mercoledì 10 luglio 2013

Il Buon Governo secondo Girolamo Savonarola

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” Essendo dunque quel governo buono, che ha cura del ben commune cosí spirituale come temporale, o sia amministrato per uno solo, o per li principali del popolo, o per tutto el popolo, è da sapere che, parlando assolutamente, el governo civile è buono, e quello degli ottimati è migliore, e quello de’ re è ottimo. Perché essendo la unione e pace del popolo el fine del governo, molto meglio si fa e conserva questa unione e questa pace per uno che per piú, e meglio per pochi che per la moltitudine; perché quando tutti li uomini di una communità hanno a risguardare ad uno solo e quello obedire, non si distragono in parte, ma tutti si constringono nello amore o nel timore di quello. Ma quando sono piú, chi risguarda a uno e chi ad un altro, e a chi piace uno e a chi piace o dispiace un altro; e non rimane el popolo cosí bene unito come quando uno solo regna; e tanto meno rimane unito, quanto sono piú quelli che governano. Item, la virtú unita è piú forte che la dispersa: onde el fuoco ha piú forza quando ha unite e constrette insieme le sue parti, che quando le sono sparse e dilatate.
 
Conciosia, adunque, che la virtú del governo sia piú unita e constretta in uno che in piú, seguita che di sua natura el governo di uno, quando è buono, sia migliore e piú efficace degli altri. Item, essendo el governo del mondo e della natura ottimo governo, e seguitando l’arte la natura, quanto piú el governo delle cose umane si assomiglia al governo del mondo e della natura, tanto piú è perfetto. Conciosia, adunque, ch’el mondo sia governato da uno, che è Dio, e tutte le cose naturali, nelle quali si vede qualche governo, siano governate per uno (come le ape per uno re, e le potenzie della anima per la ragione, e li membri del corpo per il core, e simile è nell’altre che hanno governo), seguita che quello governo delle cose umane, che si amministra per uno governatore, di sua natura sia ottimo tra tutti li governi. Onde el nostro Salvatore, volendo mettere nella Chiesa sua ottimo governo, fece Pietro capo di tutti li fideli, e in ogni diocesi, anzi in ogni parrocchia e monasterio, volse che si governassi per uno, e che finalmente tutti li capi minori fussino sotto un capo, vicario suo.
 
Sí che, assolutamente parlando, el governo di uno, quando è buono, supera tutti li altri boni governi; e sería da instituire tale governo in ogni communità, s’el si potesse: cioè, che tutto el populo concordemente facesse uno principe buono e iusto e prudente, al quale ognuno avessi a obedire. Ma è da notare, che questo non è buono, né si può, né si debbe attentare in ogni communità, perché molte volte accade che quello che è ottimo assolutamente non sia buono, anzi sia malo in qualche luogo o a qualche persona, come è il stato della perfezione della vita spirituale, cioè il stato religioso, il quale in sé è ottimo stato, e nientedimeno non è da imponere tale stato a tutti li Cristiani; né tal cosa si debbe attentare, né sería buona, perché molti non la poteriano portare e fariano scissura nella Chiesa, come dice il nostro Salvatore nello Evangelio: “Niuno cuce il panno nuovo al vecchio, altrimenti si romperia il vecchio e fariasi maggiore scissura; e niuno mette il vino nelli utri vecchi, altrimenti si romperiano li utri e spargeriasi il vino”. Onde noi vediamo ancora che qualche cibo in sé è buono e ottimo, che a qualcuno, se lo mangiassi, sería veneno; e un’aria, in sé perfetta, è cattiva a qualche complessione. Cosí etiam il governo di uno in sé è ottimo, il quale però a qualche popolo inclinato alla dissensione sería cattivo e pessimo, perché spesso accaderia la persecuzione e morte del principe, dalla quale ne resulteria infiniti mali nella communità; perché morto el principe, el popolo si dividerebbe in parte, e ne seguiteria la guerra civile, faccendosi diversi capi: tra li quali quello che superassi li altri, diventeria tiranno, e finalmente guasteria tutto il bene della città, come dimosterremo di sotto. E se in tale popolo el principe si volessi assicurare e stabilirsi, sería necessario che lui diventassi tiranno e che scacciassi li potenti, e togliessi la roba alli ricchi, e aggravassi il popolo con molte angarie; altrimenti non si poteria mai assicurare.
Sono dunque alcuni popoli, la natura delli quali è tale, che non può tollerare il governo di uno senza grandi e intollerabili inconvenienti: come la complessione e consuetudine di alcuni uomini, usi a stare all’aria e nelli campi, è tale che, che li volessi fare stare nelle buone e calde camere, con buone veste e cibi delicati, li faria subito infirmare e morire. E però li uomini savi e prudenti, li quali hanno a instituire qualche governo, prima considerano la natura del popolo; e se la natura sua o consuetudine è tale, che facilmente possa pigliare il governo di uno, questo innanzi alli altri instituiscono; ma se questo governo non li convenissi, si sforzano di darli el secondo, delli ottimati. E se questo ancora non lo potessi patire, li dànno el governo civile, con quelle legge che alla natura di tale popolo si convengano. [...] “
 
Tratto da “Trattato sul Governo di Firenze” di Girolamo Savonarola; Edizioni della Normale
 
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