domenica 14 luglio 2013

J. Ratzinger: dal battesimo al preservativo, attraverso la confessione

Joseph Ratzinger con Karl Rahner


Nei precedenti studi abbiamo dimostrato, comparando la Fede Cattolica con alcuni scritti del “Papa emerito”, come la “dottrina di J. Ratzinger”, giovane “dottore privato” innovatore, si può dire, senza timore di esagerare, pare davvero essere una speculazione teologica in funzione anti-scolastica, di collegialità, di libertà “kantiana”, di dialogo interreligioso falso-ecumenista, di primato della coscienza. [ad oggi non sono state presentate confutazioni documentate agli studi, solo ipotesi, illazioni e qualche offesa] 
Ora, se consideriamo il J. Ratzinger “dottore privato” e se riconduciamo alcune sue dichiarazioni al semplice momento storico, certamente vittima di facili entusiasmi per la presunta “nuova Pentecoste” conciliare, nulla da recriminare, poiché se probabilmente non si ha una Fede solida, radicata nel Deposito, una Fede che antepone la ragione al sentimento (come deve essere), è molto probabile cadere in errore; se, purtroppo e come abbiamo dimostrato, alcune convinzioni di “fede personale” espresse in scritti ed interviste vengono traslate sotto altre forme in documenti di Governo della Chiesa, allora c’è da preoccuparsi seriamente. E tutti noi, forse a ragion veduta, siamo molto preoccupati.
Recentemente abbiamo studiato [1] negli scritti di J. Ratzinger ed in successivi documenti di Governo, come per il teologo tedesco il Primato di Pietro non sarebbe un vero e proprio Primato di Giurisdizione, ma semplicemente un “primato di onore”, nondimeno è emerso dai suoi scritti che “non è possibile avere reale speranza di unità se si vuol vincolare [Ortodossi e Protestanti]” all’osservanza “del Primato così come lo conosciamo nei secoli 19° e 20° [a seguito del Concilio Vaticano I]”. La questione essenziale, va detto, è che il Primato di Giurisdizione del Pontefice non è sindacabile, se si vuol rimanere di Fede Cattolica, poiché non è una norma che è stata posta dal legislatore ecclesiastico, ma questi si occupa solamente della sua osservanza, poiché rivelata da Dio.
Sempre in J. Ratzinger ed in successivi documenti di Governo della Chiesa sulla cosiddetta “collegialità” (torneremo sull’argomento in prossimi approfondimenti), abbiamo studiato [1] che [il Primato] “varrebbe la pena per noi considerare se questa antica confessione, che non ha nulla a che vedere con il “primato di giurisdizione”, ma confessa un primato di “onore” e di amore [agape], non potrebbe essere riconosciuta come una formula che adeguatamente riflette la posizione che Roma occupa nella Chiesa”; si ha anche l’audacia di affermare (come se da San Pietro che “scioglie  e lega” [1a] fino a Pio XII lo Spirito Santo avesse riposato tiepidamente conducendo Chiesa e pecorelle in errore) che “il regno di Dio soffre violenza [...] in altre parole, Roma non deve richiedere dall’Oriente, riguardo alla dottrina del primato, più di quanto è stato formulato e vissuto nel primo millennio. Quando il patriarca Athenagora [...] in occasione della visita del Papa [...] lo ha designato come successore di s. Pietro, come il più stimato tra noi, come colui che presiede nella carità, questo grande leader della chiesa stava esprimendo il contenuto ecclesiale della dottrina del primato così come era conosciuto nel primo millennio. Roma non ha bisogno di chiedere di più”. Quindi Roma, secondo J. Ratzinger, dovrebbe chiedere solo un primato d’onore e non di giurisdizione.
Abbiamo dimostrato [1], invece, che la teoria di Ratzinger pare essere mera speculazione teologica in funzione della “collegialità” e del “falso ecumenismo” [2], una vera e propria “alterazione storica” del Primato.
Non ci ripeteremo adesso, poiché abbiamo ampiamente approfondito la questione nei precedenti studi, tuttavia un breve richiamo al Primato va fatto, poniamo all’attenzione del lettore un semplice rimando al Dizionario del Cristianesimo [Sinopsis, Roma, 1992, v. Primato]: “PRIMATO DI PIETRO è il potere di giurisdizione (e non solo primato di onore o prestigio morale) su tutta la Chiesa conferito da Cristo all’Apostolo e a tutti i suoi successori nella sede romana. Potere supremo per il quale il Papa è vero Capo, Pastore e Maestro di tutti i Vescovi, i sacerdoti, i fedeli; ai quali spetta solo obbedire, non discutere; approvare, non decidere…, e ciò unicamente perché Egli è Vicario di Cristo, Figlio di Dio… La sua autorità quindi è trascendente, derivata dall’Alto, non dal consenso, dai voti, dai criteri e dagli umori… del basso. Il Papa, egli solo, personalmente, convoca, costituisce e guida il Collegio dei Vescovi, rende ecumenico e autorevole un Concilio…, perché a lui – non ad altri -Cristo ha comandato di «confermare i fratelli nella fede» (cf. Summa Theologiae, II-II, q. 1, a. 10, c.; q. 185, a. 3, c.; 1um; III, q. 45, a. 3, 4um; q. 89, a. 3, 3um; Suppl., q. 20, a. 1, 1um; q. 22, a. 1, 1um; Summa contra Gentiles., IV, cc. 72, 74, 76; Exp. in Symb. Ap).”
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Joseph Ratzinger e il relativista Karl Rahner
Joseph Ratzinger e il relativista Karl Rahner
 
 
Nei precedenti studi [3] abbiamo constatato anche che, secondo J. Ratzinger (non secondo la Fede Cattolica), da cardinale prima e da Papa poi, è certo:
- che “la Chiesa assira dell’Oriente” è una “autentica Chiesa particolare, fondata sulla fede ortodossa”;
- che “La Chiesa assira dell’Oriente ha anche preservato la piena fede eucaristica nella presenza di nostro Signore” e in essa “si trovano veri sacramenti, soprattutto, in forza della successione apostolica, il sacerdozio e l’Eucaristia”;
- che “le parole dell’Istituzione Eucaristica sono di fatto presenti nell’Anafora di Addai e Mari”;
- che oggi “siamo testimoni di un nuovo integralismo che sembrerebbe di supporto a ciò che è strettamente Cattolico, ma in realtà lo corrompe dal di dentro. Produce sospetto e animosità, lontani dallo Spirito del Vangelo. C’è un’ossessione per la lettera, che stima la liturgia della Chiesa come invalida, ponendo se stessa fuori della Chiesa”;
- che “la validità della liturgia [Eucaristia] dipende primariamente, non da specifiche parole, ma dalla comunità della Chiesa”;
J. Ratzinger, da cardinale teologo prima e da Papa poi, ritiene [4] anche:
- che la “Chiesa non deve preoccuparsi per la conversione dei Giudei”;
- che “i Giudei sono una predica vivente”;
- che sono “nostri padri nella fede”;
- che “Israele conserva la propria missione”; 
- che Israele “al tempo giusto sarà salvata interamente”; 
- che “non è necessario conoscere o riconoscere Gesù come Figlio di Dio per essere salvati, se non ci sono ostacoli insormontabili, di cui egli non è colpevole” (Non si cita per nulla l’ignoranza invincibile o la pazzia; lo capiamo dal contesto poiché riguarda i ben informati Giudei, i quali conoscono Cristo e i Vangeli, e dalle successive prassi e dichiarazioni medesime a conferma). [4]
Anche in questi casi appena elencati, abbiamo dimostrato [3] [4] che purtroppo queste convinzioni personali di “fede ratzingeriana” sembrano aver condizionato l’operato dello stesso Benedetto XVI nel Governo della Chiesa ed abbiamo presentato degli studi, di facile lettura e comprensione, che dimostrano ampiamente come la Fede Cattolica, quella del Deposito, insegna altro.
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Rivista cattolica francese Informations Catholiques Internationales (n. 336 - May 15, 1969, p. 9)
Rivista cattolica francese “Informations Catholiques Internationales” (n. 336 – 15 Maggio 1969, p. 9)
 
 
Ratzinger e la condanna del Sant’Uffizio
Tutti gli elementi di studio presentati al lettore [1] [2] [3] [4] poggiano sul diritto DIVINO, ma se vogliamo un segnale anche dal Diritto ecclesiastico, una condanna di una autorità della Chiesa certamente cattolica, si può vedere qui in questo articolo di giornale circa il “sospetto di eresia” che fu riconosciuto in Ratzinger dal Sant’Uffizio prima del 1969. [non ho rinvenuto smentite alla notizia, se qualche lettore ha maggiori elementi a riguardo sarò ben lieto di pubblicarli, di integrarli e/o di correggere]
 
 
Joseph Ratzinger: tedesco, 45 anni, teologia dogmatica, ecumenismo; precedentemente sospetto [di eresia] dal Sant'Uffizio, membro della Commissione Fede e l'ecumenismo; lavoro rilevante (o pendente) in collaborazione con Karl Rahner: Primato e episcopato.
Joseph Ratzinger: tedesco, 45 anni, teologia dogmatica, ecumenismo; precedentemente sospetto [di eresia] dal Sant’Uffizio, membro della Commissione Fede e l’ecumenismo; lavoro rilevante (o pendente) in collaborazione con Karl Rahner: Primato e episcopato.
 
 
E’ notevole, inoltre, sottolineare come in questo articolo di giornale compaiano anche Karl Rahner (in condanna) ed Henri de Lubac. E rilevante è anche rimarcare che Henri de Lubac, sempre ritenuto eretico dai Cattolici “tradizionalisti” (cardinali, vescovi e teologi), è CITATO nell’enciclica SPE SALVI [n° 13 e n° 14] di Benedetto XVI! Non si era mai visto nella storia che un Papa citasse un probabile eretico in un documento di Magistero (non per confutarlo!!!). Invece ce lo si aspetterebbe tranquillamente da un “antipapa”, come è accaduto in passato.
 
 
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Per maggiori informazioni sulle eresie di Karl Rahner ed Henri de Lubac, rimando il lettore allo studio del testo “GETSEMANI, Riflessioni sul Movimento Teologico Contemporaneo” [card. Giuseppe Siri, FRATERNITA' DELLA SANTISSIMA VERGINE MARIA - ROMA, pp. 22 e succ.]
Del rapporto di stretta collaborazione fra J. Ratzinger e Karl Rahner sicuramente ne riparleremo e studieremo a fondo il testo “Episcopato e primato” scritto a 4 mani dagli stessi 2 teologi nel 1961, seguito dal testo “Rivelazione e Tradizione” scritto dagli stessi nel 1965.
Andiamo avanti con coraggio. Come sempre ed anticipatamente, mi scuso con il lettore per eventuali piccole imprecisioni e, se presenti, sarò lieto di poter rimediare dietro segnalazione.
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Benedetto XVI al Magazine tedesco "Focus": «Sono anziano, basta ciò che ho fatto»
Benedetto XVI al Magazine tedesco “Focus”: «Sono anziano, basta ciò che ho fatto»
 
 
Ratzinger e la Penitenza (oggi “confessione”)
Benedetto XVI, Gesù di Nazareth, 2011, [parlando a proposito di 1 Gv 1,8ss; Gc 5,16 e Didaché 4,14]: “Franz MuSSner, aderendo a Rudolf Knopf, commenta: <<in ambedue i testi si pensa ad una pubblica confessione del singolo>> (Jakobus-lrief, p. 226, nota 5). Sicuramente in questa confessione dei peccati, che comunque nell’ambito d’influsso del giudeo-cristianesimo faceva parte della vita della comunità delle origini cristiane, non si può individuare il sacramento della Penitenza nel senso di come esso si è sviluppato nel corso della storia della Chiesa, ma di certo <<una tappa verso di esso>>”[5].
In contro abbiamo la Fede Cattolica. Il Concilio di Trento ha detto: “Il Signore, poi, istituì il sacramento della penitenza principalmente quando, risorto dai morti, soffiò sui suoi discepoli dicendo: Ricevete lo Spirito santo; a coloro, cui rimetterete i peccati, saranno rimessi. A coloro cui li riterrete, saranno ritenuti. Che con questo avvenimento così importante e con queste parole così chiare, sia stato comunicato agli apostoli e ai loro legittimi successori il potere di rimettere o di ritenere i peccati, per riconciliare i fedeli caduti dopo il battesimo, il consenso di tutti i padri l’ha sempre così interpretato e la chiesa cattolica rigettò e condannò con piena ragione come eretici i Novaziani, che un tempo negavano ostinatamente il potere di rimettere i peccati. Perciò questo santo sinodo, approvando e accogliendo questo verissimo senso di quelle parole del Signore, condanna le fantastiche interpretazioni di quelli che traggono falsamente quelle parole a significare il potere di predicare la parola di Dio e di annunziare il vangelo del Cristo, contro l’istituzione di questo sacramento. [...]”. 
CANONI (Concilio di Trento, Sessione XIV): 
3. “Se qualcuno dirà che le parole del Salvatore: Ricevete lo Spirito santo: saranno rimessi i peccati di quelli, cui li rimetterete e ritenuti a quelli cui li riterrete non devono intendersi del potere di rimettere e di ritenere i peccati nel sacramento della penitenza, come sempre, fin dall’inizio, ha interpretato la chiesa cattolica, e per contraddire l’istituzione di questo sacramento, ne falsa il significato come se si trattasse del potere di predicare il vangelo, sia anatema”;
6. “Se qualcuno negherà che la confessione sacramentale sia stata istituita da Dio, o che sia necessaria per volere divino o dirà che il modo di confessarsi segretamente al solo sacerdote, come ha sempre usato ed usa la chiesa cattolica fin dall’inizio, è estraneo all’istituzione e al comando del Cristo ed invenzione umana, sia anatema”.
 
 
Papa Leone XIII (in latino: Leo PP. XIII, nato Vincenzo Gioacchino Raffaele Luigi Pecci; Carpineto Romano, 2 marzo 1810 – Roma, 20 luglio 1903) è stato il 256º papa della Chiesa cattolica (dal 1878 alla morte).
Papa Leone XIII (in latino: Leo PP. XIII, nato Vincenzo Gioacchino Raffaele Luigi Pecci; Carpineto Romano, 2 marzo 1810 – Roma, 20 luglio 1903) è stato il 256º papa della Chiesa cattolica (dal 1878 alla morte).
 
 
Il Concilio di Trento ha definito ciò che la Fede Divina e Cattolica ha sempre insegnato, e ciò che Cristo stesso ha istituito per diritto DIVINO, e che quindi non può mutare. Infatti, come dice Leone XIII nella Apostolicae Curae: ”la materia e la forma minima dei sacramenti sono stabiliti da Cristo per diritto divino, e neppure la Chiesa può cambiarli“!
Possibile che il “fine teologo” Ratzinger non sappia queste cose elementari?
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Sebastiano Ricci, Papa Paolo III ha la visione del Concilio di Trento. Olio su tela, 1687-1688, Piacenza, Musei Civici
Sebastiano Ricci, Papa Paolo III ha la visione del Concilio di Trento. Olio su tela, 1687-1688, Piacenza, Musei Civici
 
 
Ratzinger e il Concilio di Trento
Come abbiamo quindi appreso, le dichiarazioni di Benedetto XVI anche in questo caso sembrano non essere ortodosse, non di Fede Cattolica, ma egli non è nuovo a criticare anche cose dette dal Concilio di Trento. Infatti disse con spregio: Joseph Ratzinger, Feast of Faith, 1981, p. 130: “Il Concilio di Trento conclude le sue affermazioni sul Corpo di Cristo con qualcosa che offende le nostre orecchie ecumeniche ed ha senza dubbio contribuito non poco verso lo screditare questo banchetto nell’opinione dei nostri fratelli protestanti. Ma se noi purifichiamo la sua formulazione dal tono appassionato del 16° secolo, saremmo sorpresi da qualcosa di grande e positivo …”.
Fa meraviglia che oggi i modernisti tradizionali esaltino così tanto Benedetto XVI a discapito del “povero” Francesco (Bergoglio), e spesso lo facciano per via della liturgia tradizionale (volgarmente detta “Tridentina”) così apparentemente stimata e favorita da Ratzinger. A fronte di certe dichiarazioni io ci andrei molto cauto a discriminare un “Vescovo di Roma” in favore di un “Papa emerito”.
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J. Ratzinger "adora Dio" con una spett.le ministra protestante
J. Ratzinger “adora Dio” con una spett.le ministra protestante
 
Ratzinger e il Battesimo
Joseph Ratzinger, Principles of Catholic Theology, 1982, p. 43: “… Il conflitto circa il battesimo dei bambini mostra l’estensione di come abbiamo perso di vista la vera natura della fede, del battesimo e dell’appartenenza alla Chiesa [...] Ovunque è separato dal catecumenato, il battesimo perde la sua ragion d’essere”.
Altra dichiarazione ovviamente eterodossa che intacca la Dottrina Cattolica sui sacramenti. Lo abbiamo visto circa l’eucaristia [3], circa la penitenza ed ora anche circa il battesimo. Sembra assurdo e non voglio crederci, ma lo ha scritto e detto!
Se trattasi di eresia, inoltre, questa eresia non va solo contro il battesimo, ma è anche un’eresia contro le fonti della Rivelazione e contro l’inerranza! Sappiamo, infatti, per TRADIZIONE APOSTOLICA, che il battesimo veniva impartito ai bambini. O forse J. Ratzinger ha altre fonti che noi non conosciamo e che non si possono sapere?
Noi cattolici, ad esempio, stiamo ancora aspettando le fonti promesse da Paolo VI dalle quali si evince che la liturgia del N.O. Missae avvicina alla Chiesa delle origini; sono passati quasi 45 anni ed ancora stiamo aspettando. [v. Breve esame critico al N.O.M., monsignor Guerard Des Lauriers, card. Ottaviani e Bacci]
In contro abbiamo il CONCILIO DI TRENTO: “Chi nega che i fanciulli, appena nati debbano esser battezzati, anche se figli di genitori battezzati oppure sostiene che essi sono battezzati per la remissione dei peccati, ma che non contraggono da Adamo alcun peccato originale, che sia necessario purificare col lavacro della rigenerazione per conseguire la vita eterna, e che, quindi, per loro la forma del battesimo per la remissione dei peccati non debba credersi vera, ma falsa sia anatema. Infatti, non si deve intendere in altro modo quello che dice l’apostolo: Per mezzo di un solo uomo il peccato è entrato nel mondo, e col peccato la morte, così la morte si è trasmessa ad ogni uomo perché tutti gli uomini hanno peccato , se non nel senso in cui la chiesa cattolica universale l’ha sempre inteso. Secondo questa norma di fede per tradizione apostolica anche i bambini, che non hanno ancora potuto commettere peccato, vengono veramente battezzati, affinché in essi sia purificato con la rigenerazione quello che contrassero con la generazione. Se, infatti, uno non rinasce per l’acqua e lo Spirito santo, non può entrare nel regno di Dio” .
Quindi, secondo Ratzinger, il Concilio di Trento ha “perso di vista la vera natura della fede, del Battesimo, della appartenenza alla Chiesa” … Secondo lui, e lo ha scritto!
V’è di più: 
1) Oppure, secondo Ratzinger, la Tradizione Apostolica è errata? E gli Apostoli non lo amministravano ai bambini; il che salva gli Apostoli ma nega la divinità della Tradizione Apostolica, il che è eresia uguale, come se si dicesse in politichese che la Bibbia sbaglia. 
 
 
Il Catechismo Maggiore di San Pio X, e della Chiesa Cattolica
Il Catechismo Maggiore di San Pio X, e della Chiesa Cattolica
 
 
Da qui San Pio X, Catechismo Maggiore: “874 D. Dove si contengono le verità che Dio ha rivelato? R. Le verità che Dio ha rivelato si contengono nella Sacra Scrittura e nella Tradizione. 889 D. Ditemi: che cosa è la Tradizione? R. La Tradizione é la parola di Dio non scritta, ma comunicata a viva voce da Gesù Cristo dagli Apostoli, e giunta inalterata, di secolo in secolo per mezzo della Chiesa fino a noi. 890 D. Dove si contengono gl’insegnamenti della Tradizione? R. Gl’insegnamenti della Tradizione si contengono principalmente nei decreti dei Concilî, negli scritti dei santi Padri, negli atti della Santa Sede, nelle parole e negli usi della sacra Liturgia. 891 D. In qual conto si deve tenere la Tradizione? R. La Tradizione si deve tenere in quel medesimo conto in che si tiene la parola di Dio rivelata, contenuta nella Sacra Scrittura”.
2) Oppure, secondo Ratzinger, la Tradizione Apostolica non è errata, veramente la Chiesa dall’era apostolica amministrava il Battesimo ANCHE ai bambini, MA tutta la Chiesa sbagliava, aveva “perso di vista la vera natura della fede, del battesimo e dell’appartenenza alla Chiesa…”, PERSINO GLI APOSTOLI, secondo Ratzinger avevano “perso di vista la vera natura della fede, del battesimo e dell’appartenenza alla Chiesa…”!
O forse “grazie ai nostri fratelli protestanti”, che ci hanno detto che i bambini non vanno battezzati, abbiamo ripreso di vista queste cose? Infatti anche i protestanti criticano il battesimo dato ai bambini. Scusatemi ma il dubbio sorge spontaneo.
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Luce del mondo. Il Papa, la Chiesa e i segni dei tempi è un libro-intervista scritto da Peter Seewald e papa Benedetto XVI, pubblicato nel 2010
Luce del mondo. Il Papa, la Chiesa e i segni dei tempi è un libro-intervista scritto da Peter Seewald e papa Benedetto XVI, pubblicato nel 2010
 
Benedetto XVI e il preservativo
Benedetto XVI, Luce del Mondo (2010): “Vi possono essere singoli casi giustificati, ad esempio quando una prostituta utilizza un profilattico, e questo può essere il primo passo verso una moralizzazione, un primo atto di responsabilità [...] con l’intenzione di diminuire il pericolo di contagio, può rappresentare tuttavia un primo passo sulla strada che porta ad una sessualità diversamente vissuta, più umana”.
Giustificati”? Sessualità “più umana” (fatta in modo contro natura)? Primo passo verso una “moralizzazione”? Atto di “responsabilità”?
Ora, se stessimo facendo un discorso alle Nazioni Unite (e se non siamo Papa, cardinale, vescovo, prete o laico della Chiesa Cattolica) è un conto, ma visto che stiamo parlando di teologia cattolica, una frase del genere pare essere fuori dalla grazia di Dio. Cosa ne penserebbe Papa Pio XI? Vediamolo. 
 
 
In questa enciclica, papa Pio XI volle ratificare quanto cinquant'anni prima aveva affermato Leone XIII nell'enciclica Arcanum Divinae sulla dignità e sacralità del matrimonio cristiano. In primo luogo il Pontefice volle esprimere il suo dissenso verso l'ampia immoralità sessuale che si andava diffondendo e soprattutto verso chi, in nome di tale immoralità, osava vanificare la santità e l'indissolubilità del connubio matrimoniale
Papa Pio XI volle ratificare quanto cinquant’anni prima aveva affermato Leone XIII nell’enciclica Arcanum Divinae [6]
 
 
Papa Pio XI, Casti Connubii: “Ma per venire ormai, Venerabili Fratelli, a trattare dei singoli punti che si oppongono ai diversi beni del matrimonio, il primo riguarda la prole, che molti osano chiamare molesto peso del connubio e affermano doversi studiosamente evitare dai coniugi, non già con l’onesta continenza, permessa anche nel matrimonio, quando l’uno e l’altro coniuge vi consentano, ma viziando l’atto naturale. E questa delittuosa licenza alcuni si arrogano perché, aborrendo dalle cure della prole, bramano soltanto soddisfare le loro voglie, senza alcun onere; altri allegano a propria scusa la incapacità di osservare la continenza, e la impossibilità di ammettere la prole a cagione delle difficoltà proprie, o di quelle della madre, o di quelle economiche della famiglia. Senonché, non vi può esser ragione alcuna, sia pur gravissima, che valga a rendere conforme a natura ed onesto ciò che è intrinsecamente contro natura. E poiché l’atto del coniugio è, di sua propria natura, diretto alla generazione della prole, coloro che nell’usarne lo rendono studiosamente incapace di questo effetto, operano contro natura, e compiono un’azione turpe e intrinsecamente disonesta. Quindi non meraviglia se la Maestà divina, come attestano le stesse Sacre Scritture, abbia in sommo odio tale delitto nefando, e l’abbia talvolta castigato con la pena di morte, come ricorda Sant’Agostino: «Perché illecitamente e disonestamente si sta anche con la legittima sposa, quando si impedisce il frutto della prole. Così operava Onan, figlio di Giuda, e per tal motivo Dio lo tolse di vita ». Pertanto, essendovi alcuni che, abbandonando manifestamente la cristiana dottrina, insegnata fin dalle origini, né mai modificata, hanno ai giorni nostri, in questa materia, preteso pubblicamente proclamarne un’altra, la Chiesa Cattolica, cui lo stesso Dio affidò il mandato di insegnare e difendere la purità e la onestà dei costumi, considerando l’esistenza di tanta corruttela di costumi, al fine di preservare la castità del consorzio nuziale da tanta turpitudine, proclama altamente, per mezzo della Nostra parola, in segno della sua divina missione, e nuovamente sentenzia che qualsivoglia uso del matrimonio, in cui per la umana malizia l’atto sia destituito della sua naturale virtù procreatrice, va contro la legge di Dio e della natura, e che coloro che osino commettere tali azioni, si rendono rei di colpa grave. Perciò, come vuole la suprema autorità Nostra e la cura commessaCi della salute di tutte le anime, ammoniamo i sacerdoti che sono impegnati ad ascoltare le confessioni e gli altri tutti che hanno cura d’anime, che non lascino errare i fedeli loro affidati, in un punto tanto grave della legge di Dio, e molto più che custodiscano se stessi immuni da queste perniciose dottrine, e ad esse, in qualsiasi maniera, non si rendano conniventi. Se qualche confessore o pastore delle anime, che Dio non lo permetta, inducesse egli stesso in simili errori i fedeli a lui commessi, o, se non altro, ve li confermasse, sia con approvarli, sia colpevolmente tacendo, sappia di dovere rendere severo conto a Dio, Giudice Supremo, del tradito suo ufficio, e stimi a sé rivolte le parole di Cristo: «Sono ciechi, e guide di ciechi: e se il cieco al cieco fa da guida, l’uno e l’altro cadranno nella fossa» [Matth., XV, 14; S. Offic., 22 Nov. 1922]”.
Spero che prima o poi Qualcuno faccia chiarezza e ci liberi da tutti questi dubbi che J. Ratzinger ci ha inculcato.
Carlo Di Pietro
Note:
[1a] “legare” e “sciogliere” hanno un significato molto preciso nel linguaggio biblico. In materia dottrinale, legare e sciogliere significano proibire e permettere. Dunque il Papa ha il potere di proibire o permettere, cioè di dichiarare, sancire lecita o illecita una dottrina di fede. Nel campo giuridico e disciplinare, legare e sciogliere significano condannare o assolvere. Quindi, il Papa ha il potere, datogli da Gesù Cristo, di sancire, di confermare come lecito o illecito un comportamento, di dichiararlo morale o immorale. E questo potere – lo ricordiamo – viene riconosciuto anche in Cielo, cioè da Dio stesso in persona: “Tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli“, dice chiarissimamente il Vangelo di san Matteo al capitolo XVI. [Diz. Apologetica cattolica, OnLine, V. Primato Pietro]
[6] In questa enciclica, papa Pio XI volle ratificare quanto cinquant’anni prima aveva affermato Leone XIII nell’enciclica Arcanum Divinae sulla dignità e sacralità del matrimonio cristiano. In primo luogo il Pontefice volle esprimere il suo dissenso verso l’ampia immoralità sessuale che si andava diffondendo e soprattutto verso chi, in nome di tale immoralità, osava vanificare la santità e l’indissolubilità del connubio matrimoniale. Relativizzare l’uso del preservativo, per qualsiasi ragione, non è un principio di Dottrina Cattolica, non è Fede Cattolica.
 
Fonte: