giovedì 11 luglio 2013

La Monarchia e le sue degenerazioni (Monarchia Assoluta e liberale) - (Parte 9°).


VII
 
Gli Asburgo d'Austria e l'Assolutismo


Sacro Romano Impero - Stemma



La diffusione dell'Assolutismo nel Sacro Romano Impero dopo la Pace di Vestfalia




Federico Guglielmo I di Hohenzollern
 Federico Guglielmo I di Hohenzollern.
Dopo la pace di Vestfalia negli Stati germanici il rafforzamento del potere dei Principi territoriali andò a svantaggio dell’Imperatore e della dieta Imperiale baluardo del Cattolicesimo nel Sacro Romano Impero. Al sud i ceti territoriali , negli Stati ancora Cattolici , avevano ancora notevoli poteri ma in altri Stati , dove l'eresia protestante aveva avvelenato le menti e lo spirito, la centralizzazione delle funzioni militari, economiche e amministrative  si rafforzò  nelle mani dei Principi. Il modello in cui meglio si realizza il processo di centralizzazione era  quello del  Brandeburgo-Prussia del protestante  Federico Guglielmo I di Hohenzollern (1640-1688). La tappa importante nell’ascesa della Prussia fu la Pace di Oliva: la Prussia venne annessa al Brandeburgo. Anche qui l’assolutismo non fu  un sistema di facile realizzazione vista la resistenza dei Corpi intermedi Tradizionali dello Stato ,  e si affermò una via all’assolutismo che a differenza della Francia  ebbe un fondamento nobiliare, definibile con il termine "Assolutismo conservatore" : i posti più importanti dell’amministrazione militare e civile vennero conferiti all’antica nobiltà (junker). Essi controllavano anche tutte le funzioni del governo locale del territorio. La base militare di quella che sarà la grande potenza militarista prussiana e l’artefice dell’ingannevole e meschina , nonché funesta, unificazione della Germania era rappresentata nell’organo più importante del governo, il commissariato generale della guerra. Gli altri Stati protestanti seguirono a ruota l'esempio degli  Hohenzollern mentre gli Stati Cattolici ancora fedeli alla verità e alla tradizionale gestione dello Stato resistettero alla degenerazione istituzionale e sociale.


Sacro Romano Impero - Stemma


Leopoldo I e il consolidamento della Monarchia Asburgica




Ferdinando III
Ferdinando III del Sacro Romano Impero.
La Pace di Vestfalia , come detto in precedenza, fu un grande trionfo del protestantesimo. Le potenze cattoliche, eccettuata la Francia, rimasero straordinariamente indebolite e furono trattate con sufficienza. Venne proclamato definitivamente il principio dell'indifferentismo religioso, che portò all'illuminismo e al razionalismo del secolo XVII e XVIII. Papa Innocenzo X, come si è potuto constatare nel dettaglio nella precedente parte di questo lavoro,  elevò una solenne protesta contro le disposizioni di quel trattato di pace, che si opponeva gravemente ai diritti della Chiesa. Dal punto di vista politico, la Casa d'Austria uscì dall'accordo profondamente umiliata ed il suo potere fu straordinariamente ridotto, mentre le potenze protestanti, in particolare la Svezia, furono favorite.
Intanto , la  Monarchia asburgica retta dal Sacro Romano Imperatore Leopoldo I d'Asburgo era in fase di consolidamento . Il suo predecessore Ferdinando III aveva unificato, mantenendone però le peculiarità,  i Ducati austriaci e il Regno di Boemia sotto il profilo di un comune sentimento di appartenenza alla comunità politica della Corona Imperiale e della Chiesa Cattolica. Ferdinando II e Leopoldo I  si posero anche l’obbiettivo di rafforzare l’amministrazione pubblica e di formare un esercito permanente. Gli Asburgo d'Austria , come i cugini spagnoli, difesero la Cristianità ed il suo modello sociale , non caddero nella degenerazione istituzionale.

Leopoldo I d'Asburgo
Leopoldo I del Sacro Romano Impero.
L’Ungheria si rivelava un'assicurazione  contro la  creazione di una assolutismo accentratore . La dinastia asburgica regnava nel paese solo in virtù di un unione personale; la sua autorità era elettiva e revocabile; la potente nobiltà del paese vigilava sulla sua costituzione e le eventuali prevaricazioni monarchiche; lo ius resistendi, il diritto di reagire con la forza al mancato rispetto monarchico dei privilegi ungheresi legittimava le rivolte nobiliari. Il problema che rappresentò l'Ungheria al tempo di Leopoldo I era anche intrecciato con il rapporto tra la monarchia asburgica e gli ottomani. Nel 1660 la Transilvania insorse contro il dominio turco: gli ottomani ebbero la meglio e si diressero verso Vienna ma a 100 Km dalla capitale vennero sconfitti dalle truppe Imperiali. L’intervento dell’esercito asburgico era dettato anche dal disegno di Leopoldo di opporsi all'aristocrazia magiara che negli ultimi tempi dava segni di instabilità  nei confronti della monarchia a causa delle eresie che in quelle terre si erano diffuse. Il sovrano annullò tutti i privilegi politici di cui godevano i nobili ungheresi e diede il via a delle misure di forte contenimento delle minoranze protestanti che avevano già cominciato a degenerare la società. La reazione fu la rivolta dei magiari filo-protestanti nel 1678 che furono appoggiati dai turchi. Nel 1683 Vienna fu assediata dagli Ottomani . Le truppe austro-polacche ebbero però la meglio e allontanarono il pericolo ottomano da Vienna e dall'Europa. Nel 1699 con la pace di Carlowits i turchi cedettero agli Asburgo l'Ungheria e la Transilvania, Leopoldo I ottenne dagli stati magiari il consenso alla dinastia asburgica come monarchia non più elettiva ma ereditaria potendo così tenere sotto controllo la delicata situazione sociale senza intaccare al tempo stesso le peculiarità del Paese.


Sacro Romano Impero - Stemma


Giuseppe I d'Asburgo
Il "Re Sole di Germania"


Sacro Romano Impero - Stemma




L'Arciduca Giuseppe d'Asburgo
all'età di sei anni.
Giuseppe I d'Asburgo (Vienna, 26 luglio 1678 – Vienna, 17 aprile 1711) era il figlio maggiore dell'Imperatore Leopoldo I e della sua terza moglie, Eleonora del Palatinato-Neuburg, figlia di Filippo Guglielmo, Elettore Palatino.
Di lui sappiamo che in gioventù ebbe un'infanzia felice data anche la posizione di trionfatore che il padre aveva assunto a partire dalla vittoria nella Battaglia di Vienna del 1683. Egli venne allevato come un vero e proprio Principe barocco, sviluppando un profondo interesse per la musica che lo portò sovente ad interessarsi in prima persona alla materia come compositore.
Sin da piccolo, Giuseppe I venne affidato dal padre a Karl Theodor Otto di Salm, governante di un piccolo Principato nei pressi del Reno, di "fede" protestante e studioso di filosofia. Questo fatto aveva suscitato grande scalpore, in quanto quella era per l'appunto l'epoca in cui la Chiesa di Cristo stava opponendosi al dilagare dell'eresia . L'eresia protestante che il nuovo tutore del futuro imperatore aveva abbracciato preoccupò in particolare i Gesuiti, che lo accusarono di essere segretamente un giansenista: una sorta di "cattolico conciliare vaticanosecondista" ante litteram.
Lo studio della politica, però, gli veniva impartito direttamente da suo padre l'Imperatore, che cercò sempre più di avvicinarlo agli ambienti della politica.



 Sacro Romano Impero - Stemma


Re d'Ungheria e capo dei "riformatori" :


Giuseppe I, negli abiti imperiali
come Re d'Ungheria.

Giuseppe venne incoronato Re d'Ungheria quando aveva appena nove anni, nel 1687, per volere del padre che lo giudicava un ragazzo intelligente e dal talento versatile. Egli continuava intanto i propri studi, divenendo un'eccellente conoscitore di lingue straniere come del resto era il padre. Peraltro, il suo  "particolare" insegnante di religione Franz Ferdinand von Rummel aveva spinto Giuseppe I a considerare la possibilità di mantenere separata la religione dallo stato, il che non fece altro che acuire le distanze con alcuni ambienti Cattolici che rappresentavano da secoli il corpo intermedio per eccellenza dello Stato.   Anche l'insegnante di storia e politica, Wagner von Wagnerfels, di spirito illuminista,  tentò di farlo propendere ad una minore influenza religiosa nelle sue decisioni politiche.
Giuseppe sapeva bene che il mantenere questo atteggiamento gli avrebbe resi invisi molti ambienti di corte e non solo , ma riteneva, per via dei convincimenti inculcatigli da educatori dalle menti sovversive ,  che tale politica fosse da perseguire in quanto il governo di uno stato doveva dichiararsi indipendente da una qualsiasi influenza religiosa che lo avrebbe portato in un modo o nell'altro ad attuare presunte ingiustizie e discriminazioni. Allo scoppio della Guerra di Successione spagnola, venne compreso dal padre nel consiglio di guerra e come tale partecipò alla presa della fortezza di Landau, guadagnandosi non solo la stima dei generali dell'Impero, ma riuscendo ad ottenere alcuni privilegi di rilievo come quello di reggere la presidenza del Consiglio dei ministri in assenza del padre.
A Vienna, però, Giuseppe I , avvelenato da fanatiche visioni rivoluzionarie dello stato , si mise a capo del partito dei "riformatori" (che comprendeva personaggi come il Principe Eugenio di Savoia ed altri alti ufficiali che saranno poi i personaggi chiave delle vicende belliche asburgiche della prima metà del XVIII secolo), i quali auspicavano a un rivoluzionario cambiamento della politica imperiale, con l'implemento dato da nuove riforme.
 
 

Sacro Romano Impero - Stemma


 Sacro Romano Imperatore:




Giuseppe I d'Asburgo
Giuseppe I nelle vesti di Imperatore
del Sacro Romano Impero.
Egli succedette alla morte del padre come Imperatore nel 1705, e questa fu la sua opportunità di governare i domini asburgici e di essere a capo dell'Impero durante gli anni di operato dei compagni "riformatori" quali il  Principe Eugenio di Savoia, nella penisola Italiana o del Duca di Marlborough in Germania e nelle Fiandre, combattendo le armate espansionistiche di Luigi XIV. Durante l'intero periodo del suo Regno, l'Ungheria venne attraversata da continui conflitti a causa delle ribellioni capeggiate da Francesco Rákóczi, un ambizioso  nobile magiaro  , che continuarono anche quando in seguito quest'ultimo si rifugiò ad Istanbul, sotto la protezione dell'Impero Ottomano.
Durante la sua reggenza si servì apertamente dei consiglieri che egli stesso aveva nominato, per la maggior parte sedotti da idee sovversive , contando sulla devozione dei suoi più fidi collaboratori soprattutto in campo militare. Per via dei suoi successi militari nell'ambito della Guerra di Successione spagnola, venne elogiato largamente anche se la sua attenzione rimaneva prevalentemente concentrata sull'amministrazione interna dell'Impero e dei suoi domini, divenendo presto un tipico governante dell'età barocca e filo-illuminista.
Egli si concentrò nella costruzione di opere pubbliche come il celebre Kärntnertortheater, riuscendo a competere con la politica di sfarzo di Luigi XIV di Francia che però in quegli stessi anni stava vivendo l'ultima fase del suo decennale governo , confronto che venne ricercato anche nella costruzione di splendidi palazzi come quello di Schönbrunn che arrivò ad un certo punto a competere con Versailles benché molto diverso da quello attuale di epoca teresiana. Egli poté raggiungere questi obbiettivi anche grazie alla complicità di artisti come Johann Bernhard Fischer von Erlach che contribuì a far apparire l'Imperatore come il "Re Sole di Germania", anche se questo fatto procurò non poche perdite non solo alle casse dello stato che annualmente investivano circa 30.000 talleri solo per mantenere le spese dei lussi della corte di Vienna e gli oltre 300 musicisti che erano impiegati per allietare le serate dell'Imperatore. Questo atteggiamento che dirigeva la Monarchia Asburgica sempre più verso il modello assolutista segnò gli anni di governo di Giuseppe I.
Sensibile a quello che i primi pensatori "illuminati" chiamavano  progresso , Giuseppe I si interessò alla fondazione di nuove accademie in tutto l'Impero, garantendosi al tempo stesso la fiducia del popolo  con elargizioni ed opere pubbliche, all'insegna del suo motto personale "Amore et timore" (con l'amore e col timore).

Giuseppe I, al contrario del padre, era fermamente convinto  a causa della sua "particolare" educazione , come abbiamo visto,  che anche l'Impero necessitasse di  profonde riforme nella conduzione dello stato; riforme rigorosamente di matrice  illuminista . Egli iniziò il proprio progetto degenerativo riformista proprio dal gabinetto di stato, ove pose persone del suo partito e di sua fiducia, a cui si assommò la riforma dei consiglieri segreti che vennero ridotti da 150 a soli 33 membri, tutti rigorosamente dello stesso pensiero "riformato", che venivano sentiti in caso di necessità dall'Imperatore, il quale li riceveva suddivisi in otto piccole conferenze anziché in un'unica seduta plenaria. L'obbligazione che veniva imposta  circa i membri di questi consigli è che fossero, oltre a quanto già detto, esperti nel loro campo e che avessero dato effettiva prova di abilità delle loro doti o che si fossero dimostrati valenti nel campo degli affari esteri od in questioni militari. Il coordinatore di questo nuovo gabinetto divenne, come molti avevano previsto, il Principe di Salm, il quale aveva l'ordine di curarne la direzione rispondendone direttamente all'Imperatore stesso.

Principe Eugenio di Savoia.

Questo speciale consiglio curava inoltre i rapporti esteri con Scandinavia, Polonia, Ungheria, Francia, Inghilterra, Olanda, Spagna (con incluso il Portogallo), stati italiani, Svizzera, Turchia e Russia e curava gli affari più delicati del Sacro Romano Impero. Nel 1709, per motivi di salute e data l'età avanzata, il Principe di Salm si dimise dall'incarico concessogli pochi anni prima ed aumentò ancora di più l'ingerenza dell'Imperatore negli affari di stato, il quale pose il Principe Johann Leopold Donat von Trautson (1659-1724) quale successore del Principe di Salm, oltre al Principe Eugenio di Savoia ed al Conte di Sinzendorf, per occuparsi delle questioni politiche.



Il problema più immediato in quell'anno era di natura economica e riguardava ovviamente le spese che l'Impero stava sostenendo nella Guerra di Successione spagnola; la somma necessaria era di 27.000.000 di talleri che potevano essere ricavati dalla tassazione, sennonché la corruzione degli esattori si era calcolato che aveva impedito la riscossione di 9.000.000 di talleri che in anni così critici avrebbero aiutato le finanze statali a sostenere le spese belliche con più facilità. Si iniziò così una dura lotta all'evasione fiscale che andò a colpire soprattutto le grandi città come Vienna ove il fenomeno era alquanto diffuso.
D'altro canto, si pensò di inserire un'"accisa universale", una tassa da devolvere a favore dello stato che colpisse tutti i ceti sociali indifferentemente di modo che tutti potessero contribuire al benessere dello stato nella loro misura che però venne accolta positivamente solo dalla Slesia dove l'influenza dell'Imperatore e dei suoi ministri era particolarmente forte. Il punto forte della sua politica economica si basò quindi essenzialmente sulla detenzione delle tasse presenti e sulla proposta di nuove tasse che andarono a colpire  soprattutto  il clero che venne obbligato a dare il proprio "contributo volontario" che venne devoluto pro forma all'Imperatore come forma di omaggio, così da garantire che tutti (salvo incappare in questioni di "mancanza di rispetto") dovessero versare questa tassa formale.
Questa politica ebbe un'apparente  successo e Giuseppe I nel 1708 poté registrare delle entrate per la corona variabili tra i 16 e i 17 milioni di talleri. Le tasse vennero estese anche ai territori della Baviera occupata dalle truppe imperiali, il che fruttò ancora una cifra variabile dagli 1,2 agli 1,5 milioni di talleri annui. Altri 4-5 milioni di talleri pervennero dal  Ducato di Milano, di modo che il governo riuscì a cancellare i suoi debiti che aveva contratto in precedenza con molti banchieri tedeschi protestanti ed Ebrei.


File:Joseph I, Holy Roman Emperor.jpg
Giuseppe I d'Asburgo.

Altra lotta per la quale Giuseppe I si batté alacremente fu quella alla tradizione del feudalesimo delle terre coltivate e dei corpi intermedi dello Stato. Egli riteneva infatti, in contrasto con i suoi predecessori,  che "aspetti così medioevali erano indegni di coesistere nella società moderna" e dinamica alle porte del Settecento e che fosse "necessario stroncare questi abusi compiuti sulle terre coltivate e verso la Corona".  A partire dal 1709 fu lo stesso Giuseppe I a pubblicare un decreto che smosse gli interessi circa codesta questione, attirandosi ad ogni modo le critiche dei proprietari terrieri, dell'aristocrazia storica che non intendevano cedere i loro secolari ed assodati privilegi a favore delle nuove idee dell'Imperatore. Giuseppe I, ad ogni modo, decise di prendere le redini dell'iniziativa e provò con un piccolo esperimento: le terre agricole dei ducati di Liegnitz, Brieg e Wohlau vennero divise tra i coltivatori dell'area: inizialmente la cosa sembrò fruttare ma nel lungo termine si dimostrò un fallimento sociale dato che i coltivatori , un tempo sussistiti dalla nobiltà locale, si trovarono a gestire le terre di tasca propria.

Nella primavera del 1711 l'Imperatore Giuseppe I si ammalò di morbillo e dopo un'apparente miglioramento ebbe un tracollo che durò dall'8 al 17 aprile quando egli morì.
Con la sua morte, non avendo egli avuto eredi maschi, il Trono Imperiale  passò a suo fratello Carlo, che venne designato  in un primo momento, e contro le disposizioni dell'ultimo degli Asburgo di Spagna che designò come suo legittimo successore Filippo d'Angiò ,  al Trono di Spagna col nome di Carlo "III", e che divenendo Imperatore avrebbe dovuto riunire le due Corone sotto lo scettro Imperiale come ai tempi di Carlo V. La figlia maggiore di Giuseppe I, Maria Giuseppa, avanzò delle pretese di successione, ma secondo le leggi dinastiche esse vennero declinate.



Sacro Romano Impero - Stemma

 
 Carlo VI d'Asburgo
L'ultimo degli Asburgo d'Austria.


Sacro Romano Impero - Stemma


L'ascesa al trono imperiale :


Carlo d'Asburgo in giovane età
 come re di Spagna col nome di Carlo "III".
A cambiare le sorti di Carlo, che ambiva al Trono di Spagna,   fu l'improvvisa morte senza eredi del fratello maggiore : Carlo dovette tornare in Austria e rinunciò quindi al Trono spagnolo. Nel 1711 venne incoronato Sacro Romano Imperatore a Francoforte sul Meno.
Carlo VI  continuò la politica filo-illuminista del fratello uniformando la legislazione e la burocrazia, almeno in Austria, Boemia e Fiandre e attuando una politica mercantilistica attraverso l'abolizione dei dazi interni,  che colpì l'economia delle piccole realtà dello Stato arricchendo la borghesia , l'aumento delle imposte dirette rispetto a quelle indirette, l'istituzione di monopoli di stato e lo sviluppo del commercio e in quest'ottica nel 1719 diede lo status di Porto Franco alla città di Trieste; sempre durante il suo regno l'Impero asburgico raggiunse la sua massima espansione. Nel 1713, a seguito del trattato di Utrecht, divenne Re di Napoli, ottenne il Ducato di Milano, il Regno di Sardegna e il Ducato di Mantova e successivamente, nel 1720 (trattato dell'Aia), cedendo la Sardegna, acquisì il  Regno di Sicilia. Mantenne entrambe le Corone fino alla battaglia di Bitonto, nel 1734, quando le truppe spagnole, guidate da Don Carlo di Borbone, sconfiggendo l'esercito imperiale posero a capo dei due regni di Napoli e di Sicilia, tornati così indipendenti , la dinastia dei Borbone, che, per la prima volta dal tempo dei sovrani aragonesi, assicurò la corona delle Due Sicilie ad un sovrano non contemporaneamente a capo di un Regno esterno.
Nel frattempo, con il Trattato di Vienna del 1731, aveva riconosciuto i diritti sul Ducato di Parma a Carlo di Borbone .
Tra il 1716 e il 1718, inoltre, combatté contro i Turchi riuscendo ad ottenere gran parte della Valacchia e della Serbia che vennero annesse al Regno d'Ungheria. Gran parte di questi territori vennero però persi al termine della Guerra russo-turca nel quale venne coinvolto nel 1737.

Nel 1722 Carlo VI fondò la Compagnia di Ostenda per aumentare e organizzare i traffici commerciali della Corona nelle Indie Orientali e nelle Indie Occidentali oltre che in Africa. La compagnia doveva organizzare operazioni commerciali che venivano parzialmente finanziate dagli Stati del Sacro Romano Impero, il quale incamerava ogni anno dal 3 al 6% del ricavato. Come era ovvio aspettarsi, la compagnia divenne impopolare presso inglesi e olandesi che avevano simili compagnie che solcavano gli oceani verso Asia e America. Carlo VI dovette quindi sciogliere la Compagna di Ostenda nel 1731 sulla base del Trattato di Vienna in cambio del riconoscimento della Prammatica Sanzione da parte del Regno Unito.


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Carlo VI e la guerra di successione Polacca:


Carlo VI d'Asburgo
Carlo VI in un ritratto ufficiale.
La Francia continuava ad essere ostile alla politica imperiale tentando un espansionismo in particolare sui confini con la Germania. Nel 1733 la situazione vacante del Trono polacco  fu l'occasione per dichiarare guerra all'Austria. Il Sacro Romano Impero e la Russia erano infatti favorevoli all'elezione del Principe elettore Federico Augusto II di Sassonia (nipote di Carlo VI per matrimonio), mentre Francia, Spagna e Sardegna proponevano come candidato il polacco Stanislao Leszczynski, già Re di Polonia detronizzato nel 1709. Quando lo scontro divenne palese, le truppe francesi occuparono Milano e poi tutto il Ducato giungendo sino a Mantova, mentre le forze spagnole presero possesso dei regni di Napoli e Sicilia; d'altra parte, sulle rive del Reno, passarono alla Francia le città di Philippsburg e il Ducato di Lorena.
Sentendosi attaccato su più fronti, Carlo VI siglò un accordo preliminare a Vienna nel 1735 (la pace verrà conclusa solo nel 1738) con il quale acquisì il Ducato di Parma e Piacenza dai Borbone, sacrificando però i regni di Napoli e Sicilia. La Lorena venne affidata a Stanislao Leszczynski il quale da contratto aveva l'obbligo dopo la sua morte di passarla alla Francia. Carlo VI ottenne quindi che il Leszczynski non salisse nuovamente sul Trono polacco, il quale fu concesso a Federico Augusto di Sassonia che divenne Re col nome di Augusto III. Carlo VI ottenne la compensazione della perdita della Lorena con la cessione del Granducato di Toscana che passò a Francesco Stefano di Lorena,  il quale poi sarà suo successore alla Corona Imperiale in quanto marito di sua figlia l'Arciduchessa Maria Teresa.


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La prammatica sanzione e la lotta di successione :





Maria Teresa d'Asburgo in giovane età.
Carlo VI , sposatosi con Elisabetta Cristina di Brunswick-Wolfenbüttel,  ebbe due figlie, Maria Teresa e Maria Anna (l'unico maschio, Leopold Johann, era morto a soli sette mesi nel 1716; un'altra figlia, Maria Amalia, nata nel 1724, era morta nel 1730). Nel 1713 tuttavia Carlo VI aveva promulgato la Prammatica Sanzione, con la quale stabiliva che il regno non potesse essere diviso alla sua morte e correggeva quanto stabilito il 12 settembre 1703 dal padre Leopoldo I con il Pactum Mutuae Successionis a proposito della successione in caso di soli eredi di sesso femminile.
Carlo VI morì il 20 ottobre 1740 alla Neue Favorita di Vienna. La sua morte venne causata da dei funghi che aveva mangiato della specie Amanita phalloides: La linea degli Asburgo d'Austria si estinse prima di cadere nel vortice assolutista e illuminista che stava travolgendo l'Europa.
Nonostante gli sforzi da lui compiuti per far accettare dalle altre potenze il documento, scoppiò la guerra di successione austriaca, conclusasi solo nel 1748 con la definitiva ratifica della successione di Maria Teresa quale Regina di Ungheria e Boemia ed Arciduchessa d'Austria; tuttavia, non fu eletta, in quanto donna, imperatrice del Sacro Romano Impero: al suo posto fu incoronato Carlo Alberto di Wittelsbach, col nome di Carlo VII. Alla morte di questi, però, il marito di Maria Teresa, Francesco Stefano di Lorena, assunse il titolo di imperatore, assicurando il mantenimento del titolo imperiale alla discendenza dell'Arciduchessa dato così inizio alla Casa d'Asburgo-Lorena.
All'epoca della  morte di Carlo VI , le terre degli Asburgo, data l'applicazione di errori politici susseguitisi dal governo del fratello Giuseppe I ,  erano sature di debiti: il tesoro imperiale conteneva meno di 100.000 fiorini.


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Continua...

 
Fonte:

Wikipedia.


"La Monarchia Tradizionale" di Francisco Elias De Tejada.

  • (DE) Constantin Wurzbach, Biographisches Lexikon des Kaisertums Österreich, Vienna, 1860, Vol. VI, pp. 364–371 (versione online)
  • Crankshaw, Edward: Maria Theresa, 1969, Longman publishers, Great Britain (pre-dates ISBN)
  • Jones, Colin: The Great Nation: France from Louis XV to Napoleon, University of Columbia Press, Great Britain, 2002, ISBN 0-231-12882-7
  • Antonia Fraser, Love and Louis XIV: The Women in the Life of The Sun King, London, Orion books, 2006. ISBN 978-0-7538-2293-7
  • Mahan, J.Alexander: Maria Theresa of Austria, Crowell publishers, New York, 1932 (pre-dates ISBN)
  • Kahn, Robert A.: A History of the Habsburg Empire, 1526-1918, University of California Press, California, 1992, ISBN 978-0-520-04206-3
  • Acton, Harold: The Last Medici, Macmillan, London, 1980, ISBN 0-333-29315-0
  • Browning, Reed: The War of the Austrian Succession, Palgrave Macmillan, 1995, ISBN 0312125615363
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  • Charles W. Ingrao: Josef I. Der „vergessene“ Kaiser. Styria Verlag, Graz 1982. ISBN 3-222-11399-8
  • Franz Krones: Joseph I. von Habsburg-Oesterreich. In: Allgemeine Deutsche Biographie (ADB). Band 14, Duncker & Humblot, Leipzig 1881, S. 534–542.
  • (DE) Constantin Wurzbach, Biographisches Lexikon des Kaisertums Österreich, Vienna, 1860, Vol. VI, pp. 418–431 (versione online)
  • (FR) Jean Bérenger, Léopold Ier (1640-1705), fondateur de la puissance autrichienne, Parigi, 2004;
  • (DE) Evliyâ Çelebi, Im Reich des goldenen Apfels, Vienna, 1964.
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    Scritto da:

    Presidente e fondatore dell'A.L.T.A. Amedeo Bellizzi.