lunedì 29 luglio 2013

AAA Cercasi sacerdote

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Leggere l’ultimo articolo proposto dai Nipoti di Maritain – Che tipo di prete vogliamo? – è un po’ come esser catapultati in una pubblicità del Mulino bianco (ricordate la suadente voce femminile che diceva «nel mulino che vorrei…»?), in cui, però, il mulino è stato sostituito da Santa Madre Chiesa. Che tipo di prete vogliamo? Come se ci fossero dei gusti in materia di preti. Ci possono essere preferenze, certo. Io, personalmente, mi trovo meglio con quelli che mi bastonano in confessionale, ma questo è un altro discorso. L’ideale di prete è uno solo: Gesù Cristo. E ogni sacerdote che voglia prendere seriamente il suo mestiere deve cercare di uniformarsi al Divin Maestro (dici poco…). I nipoti, nel loro identikit, hanno proposto una figura di sacerdote che riesce persino a superare a sinistra Lutero e i suoi seguaci. Prendiamo il punto numero uno: «Non vogliamo qualcuno che si senta una vocazione sacerdotale, che si senta chiamato da Dio». E qui io mi son posto una domanda: se non vogliono uno con la vocazione, come verranno selezionati i preti? Verranno fatte delle elezioni? Ci sarà una sorta di Grande Fratello in cui, attraverso eliminazioni per nomination, rimarrà soltanto un candidato al sacerdozio che verrà poi ordinato in prima serata? Oppure: i vari candidati dovranno sfidarsi in prove di ballo, canto e recitazione come in Amici? Attendiamo risposta. Per ora, quello che è certo, è che quando Marilyn Manson ha saputo che si cercavano sacerdoti senza vocazione, si è subito proposto come direttore spirituale dei Nipoti. «Non vogliamo un prete che non sia rappresentativo della comunità. Contiamo la proporzione maschio/femmina tra i banchi delle chiese e finiamola con la discriminazione». E una volta che si è fatta la conta ed è uscito pure il numero Jolly che si fa? Si chiama un prete maschio se la comunità abbonda di donne, oppure si sceglie una suora mancata – baffo munita e di clergy vestita – quando ci sono un po’ troppi maschietti? «Non vogliamo un prete che “sa tutto”.Il prete deve essere allievo per tutta la sua vita, capace di unirsi alla comunità come il capo famiglia in Matteo 13, che trova «cose antiche e cose nuove» nella riserva del Regno di Dio». Praticamente, i nipoti sono alla ricerca di un Socrate, magari senza barba per non offendere i diversamente barbuti o le donne (quelle, che, ovviamente, nel mondo progressista non sono dotate di barba), che passi la vita a dire di «sapere di non sapere». Ma, mentre ci inchiniamo di fronte al genio di Socrate, lui sì in sincera ricerca della verità, dobbiamo anche dire che un cattolico sa qual è la verità. Sa che la verità è il Cristo, il Cristo crocefisso. «Non vogliamo qualcuno che si veda come alter Christus. Questa arroganza eleva il prete al di sopra del popolo di Dio, corpo di Cristo. Il prete presiede all’altare come rappresentante della comunità ed è quest’ultima a celebrare». Il sacerdote che è immagine di Cristo non è affatto arrogante. Io, che di certo non manco di superbia, tremo al solo pensiero di poter essere un altro Cristo (fortunatamente Dio ha scelto per me altre vie). Arroganti sono coloro che, eterni sagrestani o perpetui, vedono nel prete l’immagine della “Kasta” da abbattere e della borghesia da annientare (ogni riferimento alle frustrazioni dei progressisti, sempre preti mancati, è voluta). L’errore dei Nipoti, in definitiva, è quello di volere una Chiesa fatta a loro immagine e somiglianza, «ma quello che ci occorre è una religione che sia nel giusto quando noi abbiamo torto. Attualmente il problema non è se la religione ci consenta di essere liberi, bensì (nel migliore dei casi) se la libertà ci consenta di essere religiosi» (GKC).
 
Matteo Carnieletto
 
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