Fonte: https://venetostoria.com/
La gioia dei Romani liberati
I Romani si chiusero in casa e sbarrarono porte e finestre, appendendo drappi neri alle finestre in segno di lutto. Alcuni portoni di case nobiliari non riaprirono i loro battenti che nel 1929, all’indomani della “Conciliazione”.
Cinquemila facinorosi, autoproclamatisi “esuli
romani”, erano al seguito dell’esercito ed entrarono subito in città, inneggiando a Vittorio Emanuele e all’unità d’Italia, mentre nel pomeriggio treni speciali portarono a Roma nuova gente a far gazzarra, al punto che “La Nazione”, giornale liberale di Firenze, poté scrivere: “Roma è stata consegnata come res nullius a tutti i promotori di disordini e di agitazioni, a tutti gli approfittatori politici di professione, a coloro che amano pescare nel torbido, ai bighelloni di cento città italiane. Si potrebbe pensare che il governo voglia fare di Roma il ricettacolo della feccia di tutta Italia”. I disordini continuarono per giorni in Roma finalmente “liberata”.
tratto da: Il Popolo, (settimanale della diocesi di Tortona), 6.10.2005
N.B. l’attacco allo stato pontificio iniziò l’11 settembre, giorno infausto ora come allora.