VI, 11.05.1973)".
Anche Sant’Alfonso Maria de’ Liguori, nel libello Verità della Fede, la cui dottrina fu dichiarata dal Pontefice “esente da ogni censura teologica”, scrive che: “Altri tra costoro [gli erranti, N.d.A.] dicono che il Papa è infallibile, ma solamente quando procede maturamente nel definire le questioni, dopo aver ascoltato il giudizio dei saggi e specialmente del concistoro dei cardinali, e dopo aver implorato il lume dello Spirito Santo e fatto fare pubbliche preghiere. Altri contrariamente dicono che è meglio che tale condizione sia di sola congruenza, ma non assolutamente di necessità, poiché l'infallibilità al solo pontefice è stata promessa, non già ai suoi consultori o solo conseguentemente la consultazione, altrimenti gli eretici sempre potrebbero opporre che non si è posto il dovuto esame o che il Papa si sia valso del consiglio di uomini poco dotti o pregiudicati. Ma se il Papa procedesse temerariamente senza l'opportuno consiglio? Questo caso non può avvenire, risponde il Bellarmino (de Summo Pontifice); perché quel Dio che ha promesso l'assistenza al suo vicario affinché non erri mai nelle definizioni di fede (rogavi pro te, ut non deficiat fides tua - ho pregato per te, affinché la tua fede non venga mai meno), siccome non può mancare nelle sue promesse, così non può permettere né che il Papa erri, né che egli definisca temerariamente”.
Qualunque cosa si pensi (infallibilità in ogni documento magisteriale o solo in quelli di Magistero straordinario o solo in quelli di Magistero straordinario e ordinario in cui però si precisa l’uso dell’infallibilità), sta di fatto, ed è un fatto, che la Evangelii Gaudium contiene vari punti in particolare che gravemente contrastano con la Dottrina Cattolica di sempre stabilita dal Vangelo e dai Sacrosanti Concili, quindi, comunque la si pensi a riguardo, si dovrebbe convenire su questo fatto: la Evangelii Gaudium erra, poiché i Concili sono magistero straordinario, e tutti convengono nel dire che il magistero straordinario è sempre infallibile. Uno studio approfondito della questione dell’infallibilità papale sarebbe troppo lungo, discosterebbe troppo dal tema trattato, per il momento è meglio rimandare ad altri studi dell’amico Carlo Di Pietro:- Sulla necessità dell’infallibilità del Pontefice e sulla condanna della collegialità
- L’infallibilità della Chiesa: Magistero straordinario e ordinario
Nell’esortazione apostolica di Papa Francesco Evangelii Gaudium vi sono scritte, stavolta senza ambiguità (sono affermazioni chiare, precise, non come quelle tipiche del Concilio o dei papi post-conciliari, che potevano essere “portate all’ortodossia”, portate cioè ad una interpretazione sana e in linea con la Dottrina di sempre), errori dottrinali, in pieno contrasto con il Magistero di duemila anni, da Gesù Cristo ad oggi. Ognuno faccia le proprie personali conclusioni.
« Proclamiamo e definiamo dogma rivelato da Dio che il Romano Pontefice, quando parla ex cathedra, cioè quando esercita il suo supremo ufficio di Pastore e di Dottore di tutti i cristiani, e in forza del suo supremo potere Apostolico definisce una dottrina circa la fede e i costumi, vincola tutta la Chiesa, per la divina assistenza a lui promessa nella persona del beato Pietro, gode di quell’infallibilità con cui il divino Redentore volle fosse corredata la sua Chiesa nel definire la dottrina intorno alla fede e ai costumi: pertanto tali definizioni del Romano Pontefice sono immutabili per se stesse, e non per il consenso della Chiesa » (Concilio Vaticano I, Pastor Aeternus, capo IV)
Passiamo ora ad analizzare il punto critico della Evangelii Gaudium di Papa Francesco, di cui attendiamo – si spera – dallo stesso una rettifica o, per lo meno, una spiegazione.
L’alleanza con gli ebrei fu irrevocata?
“247. Uno sguardo molto speciale si rivolge al popolo ebreo, la cui Alleanza con Dio non è mai stata revocata, perché «i doni e la chiamata di Dio sono irrevocabili» (Rm 11,29). La Chiesa, che condivide con l’Ebraismo una parte importante delle Sacre Scritture, considera il popolo dell’Alleanza e la sua fede come una radice sacra della propria identità cristiana (cfr Rm 11,16-18). Come cristiani non possiamo considerare l’Ebraismo come una religione estranea, né includiamo gli ebrei tra quanti sono chiamati ad abbandonare gli idoli per convertirsi al vero Dio (cfr 1 Ts 1,9). Crediamo insieme con loro nell’unico Dio che agisce nella storia, e accogliamo con loro la comune Parola rivelata”.
Leggiamo adesso cosa sostiene il Catechismo di San Pio X:
225. Chi sono quelli che si trovano fuori della vera Chiesa?Si trovano fuori della vera Chiesa gli infedeli, gli ebrei2, gli eretici, gli apostati, gli scismatici e gli scomunicati.
E ancora:200. Chi non credesse alle solenni definizioni del Papa, quale peccato commetterebbe?
Chi non credesse alle definizioni solenni del Papa, o anche solo ne dubitasse, peccherebbe contro la fede, e se rimanesse ostinato in questa incredulità, non sarebbe più cattolico, ma eretico.
Ma, evidentemente, tutti i pontefici, i santi, i teologi, i dottori da Gesù Cristo (!) in poi erano in errore, incluso Gesù Cristo. E già, perché se gli ebrei non necessitano di conversione – ma, secondo l’esortazione, non solo loro!3 – in virtù dell’antica alleanza irrevocata, come mai Nostro Signore pianse su Gerusalemme?
“Gerusalemme, Gerusalemme, che uccidi i profeti e lapidi quelli che ti sono inviati, quante volte ho voluto raccogliere i tuoi figli, come una gallina raccoglie i pulcini sotto le ali, e voi non avete voluto! Ecco: la vostra casa vi sarà lasciata deserta! Vi dico infatti che non mi vedrete più finché non direte: Benedetto colui che viene nel nome del Signore!” (Matteo XXIII, 38-39)Non è difficile fare l’esegesi di questi versetti, se non per motivi di politicamente corretto, che ci costringono a tacere determinate verità. Ci sembra, infatti, che questo stesso passo dell’EG che stiamo analizzando, sia stato scritto più per compiacere i bisogni del politically correct, dell’ecumenismo politicante, piuttosto che della Verità del Vangelo di Gesù Cristo. Nostro Signore è chiarissimo: il popolo eletto, i giudei, ha rifiutato il Messia a loro promesso e Iddio, che era venuto anzitutto “per le pecore perdute della casa di Israele”, piange su Gerusalemme e sulla sua rovina, spirituale ancor prima che materiale. Infatti: loro non vedranno più Dio finché non diranno: Benedetto Colui che viene nel nome del Signore; ossia finché non riconosceranno che Gesù Cristo è il Messia.
Ma, evidentemente, anche Gesù Cristo deve aggiornarsi ed adeguarsi alla Evangelii Gaudium?
La Chiesa deve abbandonare il Vangelo ed adeguarsi alla nuova pastorale?
Eppure, anche in questo caso, la Chiesa dogmaticamente rispose, condannando le seguenti proposizioni:
“58. La verità non è immutabile più di quanto non lo sia l'uomo stesso, poiché si evolve con lui, in lui e per mezzo di lui.[…]
62. Gli articoli principali del Simbolo apostolico non avevano per i cristiani dei primi tempi lo stesso significato che hanno per i cristiani del nostro tempo.
63. La Chiesa si dimostra incapace a tutelare efficacemente l'etica evangelica, perché ostinatamente si attacca a dottrine immutabili, inconciliabili con i progressi odierni.
64. Il progresso delle scienze richiede una riforma del concetto che la dottrina cristiana ha di Dio, della Creazione, della Rivelazione, della Persona del Verbo Incarnato e della Redenzione.
[…]
Nella seguente Feria V, il giorno 4 dello stesso mese ed anno, fatta di tutte queste cose accurata relazione al Santissimo Signor Nostro Pio Papa X, Sua Santità approvò e confermò il Decreto degli Eminentissimi Padri e diede ordine che tutte e singole le sopra enumerate proposizioni siano considerate da tutti come riprovate e condannate.” (LAMENTABILI SANE EXITU, Decreto della Sacra Congregazione del Sant'Uffizio del 3 luglio 1907)
L’esortazione apostolica di Bergoglio, in ogni modo, pare davvero ingiustificabile, inconciliante con il Magistero di duemila anni, lo ripetiamo: da Gesù Cristo in poi, Gesù Cristo incluso.
Ora, dovremmo chiederci: uno dei due ha torto, o ha sbagliato la Chiesa, da Cristo in poi e Cristo incluso, oppure sbaglia Bergoglio. Chi è dunque in errore?
Ma analizziamo meglio, una per una, le affermazioni di Francesco:
a) L’Alleanza degli ebrei con Dio non è mai stata revocata, perché “i doni e la chiamata di Dio sono irrevocabili” (Rm 11,29). b) La Chiesa considera il popolo dell’Alleanza e la sua fede come una radice sacra della propria identità cristiana (Rm 11,16-18)
c) L’ebraismo non è una religione estranea al cattolicesimo, né gli ebrei sono chiamati alla conversione (1Ts 1,9)
Notiamo che Bergoglio associa sempre ciascuna affermazione ad un passo biblico. Dunque, secondo Bergoglio, è la stessa Parola di Dio che porta acqua al suo mulino ( un po’ come si illudevano i vari riformatori del passato, da Lutero a Russell ). Come vedremo, in sostanza, si compie una grave confusione tra l’Alleanza e la Legge divine, che sono immutabili, e l’Alleanza e la Legge mosaica, già revocate. Per Bergoglio non vi è differenza e l’Alleanza mosaica non è stata mai revocata.
SEMBRA che l’Alleanza degli ebrei con Dio non sia mai stata revocata, perché è scritto chiaramente nella Scrittura: “Quanto al vangelo, essi [i giudei, n.d.r.] sono nemici, per vostro vantaggio; ma quanto alla elezione, sono amati, a causa dei padri, perché i doni e la chiamata di Dio sono irrevocabili!” (Romani 11,28-30). Ed è proprio da questi versetti che il Papa estrapola la giustificazione biblica alla sua prima dichiarazione. Sembra anche che la Chiesa debba considerare gli ebrei e la fede ebraica come una radice sacra della propria identità cristiana, dal momento che è pure scritto: “Se le primizie sono sante, lo sarà anche tutta la pasta; se è santa la radice, lo saranno anche i rami. Se però alcuni rami sono stati tagliati e tu, essendo oleastro, sei stato innestato al loro posto, diventando così partecipe della radice e della linfa dell'olivo, non menar tanto vanto contro i rami! Se ti vuoi proprio vantare, sappi che non sei tu che porti la radice, ma è la radice che porta te” (Romani 11,16-18). La radice del cristianesimo è l’ebraismo. Se noi cristiani rifiutiamo l’ebraismo come parte viva della nostra fede, siamo come quei rami innestati che si vantano tanto di sé, ma che dovrebbero invece avere come unico vanto il fatto che è grazie alla radice (l’ebraismo) che noi (il cattolicesimo) esistiamo. Da tutto ciò si deduce facilmente che l’ebraismo non è una fede estranea al cattolicesimo, che anzi sono la stessa cosa magari, e che comunque non hanno bisogno di conversione, perché in virtù di quell’Alleanza mai revocata da Dio anch’essi sono chiamati alla salvezza eterna. Che bisogno hanno infatti di convertirsi se la loro Alleanza è ancora ritenuta valida da Dio? E’ infatti scritto che: “Sono loro infatti a parlare di noi, dicendo come noi siamo venuti in mezzo a voi e come vi siete convertiti a Dio, allontanandovi dagli idoli, per servire al Dio vivo e vero” (1Ts 1,9). Il giudeo dunque, morendo giudeo, anche conoscendo Cristo, non necessita del Battesimo e non necessita di riconoscere Gesù Cristo come Messia, per salvarsi. Il giudeo infatti non è idolatra, crede nello stesso Dio di Gesù Cristo, dunque non c’è motivo per lui di convertirsi al Cattolicesimo.
IN CONTRARIO, è scritto anche: “Ecco: la vostra casa vi sarà lasciata deserta! Vi dico infatti che non mi vedrete più finché non direte: Benedetto colui che viene nel nome del Signore!” (Matteo 23, 38-39). Dunque è condizione necessaria per gli ebrei riconoscere Gesù Cristo come Messia per ri-vedere Dio. In altre parti del Vangelo, sta scritto: “Sono venuto a salvare le pecore perdute della casa di Israele”. Inoltre, la parola Alleanza compare nella Scrittura in diverse occasioni e con diverse accezioni. La prima volta è in Genesi 6,18: “Ma con te io stabilisco la mia alleanza. Entrerai nell'arca tu e con te i tuoi figli, tua moglie e le mogli dei tuoi figli”. Dio stabilisce una Alleanza con Noè, l’unico uomo che sopravvisse al Diluvio Universale e dal quale potè continuare ad esistere la specie umana. E’ dunque l’inizio di una Alleanza con l’umanità tutta, non con un popolo particolare. Più avanti, in Genesi 17,9-11, Dio ripete il termine Alleanza ad Abramo, ma con una accezione diversa: “Da parte tua devi osservare la mia alleanza, tu e la tua discendenza dopo di te di generazione in generazione. Questa è la mia alleanza che dovete osservare, alleanza tra me e voi e la tua discendenza dopo di te: sia circonciso tra di voi ogni maschio. Vi lascerete circoncidere la carne del vostro membro e ciò sarà il segno dell'alleanza tra me e voi”. L’Alleanza universale di Dio, perenne ed irrevocabile, iniziata con Noè, si manifesta qui nell’Alleanza con Abramo e con il popolo ebraico, di cui la circoncisione diviene segno. L’Alleanza con gli ebrei, dunque, è una manifestazione dell’Alleanza perenne di Dio con l’umanità, Alleanza che troverà il suo pieno compimento con Gesù Cristo, il quale appunto dirà nell’ultima cena: “Questo calice è la nuova alleanza nel mio sangue, che viene versato per voi” (Luca 20,22). L’Alleanza con Abramo e con gli ebrei è rimasta valida sino a poco tempo dopo la predicazione dei santi apostoli, come è scritto: “Gesù è diventato garante di un'alleanza migliore” (Ebrei 7,22) e ancora: “Dicendo però alleanza nuova, Dio ha dichiarato antiquata la prima; ora, ciò che diventa antico e invecchia, è prossimo a sparire” (Ebrei 8,13).
Come vanno dunque interpretati i passi citati da Bergoglio? Qual è l’interpretazione ufficiale della Chiesa Cattolica, per duemila anni? La Bibbia Martini (1771) commenta Romani 11,28. in tal modo: “Vers. 28. Riguardo al Vangelo, nemici per cagione di voi. Questi ebrei, se si considerano relativamente al Vangelo, al quale contraddicono ostinatamente, sono miei, e vostri nemici; e sono nemici per cagione di voi; viene a dire, perché l’alienazione, che hanno del Vangelo, nasce principalmente dal vedere, che a voi pure, benché Gentili, la porta dello stesso Vangelo da noi è aperta. Queste parole per cagion di voi possono anche spiegarsi per util vostro, essendo stata la avversione, che gli ebrei hanno al Vangelo, occasione a Dio di operar la salute delle nazioni”. E continua nel commento: “Vers. 29. I doni, e la vocazione di Dio non soggiacciono a pentimento. Ma dirà alcuno: i Giudei cari a Dio una volta, ma nemici adesso della fede, e del Vangelo, saranno esclusi dalla salute. Mai no, dice l’Apostolo: imperocché il dono della vocazione divina è immutabile. Parla qui l’Apostolo delle promesse, e della vocazione, che nasce dalla eterna elezione di Dio. Quelli adunque, che Dio determinò di chiamare, e di arricchire dei suoi doni, non li abbandonerà giammai. Non muterà adunque Dio per l’incredulità di un numero di Ebrei, ancorché grande, quello che stabilì ab eterno di fare una volta per questo popolo già suo, e anche in questo tempo per molti del medesimo popolo”.
Mons. Martini commentava dicendo che “parla qui l’Apostolo delle promesse”, cioè l’apostolo profeta, riguardo alla futura salvezza del popolo ebraico. Infatti, poco prima nella stessa lettera ai Romani, l’apostolo aveva scritto: “Non voglio infatti che ignoriate, fratelli, questo mistero, perché non siate presuntuosi: l'indurimento di una parte di Israele è in atto fino a che saranno entrate tutte le genti. Allora tutto Israele sarà salvato come sta scritto: Da Sion uscirà il liberatore, egli toglierà le empietà da Giacobbe. Sarà questa la mia alleanza con loro quando distruggerò i loro peccati” (Romani 11,25-27).
Allora diviene chiaro che il dono irrevocato di cui parlava l’Apostolo non è l’Alleanza mosaica (che come è scritto in altre parti, chiaramente, è stata sì revocata), ma l’elezione alla salvezza ab eterno. San Paolo scrive che, a motivo dell’elezione, gli ebrei per pura grazia si convertiranno a Cristo, cioè si salveranno, ma fino ad allora saranno come induriti, pertinaci nemici del Vangelo. Questo non toglie, ovviamente, che molti giudei nel corso dei secoli si sono liberamente convertiti a Cristo e hanno ottenuto la salvezza eterna. Cosa fa dunque Bergoglio? Estrapola un versetto biblico e lo porta fuori contesto, per traviare la sua giusta interpretazione. Posto infatti in discontinuità con i versetti che abbiamo pocanzi riportato, il passo citato da Bergoglio sembra dare ragione alla sua innovativa tesi, cioè che l’Alleanza antica non è mai stata revocata e che anzi convive insieme alla nuova.
Sant’Agostino, in una epistola con San Girolamo, parlando riguardo a ciò che l’apostolo Paolo ripudiò del giudaismo, scrive: “Del giudaismo dunque Paolo aveva abbandonato solo ciò che era male: anzitutto il fatto che misconoscendo la giustizia di Dio e cercando di stabilire la propria giustizia non si sono assoggettati alla giustizia di Dio. In secondo luogo non approvava che dopo la passione e la risurrezione di Cristo, dopo essere stato concesso e manifestato il mistero della grazia alla maniera di Melchisedech, essi ancora credevano che gli antichi riti dovessero celebrarsi non come ricorrenze sacre e tradizionali ma come necessarie alla salvezza (Alleanza e Legge antiche, n.d.r.). Ammettiamo però che, se essi non fossero mai stati necessari, il martirio affrontato dai Maccabei sarebbe stato senza merito e senza scopo. Paolo infine ripudiò il giudaismo per il fatto che i Giudei perseguitavano i Cristiani come nemici della Legge perché predicavano la grazia. Sono tali errori e colpe di tal genere che Paolo afferma d'aver reputati come danni e spazzatura per guadagnare Cristo e non le pratiche legali qualora venivano compiute per rispetto della tradizione degli antenati, senz'affatto credere che fossero necessarie alla salvezza (mentre invece i Giudei ritenevano che lo fossero) e non già per finzione o simulazione come faceva Pietro per cui Paolo lo rimproverò. Orbene, se Pietro compiva quelle pratiche religiose simulandosi giudeo per guadagnare a Dio i Giudei, perché mai non avrebbero dovuto pure compiere sacrifici coi pagani, dato che viveva come uno senza Legge per guadagnare a Cristo anche quelli ch'erano senza Legge? Non agiva forse così, Paolo, se non perché era giudeo di nascita? Tutto quel discorso lo fece non per apparire falsamente quel che non era, ma perché credeva suo dovere venire in loro aiuto con sentimenti di misericordia come se egli stesso soffrisse per lo stesso errore; non agiva cioè con astuzia da bugiardo ma con amore di chi prova compassione. Proprio ciò vuol far capire nello stesso brano con una frase di portata più generale: Mi son fatto debole, per guadagnare i deboli, e con la conclusione che segue: Mi son fatto tutto a tutti, per guadagnare tutti; frase che deve intendersi nel senso che Paolo volle apparire preso da compassione per chiunque fosse debole come se lo fosse lui stesso. Così pure quando diceva: Chi è malato senza che lo sia pure io?, non voleva far intendere ch'egli fingesse d'avere in sé le malattie degli altri, ma solo che pativa con loro.”
Sant’Agostino commenta dicendo che San Pietro, primo papa, errava perché simulava di essere giudeo nella vana speranza di portare i giudei a Cristo e San Paolo apostolo lo riprese, facendogli notare argomentando con retta ragione che sarebbe stato inutile. Non è forse tutto ciò di grande attualità?
Ricordiamo infine che Gesù Cristo ai Giudei che vantavano la loro discendenza da Abramo oppose che non va intesa la «stirpe carnale» bensì quella spirituale nell’imitazione di Abramo, il proseguirne le opere nella sua fede; in Matteo 3,9 e Luca 3,8 si legge di Giovanni Battista che predica così ai Giudei: «Non crediate di poter dire fra voi: Abbiamo Abramo per padre. Vi dico che Dio può far sorgere figli di Abramo da queste pietre». Per approfondire: Stirpe di Abramo: un altro cattolicesimo nel post-concilio?
Note:
1 Vedi link facebook.
2 Per ebrei non si intende una “razza”, ma gli appartenenti alla religione ebraica. La Chiesa accoglie a braccia aperte chiunque si converte, da qualsiasi fede, appartenente a qualsiasi popolo od etnia, sesso ed età.
3 “I non cristiani, per la gratuita iniziativa divina, e fedeli alla loro coscienza, possono vivere «giustificati mediante la grazia di Dio», e in tal modo «associati al mistero pasquale di Gesù Cristo». Ma, a causa della dimensione sacramentale della grazia santificante, l’azione divina in loro tende a produrre segni, riti, espressioni sacre, che a loro volta avvicinano altri ad una esperienza comunitaria di cammino verso Dio. Non hanno il significato e l’efficacia dei Sacramenti istituiti da Cristo, ma possono essere canali che lo stesso Spirito suscita per liberare i non cristiani dall’immanentismo ateo o da esperienze religiose meramente individuali. Lo stesso Spirito suscita in ogni luogo forme di saggezza pratica che aiutano a sopportare i disagi dell’esistenza e a vivere con più pace e armonia. Anche noi cristiani possiamo trarre profitto da tale ricchezza consolidata lungo i secoli, che può aiutarci a vivere meglio le nostre peculiari convinzioni” (Evangelii Gaudium, n. 254). Ci chiediamo a questo punto: anche i riti pagani, che gli apostoli, i primi cristiani e i primi vescovi hanno combattuto spesso a costo del martirio, erano “canali che lo Spirito suscita per liberare i non cristiani dall’immanentismo ateo”? E se no, qual è allora il limite di demarcazione tra rituali-canale e rituali negativi? Mistero.
1 Vedi link facebook.
2 Per ebrei non si intende una “razza”, ma gli appartenenti alla religione ebraica. La Chiesa accoglie a braccia aperte chiunque si converte, da qualsiasi fede, appartenente a qualsiasi popolo od etnia, sesso ed età.
3 “I non cristiani, per la gratuita iniziativa divina, e fedeli alla loro coscienza, possono vivere «giustificati mediante la grazia di Dio», e in tal modo «associati al mistero pasquale di Gesù Cristo». Ma, a causa della dimensione sacramentale della grazia santificante, l’azione divina in loro tende a produrre segni, riti, espressioni sacre, che a loro volta avvicinano altri ad una esperienza comunitaria di cammino verso Dio. Non hanno il significato e l’efficacia dei Sacramenti istituiti da Cristo, ma possono essere canali che lo stesso Spirito suscita per liberare i non cristiani dall’immanentismo ateo o da esperienze religiose meramente individuali. Lo stesso Spirito suscita in ogni luogo forme di saggezza pratica che aiutano a sopportare i disagi dell’esistenza e a vivere con più pace e armonia. Anche noi cristiani possiamo trarre profitto da tale ricchezza consolidata lungo i secoli, che può aiutarci a vivere meglio le nostre peculiari convinzioni” (Evangelii Gaudium, n. 254). Ci chiediamo a questo punto: anche i riti pagani, che gli apostoli, i primi cristiani e i primi vescovi hanno combattuto spesso a costo del martirio, erano “canali che lo Spirito suscita per liberare i non cristiani dall’immanentismo ateo”? E se no, qual è allora il limite di demarcazione tra rituali-canale e rituali negativi? Mistero.
Gaetano Masciullo (http://radiospada.org/)